Ieri sparì, Domani non è giunto,
l'Oggi se ne va via senza fermarsi;
sono un Fu, un Sarà, un È già
smunto
(Francisco de Quevedo).
Alice leggeva. O almeno ci provava: non si
sentiva molto concentrata quel giorno. E in effetti non lo era: ogni poche righe
perdeva il filo della narrazione per smarrirsi nei suoi pensieri, che, come
qualcuno avrebbe maliziosamente osservato, vertevano soprattutto su una certa
persona.
Quel giorno lei e Frank festeggiavano il
loro anniversario di fidanzamento: cinque anni insieme e riusciva ancora a
sentirsi felice semplicemente pensando a lui, come fosse stato il primo
giorno.
Anzi, probabilmente era pure meglio di
allora: da fidanzatini novelli bastava l’ebbrezza della novità a farle toccare
il cielo per la gioia, ora la felicità derivava più dai tanti piccoli gesti
quotidiani che scandivano la sua giornata.
Qualcuno diceva con una certa malignità che
non ci si poteva impegnare per la vita a tredici anni (l’età che aveva Alice
quando Frank si era deciso a chiederle di uscire dopo mesi di imbranato e goffo
corteggiamento), ma lei francamente non ci badava: per quel che la riguardava,
Frank Paciock era il primo e ultimo uomo della sua vita. Era stato la sua prima
cotta infantile, il suo primo vero amore, il suo primo bacio, il suo primo
praticamente qualunque cosa: era una tale costante nella sua vita che non
riusciva nemmeno più a concepire un futuro senza di lui.
Sospirò, un sorriso beato a incresparle le
labbra, il libro bello che dimenticato: bastava così poco per essere
felici…
"Non mi sembri molto concentrata
oggi…".
Alice sobbalzò, voltandosi parzialmente per
salutare proprio l’oggetto dei suoi pensieri, appena materializzatasi in carne
ed ossa dietro di lei.
"Mi hai fatto quasi venire un infarto,
dannazione a te! Ti converrà trovare alla svelta il modo di farti perdonare,
sai…".
Frank si avvicinò, con un sorriso che era
tutto un programma, nascondendo palesemente qualcosa dietro la schiena. Si chinò
verso di lei e le diede un lungo, appassionato bacio di saluto.
Un bacio che sapeva di menta, come tutti i
baci che le avesse mai dato dacché stavano insieme: che Alice fosse dannata se
avesse mai capito come facesse Frank ad avere sempre addosso quel vago profumo
di menta!
Non che le desse fastidio, anzi: adorava
quell’aroma, lo associava ad alcuni dei più bei momenti della sua vita. Di più,
faceva parte di Frank quasi allo stesso modo dei suoi occhi castani o del suo
sorriso.
"Perdonato?" domandò il ragazzo quando si
separarono.
"Forse" rispose Alice con aria fintamente
incerta. "Dipende tutto da cosa nascondi dietro la schiena con aria da gnorri,
bel maschione…".
"Buon anniversario" disse Frank, rivelando
un mazzo di tulipani bianchi come la neve.
Alice sentì il sorriso sul suo volto
allargarsi senza volerlo: chiunque altro in un’occasione del genere avrebbe
puntato sulle classiche rose rosse, ma Frank non era certo chiunque altro. Non
che non le piacessero le rose, ma erano anche così tremendamente banali, oltre
che un po’ troppo sfarzose: la sua anima pragmatica amava molto di più la
semplice bellezza dei tulipani.
"Tulipani bianchi, eh? Non sei stato capace
di inventarti nulla di meglio?" domandò, decidendo di giocare un po’ alla
fidanzata polemica e scontenta, certa che Frank avrebbe colto lo
scherzo.
Difatti, lui non mostrò un istante di
incertezza, ma le porse con decisione il dono, sedendosi al suo fianco. "C’è un
significato dietro".
"E quale sarebbe?".
"Ma come, una donna astuta come te non sa
che i tulipani sono il simbolo del vero amore?" fece Frank con aria ironica.
"Certo, bisogna proprio spiegarti sempre tutto…".
La giovane ridacchiò. "Perché so che a te fa
molto piacere raccontarmi le cose" dichiarò, prendendo il mazzo di fiori.
Sorrise dolcemente. "Sono bellissimi, Frank. Buon anniversario".
"Buon anniversario" le fece eco lui,
avvicinandosi per baciarla di nuovo, lasciando che il profumo di menta
l’avvolgesse di nuovo.
Sì, bastava davvero poco per essere
felici.
È notte, ma Alice non dorme.
Raramente la notte le è di qualche conforto:
è buia, silenziosa, vuota. La notte è il regno dei suoi incubi, quelli popolati
di mostri neri, paura, risate maligne e dolore. Tanto dolore, accompagnato da
urla, implorazioni di pietà, desiderio di morire…
Perciò Alice combatte tenacemente contro il
sonno che l’attanaglia con sempre maggior forza. È una battaglia che non può
vincere, ovviamente, ma non vuole comunque darsi per vinta: nel vuoto che popola
la sua mente e la sua vita, ha imparato che la veglia è l’unico modo per
sfuggire agli incubi.
Vorrebbe sognare cose belle, ma accadde
assai di rado: non conserva ricordi delle meraviglie che popolavano la sua vita
di prima, è stato tutto cancellato come neve al sole degli orrori della
tortura.
Non rammenta il volto dell'uomo che amato
con tutta sé stessa per la maggior parte della sua vita, né il bambino che hanno
messo al mondo insieme, malgrado il primo dorma proprio nel letto di fianco al
suo e il secondo, ormai cresciuto, venga ancora a trovarla a intervalli
regolari, quando il lavoro glielo permette.
È rimasta una vaga sensazione d'amore, una
voce nel suo cuore che le dice quanto questi due uomini siano importanti per
lei: è un sentimento che la fa stare bene, quasi più di tutte le Pozioni
Tranquillanti che le fanno continuamente bere per tenerla buona, ma anche
fuggevole come fumo. Per quanto si sforzi di afferrarlo, fugge sempre via,
inghiottito di nuovo da quelle tenebre che hanno già divorato il suo passato,
che la torturano nel presente e la priveranno di ogni possibile futuro che non
comprenda quella camera d'ospedale.
È l'unica cosa che la protegga almeno in
parte dagli incubi.
Raggomitolata nel letto, sente le palpebre
abbassarsi e scuote il capo: non vuole dormire, non vuole. Ha l'assoluta,
raggelante certezza che questa notte gli incubi sarebbero tornati a tormentarla:
aveva già passato troppe notti tranquille negli ultimi tempi, la poca esperienza
che è riuscita a costruirsi in quegli anni le dice che non può durare ancora per
molto tempo.
Mentre fissa il buio, un gemito alla sua
destra attira la sua attenzione. Si volta lentamente: anche i sogni del suo
compagno di stanza e di vita sono tormentati stanotte.
Senza preavviso, Alice sente un moto di...
qualcosa farsi largo dentro di lei. Pietà? Dispiacere? Amore? Non lo sa e
non le importa: sa solo che prova qualcosa per quell'uomo in quel preciso
momento. Sono sempre stati legati dallo stesso tormento, dalle stesse
tenebre, ma stavolta c'è anche qualcosa in più.
Senza nemmeno rendersi conto di ciò che sta
facendo, Alice sguscia fuori da sotto le lenzuola e a passetti esitanti si
accosta al suo letto.
Mentre lo guarda dormire, bloccata
dall'incertezza, si chiede perché quella persona le sia così cara: non si sono
mai nemmeno parlati, a malapena si guardano, persi nei rispettivi mondi spesso
non sono nemmeno consapevoli della presenza l'uno dell'altra, ma ciò nonostante
Alice a volte si sente legata a lui più che a chiunque altro. Come in questo
momento.
Vorrebbe di più che stare semplicemente lì a
osservarlo, ma non sa nemmeno lei cosa sia di preciso questo "più": è qualcosa
che da qualche parte nel suo cuore sente di meritare.
Ed Alice Paciock era stata una persona che
si prendeva ciò che voleva, non importava quanti ostacoli da superare ci
fossero. Forse sono le vestigia di quella donna combattiva e risoluta a tendere
i fili stanotte: lentamente, Alice si sistema sul letto, accoccolandosi al
fianco del suo amato.
Vorrebbe essere abbracciata, sentirsi amata,
anche solo per un'ultima notte soltanto, ma Frank non è stato benedetto come lei
da questo sprazzo di lucidità e continua a dormire, indifferente.
Ma va bene lo stesso: bisogna sapersi
accontentare.
Alice avvicina le labbra alle sue, in un
bacio talmente veloce e casto da sembrare più sogno che realtà.
È sufficiente: si lascia cullare dal profumo
di menta che improvvisamente l'avvolge. Tanti anni sono passati, tante cose sono
cambiate, ma i baci di Frank profumano ancora di menta come nei lontani giorni
d'oro in cui il loro futuro erano ancora tutto da scrivere.
Ma ad Alice non interessa quel futuro che
non potrà mai vedere: quel profumo la trasporta lontano, rievoca immagini e
ricordi che credeva scomparsi per sempre.
Un mazzo di tulipani bianchi domina la
scena.
Ma come, una donna astuta come te non sa che
i tulipani sono il simbolo del vero amore?
Sono bellissimi, Frank. Buon
anniversario.
Ha sempre amato i tulipani, ma dopo quel
particolare giorno erano diventati i suoi fiori preferiti: quando si erano
sposati, aveva piantato decine di tulipani nel loro giardino. Come un talismano,
qualcosa che le ricordasse sempre Frank, anche quando lui non c'era.
Non c'è da stupirsi che proprio queste
immagini siano state evocate dal suo ultimo bacio all'aroma di menta.
Si abbandona a questi meravigliosi ricordi
di una vita passata, desiderando che il tempo si possa fermare, per non perdere
l'attimo di luce che le è stato concesso.
Ma i minuti scorrono inesorabili uno dopo
l'altro: non si concedono sconti per nessuno.
Alice finalmente cede e si addormenta,
rannicchiata tra le braccia del suo Frank: niente incubi per lei stanotte, solo
bei sogni popolati di tulipani bianchi, dolci baci e semplici gesti da giovani
amanti.
Una tregua dall'oscurità che tornerà a
reclamarla fin troppo presto, cancellando perfino il ricordo di questa notte.
Lyrapotter’s corner
Eccomi qua, di nuovo: questa storia ha
partecipato al contest Only One-Shot di Only_Me, dove si è classificata prima,
con mia somma sorpresa (soprattutto considerando la spietata concorrenza!): si
doveva scegliere un pacchetto che conteneva un tema, un elemento ad esso
collegato e due prompt. Il tutto doveva essere la base della storia,
ovviamente.
Questa storia ha avuto una genesi piuttosto
travagliata: avevo cominciato a scriverla, mi era bloccata e poi, complice
un’ispirazione notturna, l’ho riscritta daccapo. Tutta colpa di quella dannata
citazione che trovate come introduzione e che mi ha fatto a lungo litigare con
la mia musa alla vana ricerca di qualcosa da scriverci sopra.
Per il resto, non c’è molto altro da dire:
una coppia che adoro (del resto, sono ben pochi i pg della old generation che
non mi piacciono), poco sfruttata e su cui faccio il mezzo fioretto di tornare
in un futuro più o meno remoto.
Sotto vi riporto, as usual, il commento
della boss del contest, che ringrazio di nuovo infinitamente per avermi dato
l’occasione per scrivere questa cosetta.
Grazie a chiunque sia passato, si sia
fermato, abbia letto o recensito.
See you soon!