growing
-...oh.
-
Forse fu la parola
più dolce
che disse nella sua vita o forse fu la delusione più grande
che
gli si stava parando davanti.
Non sapeva dirlo con certezza:
al momento era tutt'altro che lucido.
Lui padre. Cosa? Un attimo.
Lui?
-
Non
è
possibile, io non
sarò mai un padre. C'è... c'è chi
nasce
per fare il
padre e c'è chi nasce per cazzeggiare fino alla morte. Io so
benissimo in che parte mi colloco. E' un gigantesco errore e l'unico
che ne soffrirà sarà quel... feto. Devo uscire da
qui. -
Con la mente che non
funzionava
più e il cuore che gli si era gonfiato di sensi di colpa,
uscì. Lontano dalla sua nuova compagna, lontano dal suo gigantesco errore.
Quei giorni passati
lentamente,
simili al verme che si cibava della sua logora coscienza con
meticolosità, furono i momenti che avrebbe impresso per
sempre
sulla sua pelle. O sotto la sua pelle. Più di qualsiasi
altra
cosa gli fosse mai accaduta.
Tutte le sue glorie passate gli corsero davanti
agli occhi con il viso dipinto di scherno, per prendersi gioco di lui;
Le paranoie che
l'avevano ospitato
per tanto tempo, tornarono a riprendersi il loro merito e lui si
sentiva come dentro una bolla di ferro.
Non respirava. Non respirava più da giorni e aveva
dimenticato come si faceva.
Quello che aveva vissuto fino ad allora, gli sembrò lontano,
perso e stupido. La sola idea di quel bambino che ancora doveva
formarsi, gli sembrò una cosa talmente insormontabile per
lui,
che sollevare una montagna, probabilmente, sarebbe stato più
facile.
L'avrebbe preferito, piuttosto che condannare un innocente ad amarlo;
sarebbe finito come tutte le altre cose: con le mani e il cuore
scottato.
E lui quanto meschino ed egoista si sarebbe ancora rivelato?
Sta guardando il soffitto, senza davvero vederlo, la testa appoggiata
allo schienale del divano. L'unica posizione che vorrebbe prendere,
adesso.
Come la cosa più naturale del mondo o forse la
più banale, Chris e Dom sono con lui: 'I Muse, coloro che ispirano
vite su vite.'
In quella stanza che profumava
di progetti, che profuma ancora di loro.
A volte le migliori parole si sintetizzano in un unica sola magia:
silenzio. Cosa c'è di meglio del silenzio?
- La musica.
Ma non è questo il tempo.
Dom non l'ha ancora veramente guardato negli occhi: teme di perdere
quello che conosce di lui, quello che ha imparato a sopportare per
lunghi anni e che poi ha scoperto calzargli alla perfezione.
Chris non fa altro che cercare di nascondere un sorriso, dietro gli
occhi. Emana soddisfazione dai suoi pollici, che si muovono
su e
giù sulle mani intrecciate; dalle rughe che iniziano a
nascere,
persino.
- Chris, mi stai facendo venir voglia di rottamarmi completamente.-
Mormora Matt, stanco.
Ignora la risata soffocata di Dom, che non ha smesso di giocherellare
con due bacchette trovate in giro. La testa bassa, in attesa.
- Non io, cazzo...- L'avrà ripetuto almeno cinque
volte, da quando loro sono lì. Ogni volta prima di sospirare.
- Perchè no? Senti mi fai finire, maledizione? -
Sbotta
irritato, il bassista, prima di riprendere. - A me sembra anche assurdo
che debba stare
qui a convincere un ultra trentenne come te, che è ora di
crescere. Potrei pure stare da tutt'altra parte, adesso, ma non ce la
faccio a vedere che ti mangi il cervello per una cosa talmente bella. -
- Ma... riesci a capacitartene? -
Si è mosso, Matt. Ha alzato la
testa dallo schienale e si tormenta le dita, faccia a faccia con Chris.
Non ce la fa, altrimenti.
- Io
padre?! Io non so fare il padre, cazzo! Non so badare a un bambino che
ha bisogno di cure, non so raccontargli le fiabe, non so consolarlo se
piange. Non ho mai preso un neonato in braccio, in vita mia. Potrei
farlo cadere, spappolargli il cervello o quello che è! Si
farebbe solo male con me. Non ci sarei mai, saremmo sempre lontani.
Voi... voi non mi capite. -
Si vede la disperazione di condannare suo figlio a un
futuro deludente, in fondo ai suoi occhi.
- Sai, Matt, con tutte le stronzate che hai detto non ci fai nulla.
Cosa
vorresti fare? Abbandonarlo al suo destino, forse? Io ho cinque
bambini, lontani da me per la maggior parte dell'anno. Sono
praticamente la mia vita, credi che davvero
non ti capisca? Lo dici davvero, dopo tutti questi anni? Le volte che
leggo loro qualche favola mi detesto perchè non ci sono
quasi
mai. E loro non fanno altro che abbracciarmi da quando mi sveglio fino
a notte fonda. E' così semplice. E' amore,
tutto qui. -
Lo dice con enfasi.
Lo sguardo di Chris non rivela inganni. E' limpido e sicuro della sua
teoria. 'Può
essere davvero tutto qui?' Si domanda Matt, gli occhi
sgranati per l'incredulità (o la disperazione?)
mentre si morde il labbro, perplesso.
- Io... non cambia poi molto. E... se gli faccio male? Se mi odiasse
perchè proprio io
sono suo padre? -
- Ma perchè dovrebbe odiarti? E' scritto da qualche parte?
E'
scritto che andrà tutto bene, forse? Gli farai male, Matt,
certo. Ma c'è una sola differenza: non lo faresti mai apposta. E poi
papà non si nasce, si impara con l'esperienza, gli errori e
le soddisfazioni. Devo davvero
dirtele, queste cose? -
Gli chiede, Chris, alzando gli occhi al cielo.
- Senti, ti renderai
conto che non potrai più fare a meno di lui quando inizierai
ad
accettare l'idea della sua esistenza. Quando inizierai ad amarlo
davvero, credimi. Non hai voglia di imparare ad amare
sul serio? -
Non risponde. Eppure ha senso. E' lui che non è pronto.
- Devi prenderti le tue responsabilità: avrai un figlio,
Matt. E'
ora che pensi a qualcun altro, oltre a te stesso. Dai, su. -
Quelle parole: avrai
un figlio.
- Congratulazioni, vecchio.- Gli dice Chris, allungando una mano sulla
sua spalla: è felice per lui, si vede, e non sa trattenersi.
Riesce persino a far
comparire il principio di un sorriso sul volto dell'amico che,
incredulo di
quel piccolo progresso, ne è quasi imbarazzato. Riacquista
colore, quasi.
Ma c'è qualcun altro che assiste alla scena, le bacchette
che danzano dolcemente tra le dita di una mano.
- Sai, io ho sempre pensato che, nell'eventualità,
saresti stata una schiappa come padre.-
Mormora Dom, guardandolo.
- Però ho sempre saputo che se a qualcuno di noi
due
sarebbe dovuto succedere... quello eri tu. Saresti un padre
più
responsabile di me, se non altro. Io... non ci riuscirei, credo. Amo
troppo la mia libertà... -
Con un'alzata di spalle e una leggera malinconia negli occhi, gli ha
sorriso. La sua sola
libertà, forse, non sarebbe mai riuscita a renderlo
del tutto felice.
E Matt l'ha capito. Guardandolo ha capito che non potrebbe mai cambiare
quello che è: quell'embrione
così immensamente insignificante,
ancora, presto in balia di cose più grandi e misteriose di
lui,
che dovrà imparare a proteggere con tutte le sue forze,
sarà il simbolo di quello che è.
Non potrebbe mai pensare di cambiare tutto e lasciare da solo Dom.
Non potrebbe permetterlo.
Ha capito che si è
compromesso, ormai, nel senso più positivo e spaventoso del
termine, come può esserlo un bambino che, quasi
misteriosamente, cresce e si forma.
Già lo ama,
come si amerebbe un pensiero impregnato di grandi interrogativi e
speranze.
- Sarà la tua canzone più bella... - Gli sussura
Dom,
con un sorriso.
- Sarà la mia canzone più bella. - Ripete Matt,
il
naso che gli pizzica leggermente; la convinzione che si fa strada nei
suoi occhi.
- Il tuo riff più spettacolare! - Urla Chris, le braccia al
cielo.
- Il mio riff più spettacolare, sì... -
Lo ripeterebbe all'infinito, forse, ma gli piace l'idea.
Quel verme che gli logorava la coscienza sembra abbastanza sazio, per
mangiare ancora.
Ormai sorride apertamente, Matt, mentre gli amici della sua vita gli
volano addosso, urlando la loro
vittoria.
' Già
lo ama. '
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