WHO IS THE VICTIM?
WHO IS THE VICTIM?
Sono sveglio. Ma gli stimoli che ricevo dall’ambiente intorno a
me non sono quelli della rassicurante ed accogliente camera da letto di
Rita. Non sono sdraiato accanto a lei, ma su un duro e freddo tavolo.
Gli odori che mi arrivano alle narici sono forti, stantii e rivoltanti.
Fa freddo e l'umidità mi penetrana nelle ossa. Provo a muovermi, ma qualcosa mi avvolge completamente. Non
riesco a muovere neanche la testa.
Apro gli occhi. Mi trovo in una stanza poco illuminata da una luce che
sta esattamente sopra di me. Al soffitto sono stati fissati diversi
fogli di plastica, abbastanza grandi da arrivare fino al suolo coprendo
completamente le pareti. Sono legato ad un tavolo con del nylon e la
mia testa è fissata allo stesso tavolo nello stesso modo. Provo
nuovamente a muovermi. Niente.
Poi una voce tranquilla e monotona arriva da un angolo buio di quella stanza fredda e maleodorante:
-Dexter, finalmente.-
Brian! Non è possibile, non può essere Brian! Io ho
ucciso Brian! Io ho tagliato la gola a Brian! Io...ho ucciso mio fratello!
-Non puoi essere tu! Io ti ho ucciso!- rispondo a quella voce.
-Ma io sono qui. Evidentemente credevi di avermi ucciso, ma non è così.-
Sento i suoi passi calmi: si sta avvicinando. E’ di fianco a me.
Cerco di spostare la testa, almeno quanto basta per guardare in faccia
la persona che mi ha catturato: Brian.
-Non è possibile- la mia voce è insicura e riesco solo a sussurrare queste tre parole.
Brian si sposta dalla mia visuale, così riesco a mettere
faticosamente a fuoco la parete che era dietro di lui. E’
completamente ricoperta di foto.
Foto delle mie vittime.
Le riconosco. Una per una ricordo perfettamente i loro volti mentre mi
supplicavano di lasciarli andare, incapaci di capire cosa stesse
succedendo. Ricordo la storia di ognuno di loro ed il motivo per
cui li ho uccisi.
Ricordo l'esaltante sensazione di liberazione e
sollievo che invadeva il mio corpo ed il mio cervello quando il
coltello affondava nella loro carne come fosse burro. Ricordo il loro sangue riempire le pieghe del nylon che li
imprigionava ad un tavolo, lo stesso nylon che ora imprigiona me a
questo freddo tavolo di acciaio. Li ricordo perfettamente perché
provo la stessa sensazione di liberazione e sollievo tutte le volte che
apro la mia scatola dei vetrini. Passare il mio dito su di loro e
sentire il loro cristallino tintinnio mi fa rivivere ogni momento con immenso sollievo.
Mary, l'angelo della morte. E' stata la mia prima vittima. Non dovevo
farlo nel suo appartamento dove lei poteva avere un vantaggio su di me.
Ma ero inesperto allora, e lei era quasi riuscita a fermarmi, per
fortuna ero comunque più forte fisicamente. Prima di morire mi
disse che lo faceva per loro, le vittime, per alleviare le loro
sofferenze. Ho capito cosa volesse dire solo dopo molto tempo, quando
ho dovuto aiutare Camilla. Tuttavia sono convinto che la mia situazione
fosse totalmente diversa: Camilla aveva chiesto il mio aiuto, mentre le
persone che aveva ucciso Mary no. Mary era comunque un'assassina, rientrava nel codice e doveva essere fermata.
Mike Donovan. Era uno sporco pedofilo. Ci ho impiegato tre giorni per
ricomporre quei piccoli corpi straziati, dopo averli disseppelliti e
lui mi viene
a dire che quell'istinto è più forte di lui? Mi
faceva ribrezzo. Come mi hanno fatto ribrezzo tutti gli altri pedofili
che ho ammazzato. Quell'inetto di Nathan Marten, per esempio. Lui ha
avuto addirittura il
coraggio di negare, nonostante tutte quelle foto nel suo
computer...comprese quelle di Astor. Non
ho mai avuto rimorsi dopo aver ucciso la mia vittima, ma togliere di
mezzo
spazzatura come loro è impagabile.
Dr. Hemmet Meridian. Lui ha portato diverse donne al suicidio.
Loro si erano rivolte a lui per avere aiuto e lui le ha istigate al
suicidio, anzi le ha sottoposte ad un vero lavaggio del cervello che le
ha portate al suicidio. Prima induceva in loro una dipendenza da
anti-depressivi e poi glieli toglieva. Era un sadico, godeva
nell'assistere alla sofferenza di quelle donne e godeva nel sapersi
l'artefice della loro fine. Non avrebbe mai smesso e non sarebbe mai
stato scoperto. Lui era un vero psicopatico assassino. Tutte le persone
come lui sono psicopatiche assassine.
Lil' Chino. Nonostante fosse un delinquente come tanti, dovrei
ringraziarlo in realtà, perchè mi ha permesso di capire
che potevo ancora uccidere dopo...dopo mio fratello. Ce l'ho fatta solo
al terzo tentativo. La prima volta mi ha colto di sorpresa la sua
forza quasi sovrumana, la seconda non potevo affrontare in tutta
sicurezza lui e gli altri membri della banda. Dovevo utilizzare
l'astuzia. Così ho fatto e finalmente ho di nuovo provato
quello straordinario senso di libertà mentre affondavo il
coltello nel suo corpo.
Lila. Lila in qualche strano modo mi vedeva dentro. Aveva capito che ho
un lato oscuro che nascondo a tutti, tuttavia non ne era spaventata,
anzi uccidendo Doakes voleva proteggermi. Forse l’ho
eliminata anche
per questo: voleva scavarmi dentro, troppo a fondo e non potevo
permetterlo. Non posso permettere a nessuno di guardare dentro di me.
Il suo ultimo errore è stato minacciare Rita ed i bambini.
Oscar Prado. Oscar Prado è stata la prima vittima
che non rientrava nelle regole del codice.
Lui è stato l’unica vittima non calcolata. Per lui la
regola “resta vivo” è stata fatale. Accanto alla
foto di Oscar, c'è quella di suo fratello: Miguel Prado,
l’unica
persona, oltre Harry, ad aver mai conosciuto il mio segreto. Il suo
viso nella foto mi fissa sorridendo. Devo ammettere che è stato
bravo, mi ha ingannato fin dall’inizio con le sue frottole sulla
fiducia e sull’amicizia. Tutte menzogne, ma io ci sono cascato;
forse la mia voglia di vita normale mi ha spinto, infine, a fidarmi di
lui. Che mi sia di lezione: non fidarti di nessuno.
Quell’uomo mi ha usato! Ha usato i miei insegnamenti per uccidere
una persona innocente. Quando l’ho scoperto ero furioso. Ho
dovuto ucciderlo per proteggermi e perché quell’uomo era
malato: avrebbe ucciso ancora persone innocenti, solo perchè gli
mettevano i bastoni fra le ruote.
Accanto alla foto di Miguel Prado, però, ci sono le foto dei
miei colleghi della polizia: Batista, Mazuka, Quinn, LaGuerta. Ci sono
tutti.
Ma loro sono ancora vivi, come mai i loro volti sono appesi
lì?
Al centro di quella parete ci sono le foto di Harry, Deb e
Rita con i bambini.
Harry. Il mio mentore. Se sono ancora vivo è merito suo. Lui per
primo aveva capito chi sarei diventato e mi ha protetto insegnandomi
come difendermi. Il
codice di Harry mi ha tenuto in vita ed in libertà per tutti
questi anni, permettendomi di sfogare i miei bisogni, permettendomi di
alimentare il Dexter che solo lui ha conosciuto…e che l’ha
portato alla morte. Una mano invisibile mi stringe dolorosamente il
cuore, non perchè mi senta colpevole della sua morte, questo
pensiero l'ho superato ormai, ma perchè lui ha deciso di
andarsene pensando di aver creato un mostro. Io sento di non essere un
mostro, vorrei aver avuto la possibilità di dimostrarglielo.
Rita e i bambini. Loro sono l’ancora che mi tiene sulla
terra, lucido e padrone dei miei pensieri. Loro sono la mia vita
normale. Proteggerli è sempre stata una priorità. Come
quando ho dovuto fare in modo che Paul Bennet tornasse in prigione. Lui
aveva minacciato loro e me. Non posso permettere a nessuno di rovinare
la mia vita normale. Rita pensa che sia un uomo buono. Lei mi guarda
negli occhi e mi dice "Sei un uomo buono Dexter". Cosa succederebbe se
scoprisse chi sono veramente? Non posso permettere neanche questo.
Deb. Tutto quello che faccio verso di lei, lo faccio per nasconderle
chi sono veramente. Lo faccio per proteggerla. Per proteggerla da me e
dalla stessa fine che ha intrapreso Harry. Lei conosce sono una parte di me, e così dovrà sempre essere.
Tutti quelli che vivono accanto a me conoscono solo quello che io
voglio che conoscano. E’ mentire, questo? E’ mentire anche
se lo faccio per proteggere tutti loro?
-Allora Dexter, cosa ne pensi del tuo curriculum?-
- Tu hai ucciso delle persone innocenti!- sto cercando di divincolarmi.
-Oh, erano solo delle prostitute!- mi risponde lui con la stessa voce calma.
-Hai cercato di uccidere mia sorella!-
-Io sono tuo fratello, non lei!!.- si sta innervosendo. Contina: -Io ti
capivo! Io so chi sei! Di cosa hai bisogno! Solo io sono in grado
di conoscerti veramente, interamente! E tu mi hai abbandonato! Tu hai
avuto una famiglia! Tu sei cresciuto con un padre e una madre che ti
volevano bene! E io?- Adesso è molto nervoso. La sua voce
è rotta dalla rabbia. Si rintana nel suo angolo scuro.
Cerco ancora di liberarmi.
-Ma sai cosa faccio ora?- è di nuovo tranquillo. Si avvicina
nuovamente e adesso la sua faccia si trova a pochi centimetri dalla
mia. Il suo viso è contratto in un ghigno di sadico piacere.
-Adesso, mentre tu te ne stai qui buono e fermo, io esco e vado ad ammazzare
tutti loro!- con il braccio sinistro indica le foto al centro della
parete.
-No!- sono infuriato. Devo liberarmi. Devo uccidere mio fratello…ancora.
-Sì. E mi divertirò un sacco! Prima comincerò dai
tuoi colleghi della polizia…ho già preparato la cella
frigorifera per tutti loro insieme.- la sua voce è sempre
calma, piatta, monotona.
-Poi sarà il turno di Rita e dei bambini. Pensa li
coglierò mentre dormono…uhm magari con loro farò
velocemente, li farò soffrire il meno possibile. Ed infine mi
dedicherò a Deb. Per lei ho in mente qualcosa di speciale. Me la
sono spassata con lei, prima che intervenissi tu, e intendo divertirmi
anche ora, visto che tu sei fermo qui e non mi puoi disturbare!-
-No! No!- cerco di muovermi sotto il nylon che mi schiaccia il corpo contro il freddo dell'acciaio. Ma non riesco a liberarmi.
-Ti ucciderò! Ancora! Mi libererò e ti ucciderò, e
questa volta mi assicurerò che tu non possa tornare!- grido e,
con tutte le mie forze cerco di rompere la plastica.
Improvvisamente, il nylon cede e sono libero, più nulla mi trattiene sopra quel duro
tavolo. Mi metto a sedere. Sono tutto sudato e ansimante.
L’adrenalina che scorre nelle mie vene mi fa tremare.
Apro gli occhi. Silenzio. Buio. Pace.
Mi guardo attorno. Accanto a me Rita dorme. Il suo respiro tranquillo e pacifico mi calma un po’.
Ho sognato.
Ma ora sono qui. Rita non mi abbandonerà ed io non
abbandonerò lei. Lei e i ragazzi sono la mia vita normale. Deb
è la mia vita normale. Deb, che pensa di essere quella
intelligente della famiglia, non mi ha mai abbandonato ed io non
abbandonerò lei. Nonostante chiunque, se conoscesse il mio segreto, direbbe che non sono normale, so che sto
facendo la cosa giusta nascondendomi a loro.
In fondo capisco che quello che faccio non è mentire. E’
solo nascondere una verità. Una verità che riguarda solo
una parte di me. Una verità che non potrebbero né capire
né accetare.
In fondo capisco che non è mentire, in fondo capisco che
è proteggere.
Ora so di non essere quel mostro senza sentimenti che
Harry credeva di aver creato e che lo ha distrutto.
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