Buonasera!!!
Ancora una volta mi trovo ad introdurre
una nuova storia che, però, sono sicura, questa volta terminerò.
Non vi anticipo nulla, perché, come
Axel, sarete voi a dover risolvere il mistero!
Dico solo che il racconto, a capitoli,
sarà interamente basato sulla canzone “Il Testamento di Tito” di Fabrizio de
Andrè... e vi lascio alla lettura!!
Temperance
Genealogia
di un
Blasfemo
1 - Genealogia di un Newyorkese qualunque
Quando Evangeline, a dir
poco euforica, lo chiamò al telefono alle cinque del mattino, Axel Grady provò
la fortissima, irresistibile tentazione di sbatterle la cornetta in faccia e
tornare a dormire.
La provò, certo, e fu
anche sul punto di dare retta all’istinto, ma poi pensò che era Evangeline e
che non lo chiamava da una vita.
Doveva per forza essere
importante o, spilorcia come era, sua sorella non avrebbe mai e poi mai speso
il costo di un’intercontinentale.
La voce, dall’apparecchio,
l’aveva assalito, nitida ma distante, convincendolo che rispondere non era
stato un errore.
“Corri!” Gli aveva
strillato nell’orecchio, senza nemmeno salutare. “Corri a casa, l’ho finito!”
L’uomo lanciò uno sguardo
all’orologio e al calendario, posizionati l’uno accanto all’altro sulle sbarre
di legno che attraversavano la fragile parete di carta di riso.
Andarsene in quel momento
avrebbe significato mandare letteralmente a puttane tutto il lavoro che lo
aveva portato a trascorrere più di due mesi sull’isola di Okinawa.
Ma lei aveva finito... e
gli anni che la sua sorellina aveva dedicato a quel fine valevano molto, molto
di più di qualsiasi articolo.
E poi le aveva promesso
che lo avrebbe letto per primo...
Nemmeno un’ora dopo, il
pluripremiato reporter Axel Grady e il suo fidato zaino da viaggio erano in coda presso l’unico terminal del
microscopico aereoporto di Okinawa, la mano già stretta intorno al biglietto per
New York più economico che aveva trovato.
Con un sorriso appena
accennato, posò il primo piede sul grande aereo americano.
Un colosso per l’isola.
Un pulcino per la Grande
Mela.
“Si torna a casa...”
Sussurrò a se stesso, senza saper dire se la cosa lo rendesse felice o
impaurito.
“Guardalo!” Esclamò Evangeline,
raggiante, piantandogli un volume nero a pochi millimetri dal naso, prima
ancora di lasciarlo entrare in casa.
Axel sospirò, prendendo
tra le mani il libro, più sottile, a dire il vero, di quanto si aspettasse.
“Ciao anche a te,
creatura delle tenebre. Ti ho portato un regalo.”
“Sì, dopo.”
Determinata alla stregua
di un carro armato, la ragazza prese il fratello per mano, trascinandolo in
casa, mentre lui cercava con ogni arte di non far finire a terra la
pregiatissima e delicatissima geisha di porcellana che le aveva comprato in Giappone.
“L’ho finito proprio
ieri.” Proseguì Evangeline, come una piccola radio antropomorfa, costringendolo
a sedersi sul divano. “E l’ho fatto rilegare alla bell’e meglio dal cartolaio
giù, vicino alla Quinta. L’ha potuto fare solo nero, ma trovo che comunque non
sia così male... e sarai d’accordo con me, quando lo avrai letto. Abbiamo una
famiglia fichissima e sono riuscita a tornare indietro con una precisione molto
prossima alla storia fino all’anno zero! Trovando ovunque aspetti piuttosto
inquietanti...” Sibilò, avvicinandosi, sorniona, al viso del fratello e
passandogli sotto al naso la treccia scura, rischiando di farla starnutire.
Nonostante ciò, Axel
strabuzzò gli occhi ed emise un fischio di ammirazione.
“Fino all’anno zero! Evan,
non so come ci sei riuscita, ma tanto di cappello!”
“Con un fratello famoso
in tutto il mondo sentivo come un obbligo personale fare qualcosa di
straordinario... prendilo come un monito: non sei più solo tu il Grady con le
palle.”
Silenzio.
“Beh?” Evangeline fremeva
d’eccitazione sulla sedia a dondolo del soggiorno.
“Beh cosa?”
“Beh leggi!”
Il giornalista abbassò
gli occhi sul libro, grattandosi appena il mento, coperto da una fine barba
bionda, forse un po’troppo lunga.
“Il titolo non va.”
Sonoro sbuffo d’insofferenza
proveniente dalla sedia a dondolo.
“Genealogia di un
newyorkese qualunque... non attira, è banale. Un editore non la guarda nemmeno
una bozza con un titolo del genere.”
Altro sbuffo.
Axel si prese un secondo
di silenzio e di profonda riflessione per evitare di scoppiare a ridere.
Adorava portare sua
sorella sull’orlo di una crisi di nervi.
“Non so, con questo
titolo non mi fa venire voglia di...”
“Axel, leggi quel cazzo
di libro!”
Con un sorriso fintamente
mortificato, ma soddisfatto fino al midollo, il reporter aprì il tomo con
estenuante lentezza, mentre Evangeline, appollaiata sulla sedia, dondolava
avanti e indietro, i grandi occhi neri spalancati e il resto del viso nascosto
da ginocchia e capelli.
“È una saga alla
rovescia, che parte da te e ripercorre a ritroso, in dieci passi, le fasi più
importanti dello sviluppo della famiglia Grady. Ho scoperto cose
sensazionali... ad esempio, lo sapevi che la nostra origine è per metà latina e
per metà normanna? Per questo tu sei saltato fuori biondo in una famiglia tutta
di mori. Ma il particolare fondamentale non è questo.” Asserì la ragazza,
spostandosi un ciuffo da davanti al viso. Axel annuì, interessato, invitandola
a continuare. “Vedi, quando ho incominciato a raccogliere dati, sette anni fa,
pensavo che il lavoro non sarebbe stato nulla di più della genealogia di una tipica
famiglia americana, ma mi sbagliavo di grosso. Piano piano,
tornando indietro, è saltato fuori un particolare, sempre lo stesso, che unisce
con un filo chiaro, impossibile da non notare, la nostra famiglia a quel
soldato vissuto in Palestina ai tempi di Cristo. Un particolare inquietante, se
lo guardi da un certo punto di vista.”
“E sarebbe?” Domandò
Axel, mentre la sua mente, già catturata, disegnava davanti a lui la famosa
leggenda giapponese del filo rosso del destino.
Evangeline sorrise, negli
occhi la provocante ingenuità che solo una giovane donna può possedere.
“Leggi e lo scoprirai.”
Continua...