L’angolo di
Calcifer, lo spirito del fuoco:
(E della malevolenza… Nd Sophie) All’autrice qualche tempo fa
è venuta la fissazione per un telefilm giapponese intitolato “La lotta senza
esclusione di colpi dei coniugi Sasaki”, che parla di una coppia di avvocati
che in ogni puntata si ritrovano ai ferri corti e minacciano di divorziare per
poi ritornare puccini puccetti alla fine. Ne consiglia la visione. Ma
all’autrice di solito piace roba molto brutta quindi non è che dovete farlo per
forza. Non bisogna averlo visto per capire cosa succede in questa storia, e se
lo si è visto non si deve temere di ritrovare le stesse identiche situazioni,
l’ha usato solo come spunto.
O almeno ha provato a farlo.
Visto che la mia coppia preferita sono Usagi e Mamoru ma a
raccontarli in chiave normale ci hanno già pensato la Takeuchi, gli autori
dell’anime e schiere di fan ben più bravi di lei, come al solito si tuffa come
un paperotto sulle loro controparti regali. Che hanno i vestiti più belli.
Auguriamo a tutti coloro che avranno la bontà di dare una
possibilità a questa storia una buona lettura.
LA LOTTA
SENZA ESCLUSIONE DI COLPI
DEI
CONIUGI TSUKINO
PER IL
DIVORZIO
*
(Tsukino Fusai no
Jingi Naki Tatakai)
PROLOGO:
Benché la cerimonia d’incoronazione dei sovrani fosse
ufficiosamente avvenuta parecchi anni prima, il processo per unificare la Terra
sotto l’illuminata reggenza di Neo Queen Serenity fu più lunga e
fondamentalmente più sofferta di quanto si potesse prevedere. A lungo i leader
delle nazioni più potenti e bellicose si erano opposti con veemenza alla cosa,
insinuando il sospetto e il dubbio che questi “stranieri” dotati di “misteriosi
poteri” potessero rivelarsi presenze se non ostili addirittura diaboliche il cui
scopo sarebbe stato quello di assoggettare la razza umana ai propri capricci.
Dimenticato il bene che le guerriere Sailor capeggiate dalla coraggiosa Sailor
Moon aveva fatto per loro, rimase solo la malignità umana. Si diffusero falsità
e maldicenze sui sovrani, rendendo pubblici persino i penosi risultati
scolastici della regina al grido di “Vogliamo veramente una sovrana
semi-analfabeta?”, e solo lunghi e pazienti negoziati permisero una risoluzione.
Trascorsero mesi che poi divennero anni.
All’età di 23 anni Neo Queen Serenity divenne a pieno titolo
regina della Terra.
Cominciò per il pianeta un periodo di pace e incredibile
prosperità che mai nessuno avrebbe potuto immaginare neppure nelle più sfrenate
fantasie. E di bocca in bocca tra il popolo riconoscente crebbe la leggenda
della regina dal cuore generoso e dall’incredibile bellezza la quale, segregata
nel suo inaccessibile palazzo di cristallo e nascosta agli occhi di tutti,
consacrava se stessa al benessere del proprio regno.
Del re Endymion invece si parlava poco e niente.
Si sapeva giusto che esisteva.
Non che questo al sovrano desse fastidio.
Schivo per natura, un po’ timido, non era mai stato un tipo
particolarmente bramoso di stare sotto i riflettori e la luce della ribalta la
lasciava volentieri alla sua sposa. Poi, come amava ripeterle certe volte
facendola arrossire e ridere in quella maniera così civettuola che tanto gli
piaceva, approvava molto di più che la gente passasse il tempo a parlare delle
gesta di un’affascinante e giovane regina dagli occhi azzurri che di un uomo.
Amava Serenity.
Più di quanto non amasse se stesso.
Vederla splendere come una stella, fiera e altera, potente
regina benevola amata dal suo popolo era per lui fonte di grande gioia e
orgoglio, eppure c’erano quelle volte in cui, del tutto inaspettatamente, veniva
colto da pensieri inopportuni e non poteva fare a meno di sentirsi un po’ un
accessorio da poco: un orpello della regina al pari del suo scettro o di una
borsa. Il consorte di rappresentanza, il pupazzo vestito a festa con poca o
nulla voce in capitolo sulle questioni di regno. Quello del resto era un dato di
fatto: la regina era Serenity.
A lei dovevano tutto.
A lei e al suo potente cristallo d’argento.
Per cui i cortigiani portavano alla regina Serenity i
documenti da firmare, i consiglieri discutevano con lei delle manovre di governo
più adatte o di come comportarsi nel caso in cui da qualche parte scoppiasse
qualche (raro e di piccola portata) conflitto. Neppure se egli avesse voluto
occuparsi per un qualche capriccio della gestione della casa avrebbe potuto fare
granché perché le domestiche e le cameriere tenevano in conto solo le
disposizioni della regina. A lui così non restava altro da fare che andare a
caccia o scrivere qualche lettera, e presenziare alle cerimonie ufficiose in cui
era richiesta la presenza di entrambi. E amarla.
Cosa che non richiedeva un grande sforzo.
Il potere non aveva reso Serenity arrogante o altezzosa, e
persino la devozione incondizionata della gente le aveva fatto dimenticare la
ragazzina dolce, generosa e un po’ sciocca che aveva conosciuto e di cui si era
innamorato. La regina era sempre più che felice di condividere col suo sposo
ogni suo pensiero, dalle frivolezze quotidiane alle questioni di regno: teneva
in grande considerazione ogni parola che usciva dalle labbra del re e non
capitava di rado che essa cambiasse idea uniformandosi a quello di lui, dal
momento che questi risultava quasi sempre obiettivamente più saggio e assennato.
Egli però non riusciva a non avvertire queste premure come concessioni fatte a
un bambino per non fargli fare capricci, e a volte diventava così frustrante…
- Usako, io cosa sono per questo regno?
Le parole gli erano uscite dalle labbra in maniera del tutto
inaspettata, tanto da sorprendere persino lui stesso. Era immerso nella lettura
ma il cervello non voleva saperne di andare oltre le prime frasi di un trattato
scientifico che normalmente avrebbe trovato elementare: la mente continuava a
masticare certi pensieri astrusi e inconsistenti finché quella frase non gli era
saltata fuori. Aveva rivolto alla regina uno sguardo attonito che lei aveva
ricambiato con un sorriso.
Abbandonato il balcone e la placida contemplazione delle luci
della sua amata città Serenity gli era venuta vicino e inginocchiatasi al suo
fianco aveva preso la sua mano tra le sue: Endymion le aveva sentite un po’
fredde a causa dell’aria della sera. Con la sinistra le aveva racchiuse entrambe
donandole il suo calore. Lei si era chinata posando le sue labbra sulla pelle un
po’ ruvida. Lui le aveva sentite piegarsi in un riso segreto, appena accennato.
- Che domande, Mamo-chan… - aveva sospirato con giocosa
rassegnazione. - Tu sei il re Endymion, sovrano della Terra. Sei la sua luce, la
sua forza. Sei la mia. – Poi aveva sollevato lo sguardo celato dietro le ciglia
color miele e l’aveva fissato negli occhi blu, salda e sicura, e le sue dita si
erano strette in una tacita preghiera attorno a quella di lui. – Senza di te,
senza il tuo potere, non avremmo tutto questo.
- Insomma – aveva concluso lui in sua vece – sarei un
generatore ideale.
Gli occhi assunsero un’espressione di muta perplessità.
La bocca si fece smorfia confusa.
- Esatto, amore.
Lui le aveva sorriso in maniera sghemba, un po’ amara. Usagi,
che non era mai stata una persona particolarmente amante dei libri e della
cultura, non si era mai interessata alle materie scolastiche e men che meno a
certe astrusità tecnico-scientifiche. Lui la conosceva bene, le leggeva in
faccia che non aveva la più pallida idea di cosa fosse un generatore ideale, ma
che non potesse ritenere il suo Mamo-chan meno che ideale.
Ma questo…
- Usako, questo a volte non mi basta.
La voce, uscita a fatica in un soffio stizzito, era risultata
roca e un po’ lamentevole. Si era sciolto dalla sua stretta e ignorando quegli
occhi che lo guardavano senza capire, sordo persino a quel sentirsi chiamare a
se con tanta disperata dolcezza dalla sua sposa, si era chiuso la porta delle
stanze da letto alle spalle e si era incamminato per la reggia. Avrebbe passato
fuori quella notte, a riflettere, e tra un pensiero e l'altro avrebbe cominciato a farsi strada la parola "divorzio".
*
Tsukino Fusai no Jingi Naki
Tatakai
Fine prologo
*
Il cantuccio di
Sophie: Innanzitutto
è doveroso fare le scuse alle lettrici di Sakura, io giuro che non lo faccio
apposta a lasciarla da parte quella storia ma è veramente complicata, c’è tutto
un gioco di flashback e presente che poi è passato che mi fa uscire pazza, e
questa mi è uscita in maniera più scorrevole e rilassante, mi ha fatta respirare
un po’, almeno questo prologo, spero che anche a leggerla non sia risultata una
pesantezza insostenibile. Sono cocciuta quindi finirò entrambe. Magari ecco,
sopportatemi un pochino. Sicuramente sarò
incorsa/incorrerò/incorro nelle solite libertà dell’artista, but no problem
it’s just fanfic (credo che me lo farò tatuare su una natica)! Coniugi Tsukino è voluto per un motivo che è facilmente intuibile, non correggetemi dicendo che il cognome di Mamoru è Chiba per favore! XD Ah, i generatori ideali ovviamente non esistono: sono generatori teorici che rifornirebbero di energia infinita e incalcolabile dal punto di vista della potenza.
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