PREMESSA.
Colpo di matto di
cinque minuti durante l’ora di psicologia, ricantando a mente la canzone “Vuoi
vedere che ti amo” di Grignani.
Spegni il telefono…E fai il miracolo
Scioglierti, aprire il tuo cuore a lei. Ci sarebbe voluta la
neve, una bufera, un uragano, oppure, meteorologia a parte, sarebbe bastato un
miracolo.
Un miracolo che avrebbe potuto compiere solo lei, con un
sorriso, uno sguardo, una parola in più.
E poi squilla il telefono, il suo telefono. Sa chi è il
mittente della chiamata ancor prima di dare un’occhiata al display. E lo sai
anche tu.
“E’ Guidi, che ti chiede di uscire, come ieri sera, come tutte
le sere. Ma tu gli dirai di no, stasera.”
“Come fai a saperlo?”
Perché conoscevi tutto di lei ormai. Come si dice? Vita,
morte e anche miracoli.
“Non rispondere”
Preghi quasi avvicinandoti a lei, alludendo al telefono che
non smetteva di squillare.
“Neppure tu allora alla mia domanda”
Perché non avete bisogno di parole, né di false ipocrisie.
E vi unite in un bacio voluto, desiderato, cercato e forse da
parte sua anche un po’ preteso.
“Ah Cristiana: mai nome più azzeccato”
Sussurri sulle sue labbra con un sorriso enigmatico,
chiamandola per nome non tanto per la magia del momento quanto per necessità di
copione.
“Perché sei una santa”
Ti affretti a spiegare davanti alla sua espressione confusa.
“Perché ti sopporto?”
“No, perché hai fatto un miracolo”