La mia vita in non so quanti capitoli

di Keyra
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Da piccola mi piaceva prendere il pullman con mia mamma e attraversare il ponte di Porta Susa, guardare la stazione dall'alto e il traffico disordinato sulla strada. Ora quel ponte non c'è più, l'hanno buttato giù qualche anno fa, e a volte, quando scendo dal 13 e guardo in quella direzione, mi manca.  

 

 

Da piccola mi piacevano le parole selvaggina e saccottino, e c'erano quelle brioches della mulino bianco che si chiamavano così, i saccottini, e ne mangiavo tantissimi, mi piacevano un sacco. E quando a scuola si faceva antologia, se c'era una delle due parole, o selvaggina, o saccottino, io non vedevo l'ora di leggerle ad alta voce, volevo che la maestra chiamasse me, lo volevo con tutto il mio cuore. E quando succedeva ero contenta. E mi ricordo che quando interrogava i miei compagni di classe, se non sapevano qualcosa io cercavo di trasmetterglielo con la mente, ci provavo davvero, convinta che in realtà fossi dotata di un potere nascosto che mi permetteva di entrare in contatto con la gente anche senza aver bisogno di parole, e quando funzionava, quando io credevo che avesse funzionato, mi sentivo forte, potente nel vero senso del termine (mi ricordo il sussidiario, pieno di immagini e poche parole)

 

 

Da piccola la mia materia preferita era l'italiano, il nostro quaderno aveva la copertina blu e allora anche oggi per me blu vuol dire italiano e rosso vuol dire matematica. E mi piaceva tanto scrivere i pensierini, ma dovevano essere sempre troppo corti, e io avevo troppe cose da dire, e diventavo triste perché non potevo raccontare per bene quale era stata la mia giornata, oppure cosa pensavo di mio papà, o ancora se volevo bene al mio vicino di banco. Ed era davvero un'ingiustizia.

E mi ricordo che quando arrivai in prima elementare sapevo già leggere e scrivere, perché me l'aveva insegnato mia sorella. E volevo fare o la fioraia o vetrinaia, proprio così, la vetrinaia (anche se volevo dire veterinaria).

 

 

E da piccola dicevo giriseno al posto di reggiseno e ora che ci penso dovrebbero inventarlo, un oggetto del genere.

 

 

E mi piaceva scrivere ma proprio tanto, e già da piccola scrivevo un po' per me. E mi ricordo che la prima poesia che scrissi incominciava così:

 

l'occhio di un bambino vede tutto, chi ha cuor bello e chi ha cuor brutto. 

 

La mostrai ai miei genitori un po' imbarazzata ma molto orgogliosa. Furono tutti molto contenti, del mio debutto professionale.





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