Lo Strano Caso
della Famiglia Nara
Conosco
Shikamaru da quando ero bambina. Era sempre stato un
tipo silenzioso,ma quelle poche parole che diceva erano
brillanti e ricche di significato. Non era mai successo che smettesse di
parlare, neanche quando teneva il broncio se offeso.
Era un ragazzino poco vivace, sveglio ma insonnolito tutte le ore del giorno e
sorrideva di rado. Amava starsene in silenzio a contemplare il cielo.
Ma
mai,ripeto, aveva smesso di parlare.
Shikamaru
faceva parte di una famiglia di nobile discendenza: apparteneva al clan Nara,
proprietario di un grande territorio nel quale era
accudita una mandria di renne. La madre di Shikamaru era una donna energica e
vigorosa, riusciva a tener testa ai due uomini, svogliati di natura, della sua piccola
famiglia.
Conosco
Shikamaru da quando ero bambina per via dei nostri
padri.
Mio
padre ed il suo erano legati da una solida amicizia nata ai tempi di quando erano ancora semplici jenin.
Essi insieme al padre del mio amico Choji avevano
creato il famoso trio Ino-Shika-Cho, che io,Shikamaru e Choji tenevamo vivo fino
a poco tempo fa,
prima che Shikamaru se ne andasse.
Mi
sono sempre chiesta che cosa frullasse nella sua testa di tanto in tanto,
quando durante gli allenamenti guardava l’orizzonte
con quello sguardo vitreo e freddo. Quando gli chiedevo
a cosa pensasse egli non sapeva mai darmi una risposta, mi guardava con
disinteresse e borbottava un “niente” e si riimmergeva
in chissà quali pensieri.
Capii
che in lui c’era qualcosa di strano poco dopo la morte del nostro maestro,
quando cominciò a dimagrire e ad impallidire giorno per giorno.
Mi
chiedevo spesso che cosa pensasse, ma nessuno sapeva darmi una risposta.
Parlandone
con Choji arrivammo alla conclusione che fosse per via di Asuma-sensei, al
quale Shikamaru era stato molto legato. Era probabilmente caduto in depressione
per via della sua scomparsa e non riusciva a darsi pace.
Poco
tempo dopo il trio Ino-Shika-Cho era partito alla
vendetta del nostro maestro, ed aveva,con l’aiuto del
maestro Kakashi, eliminato colui che ci aveva privato
della presenza di una persona tanto buona e saggia come il maestro Asuma.
Credevo
che, dopo essersi tolto un tale peso da cuore,Shikamaru
sarebbe stato meglio, avrebbe ripreso colorito ed avrebbe smesso di fumare.
Shikamaru
però,qualche anno dopo, se ne andò.
Mi
domandai tante volte che cosa avrei potuto fare per aiutarlo,ma
mai avevo osato fare qualcosa. Le risposte alle mie domande erano troppe
rispetto a quello che avrei voluto sapere.
Shikamaru
continuò gli allenamenti con noi, senza mai mancare, ma lo si
vedeva spesso girovagare senza meta per vie di Konoha. Choji
e Shikamaru erano amici da tanto tempo, da prima che io e lui ci conoscessimo. Si erano incontrati un pomeriggio anni fa,
giocando in un vialetto con altri bambini. Choji era
molto timido e Shikamaru l’aveva preso con sé, insegnandogli ad accettarsi e a
non vergognarsi di come si è.
Shikamaru infatti non si era mai vergognato di se stesso, anzi si
poteva dire che sotto questo punto di vista rasentava la presunzione, ma io
l’ho sempre invidiato per questa sua qualità.
Egli
era solitario e perciò indifferente alle persone.
E Shikamaru non era mai importato
degli altri.
Quando
io,lui e Choji finimmo nella
stessa squadra, mi sentii presa in ostaggio da due casi umani. Mi sentii subito
esclusa dalla loro particolare intesa che io, in
quanto ragazza, non avrei mai potuto eguagliare con nessuno dei due. Anche ora
che Shikamaru non c’è più, sento che è comunque più
lontano da me che da Choji, e la cosa mi scatena un
forte senso di rimpianto.
Avrei
voluto conoscere meglio Shikamaru per poterlo cercare e ritrovare, ora che è
scappato via in qualche posto lontano. La scomparsa di Shikamaru fu una cosa
che colpii tutti, perfino quelle persone che ne erano
sempre state disinteressate.
L’intera
famiglia Nara scomparve, accadde nel giro di qualche
mese. Uno ad uno i componenti dei quella piccola
famiglia crearono scalpore nel villaggio della foglia scioccando l’opinione
pubblica e facendo impallidire anche coloro che non li conoscevano affatto.
La
prima ad andarsene fu Yoshino, volando sui tetti e
fuggendo lungo il tramonto.
Aveva
lasciato una lettera dove chiedeva scusa al figlio e gli faceva promettere di
non essere mai debole quanto lo era stata lei.
Lo
chiamarono suicidio, ma io non credo a queste cose.
Credo
invece che avesse deciso di andare in quel posto
segreto nel quale Shikamaru e il padre decisero di andare poco dopo, alla
ricerca di chissà quale fortuna.
Shikamaru
cominciò ad andarsene alla morte della madre. Lo si
vedeva sempre più spesso fuori casa, rintanarsi in qualche cunicolo e stare lì
a fumare e a piangere. Provai diverse volte ad avvicinarmi a lui, per fargli
sentire che ero vicina, che poteva contare su di me, ma lui non mi aveva mai
risposto, non mi aveva nemmeno mai guardata in volto,come
se non mi avesse riconosciuto.
Qualche
tempo dopo la scomparsa di Yoshino venni
a sapere da Sakura, durante una delle nostre lezioni di medicina dalla Hokage, che Shikamaru aveva cominciato a prendere delle
pastiglie per essere felice. Tsunade-sama l’aveva accolto
una di quelle sere nelle quali errava per il villaggio e lo aveva guardato in
volto.
L’Hokage gli aveva subito prescritto dei medicinali che lo rendessero un po’ più vivo di quello che era. Aveva delle
pesanti occhiaie intorno agli occhi ed era magro e pallido come un cadavere.
Le
pastiglie di Tsunade-sama sembrarono
funzionare per qualche tempo, finchè dalle analisi al
corpo di Yoshino non vennero fuori dei dati
sconcertanti.
Yoshino era incinta.
Il
giorno stesso in cui la notizia giunse al sapere dei due
Nara accadde la strage.
Shikaku e Shikamaru se
ne andarono quasi simultaneamente.
Sono
certa che però il primo ad andarsene fu Shikamaru.
Mio
padre odia Shikamaru per quello che ha fatto e credo che mai riuscirà a
perdonarlo. Inochi è il tipo di persona che non
riesce ad essere indifferente a fatti del genere, soprattutto se si tratta
della morte di un amico.
Trovarono
Shikamaru in cucina col volto insanguinato. Era ferito in viso e sembrava potesse annegare nel suo stesso sangue. Shikaku
era riversato su un fianco, vicino al figlio, morto ed inzuppato di porpora.
Quando gli agenti dell’ordine entrarono in casa, chiamati da qualche vicino
sospettoso, Shikamaru stava fissando il vuoto, perso
in quel mondo lontano al quale non mi era mai stato premesso di accedere.
La
voce di Shikamaru scomparve in quel momento insieme ai suoi occhi neri annegati
di sangue.
Lo
portarono dall’Hokage, sicuri che si trattasse di omicidio colposo, ma al momento dell’interrogatorio non
ci fu verso di fargli aprir bocca.
“perché?”,gli avevano chiesto uno dopo l’altro gli agenti e lui non
aveva mai risposto, cosi come non aveva mai risposto a me.
Tentarono
di farlo parlare minacciandolo ma lui non aveva
nemmeno alzato lo sguardo. Shikamaru fissava il vuoto esattamente come lo fissa ora, in carcere. Tsunade-sama
ci provò per qualche giorno, poiché, conoscendo Shikamaru, non poteva credere
ad un gesto del genere da parte sua senza che vi fosse uno straccio di
motivazione, ma dovette arrendersi e consegnarlo alla giustizia.
Non
vi fu alcun processo, poiché Shikamaru non si preoccupò di chiamar un avvocato,anzi, non si preoccupò affatto di nulla dopo quel giorno. Venne sbattuto in carcere ma dopo nemmeno due settimane
venne spostato nella sezione riservata ai casi psichiatrici, dato che non
parlava e non sembrava interagire con il mondo che lo circondava. Il suo essere
più morto che vivo lo aveva cacciato in troppi guai in
carcere e il suo trasferimento credo sia stata una delle poche cose positive
che gli siano capitate.
Tsunade-sama, preoccupata
per la sua condizione psichica, chiese a me e a Choji
di andare a trovare Shikamaru per cercar di farlo parlare, nella speranza che
questo mistero venisse una volta per tutte risolto.
Io
non andai.
Il
mistero della famiglia Nara fu nelle bocche di tutti per delle settimane. Chi ad interrogarsi sulla vicenda, chi ad interrogarsi sul movente.
Quando si venne a sapere che Yoshino si era suicidata con in grembo un embrione vivo del quale aveva
probabilmente appena scoperto l’esistenza, il vociferare a Konoha si
intensificò al punto da essere soffocante. I moventi ipotizzati che poteva avere Shikamaru erano pochi e poco credibili. L’Hokage però,armata di Sakura
Haruno, aveva deciso di scavare a fondo di quella storia tanto fitta e misteriosa,
nonostante la colpevolezza di Shikamaru fosse certa. Erano decise a non darsi
per vinte.
La
scoperta più terrificante che fecero mi venne riferita
pochi giorni fa ed ancora adesso fatico a crederci. Il bambino nel grembo di Yoshino non sarebbe stato di Shikaku.
Questa
scoperta in poco tempo scatenò altre ipotesi.
Ero
in un corridoio di bianco spento, pieno di gabbie come ne ho
viste solo allo zoo. Ero accompagnata da Sakura e Tsunade-sama.
Superammo veloce una cella,poi un'altra con fretta. “ecco”
ci indicò la porta una donna che aveva tra le braccia
una cartellina azzurra.
Era
passato più di un mese dall’ultima volta che l’avevo
visto. Era accucciato in un angolo, abbracciandosi una gamba
mentre l’altra era distesa sul pavimento ghiacciato. Era voltato verso
una parete e non ci degnava di uno sguardo. Sakura sussurrò il suo nome,per chiamarlo, come se dicesse una parolaccia.
Mi innervosì quel nome, non credevo
gli appartenesse più ormai.
Ormai
Shikamaru era sparito insieme alla sua voce.
“Shikamaru
voltati, guardaci un momento”, lui fece un cenno con capo e finalmente decise
di girarsi.
Come
mi fu possibile vedere il suo viso mi accorsi che non era come lo ricordavo.
Era
più magro, spento, e solcato in volto dalle stesse cicatrici che aveva il padre.
Sakura
prese coraggio e gli disse che cosa avevano scoperto e
che la versione dei fatti era cambiata e
che, con la sua collaborazione, c’era la possibilità di scagionarlo.
Shikaku dopo aver
scoperto l’adulterio, aveva costretto Yoshino ad
uccidersi e Shikamaru, aveva ucciso il padre preso
dall’ira. L’ipotesi reggeva e poteva essere rinforzata dalla versione di
Shikamaru, che però non aveva alcuna intenzione di
parlare.
“Shikamaru
per favore..”
Pochi
giorni dopo fui chiamata dall’Hokage, che urgeva di vedermi.
Mi disse che c’erano stati dei disagi nel reparto
psichiatrico del carcere,poiché Shikamaru non si lasciava toccare da nessuno.
Mi
chiese di raggiungerlo e di farlo ragionare, ma io non ne
me la sentivo.
Tsunade-sama allora mi ci
accompagnò, e ritrovammo la stessa donna con la cartellina azzurra. “il
soggetto si rifiuta di lavarsi” mi disse.
Arrivati
davanti alla cella la donna si voltò per guardarci e parlò con tono grave
“abbiamo provato a svestirlo ma non vuole essere
toccato, se non riuscite a convincerlo saremo costretti ad usare la forza
oppure a mandarlo nelle docce comuni con i vestiti”. Aprì la grata lasciandoci
entrare indicando il ragazzo che sembrava fosse rimasto in quella stessa
posizione dall’ultima volta che ero passata a
trovarlo. “Shikamaru cerca di collaborare” l’Hokage
gli si era avvicinata cauta e gli aveva sfiorato una spalla. Non si era mosso,
non aveva praticamente fatto caso al suo tocco.
Tsunade-sama l’aveva
stretto dalle spalle e lo aveva sollevato da terra, come se si trattasse di un
pupazzo. Egli non diede segni di vita,come se fosse
ipnotizzato. Lo stese sul letto e lo guardo negli
occhi vitrei e spalancati, neri ma spenti. “che cos’ha?” chiesi io,ingenua.
L’Hokage non mi aveva risposta ma
aveva cominciato a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa.
Doveva
essere qualcosa di piccolo perché lo stava cercando anche nei posti più
improbabili:nella rete sotto il materasso, nelle gambe
del letto. Andò perfino a vedere nel cesso, lì affianco.
Infilò
la mano dietro il gabinetto,nella cavità concava nel
retro, dove passano i tubi di scarico. Lì Tsunade-sama
trovò quello che cercava.
Appena
Shikamaru stette meglio Tsunade-sama si preoccupò di
convincerlo a svestirsi, chiedendogli più volte perché non lo facesse. Aveva
cercato di convincerlo promettendogli che non avrebbe dovuto spogliarsi del
tutto,ma che poteva tenere la biancheria se lo
desiderava e se era quello il motivo della sua opposizione. Shikamaru non aveva
risposto ed ancora si era rifiutato.
L’Hokage sconsolata decise di tornare con me in ufficio,
ormai entrambe rassegnate all’idea di poter far qualcosa per lui.
Chiesi
a Tsunade-sama che cosa stesse
cercando nella camera di Shikamaru ma lei non volle rispondermi. Nessuno in
quel periodo aveva risposte da darmi.
Sakura
Haruno,mandata da Tsunade,
andò spesso a trovare Shikamaru. Io ne parlai con Choji,
ed egli come me non ci stava capendo un granché della situazione.
Decidemmo
entrambi di chiedere ai nostri genitori, che forse avrebbero saputo spiegarci
meglio ciò che stava succedendo. Mio padre non era più così arrabbiato con
Shikamaru come lo era un tempo, perciò cercai in lui quelle risposte che
nessuno mi aveva ancora dato.
Gli
chiesi tutto ciò che volevo sapere, e solo in parte quelle iridi azzurre
identiche alle mie furono in grado di soddisfare la mia brama di conoscenza.
“hanno
scoperto che probabilmente Shikaku picchiava il
figlio da chissà quanto tempo, e non sanno se le violenze
siano state solo di quel genere” mi disse in breve, senza darmi altre
spiegazioni.
Quella
rivelazione era stata data dal corpo di Shikamaru, che lui aveva cercato di
tener nascosto fino a quel momento e che era deciso a non mostrare a nessuno. Erano
riusciti a spogliarlo solo con la forza e videro il testamento di Shikaku, lividi più o meno vecchi
di ogni genere e forma, distribuiti a macchiarne la pelle limpida.
Il
mistero della famiglia Nara si fece ancora più misterioso con l’avanzare di nuove ipotesi. Ciò che rendeva il tutto ancora più complicato era Shikamaru, che si rifiutava di rispondere a
qualsiasi domanda. Sarebbe stato tutto molto più semplice se a difendersi fosse
stato l’imputato stesso invece che altri che non sapevano in principio nulla
dell’accaduto.
Sakura
aveva deciso di fare ricerche più approfondite sulla
morte di Yoshino. Andò perfino della residenza dei Nara, ormai disabitata. La casa era ancora segnalata
come scena del crimine e sul pavimento della cucina c’era ancora il sangue
secco si Shikaku mischiato a
quello del volto di Shikamaru.
NOTE DELL’AUTORE:
impressioni?ipotesi?si
accetta qualunque tipo di commento.
Al prossimo episodio.
Alex