Il colore della morte
Sofferenza,
è questo quello che provi.
La senti salire dalle
dita dei piedi e scorrere su ogni centimetro del tuo corpo.
Ogni calice che svuoti
sembra contenerne sempre di più, pronta ad avvolgerti tra le
sue spire.
Ricordi dolorosi si
risvegliano e prendono vita davanti i tuoi occhi chiusi.
Frammenti di vita
passata e di dolore eterno.
Il tuo corpo
è inconsistente, hai la certezza solo di quello che sta
nella tua testa e del dolore che ti colma il cuore.
Il volto enigmatico di
tua sorella ti fissa e il suo sguardo ti penetra e affonda
nell’abisso delle tue colpe.
Alla sua immagine si
aggiunge quella di Aberforth, in viso ha un espressione dura e la sua
accusa ti rimbomba nelle orecchie come un’eco infinta.
Sussulti non appena le
figure dei tuoi genitori compaiono ai lati di Ariana e Aberforth, i
loro sguardi si aggiungono tetri a quelli dei tuoi fratelli. E quel
silenzio assordante ti trafigge più di mille parole.
Vorresti raggiungerli,
abbracciarli e confessare tutto il tuo dispiacere e implorare il loro
perdono; ma non riesci a muoverti e a pronunciare parola.
E, infine, un ragazzo
dagli occhi vispi e il sorriso furbo fa la sua comparsa a qualche passo
di distanza dalla tua famiglia.
Gellert.
Non
c’è ombra che oscura il suo giovane volto, non
c’è biasimo nella sua espressione.
In un attimo tutto
cambia e quel ricordo tanto temuto quanto terribile affiora dai meandri
della tua mente.
Vedi un altro te molto
più giovane, Aberforth e Gellert litigare.
In un cantuccio Ariana
tiene le mani premute sulle orecchie e cerca di sovrastare le vostre
urla, chiedendovi di smettere. La collera offusca la ragione: impugnate
le bacchette e lampi di luce attraversano la stanza.
Invano, cerchi di
scacciare via quel pensiero, lontano da te.
Il dolore aumenta e tu
desideri smettere di soffrire, invochi la pace e l’assenza
dei sensi.
Il cervello che si
appanna per tutto il resto, ma arde in nuclei di sofferenza, di ferite
personali, di sogni perduti. Ogni figura cara sembra allontanarsi sullo
sfondo di un vasto bianco.
Il bianco ti acceca e
inghiotte tutti loro, lasciandoti solo nel suo bagliore.
Qualcosa o qualcuno ti
riporta alla realtà e l’oscurità della
caverna ti disorienta.
***
La vista del Marchio
Nero impresso sopra la scuola ti ha rinvigorito e una volta atterrati
sulla torre non sei molto sorpreso dell’arrivo di Draco
Malfoy. Il tuo primo pensiero è rivolto a Harry: non deve
rivelarsi, così lo pietrifichi.
Ti senti debole e a fatica riesci a controllare la tua voce.
È con
sollievo che accogli la comparsa di Severus e in un sussurro gli
ricordi la sua promessa.
- Avada kedavra
–
Di nuovo quella
sensazione d’inconsistenza ti pervade e ti senti
incredibilmente leggero.
Il bianco ti avvolge e
un moto di gioia ti riempie il cuore non appena i tuoi genitori e
Ariana ti vengono incontro, sorridenti.
Felice, ti ricongiungi a loro,
finalmente in pace.
* * *
Comincio ringraziando
vogue che ha indetto il contest e per avermi dato la
possibilità di scrivere questa flash!
Tra l'altro stavo quasi
per ritirarmi perché avendo già trattato la morte
di Silente o comunque le sue colpe temevo di scadere nella
banalità e di non aver più niente da dire.
Poi, siccome l'idea
c'era decisi di provare a metterla nero su bianco.
E il premio introspezione mi ha fatto davvero piacere!<3
Il cervello
che si appanna per tutto il resto, ma arde in nuclei di sofferenza, di
ferite personali, di sogni perduti. Ogni figura cara sembra
allontanarsi sullo sfondo di un vasto bianco. - dal film "Il giardino
delle vergini suicide."
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.
Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di
lucro.
|