Tanga-party, ascensori e scale
- quando certi consigli fanno solo danni -
Avete presente la frase: ‘è
l’uomo a corteggiare la donna’?
Bene.
Stronzate.
Diciamocelo: gli uomini fighi,
quelli che abbiamo visto in tv, nei film, quelli di cui si legge nei romanzi
rosa che rubacchiamo alle nostre mamme, quelli forti e coraggiosi, quelli che
ti pigliano tra le braccia e ti sussurrano un ‘Ti amo’ tale da farti scoppiare i
collant, non esistono.
E per tutta risposta noi donne che cosa facciamo?
Stiamo ad aspettarli tutta una vita.
Oh, fantastico.
Poi avete presente il detto Chi
nasce tondo non muore quadrato? Eh.
Applicatelo alla sottoscritta: chi nasce sfigato non può morire… figato.
Nah, suona male.
Sì, insomma, pieno di fortuna; perché, muore nella
merda, e di quella puzzolente!
Sono sempre stata sfigata, sin dalla
nascita. Ho gli occhi marroni e i capelli castani –
urrà ai miei per la fantasia! – di altezza media, e ho un corpo che non è
proprio nulla di eccezionale.
Sono petulante, saccente, rompipalle, una vera
maestrina, e una so-tutto.
Sì, oggi è giornata di autocommiserazione. E non ho nemmeno le mestruazioni, vedete un po’ voi.
Nella vita ho sempre avuto tre regole:
- Non mi innamorerò mai di un bello e impossibile. Sono troppo
complicati;
- Non mi innamorerò mai di un mio amico. Poi si rovina tutto;
- Non mi innamorerò mai di un ragazzo fidanzato: sono una
persona leale
Evidentemente lassù devo stare abbondantemente sulle
palle a qualcuno per trovarmi in questa situazione, oppure Cupido è cieco sì,
ma non sordo, perché ha deciso di farsi due risate e ha tirato quaranta frecce
tutte sul mio groppone.
Ma poi, che cazzo, proprio di Kai
Hiwatari?!
Del più freddo, asociale, scorbutico, antipatico… sexy, eccitante maschio che io conosca?
Seh, sono andata. E di
brutto.
Oh, pigliatevela con Cupido. Io non c’entro niente.
Che merda, ma
perché proprio di lui? Non potevo innamorarmi… Che so io… Di Max? Sì, lo so, Mariam mi avrebbe fatta a fette,
ma almeno mi dichiaravo, lui sarebbe stato gentile, mi avrebbe offerto qualche
intruglio con la maionese, io mi sarei suicidata con quello, e basta.
Invece no.
Che faccio con Kai? Un cavolo!
Mi andava bene
persino il professor Kappa! Potevamo vivere felici e contenti: io a sfasciargli
i computer, lui ad aggiustarli. Sarebbe stato un ciclo continuo e armonioso.
Ed invece no!
L’amore fa schifo.
Dov’è una
pillola di cianuro, quando serve? Oh, va bene anche un calzino sporco di Takao per impiccarmi…
“Hilary, va
tutto bene?” sì, Mao, tutto bene: gli uccellini cinguettano, il sole brilla, la
fontanella nel parco zampilla e io ho strane manie
suicide. A parte questo tutto alla grande. Arrivederci.
Okay, vorrei dire così, ma ciò che mi esce dalle
labbra è un rantolo che deve spaventarla, perché inarca un sopracciglio con
aria sinistra. “Ne vuoi parlare?”
“No.” Oh, almeno
questo riesco a dirlo. Alleluja.
“Sei strana da
un paio di giorni, e io e le altre siamo preoccupate…”
No, Mao, non metterti come mia madre, ti prego, mi fai paura.
“Mah, è che sono
un po’ stanca…” vai così, ragazza: questa scusa funziona sempre.
“Certo. E il
fatto che ti incanti come un pesce lesso di fronte ad
un certo russo dagli occhi viola non c’entra nulla?”
Merda.
“Si nota tanto?”
praticamente mi schiaffo le mani sulla faccia, anche
se l’unica cosa che vorrei fare è rivalutare l’idea del suicidio.
“L’abbiamo
capito io e Mariam.” lo dice con un ghigno tipo aspettati battutine ogni tanto,
quindi rantolo, alzando gli occhi al cielo.
“Consigli?”
“Nulla. Ti
regalerò un mini secchiello da mettere sotto il labbro
inferiore. A volte sbavi.”
Vaffanculo.
Io incrocio le
braccia. “Consigli seri?”
“Stagli lontana.
Per ora sei nella fase in cui ero io anni fa, la cozza.”
“Ehi!” sono
profondamente offesa: okay, non sono uno splendore come Mariam
che ha gli occhi verdi e i capelli neri, ma mi reputo abbastanza carina. Che
bisogno c’è di dirmi che sono brutta?
“Scema, guarda
che intendevo dire che con questo gironzolargli attorno per vedere se ti si fila,
non si va da nessuna parte. Quelli pensano al beyblade.”
Per chi se lo stesse chiedendo: è diventata così esperta da quando
l’anno scorso ha preso baracca e burattini e ha dedicato le sue attenzioni ad
un altro – su mio consiglio!
Che è successo
dopo? Beh, Rei, accecato dalla gelosia, se la è andata a riprendere, ovvio, con
una dichiarazione da urlo. Lui si che sa essere
romantico. Ma solo quando vuole.
“Ah, con cozza
intendevi la cozza allo scoglio.” biascico, come una
minorata mentale.
“Seh. Devi emigrare verso terre lontane, farti vedere
spigliata, sicura di te…”
Ho capito: guai
in vista.
Adoro le mie
amiche. Dico sul serio.
Le adoro tutte: Mariam, Julia, Emily, e anche Mao, che è la mia migliore
amica.
Ma certe cose non me le devono fare.
Okay, abbiamo
tra i diciassette e i diciotto anni. Okay, ci vogliamo divertire. Okay, loro
sono stressate perché c’è di mezzo il campionato del mondo di
bey.
Ma un pigiama party che è un tanga party no!
“E dai, Hilary!”
ridono, buttandomi addosso un… che è? E’ un foulard,
grazie al cielo, ma loro sono vestite, si
fa per dire, con addosso reggiseno e mutande, e
non sono per nulla casti.
Sono proprio
lingerie sexy, di quelli che una dovrebbe mettersi quando ha trent’anni e l’intenzione
di concupire qualcuno.
Emily prende
altri foulard, delle sciarpe fatte di pelliccia, di pelo, o dei coprispalle semplici. Mariam si
prova le decolleté tacco quindici, e lei, alta e
slanciata, così conciata, sembra una modella di lingerie. Se la vedesse Max la stenderebbe sul letto senza tanti complimenti.
Ma, conoscendo il tipo, sverrebbe e basta.
“Mi aiutate a
svestire Hilary?” Mao ride, e le altre mi si
avvicinano in modo minaccioso. Agito le mani: faccio da sola,
tante grazie. “Biancheria di cotone?” la mia migliore amica oggi ha deciso di
radere al suolo ciò che resta della mia autostima. “Tieni, ho comprato questo
da Victoria’s Secret.”
Alzando gli
occhi al cielo, vado in bagno. Pensavo peggio, conoscendo Mao: è un semplice
reggiseno a balconcino viola con delle piccole ‘s’
bianche e gli slip sono dello stesso colore. Mmm… Mi
sta anche bene, poi. Sbaglio, o è un push-up?
“Uh!” cinguetta
Julia appena esco, e mi porge le scarpe da indossare; qualcuna
ha preso dei bicchieri di carta e degli alcolici.
“Siamo a stomaco
vuoto.” protesto, quando mi porgono il bicchiere.
Loro, invece di
sbuffare come mi aspettavo, ridacchiano, complici. “Tranquilla,
tra un po’ arriva la pizza. ”
Okay, qualcosa
non va.
“Hila, vieni qui.” Mao mi lega i capelli
in uno chignon casuale, lasciando libere alcune ciocche e mi passa il rossetto
dello stesso colore del reggiseno sulle labbra. “Appena bussano
devi aprire tu.”
“Ma devo vestirmi!”
“Hai perso la scommessa, due giorni fa, la tua punizione è
questa.” checcavolo, tutto perché non ho indovinato quanto tempo ci avrebbe messo Takao ad ingurgitare primo, secondo e dolce.
Maledette.
Accendono pure lo stereo, e i Queen si diffondono
nell’aria. Cominciano a ballare muovendosi sensualmente, e
io le guardo male.
Bussano alla porta, e io ho il
cuore in gola. Andiamo, Hil, è solo uno stupido
cameriere che non vedrai più per il resto della tua vita e al quale sembrerà
che stiate facendo chissà cosa.
Ma
chissene.
Apro la porta, trovandomi davanti cinque scatole di pizza.
“Grazie, sono le nostre.”
“Sì, peccato che le avessero date
a noi.”
No, no, no, no, no e poi no.
No, chiaro?
No.
Alzo gli occhi, incrociando due iridi viola che mi
squadrano, scettiche.
Okay, sono in lingerie, e allora? Mai visto reggiseno e
mutande, baby?
Dì qualcosa di intelligente. Ora.
“Ehm…”
Praticamente sto lì a guardarlo mentre le mie guance prendono fuoco e
assumo l’espressione più imbarazzata del mondo.
Che merda.
“Oh, Kai.” ecco la traditrice.
“Ci hai portato le pizze, grazie.”
“Il fattorino le aveva consegnate a noi.”
“Ah, le avrete pagate voi per sbaglio, allora.” cinguetta,
come se nulla fosse. “Riecco i soldi. La musica da fastidio?”
Lui scrolla le spalle. “Finché è buona musica…” mi lancia
un’occhiata che mi trapassa, poi se ne va.
Io odio le mie amiche.
Il bello di
essere Giapponesi? Mangiare anche il tavolo e non ingrassare
un fottuto etto.
Cioè, guardate Takao: a momenti mangia pure me,
ed è magro come un chiodo.
Per ora è
accanto siamo seduti al tavolino del bar dell’hotel,
io depressa, lui non molto, visto che ha già mangiato tre coppe gelato: mi
chiedo come mai non gli sia ancora venuto il diabete.
Boh, forse con
tutto lo sport che pratica, gli zuccheri vanno a farsi friggere.
Che diamine ne so, io.
Ad ogni modo,
mentre lui trangugia la sua porzione, io sbuffo, pensando alla magra figura
fatta ieri sera. L’ho raccontata a quello che dovrebbe essere il mio migliore
amico – la ruspa qui accanto – e mi ha detto che non è poi così grave.
Nooooo, il
ragazzo che mi piace mi ha solo vista mezza nuda con
un bicchiere di vino in mano.
Se ripeto che
voglio morire mi si prenderà mica per pazza?
“E dai, Hila, piantala di sbuffare!” Takao sputacchia in giro pezzi di gelato e biscotto, parlando
a bocca piena, e io gli metto un tovagliolo davanti.
“Poi ti lamenti
che non hai trovato una ragazza, indovina perché!” faccio, acida.
E io mi lamento che Kai non mi si
fila: indovino perché! Ah-ha!
“Che palle.” fa,
inghiottendo rumorosamente. “Comunque non è la fine del mondo. Anzi, Kai ha avuto modo di vedere la carrozzeria. Per qualunque
altro uomo vedere cinque ragazze in tanga ballare… Avrebbe pensato di essere
morto e finito in paradiso.”
Ma che c’entra, ora? Che
c’entra? Takao, ho capito che gli ormoni ti
ballano sopra la testa e che non ne puoi più di far tutto da solo, ma, santi
numi, finiscila con questi riferimenti! Non se ne può più.
“Devo evitare Kai.” dico, solenne, e devo avere
un’aria beota, perché mi fissa spaventato. “Mao ha detto che gli sto troppo
appiccicata.”
“Lo hai capito,
finalmente.” sbotta, alzando gli occhi al cielo.
Ehi!
“Che cosa vuol
dire finalmente?”
Lui mi guarda di
sottecchi. “Hilary, sono giorni che gli giri intorno letteralmente. Io ti
avrei denunciata per stalking.”
Ma vaffanculo! “E lo dici ora?”
metto il broncio, irritata.
“Ma se dicevi che volevi vedere se ti salutava!” sbuffa,
finendo il gelato. “Lo sai che Kai ti saluta sempre,
con te è cortese. Ma gironzolargli davanti sempre… Non va.”
L’ho già mandato
affanculo, vero?
“Ad ogni modo devo evitarlo. Come fece Mao con Rei.” il mio tono
solenne fa finire le sopracciglia del mio amico quasi nei capelli, talmente che
mi chiedo se riuscirà a recuperarle.
“Quella era un’altra situazione.”
“Ma allora ci gufi!”
Takao si passa una mano tra i capelli, poi qualcosa cattura la
sua attenzione. “Sei davvero sicura di ciò che dici?”
Tipico di lui: mettermi alla prova. Idiota. “Si, ovvio.”
“Bene. Kai a ore dodici.” e sogghigna pure, lo stronzo!
Sento i battiti del mio cuore accelerare e il mio viso
andare in fiamme. Prendo rapidamente la mia borsa e cerco di andar via il più
in fretta possibile.
Calma, Hilary, eh?
Il piano è
questo: ora te ne vai. Il bar è grande, e per questo farai un’uscita trionfale,
di quella che si vede sempre nei filmetti americani, dove la fatalona bionda
ancheggia e tutti la guardano incantati mentre c’è la musica di sottofondo –
certo, in genere la scena è a rallentatore, ma in questo caso faremo anche
senza, tutto non si può avere nella vita, ricordalo!
Uscirai dal bar
a testa alta, figa, gnocca da paura, e solo una volta
chiusa la porta alle tue spalle ti concederai un sorriso, mentre lui si
chiederà, nella sua piccola mente – ahilui, è maschio
– perché tu non l’abbia quantomeno salutato.
Bene, non è
difficile, su!
Raddrizzo le
spalle: petto in fuori, pancia in dentro; metto un piede davanti all’altro ed assumo il tipico broncio delle modelle, quello figo, quello sexy, quello che manda in visibilio milioni di
uomini.
Ecco, la porta
si avvicina, vedo solo quella.
Coraggio,
Hilary, coraggio.
Sei una gnocca, una fatalona, una strafi-
CHI CAZZO CE L’HA MESSO UN CESTINO DELL’IMMONDIZIA QUI??!
Sento la risata
di Takao esplodere per tutto il bar, mentre io, rossa
di vergogna, cerco di rialzarmi, e altri clienti mi guardano, incuriositi e
talvolta divertiti – al rogo!
Mi guarda
persino Kai, con un sorriso sulle labbra.
Cioè, lui
sorride una volta all’anno e ha deciso di farlo
proprio quando cado io.
Beh, grrrrazie.
Sono tre giorni che non incontro lui, ed è un buon segnale.
Positivo, direi.
Cioè, sono tre giorni che non faccio figure di merda,
volete mettere?
Se ancora penso a quando gli sono caduta addosso, non so se
piangere o pigliarmi a testate.
No, il cianuro non ce l’ho a
portata di mano, spiacente.
Perché sono così catastrofica? Oh, viene da mia madre.
Mi incoraggiava
a vedere il bicchiere mezzo pieno. Seh.
Hilary, prova a cogliere sempre il lato positivo delle
cose, okay?
Allora.
Se dovessi
cogliere il lato positivo di ciò che mi è capitato fin’ora,
potrei dire che:
- ho
tampinato Kai per giorni, spingendolo quasi alla
denuncia;
- mi sono
redenta, ma è stato allora che mi ha visto mezza ignuda, e avrà pensato
chissà cosa;
- nel
tentativo di fare la sborona sono crollata su un
cestino di spazzatura;
Però devo
prendere i lati positivi.
Il bicchiere io
lo vedo mezzo pieno, sia chiaro.
Ma di merda.
So bene che le
probabilità che lui si riveli il mio principe azzurro sono pari allo zerovirgolazero per cento, ma almeno vorrei evitare di
fare la beota davanti a lui, chiedo troppo?
Sospirando, mi
chiudo la porta alle spalle. Ho appuntamento con le traditrici – no, non le ho
ancora perdonate dopo la serata tanga dell’ultima volta! – giù di sotto.
A quanto pare
dobbiamo andare in discoteca o in un pub, da decidere.
Il tubino nero
di paillettes mi prude.
Saranno anche
sexy ‘ste cose, ma danno un
fastidio…
Sono sui tacchi
dieci, quindi sto attenta a non sembrare una foca monaca mentre cammino – ne
sarei capace. Ho lasciato i capelli liberi sulle spalle, lisci. Non so come sto
e non lo voglio sapere, sono troppo giù di morale, e il responsabile è uno
solo!
Okay, basta
pensarci. Stasera esco e me ne trovo un altro. Al rogo quell’idiota di Kai Hiwatari!
Ci sono le
scale. Stai attenta, non cadere, eh, che con queste scarpe… Brava, così, mano
sul passamano e-
“Hilary?”
Noooooo.
E’ questa voce che mi fa tremare le ginocchia.
Letteralmente. Perché le sento cedere e in breve cado.
Ehi, chi è che mi ha sorretta?
Perché davanti a
lui devo assumere il colore della mela di Biancaneve? Mi diventano rosse pure
le orecchie, e abbasso lo sguardo quando ci ritroviamo occhi negli occhi, con lui che ha le mani sulla mia schiena.
Che pena, per
ora starà pensando che non mi so reggere in piedi.
Cheffiguradimmerda.
“Devo andare.”
biascico, alzandomi e scendendo le scale ogni due gradini.
Qualcuno si sta
divertendo con la mia bambolina woodoo, e sono sicura
che sia Ming Ming!
Il mio telefilm
preferito è Friends. E se non ve ne frega niente, io
ve lo dico lo stesso.
Mi piace perché sostiene una grande verità:
when you’re single and in the city, your
friends are your family.
Non capite
l’inglese? Non so come facciate, oggigiorno è questo che fa girare il mondo!
Tornando a
Friends, ho sempre fatto di questo motto il mio stile di vita, infatti i miei amici sono praticamente la mia famiglia. Non
so come farei senza Mao, Takao, Mariam,
Julia, Emily, ma anche Rei e Max, che per me sono ottimi amici.
Certo, su Kai stendiamo un velo assolutamente pietoso, ma va beh.
Ad ogni modo,
quando uno di noi ha un problema che lo fa stare male, ci riuniamo tutte –
ufficialmente per una cioccolata, ufficiosamente per vedere come si può
risolvere la cosa – e lo aiutiamo.
Ed eccoci qua:
io e le ragazze, sedute al malefico tavolino del bar, con tanto di cioccolata
tra le mani, a discutere di me che sono diventata più imbranata
di Patty del mondo di Patty.
Eppure lei aveva
quel Matias, ragione in più per buttarsi dal monte Fuji, ma tant’è…
“Sono d’accordo
con Mariam.” Mao annuisce, seria. “Stai
prendendo la situazione in maniera sbagliata. Quando hai scoperto di
esserti innamorata ne hai fatto come una tragedia, per questo ti sei trasformata
in Tata l’imbranata. Cerca di prendere un attimo la
distanza da questa cosa, innamorarsi – malgrado tutto
– è una cosa bella, dai.”
Questo detto da
una che fino all’anno scorso ogni volta che si diceva per sbaglio qualcosa che
faceva rima con Rei,
ringhiava.
“E magari
potresti provare a non prendere le scale.” suggerisce Emily
sorseggiando la sua cioccolata. “Gli ascensori sono comodi, sai?” Quando tutte
le altre ridono, io sbuffo.
Ah-ha, mi si stanno strappando le mutande dal ridere.
“Come diavolo faccio a prendere le distanze da Kai se ogni volta che ci provo lui si avvicina?” sbotto.
“Fino a giorni fa ero io a dargli la caccia, ora sembra quasi che sia negli
stessi posti dove sono io.”
“E’ una legge di Murphy.” fa Julia, scrollando le spalle.
“Oppure è una congiura.”
Beh, grazie.
“Tu cerca di apparire rilassata, non ti agitare.” mi fa
severa Mao. “Intese?”
Io ho capito. Il
mio corpo?
Due istanti dopo a Mariam squilla
il cellulare, e me lo passa. E’… Takao? “Guarda che hai dimenticato il telefonino in camera, e c’è tua
madre che prova a chiamarti da giorni, è isterica. Sali?”
Accidenti. Ci mancava solo la sfuriata mammesca.
“Ragazze, vado.” loro mi salutano, e prima che possa aprire la porta, Emily
sorride.
“L’ascensore!” esclama, e sento un coro di risatine.
Riderei anch’io se la situazione non fosse tragica.
Allora, allora,
allora.
Mi trovo nella
hall dell’hotel, e ho due opzioni dinnanzi a me:
scale, le malefiche scale che mi hanno fatto fare una figura di cacca, o il
rassicurante ascensore che fa tanto ridere le mie cosiddette amiche?
Massì, che cosa può fare di male questo coso?
E’ solo un
misero, innocente, sicuro mezzo di trasporto.
Premo il tasto,
aspettando che arrivi a piano terra e che le porte si aprano.
E si aprono.
Rivelando l’intera squadra della Neoborg.
Impallidisco,
sgranando gli occhi. Le parole prendere
le distanze e apparire rilassata si fanno
strada nella mia mente, ma sono echi lontani.
Non so più
ragionare quando ho due occhi viola in particolare su di me.
Faccio la prima
cosa che mi viene in mente, mettendomi di lato, per farli passare, ma loro –
tutti – mi guardano come fossi una povera scema.
Il danno è che
lo sono.
“Stai bloccando
l’ascensore.” mi fa notare il capitano della squadra, inarcando le
sopracciglia.
Merdamerdamerda.
Articolo
qualcosa di non ben definito, prima di darmela a gambe e intraprendere le
scale.
Ascensori, che
passione: ‘sto cazzo!
Chi non capisco,
sono i maschi.
Basta l’arrivo
di una stangona alta un metro e ottanta, bionda tutta curve
per farli impazzire.
Idioti.
Questa è
arrivata ieri sera, è scesa da una limousine – robetta di poco conto – e si è
fatta un bagno di folla tra i maschietti che parevano non aver mai visto una
chioma bionda in vita loro.
Non l’ho vista
bene, ho solo intravisto una capigliatura biondo miele. Fine.
Che cosa ci
faccia qui al campionato del mondo di bey, nessuno lo sa. Si sa soltanto che si
è chiusa da ore nell’ufficio di Daintenji.
I ragazzi
sperano che si faccia integrare in una delle squadre. E ognuno prega che sia
nella propria.
E ogni ragazza
prega il contrario.
Io sono troppo
impegnata a pensare a Kai per occuparmi di questa
ragazza.
Che merda, il
piano di Mao sembra aver portato più scompiglio che altro: non faccio che
combinare casini.
Prima sono
scivolata in pieno bar nel tentativo di fare la figasnob, poi gli sono crollata
addosso per tentare di scendere le scale, infine ho quasi rischiato di bloccare
un ascensore per scendere quando lo doveva prendere lui.
Sì, sono un
disastro.
“Kai, devi andare nell’ufficio del presidente, pare sia importante.” rizzo le antenne quando glielo
comunicano. Che deve andarci a fare? E’ a causa di quella ragazza? Non è che va
a stare con la sua squadra vero? Oddio, l’idea non mi
aveva nemmeno sfiorata!
No, no, no, no!
Nooooooo!
Okay, sono ore che Kai e miss biondona sono chiusi nell’ufficio
del presidente. Io voglio sapere che diavolo sta succedendo.Voglio, pretendo, esigo saperlo.
In realtà nella mia testolina stanno accadendo i flash
peggiori.
Tipo che quella sia in realtà la sua promessa sposa
perduta, e se lo sia venuto a riprendere. Magari a me faranno fare la damigella…
Devo smetterla di mangiare cioccolata, mi sa che alla lunga
è allucinogena.
Sono seduta
nella panchina che c’è nel giardino dell’hotel, potessi essere una di queste
formiche, andrei dritta in quel dannato ufficio e…
Beh, so io cosa
farei!
Ho lasciato
tutti ad allenarsi, nella grande palestra che c’è dentro: certo, prima che si
concentrassero sugli affari loro ce ne è voluto, di
tempo - continuavano a spettegolare sulla bionda misteriosa – poi il dovere li
ha richiamati.
Provo a leggere
il libro che mi sono portata, ma nemmeno la Austen riesce ad appassionarmi, oggi.
Oh, Jane! Ti
prego: irretiscimi, concupiscimi, ammaliami, fammi entrare nelle tue spire. Va beh, quelle di Lizzie e Darcy, ma è lo stesso.
No, eh?
Okay, se non mi
va neanche di leggere sono fottuta. Vuol dire che c’è davvero qualcosa che non va. Io per leggere ho
sempre, sempre avuto una passione. Leggo di tutto: dagli horror ai gialli, dai
libri antireligiosi a quelli politici, fino a quelli filosofici a quelli più
leggeri… Anche se i miei preferiti sono i classici. Ne ho una marea.
Io leggo sempre.
In media due ore al giorno. Ogni scusa è buona per
leggere.
Quindi perché, perché non mi va di leggere?!
Una risata
attira la mia attenzione; poso Orgoglio
e Pregiudizio con cautela,
lì, sulla panchina, mi guardo intorno. E resto di
sasso.
Miss biondona è lì, ha rovesciato la testa indietro e sta
ridendo, ed è con… - vaffanculovaffanculovaffanculo
– beh, se sono sfigata, con chi poteva essere?
Kai è con lì, e sorride pure, l’idiota.
Ora, io voglio
sapere delle piccole cosette di poco conto:
- quando sono
usciti;
- perché
sono insieme;
- di cosa
stanno ridendo;
- e perché
diamine non stanno a quaranta chilometri di distanza l’uno dall’altra!
Robetta tanto
per farmi gli affari miei, insomma.
Ommerda, stanno arrivando. Me ne devo andare, me ne devo andare, me ne devo andare.
Se c’è un Dio,
lassù, fa’ che non mi saluti, fa’ che non mi saluti, fa’ che non mi saluti-
“Hilary.”
Poi si lamentano
che sono atea.
Mi volto
lentamente, cercando di non assumere la posizione pesce-palla, ossia gonfiare
le guancie mostrando tutto il mio disappunto.
Kai è davanti a me, l’aria un po’ spaesata nel vedermi, e
miss biondona, facendomi venire un infarto, si avvinghia al suo braccio.
Maledetta.
Assumo la
colorazione di un’aragosta lampadata, ma ho ancora un’orgoglio.
Infatti la borsa mi cade, e proprio sul piede, facendomi
ripassare il vangelo proprio dinnanzi a loro, che mi guardano sbigottiti.
Beh, due
parolacce fanno questo effetto? Tzé.
Raccolgo il
tutto, e quando rialzo lo sguardo mi accorgo che miss
chioma dorata ha gli occhi viola.
Lei e Kai avranno dei bambini bellissimi dagli occhi viola.
Buuuuh, che ingiustizia!
“Hilary, ci
tenevo a presentarti Katya.”
Okay, perché
devono esserci al mondo ragazze in grado di farti sentire una merda?
E’ altissima,
bellissima, vestita all’ultima moda, con tacchi a spillo e reggiseno con coppe
a piramide molto aggressive; ha le labbra atteggiate a piccolo broncio e due
occhi che ti trapassano.
Le ho sorriso,
ma in realtà avrei tanto voluto salirle sopra i piedi
con i rollerblades. “E’ la mia…”
Alt! Non voglio
sentirmi dire che è la sua fidanzata ufficiale ora ritrovata, tante grazie!
“Devo andare.”
farnetico. E, prima che possa dire alcunché, corro
verso l’ingresso dell’hotel.
Al diavolo, se non posso avere un suicidio come si deve,
seguirò l’esempio di tutti i film americani che conosco: mi rimpinzerò di
gelato.
E di cioccolato e schifezze varie.
Oh, cibo, sono pronta.
Irretiscimi, stordiscimi, fammi cadere tra le tue benefiche
spire e non farmi tornare più a galla.
Voglio farmi di gelato, panna, cioccolata e noccioline
contemporaneamente.
E voglio essere ricoverata al pronto soccorso per una
lavanda gastrica da colesterolo improvviso.
Kai e tetteapunta stanno insieme. Vivranno felici
e contenti con una marea di bambini con gli occhi viola e
io sarò sola.
Dimenticata.
Morirò giovane.
Ormai lo so, perché sono una di quelle che si fa talmente tante seghe mentali che, figuratevi, sono
arrivata all’età di diciotto anni meravigliandomi del fatto che il mio cervello
non abbia fatto armi e bagagli sloggiando dalla mia testa.
Una volta ho pure fatto un test: è contento il tuo cervello di
stare nella tua testa? Il risultato è no.
Takao ha commentato dicendo che soltanto io potevo fare un test
così stupido, ma va beh.
Bussano alla porta.
Uno dice che vuol stare da solo e per tutta risposta ti
vengono a disturbare. Tipico.
“E’ aperto.” mugugno, prendendo un’ampia cucchiaiata di
gelato e lasciando penzolare il cucchiaio dalla mia bocca.
E’ così che mi
vede lui.
Shorts di jeans,
canotta fucsia, cucchiaio infilato in bocca, io che comincio a tossire non
appena lo vedo.
Terra, inghiottimi.
Mi porge un
bicchiere d’acqua, il
cavaliere, e io lo trangugio in un istante,
chiedendomi a) che diamine ci faccia qui; b) perché debba avere un culo così
bello; c) dove abbia lasciato la biondona.
“Ciao.”
biascico, fissando un punto dietro di lui. “Pensavo fosse Mao.”
“Sei scappata,
prima.”
Subito dritto al
punto, eh?
“Avevo da fare.”
Affogare i miei dispiaceri nel cibo, per inciso.
Mi guarda come
se volesse perforarmi con lo sguardo, e mi fa rabbrividire. “Mi
scappi sempre, Hilary… Mi sfuggi. Ho fatto qualcosa
che non va?”
Sì. Perché mi
hai fatto innamorare di te? Eh? Eh? Eh?
Arrossisco. Ormai
è diventato un must. “No, non ci fare caso, mi starà
venendo la menopausa… Ho un comportamento strano con tutti… Picchio Takao, brontolo con il professore, con te ho preso ad evitarti, anzi ti è andata bene, direi…”
Accenna ad un sorriso, e il mio cuore saltella. “Ma
non mi piace.” i suoi occhi hanno un guizzo.
“Piacerà a Katya.” non posso fare a meno di replicare, evitando il suo
sguardo.
Lui inarca le sopracciglia. “Katya? Ma se voleva conoscerti.”
Eh?
Okay, qualcosa non torna. Perché biondona
avrebbe voluto conoscere proprio me?
Che ho di speciale?
“Perché?”
“E’ arrivata dalla Francia per me. E’ stato un grande shock
capire di essere… Legati.
Abbiamo parlato ieri e tutta la notte. Ma ritrovare lei è stato come… Ritrovare
un’altra parte di me.”
Non lo sentivo parlare così tanto
da quando non diede dell’idiota a Takao sproloquiando
in dieci lingue diverse.
Okay, questi due
sono fidanzati dalla nascita, ora si sono ritrovati e si sposano. Ma perché viene a dirlo a me?
A meno che non ha capito ciò che provo e vuole dirmelo per
correttezza…
Cielo, che
imbarazzo…
“Senti, non ti
devi scusare, ho capito.” faccio, guardando da un’altra parte. “Auguri per
tutto.”
Lui non si
muove. “Che cosa hai capito?”
“Tu e lei siete
come Renzo e Lucia dei Promessi Sposi, ora vi siete ritrovati, e vi sposerete.
No?”
Sentirlo ridere
mi scalda il cuore e insieme mi imbarazza.
Perché ride
sempre quando ci sono io di mezzo?
“Sei
incredibile.” il suo sguardo è dolce, e sento un brivido lungo la schiena. “Katya è mia sorella.”
Ah.
L’avevo capito, io, cosa credevate?
“Avete gli
stessi occhi.” sussurro, come una scema, prendendo la testa tra le mani, e lui
annuisce.
“Volevo
presentartela perché ci teneva. Sai, dopo ore passate a parlare di noi, non ne
poteva più di sentir parlare di beyblade e di una
certa Hilary.”
Alzo la testa di
scatto, troppo di scatto, perché lui si era
avvicinato a me e la botta è bella forte.
Il suono della
sua risata è bellissimo, e mi accorgo che mischiata alla mia fa un altro
effetto: ridere insieme è come galleggiare, star sospesi in aria, vibrare…
“Pasticciona.”
sussurra, prendendomi per gli avambracci.
“Solo quando ci
sei tu di mezzo.” ribatto, prima di ricambiare il suo
bacio. Ed è meraviglioso, favoloso, fantastico, assolutamente-
La porta si spalanca di botto, e saltiamo in aria,
imbarazzati. Takao è davanti a noi, con un sacchetto
di patatine in mano e ci guarda come fossimo due labrador in tutù.
“Uuuuuh! Aspetta che lo vada a raccontare in
giro!” ulula, prima di chiudere la porta.
Io. Lo. Uccido.
Mi volto a fissare Kai, che
sorride – com’è che da un po’ di tempo non sa fare altro? – e scrolla le
spalle.
“Sarebbe stato di dominio pubblico, prima
o poi.” mi assicura.
Uau, ma questo vuol dire che stiamo insieme! Io sono la ragazza di quel figo chiappesode di Kai Hiwatari!
Okay, a questo punto posso pure morire felice.
Mia madre avrebbe detto: Cos’è
che hai imparato da tutto ciò, cara?
Poche, banali cose:
- Chiedere consigli agli amici, poi
fare sempre di testa tua se non ti convincono;
- Non sempre la fatalona abbarbicata
al braccio del tuo quasi lui è la sua promessa sposa;
E poi comprare chili di gelato, merendine, roba varia.
Il cibo è sempre il cibo e vi
consolerà sempre.
Però sapete cosa? Tornassi indietro rifarei tutto.
Ogni figura di merda, ogni passo che mi ha concesso di arrivare fino a qui.
No, non ho ingoiato la Treccani.
Rifarei tutto.
Le scale e gli ascensori li eviterei, però.
Fine.
Una fan fiction assolutamente senza pretese e scritta in
due giorni. O.o
Ho notato che è la prima volta che faccio innamorare prima
Hilary e successivamente lui si dichiara perché, da
femminista quale sono, sono sempre stata contro le classiche fanfic dove era lei che moriva dietro lui e poi lui si
accorgeva di lei. xD
Però, ahimè, la realtà è questa. E ci sono passata anche io.
Le brutte figure sono autobiografiche. u____u
Spero comunque che la fanfic sia
riuscita quantomeno ad addolcirvi la giornata in attesa dell’aggiornamento di “Russie Mon Amour”, che avverrà verso Lunedì.
Comunque, vado e… Boh, fatemi sapere. O_______O