Fandom: Originale
Rating:
Arancione
Generi:
Introspettivo,
Mistero
Avvisi:
One
Shot.
Note: scritta
sulla scia dei racconti CreepyPasta.
E'
interamente frutto della mia fantasia....
...o
forse c'è qualcosa di reale?
Capelli
bianchi.
Avete
presente la sensazione di rigidità, di
impossibilità di muoversi quando, svegliato in un momento
particolare del dormiveglia, sei cosciente di essere sveglio ma il tuo
corpo non risponde agli istinti nervosi?
Tenetelo
a mente per qualche minuto, giusto il tempo di farvi raccontare una
storia.
Qualche
anno fa, in una fredda giornata di dicembre, accompagnai mia madre a
impacchettare gli ultimi oggetti che avevamo lasciato nella vecchia
casa, quella in cui ero vissuta per tutta la mia vita fino a quando,
appena l'estate prima, avevamo deciso di trasferisci.
Non
avendo trovato nessun inquilino o acquirente, decidemmo di portare
nella nuova abitazione solo gli oggetti e i mobili che ci sarebbero
stati utili, lasciando una buona parte di cianfrusaglie nella loro
posizione originale, solo fino a quando non avremmo venduto la casa.
Quel
giorno, mamma mi aveva detto che a Febbraio ci sarebbe stato il cambio
di proprietà, quindi era ora di andare a sistemare qualche
vecchio "conto in sospeso".
Forse,
se fossi stata più grande, non avrei tenuto conto di quel
modo di dire, ma visto che non riuscivo ad applicare il significato
dell'affermazione ad una semplice opera di sgombramento ci pensai per
l'intero tragitto in macchina.
Arrivati
a destinazione, mi tenni leggermente dietro a mia madre che apriva quel
portone che io conoscevo così bene, facendomi entrare
ricordandomi, come se ce ne fosse bisogno, di non inciampare nel
gradino.
Tutto
intorno a me era buio ed io ero sola, perché mamma era
andata ad accendere l'impianto elettrico. Un secondo dopo la sentii
tornare e con lei le luci piano piano si accendevano.
"La
lampadina della cucina era fulminata e non ce ne siamo accorti. Poco
male, oggi tanto lavoreremo in soffitta."
Così
dicendo si avviò verso le scale che portavano al secondo
piano, senza aspettarmi.
Quando
fummo sul pianerottolo di esso, aspettando che mamma agganciasse il
filo che faceva aprire la "botola" per entrare in soffitta, io mi
guardai intorno, in cerca di qualche segno familiare.
A
destra c'era il corridoio, dal punto in cui mi trovavo non potevo
vedere la porta della camera che condividevo con mia sorella, ma me la
immaginai mentalmente, come se mi potessi trovare lì, ancora
una volta.
Un
rumore secco mi fece voltare: mia madre aveva fatto scendere la scala e
mi guardava sorridendo.
"Dai,
sali."
Aiutai
mia madre a riempire scatole su scatole per qualche ora, ma poi ci
ritrovammo entrambe sfinite e sdraiate per terra.
"Non
credevo che in casa ci fosse tutta questa roba. Se l'avessi saputo
saremmo venute di domenica, così ci sarebbe stato anche tuo
padre."
"Potevamo
portarci Sue."
"Andiamo
Meg, lo sai che tua sorella ha le prove di danza tutti i
giovedì, non polemizzare."
Mia
sorella Sue, che io sapevo non trovarsi a lezione di danza, era
più grande di me e, per qualche strana ragione, ho sempre
pensato che mia madre la preferisse.
Sbuffai,
quando mamma si alzò e si stiracchiò.
"Che
ne dici se ci facciamo una dormita? Tanto i letti sono fatti, purtroppo
non fa molto caldo ma possiamo sempre sdraiarci con i cappotti ancora
addosso!"
Mia
madre era anche una persona molto pigra.
Acconsentii
chiedendo se io, mentre lei dormiva, potevo giocare con le mie vecchie
bambole che avevo lasciato in camera mia.
Quando
mi trovai all'interno della camera, notai che il mio letto in
realtà non era fatto: il materasso giaceva sopra le doghe
del letto senza lenzuoli o coperte.
Poco
male, mi trovai a pensare, tanto non ho minimamente voglia di dormire.
Presi
le bambole da sopra il ripiano vicino al letto e comincia a giocare,
proprio come avevo fatto sino a sei mesi prima in quello stesso punto
della stanza.
Dopo
qualche minuto mi accorsi che il sonno si stava impossessando di me...
forse la noia e la solitudine mi avevano fatto venir voglia di dormire,
così decisi di sdraiarmi sul letto e, dopo pochi momenti, mi
addormentai.
Sognai,
sono sicura che, in quel piccolo lasso in cui dormii, sognai qualcosa
di nitido e uniforme, ma non sono mai riuscita a capire cosa stessi
vedendo.
Mi
ricordo delle voci, delle urla, mi ricordo dei capelli lunghi che
sembravano essere trasportati dal vento.
La
luce, mi ricordo la luce onnipresente che faceva da sfondo in una
campagna antica, in cui non vi era altro che natura e chiarore.
Ripensandoci
ora, quel sogno non doveva essere stato poi tanto male, ma non so per
quale motivo mi sveglai di soprassalto.
Vi
avevo detto di pensare a quel tipo di risveglio in cui, anche se si
è coscienti, il corpo non si muove e non vi è
modo per uscirne se non aspettare pazientemente che tutto il resto di
voi si svegli, piano piano.
Fu
in quel momento che la vidi.
Una
bambina, una bambina dai capelli bianchi e lunghi, una bambina che
avrà avuto più o meno la mia età era
sdraiata di fianco a me. Avevo gli occhi sbarrati dalla paura, come
poteva esserci una bambina nella mia stessa stanza quando ero sicura
che dentro quella casa non ci fosse nessuno?
Aveva
gli occhi azzurro cielo e uno strano sorriso sulla bocca.
Provavo
a muovermi, ma il mio corpo non rispondeva e non volevo assolutamente
distogliere lo sguardo dai suoi occhi, avevo paura di ciò
che sarebbe potuto succedere dopo.
Stranamente,
però, la sua visione mi provocò una reazione
strana.
All'improvviso,
senza nessuna ragione, mi venne voglia di scoppiare in una fragorosa
risata liberatoria.
Ridere, ridere, ridere... perché quel momento mi faceva
ridere? In realtà non ero assolutaente felice.
La
bambina rimase immobile per qualche secondo, poi portò un
dito alla bocca, come per dirmi di non emettere alcun suono... e
lentamente scomparve nel nulla.
Riacquisii
pieno possesso del mio corpo, ma la mia mente e i miei occhi erano come
paralizzati dalla paura. Non sentivo il desiderio di chiuderli,
né tanto meno di alzarmi ed andarmene.
La sensazione di ilarità era scomparsa insieme a quella
visione.
Sembrava
che tutto ciò che avessi fatto sino a quel momento si fosse
spezzato nel momento esatto in cui tutto ciò era successo.
E
così restai ferma, per un tempo che sembrava non finire mai.
Mia
madre entrò molto tempo dopo, anche se non sono sicura di
poterlo quantimizzare, sededosi sul mio letto e scrollandomi
leggermente.
"Meg,
svegliati, è tardi ormai, finiremo la prossima volta..."
La
sua voce era bassa e stanca, si sentiva che il riposo del pomeriggio
non l'aveva soddisfatta pienamente.
Con
una forza che non sapevo da dove provenisse decisi di alzarmi e di
tornare a casa con la mamma, con un unica differenza: se, quando ero
entrata, il mio sguardo si posava su tutti i punti ignoti che la mia
vecchia casa poteva offrire, al ritorno tenni bel salda la mano con
quella di mia madre, guardandomi i piedi e cercando di non inciampare.
Durante
il viaggio di ritorno, decisi di raccontare tutto a mia madre, che mi
guardò e si mise a ridere.
"Era
per questo che eri così spaventata? Sciocchina, il tuo
è stato un semplice incubo."
"Ma
non riuscivo a muovermi, mamma!"
"Succede"
disse lei "soprattutto durante il dormiveglia. Devi sapere che, prima
di cadere nel sonno profondo, il corpo fa in modo di bloccare tutti i
muscoli perché i sogni non interferiscano con il tuo
movimento naturale. Pensa se dovessi sognare di correre, sarebbe un bel
guaio se tu ti alzassi e cominciassi a muoverti per tutta la casa, non
ti pare? Beh, certo, ci sono anche persone che non hanno questo
meccanismo nel loro corpo, infatti si muovono durante il sonno... un
chiaro esempio è tua nonna: soffre di sonnambulismo."
"Ma
io ero sveglia!"
"Beh,
può darsi che tu ti sia effettivamente svegliata in quel
lasso di tempo in cui il tuo corpo si preparava al sonno e tu sia
rimasta bloccata... ma hai visto? Ti sei svegliata, no?"
"Sì..."
La
spiegazione di mia madre mi tranquillizzò da un lato ma non
mi convinceva pienamente: come mai non mi aveva parlato della bambina,
che secondo la sua spiegazione sarebbe dovuta essere un sogno?
Quella
sera, prima di andare a dormire, decisi che la paura non mi avrebbe
attanagliato il sonno e scesi in cucina per prendermi un bicchiere di
latte.
Prima
di entrare, però, sentii che i miei genitori discutevano
animatamente.
"Te
lo giuro, Richard" dicevo la mamma "mi ha descritto l'immagine di una
ragazzina esattamente identica a quella che aveva decritto Sue quella
volta!"
"Per
carità, non ti ci mettere anche tu! Sappiamo entrambi che i
fantasmi non esistono, in più Sue è una ragazza
molto fantasiosa, ogni volta che raccontava quella storia aggiungeva un
particolare in più..."
"Sue
è fantasiosa, ma Mag no. Mag, anche se è una
bambina, ha i piedi ancorati a terra. Come può aver
immaginato una bambina dai capelli bianchi, esattamente come la
descriveva Sue, se lei non gliene ha mai parlato?"
"Come
fai a dirlo? Vuoi dire che tra sorelle non ci si parla?"
"Sue
era terrorizzata quando le era accaduto, così terrorizzata
che non voleva nemmeno parlartene, voleva che te ne parlassi io
indirettamente..."
"Senti,
non lo so cosa è successo, va bene? So solo che hai fatto
bene a non alimentare le sue paure con stupide storie del passato, i
tuoi stupidi "conti in sospeso"."
"Ma
Richard..."
"Niente
"ma"! Cristo, ci mancava solamente che tu gli avessi detto che, da
piccola, rideva spesso durante la notte in direzione del nulla..."
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