Sentiva
chiaramente.
Le
orecchie erano tese, all’erta.
Il
naso all’aria.
La
belva si avvicinava lentamente,
assaporando il terrore, palpabile, delle sue prede.
Nera
era e grande, enorme.
Cosa
avrebbe potuto fare lei, così
piccola e ancora spossata dal lungo parto?
Avrebbe
combattuto.
Sì,
avrebbe combattuto per proteggere
i suoi cuccioli.
Che
con tanta fatica aveva messo al
mondo.
Si
mise in posizione di attacco.
Digrignò
le zanne.
Testò
il terreno con le zampe.
Ormai
percepiva il suo odore.
Un
cane rognoso maleodorante.
Entrò
nella sua visuale.
Un
mostro, ecco cos’era.
I
peli ispidi irti sul dorso.
Le
zampe enormi.
Ma
soprattutto gli occhi.
Rossi
come il sangue.
La
madre tremò a quella vista.
Guardò
i cuccioli dietro di lei,
usciti dalla tana su incerte zampe.
Ce
l’avrebbe fatta.
Sì,
perché lei aveva qualcosa per cui
vivere.
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