Questa
è la One Shot con cui ho partecipato al contest natalizio di
"Twilight Fanfiction Contest".
Su
quel sito sono registrata come Albascura88.
Spero
che vi piaccia :)
24
DICEMBRE 1948
JasperPOV
“Mettilo
al centro!”
“Ma
così non ci sarò più spazio per
muoversi in questa
stanza!”
“Non
importa, quando avremo finito sarà troppo bello per stare
in un angolo”
“Alice
non è ancora nemmeno addobbato come sai che sarà
bello?”
Mi resi
immediatamente conto dell’inutilità di tale
domanda.
Ovviamente Alice sapeva che sarebbe stato bello, e non soltanto
perché era in
grado di vedere il futuro, cosa a cui francamente non ero ancora
abituato, ma
soprattutto perché Alice è maniaca del controllo
in queste situazioni, ogni
cosa deve avere un aspetto più che gradevole, deve essere
nella forma più
splendente, che si tratti di una stanza, di un essere vivente, di me o,
come in
questo caso, di un albero di Natale. La conoscevo da poco ma di lei
avevo già
capito tutto. La conoscevo da poco ma già sapevo che sarebbe
stata nella mia
vita per l’eternità.
Ci eravamo
stabiliti in un piccolo cottage in un luogo non
ben definito del Connecticut, era una minuscola casetta di legno
abbandonata
che temporaneamente era diventata la nostra casa. C’erano
solo una camera da
letto, una cucina e un salottino che fungeva anche da sala da pranzo.
Non c’era
molto spazio vitale ma tutto ciò non aveva frenato
l’esuberanza della mia
compagna. Fino a stamattina non avevo nemmeno idea che oggi fosse la
vigilia di
Natale, ma Alice aveva rimediato alla cosa con una delle sue visioni
“Jasper!
Domani è Natale!” mi aveva annunciato con un tono
di voce che mi avrebbe
spezzato i timpani se fossi stato ancora umano. L’avevo
osservata confuso senza
darle una risposta, perché mai il fatto che domani fosse
Natale avrebbe dovuto
suscitare una reazione tanto gioiosa? Un’ora dopo eravamo
alla ricerca di un
abete da addobbare. Nella foresta. Avevamo vagato per ore alla ricerca
della
pianta giusta che soddisfacesse i gusti di Alice. Alcune erano troppo
basse,
altre troppo alte, tropo verdi, poco verdi, con troppi rami, con pochi
rami, il
tronco troppo spesso o troppo sottile. Quando finalmente aveva trovato
l’albero
dei suoi sogni avevo tirato un lungo sospiro di sollievo. La tappa
successiva
era stato ovviamente le città più vicina alla
ricerca di festoni, palline
colorate e tutto il necessario per il processo di decorazione.
Un’altra
impresa.
“Passami
quella pallina blu per favore” mi disse
distrattamente. La presi dalla scatola e gliela porsi. Era concentrata
a
riprodurre l’immagine di questo albero che aveva in mente. Io
la osservavo in
silenzio e la aiutavo quando richiesto.
“Alice”
esordii
“Non
lo so Jasper, sai che non ricordo nulla della mia vita
umana ma stamattina ho avuto una visione di noi due seduti sotto
quest’albero e
mi sono sentita parte di qualcosa.” Rispose così
alla domanda che non mi aveva
permesso di formulare. Volevo capire il perché della sua
insistenza con questa
storia del Natale. C’era tristezza nella sua voce e grazie al
mio potere la
provai anche io. Mi avvicinai e la abbracciai. Restammo lì
finchè non riuscii a
infonderle un pizzico dell’entusiasmo che aveva fino a poco
prima.
“Grazie”
disse semplicemente e tornò al lavoro.
Dopo qualche
istante parlò di nuovo. “Ricordi
l’ultimo
Natale che hai festeggiato?”
“Conosci
già la risposta” risposi sorridendo.
“Sì
ma voglio sentirla da te, mi piace ascoltarti”
Un’altra
delle cose che avevo imparato di lei era che sapeva
sempre ciò che voleva. Cominciai a raccontare, cercando di
ritrovare il ricordo
nella nebbia della mia vita umana
“Era
il 1860, e avevo 17 anni. Un mese prima Lincoln era stato
eletto presidente degli Stati Uniti e il Texas insieme agli altri stati
del Sud
aveva annunciato la secessione. Mio padre non era un importante
proprietario
terriero, la mia famiglia era di origini piuttosto modeste, possedevamo
una
fattoria fuori da Huston e un appezzamento di terra lì
intorno, l’eliminazione
della schiavitù per noi sarebbe stato un duro colpo, avrebbe
significato
manodopera in meno, soltanto
io e mio
padre non ce l’avremmo fatta a mandare avanti la
proprietà da soli. Possedevamo
solo cinque schiavi: Jhon, sua moglie Bertha, Tom, sua moglie Harriet e
Albert
loro figlio. Albert aveva la mia età ed era mio amico, sin
da bambini eravamo
cresciuti insieme. Non lo avevo mai trattato come uno schiavo, per me
era
semplicemente Albert.
Come tutti gli
anni la vigilia di Natale, mia madre insieme
a Bertha e Harriet si chiusero in cucina e non ne uscirono fino a sera
al
momento della cena. Per l’occasione i miei genitori
permettevano alla servitù
di mangiare con noi nella sala da pranzo e non in cucina come al
solito.
Quell’anno il menù consisteva in un grande
tacchino arrosto con le patate al
forno. Mangiammo in un’atmosfera felice e festosa,
dimenticandoci quello che
stava succedendo nel Paese. Non ci furono regali però
perché l’eventualità di dover
affrontare ristrettezze nel prossimo futuro aveva costretto i miei
genitori a
risparmiare.
Terminata la
cena io e Albert ci sedemmo in veranda. Gli
inverni in quella zona sono miti, non era raro vederci fuori a tarda
sera in
pieno inverno. Chiacchierammo di tante cose quella notte, non mi
ricordo
nemmeno cosa ci dicemmo e quando sua madre uscì ad
annunciarci che avremmo
dovuto andare a dormire ci separammo per la notte.
Il mattino dopo
era Natale, non volevo alzarmi dal letto
perché i miei genitori mi avrebbero trascinato a messa, ma
fui comunque svegliato
da grande trambusto. Scesi le scale e arrivato in cucina trovai Harriet
in
lacrime e mia madre che cercava invano di consolarla. Chiesi cosa fosse
successo e Bertha mi spiegò che Albert era fuggito lasciando
soltanto un
biglietto. Non voleva passare la sua vita al servizio di qualcun altro,
voleva
essere libero di avere le stesse possibilità che avrei avuto
io. Così fuggì e
non lo rividì mai più.” Feci una pausa
e distolsi lo sguardo da Alice per guardare
la notte fuori dalla finestra “Fu l’ultimo Natale
che festeggiai. Quattro mesi
più tardi mi arruolai nell’esercito e in guerra
hai altri pensieri. Il resto
della storia lo conosci, una volta diventato ciò che sono
occasioni come queste
non si festeggiano.”
“Ti
invidio” commentò Alice dopo un momento di
silenzio.
“Non
c’è nulla da invidiare”
“Jasper
tu hai dei ricordi, io non ho nulla se non buio.”
“Costruiremo
insieme dei nuovi ricordi Alice”
24
DICEMBRE 1978
AlicePOV
“Alice
quando la smetterai con questa fissa del Natale?”
“Edward
sei uno scorbutico guasta feste” Seduta sulle
ginocchia di Jazz feci una pernacchia a mio fratello. Nessuno come lui
riusciva
a far vacillare il mio entusiasmo. Edward si voltò ed
uscì dalla stanza per
chiudersi in camera sua.
“Alice
devi essere paziente con lui” mi ammonii Esme.
“Mamma.
Siamo tutti fin troppo pazienti con lui. Deve
imparare a essere un po’ più sorridente ogni
tanto.”risposi a mia madre “Vieni
Jasper dobbiamo scegliere l’albero” Presi mio
marito per mano e uscimmo di
casa. Era una tradizione, io e Jasper sceglievamo l’albero,
come era stato
trent’anni fa quando festeggiammo il nostro primo Natale
insieme. Il primo che
io ricordi.
“Dove
siamo diretti capo?” mi domandò Jasper sorridendo.
“Nella
foresta ovviamente”
“Sai
vero che hanno inventato gli alberi di Natale
sintetici?” rispose canzonandomi.
Gli lanciai
un’occhiata eloquente. In brevissimo tempo ci
ritrovammo nel bosco innevato. Come sempre sapevo perfettamente dove
fosse
l’abete che stavo cercando, ma mi piaceva bighellonare e
fingermi indecisa per
passare un po’ di tempo con Jasper. Adoravo mettere alla
prova la sua infinita
pazienza. Sapeva benissimo che era tutta una messa in scena la mia ed
era ben
felice di stare al gioco.
“Cosa
ne dici di quello?” mi chiese divertito.
“Non
mi piace, è troppo spoglio”
Continuammo
così per il pomeriggio intero, fingendo di
essere due persone normali, una coppia di innamorati qualunque. Quando ormai era buio mi
decisi finalmente e
tornammo a casa.
Ad Esme il
Natale piaceva quanto a me, le piaceva prendersi
cura della sua famiglia addobbare la casa, scartare i doni e osservare
i volti
delle persone che amava mentre li scartavano a loro volta. Mi
assecondava nel
mio folle entusiasmo e progettava insieme a me i minimi particolari.
Carlile si
piegava volentieri a qualunque desiderio della moglie. Emmet gioviale
com’era
apprezzava sempre un’atmosfera festosa, Rosalie restava
principalmente
indifferente, contenta di vedere sorridere il suo uomo e di ricevere
doni da
lui.
Edward era un
altro paio di maniche. Non apprezzava
festività di nessun tipo e passava il tempo chiuso nella sua
stanza. Per lui
vivere in una casa di coppie felici era straziante, soprattutto se si
considera
che era in grado di leggere ogni pensiero delle suddette coppie.
Vederlo così
solo mi rattristava terribilmente ma allo stesso tempo mi innervosiva,
perché
non reagire? Perché restare passivo e non cercare un
po’ di gioia?
A mezzanotte
venne il momento di scambiarsi i regali e mio
fratello non si fece vivo come il suo solito. Ci sedemmo sul pavimento
del
salotto, non che fosse una comodità necessaria ma lo
facevamo sempre. I miei
regali come sempre erano stati i più apprezzati. A Emmett e
Rose regalai un
viaggio in Africa, per quei due ogni occasione era buona per stare soli
e
sinceramente li volevo in un altro emisfero almeno per un
po’; a Carlile
comprai un disco dei Bee Gees per i quali andava pazzo ultimamente e ad
Esme un
set di colori e pennelli perché potesse dedicarsi alla
pittura. Jasper e io non
ci scambiavamo mai regali. Sembrerà assurdo ma era una mia
volontà. Il mio
regalo più grande era stato trovare lui, la mia luce fra le
tenebre e tanto mi
bastava.
Quando tutti si
ritirarono nelle proprie stanza io e Jasper
restammo seduti sul pavimento ai piedi dell’albero di Natale.
“Avresti
potuto usare il tuo potere su Edward. E’stato
intrattabile come il suo solito” dissi a Jazz.
“Sai
che non vuole che lo faccia, sarebbe stato peggio”
rispose. “Nessuno conosce i sentimenti di quel ragazzo come
me, Alice, non so
se al posto suo avrei reazioni diverse”
“No”
ribattei “Tu non saresti così musone, te lo posso
assicurare”
“Alice
io ho trovato te, dopo quasi cento anni, ma ti ho
trovata e tu mi hai salvato. Chi ha salvato Edward? Crede di bastare a se stesso, che
non serva avere una
compagna al suo fianco ma nel profondo del suo cuore sa che non
è così. Perché
credi odi così tanto queste occasioni? Perché
credi che tutti gli anni si
chiuda in una stanza senza proferire parola con nessuno?
Perché si sente un estraneo
in tutto ciò, perché non capisce cosa voglia dire
condividere questi momenti
con qualcuno che ami, perché c’è una
cosa nella sua esistenza che non riesce a
comprendere ed è furioso e triste.”
Jasper aveva
ragione, come sempre. Mi alzai dal pavimento e
uscii dal salotto.
“Torno
subito” dissi senza voltarmi.
Davanti alla
porta della camera di Edward mi fermai e senza
entrare mi concentrai e pensai a un modo per rendere partecipe mio
fratello
della mia felicità, un modo per fargli capire e per farlo
sentire meno escluso.
Girai la maniglia ed entrai. Seduto al pianoforte non si
voltò quando mi vide
arrivare. In un attimo fui al suo fianco e lo abbracciai.
“Grazie”
fu tutto ciò che mi disse.
Uscii com’ero
entrata
e tornai al piano di sotto da Jasper che era ancora immobile dove
l’avevo
lasciato. Mi attirò a sé e mi baciò.
Il gesto mi colse di sorpresa. Per la
prima volta.
“Qualunque
cosa tu abbia fatto ha funzionato” mi disse
“E’
per questo che ti amo”
Sorrisi
semplicemente e affondai il viso nel suo petto e
restammo lì fino all’alba.
24
DICEMBRE 2008
JasperPOV
“Zio
Jasper portami i festoni che sono giù in cantina per
favore!”
Renesmee urlava
dal salone. Pensai che passava troppo tempo
con sua zia Alice. Scesi al piano di sotto e cercai tra gli scatoloni i
festoni
di cui parlava mia nipote. Eravamo stati costretti a trasferirci in
Alaska da
poco per via dell’aspetto di Nessie in continuo cambiamento,
non dimostrava i
due anni che aveva effettivamente ma era una bella ragazza nel pieno
dell’adolescenza. Gran parte della nostra roba era ancora
inscatolata. Scavai
fra le cianfrusaglie accumulate nei secoli e trovai una
quantità inverosimile
di scatoloni catalogati ognuno con i nostri nomi. Quelli appartenenti
ad Alice erano i
più numerosi, conservava oggetti
di ogni genere, non voleva liberarsene, diceva che non voleva
più perdere i
ricordi.
Trovato
ciò che cercavo arrivai in salone dove Renesmee e
Edward stavano sistemando delle luci colorate intorno a una finestra.
“Papà
mettilo più a destra così è
decentrato!”
“D’accordo
ma stai tranquilla!”
“Lo
sai che la zia ci tiene che tutto sia perfetto!”
In quel momento
mi avvicinai e passai a Nessie lo scatolone
con gli addobbi che mi aveva chiesto.
“Grazie
zio, quand’è che tu e la zia andrete a prendere
l’albero?” mi domandò.
Non feci in
tempo a rispondere perché in quel momento Alice
mi era già accanto.
“Adesso!!”
rispose lei al mio posto.
Da quando
Edward e Bella erano felicemente sposati e
soprattutto da quando nostra nipote era arrivata in famiglia, per mia
moglie il
Natale era diventato un affare ancora più importante. La
famiglia si era
allargata, con Nessie anche Jake si era unito e Charlie sarebbe
arrivato a
momenti con Sue, Leah e Seth per visitare sua figlia e sua nipote.
Finalmente
Alice poteva avere il suo Natale umano, con tanto di cenone. La nostra
casa era
immersa tra gli alberi per questo non fu difficile trovare un luogo
adatto alla
nostra ricerca. Alice camminava pensierosa fra la neve e io la seguivo
in
silenzio. Il nostro
solito rituale si
protrasse per un paio d’ore.
“Charlie
e gli altri saranno qui tra cinque minuti” disse
improvvisamente “Andiamo, l’albero che cerco
è laggiù” e mi indicò i
margini di
una radura.
“Alice
è enorme, non sarà troppo grande per la nostra
casa?
Ci saranno persone che avranno seriamente bisogno di uno spazio
vitale”
“Non
preoccuparti Jazz, è tutto calcolato al millimetro
entrerà perfettamente”
Sradicai
l’enorme abete e lo scrollai per eliminare tutta la
neve.
“Andiamo”
AlicePOV
“Zia
mi stai tirando i capelli”
“Fai
attenzione Alice, non è una bambola” mi
ammonì Bella.
“Scusate
ero distratta”
“Oggi
sei pensierosa, è successo qualcosa?” mia sorella
era
sempre apprensiva, ma non potevo biasimarla, da quando era entrata in
famiglia
ne erano successe di tutti i colori. Era comprensibile che fosse
costantemente
sul chi vive, anche se ormai erano due anni che non accadeva nulla di
preoccupante. Mi voltai a guardarla.
“No
Bella, non preoccuparti, non è successo nulla, ero solo
immersa nei ricordi”
“Di
che tipo?” intervenne mia nipote.
“Pensavo
al Natale.”
“Alice
non te l’ho mai domandato perché attribuivo il tuo
al
tuo squilibrio mentale” lanciai un’occhiataccia a
Bella seduta dietro di me sul
letto di sua figlia “ma come mai il Natale è
così importante per te?”
“
Della mia vita umana come sapete non so nulla,
sessant’anni fa ho incontrato Jasper a Philadelphia, non
molto tempo dopo ci
trovavamo in un cottege abbandonato in mezzo al niente e io ebbi una
visione di
noi due sotto un albero di Natale. Era la vigilia. In quel momento mi
sentii a
casa, parte di qualcosa, per questo trascinai
il povero Jazz a cercare un albero e
lo costrinsi ad addobbarlo insieme a me. Quando fu finito passammo la
nottata
seduti sotto di esso a parlare, Jasper mi raccontò di come
aveva passato il suo
ultimo Natale. Oggi
è un giorno speciale
per me, sapete? Finalmente avrò il Natale che ho sempre
desiderato, con un
ricco pranzo da cucinare, tanti famigliari e amici intorno come se
fossi
ancora… viva”
“Zia
tu non sai cucinare. Infatti C’è la nonna al piano
di
sotto che prepara l’arrosto non tu!”
commentò Renesmee ridendo. Le diedi un
pizzicotto sul braccio per punirla del commento antipatico.
“Ahia!”
“Non
importa se so cucinare o meno, è il concetto che
conta!!” risposi stizzita “Ora sei pronta, vai
giù da Jake che io devo
occuparmi di tua madre ora.”
Sbuffando la
ragazza uscì dalla stanza chiudendo la porta
alle sue spalle. Feci cenno a Bella di prendere il posto di sua figlia.
“Sei
contenta di avere qui tuo padre?” le domandai.
“Molto,
mi spiace averli fatti viaggiare kilometri solo per
venire a trovarci ma sono felicissima di averli intorno e sono felice
che la
mia bambina possa stare con il nonno.”
“Billy
non è venuto.” Non era una domanda.
“No
Jacob ci è rimasto molto male, ma lo capisce. In ogni
caso per lui un viaggio così lungo sarebbe stato un
problema. Vorrebbe avere la
forza di separarsi da Renesmee per andare a trovarlo. Se Edward non
fosse così
testardo permetterei andare a tutti e due di passare il Capodanno a La
Push.”
“Devi
capirlo, per lui questo periodo dell’anno non è
mai
stato felice, da quando sono arrivata io e ho imposto il Natale alla
famiglia
Cullen lui si è sempre sentito a disagio perché
non aveva con chi condividerlo.
Adesso che ha voi due permettigli di essere felice.”
“Hai
ragione Alice non avevo mai pensato a questa cosa.”
“Sei
soddisfatta di questa giornata?” Mi chiese Jasper una
volta soli. Il cenone era andato benissimo, a mezzanotte ci eravamo
scambiati i
regali e Nessie aveva insistito per farci giocare tutti a Bingo. Calato
il
silenzio in casa io e mio marito come facevamo sempre ci eravamo seduti
sotto
l’albero.
“No,
anche di più, sono euforica. Ma il momento che
preferisco è sempre questo. Star qui insieme a te, noi due
soli.”
“Hai
ragione, è anche il mio momento preferito.”disse
abbracciandomi.
Poi lo vidi
voltarsi improvvisamente e prendere una scatola
nascosta sotto il divano. Me la mise in grembo senza troppe cerimonie.
“So
che non ci scambiamo mai regali, ma quest’anno ho
pensato di farti un piccolo pensiero.” Annunciò.
“Come
ci sei riuscito senza che io lo scoprissi?”
“Mi
sono fatto aiutare da Jacob e Renesmee” sorrise
enigmatico.
Ovviamente
aveva sfruttato la mia incapacità di vedere il
futuro dei lupi per tenermi la cosa nascosta. Ero terribilmente curiosa
di
scoprire cosa contenesse quella scatola. Tolsi delicatamente la carta
da pacco
e sollevai il coperchio. All’interno c’era un album
di foto.
Lo aprii e
sfogliandolo trovai una foto per ogni Natale che
io e Jasper avevamo condiviso. Ogni immagine era accompagnata da una
frase che
ricordava un momento particolare di quei giorni. Se avessi potuto
piangere mi
sarei commossa. Gli buttai le braccia al collo e lo strinsi con tutta
la forza
che avevo.
“E’
il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.
Grazia”
“In
fondo ci sono delle pagine bianche da riempire con le
foto dei prossimi anni.”
“Oh
Jasper sei un uomo meraviglioso.”
“Ho
pensato che in questo modo sarebbe stato più semplice
per te non perdere i tuoi ricordi.”
Ci scambiammo
uno sguardo pieno di parole non dette e
restammo abbracciati in silenzio fino al mattino.
Grazie per l'attenzione :)
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