Il film The Social Network ha ricevuto parecchi premi e devo
ammettere che ha colpito molto anche me. Non so se sia stato tutto merito di
Andrew Garfield, ma è così. ;)
Comunque, la storia che viene raccontata nel film è bella e ha un
senso così com’è. Detto questo, ho pensato: cosa manca a questa storia che
invece c’è in tutte le altre? Ovvio, l’amore. E non sto parlando di Christy,
no.
Lo so, Zuckerberg e Saverin nella realtà erano (sono?) due sfigati
(pardon: nerd, si dice nerd) senza speranza, ma… Andrew?!?
No, ehm, non volevo dire questo.
Be’, insomma, ho voluto aggiungere quell’elemento in più e vedere
come, secondo me, sarebbe potuta andare la storia. In tutto questo, spero di non
essere andata troppo OOC e di non aver rovinato questi due. :P
E, no, se ve lo state chiedendo, questa storia non è una
Mark/Eduardo slash… anche se devo ammettere che ci avevo pensato… ma non so
scrivere le slash. :D
Disclaimer: non possiedo niente di tutto quello che uso nella mia
storia, purtroppo nemmeno Andrew Garfield. Nella prima parte ho riportato le
parti del film che mi sembravano più significative per la storia e che,
naturalmente, non mi appartengono.
P.S. La ragazza in questione si chiama Alison e fondamentalmente
ho immaginato che Eduardo avesse incontrato lei invece di quella pazza di
Christy. Alison lo chiama Edd (sì, con due “d” per evitare paragoni che
sarebbero sorti nella mia mente con il banale “Ed”) perché volevo un diminutivo,
ma Eduardo è un nome difficile da abbreviare e… be’, “Wardo” era già preso. :P
Mark: Six months academic probation.
Eduardo: Well, they had to make an example out of you.
Mark: They have my blog. I shouldn't have written that thing about the farm
animals. That was stupid. But I was kidding for god’s sakes. Doesn't anybody
have a sense of humor?
Eduardo: I tried to stop you.
Mark: I know.
Eduardo: How do you do this thing where you manage to get all the girls to
hate us and why do I let you?
Mark: I know.
Eduardo: I can't do that.
Mark: Wardo, I said I know.
Mark:
It's ready.
Eduardo: It's ready? Right now?
Mark: That was it. And here's the masthead.
Eduardo: You made a masthead.
Mark: Yeah.
[reading from the website's masthead]
Eduardo: Eduardo. Co-Founder and CFO.
Mark: Yeah.
Eduardo: You have no idea what that's gonna mean to my father.
Mark: Sure I do.
Mark:
I went to my
friend for the money because that's who I wanted to be partners with.
Eduardo was the president of the Harvard Investors Association and he was
also my best friend.
Gage: Your best friend is suing you for six hundred million dollars.
Mark: [sarcastically] I didn't know that, tell me more.
Eduardo: Mark. Mark!
Sean: He's wired in.
Eduardo: Sorry?
Sean: He's wired in.
Eduardo: Is he?
Sean: Yes.
Eduardo [slams laptop on the desk, breaking it]: How 'bout now? You
still wired in?
[…]
Mark:
You signed the papers.
Eduardo: You set me up.
Mark: You're gonna blame me because you were the business head
of the company and you made a bad business deal with your own company?
Eduardo: This is gonna be like I'm not a part
of Facebook.
Sean: It won't be like you're not a part of Facebook. You're not
a part of Facebook.
Eduardo: My name's on the masthead.
Sean: You might wanna check again.
Eduardo: This because I froze the account?
Sean: Did you think we were going to let you parade around in
your ridiculous suits thinking you were running this company?
Eduardo: [cutting him off, screaming]
Sorry! My Prada's at the cleaners along with my hoodie and my 'fuck you'
flip-flops, you pretentious douchebag!
Gretchen:
And what was you
ownership share diluted down to?
Eduardo: Point zero three percent.
Eduardo: And, I'll bet what you hated the most
was that they identified me as a co-founder of Facebook, which I am.
You
better lawyer up, asshole, because I'm not just coming back for 30%, I'm
coming back for everything.
“I was your only friend. You got one
friend.”
We were never meant to be this damn
broken
Words were never meant to be this half-spoken
[…]
And all we see has gone away
(Gone Away, Lucy Schwartz)
Harvard University,
stanza di Mark
“Ehi, Mark” esclamò Eduardo con il solito sorriso stampato
in faccia, entrando nella stanza dell’amico, che ovviamente era davanti al
computer.
“Sai Ali?” chiese poi allegramente, senza aspettare una
risposta dal ragazzo. Vedendo però che quello non accennava ancora a
rispondergli, provò di nuovo: “La ragazza con cui sto uscendo…?”
No, in effetti quello non era esattamente il solito sorriso.
Mark però non distolse lo sguardo dallo schermo: “Mh, no.”
Eduardo fece roteare gli occhi verso il cielo.
“Alison, Mark” si decise poi a dire, stancamente.
“Oh, sì. Mhm.” gli rispose l’altro, distratto evidentemente
da una riga di comandi più importante di qualunque cosa potesse dirgli.
“Be’, lei è…” iniziò Eduardo buttandosi sul letto con aria
trasognata “È… è…”
“… una ragazza?” suggerì Mark con tutto il suo tipico
sarcasmo.
Eduardo però si limitò a fissare la sua schiena per un
istante, per niente divertito.
“Oh, grazie, grazie tante per l’appoggio”.
Finalmente Mark si girò verso di lui e lo guardò per la
prima volta da quando era entrato: “Ma dai, Wardo. Ho da fare, tutto qui”.
“Sì”, sbuffò l’altro “lo vedo. Buonanotte” disse infine alzandosi
in fretta e sbattendo la porta mentre usciva.
Mark rimase seduto alla scrivania, scuotendo la testa mentre
tornava a digitare sulla tastiera.
Harvard University, stanza
di Eduardo
“No, Edd”.
“Lo sai che devo andare”.
Alison lo guardò per un attimo, incerta. Poi, con voce
ferma, rispose con una sincerità che non si era aspettata neppure lei: “No, non
lo so”.
“Mark ha detto che… “ iniziò Eduardo, ma stavolta lei non
aveva intenzione di sentirlo blaterare ancora una volta di Mark.
“Non me ne frega niente di quello che dice Mark. Me ne frega
di quello che dici tu… al contrario di Mark, che invece se ne strafrega”.
Lo vide deglutire a fatica e poi guardarla implorante: “Non
rendere tutto ancora più difficile, ti prego…”.
Alison pensò che fosse impossibile non farsi intenerire da
quello sguardo e si limitò ad abbassare la testa, annuendo: “E pensi che per me
sia facile doverti sempre dividere con lui?”
“No… ma devo andarci anche per me. Per
Facebook”.
“Sì, certo” replicò Alison per nulla convinta.
“Tornerò presto, Ali, te lo prometto” le disse allora lui,
avvicinandosi per sfiorarle una guancia con le dita.
Era un gesto che aveva ripetuto parecchie volte, ormai;
eppure Alison si chiese se avrebbe per sempre conservato quella sorta di adorabile
insicurezza e di timore che gli faceva tremare le mani quando la toccava.
“Mh” mugugnò lei. Lui si avvicinò di più e l’abbracciò
stretta, appoggiandole le labbra sulla fronte. Dopo qualche secondo si staccò,
in silenzio prese la valigia in mano e fece per uscire dalla stanza, girandosi
a guardarla negli occhi un’ultima volta.
“Sai che Wardo è un soprannome stupido, vero?” gli disse lei
con una voce da bambina imbronciata “È come se tu fossi il suo orsacchiotto di
peluche”.
Eduardo rise di gusto, anche se quella risata sapeva già di
malinconia. Le prese una mano e la sfiorò con le labbra e dopo un ultimo
sguardo carico di significato, sparì nel corridoio.
Palo Alto, California
“Ho paura che se non verrai qui, rimarrai indietro…”
“C’era una ragione per cui non volevo venire, Mark”.
In California, Eduardo non si sentiva affatto a proprio
agio: era lì da pochi minuti e già aveva la camicia tutta appiccicata alla
pelle e i coglioni che giravano a mille. Ma quello in fondo era colpa di Mark,
non della California.
“Sì, lo so, gli investitori…” rispose l’altro, sbrigativo “Ma
qui…”
“No, non hai capito”, lo interruppe Eduardo scuotendo la
testa “C’è un’altra ragione”.
Già, Mark non aveva proprio capito niente.
“Sì, ma io…” iniziò di nuovo, convinto.
“Se solo tu mi stessi ad ascoltare…!” sbottò allora Eduardo
quasi urlando “Se per una maledettissima volta ascoltassi davvero quello che ho
da dire, invece di ignorarmi…!”
Mark fu colpito da quella reazione e rimase a bocca aperta
per un po’, poi disse:
“Ti… ti ascolto”.
“Sono fuori” rispose Eduardo alzando le mani in segno di
resa.
“Fuori… da cosa?” berciò Mark.
“Da Facebook, Mark. Non voglio più
saperne niente” affermò il ragazzo deciso.
“Ma, Wardo, i tuoi soldi…”
Mark si rese quasi immediatamente conto che non era l’argomento
giusto, così si ritrovò a mormorare: “L’equazione sulla finestra… non puoi…”
“Certo che posso” rispose l’altro.
“Wardo, non capisc…”
“Non c’è niente da capire”.
Eduardo gli sorrise in un modo strano, quasi sollevato e
sinceramente divertito: “Non voglio più essere il tuo orsacchiotto di peluche”.
Detto questo, se ne andò, senza nemmeno voltarsi per vedere
l’espressione frastornata di Mark.
?
“Facebook ha raggiunto milioni di iscritti. Si stima che
Mark Zuckerberg abbia ormai già guadagnato miliardi di dollari con la sua
invenzione. Il suo ex-socio, Eduardo Saverin, probabilmente si starà mangiando
le mani per non aver…”
“Spegni questa roba!”
“No, aspetta! Voglio sentire perché ti dovresti mangiare le
mani…!”
Alison cercò di nascondere il telecomando sotto le lenzuola,
per impedire ad Eduardo di cambiare canale, ma lui esclamò “Cattiva mossa” ed
iniziò a tastare alla cieca sotto le coperte, facendole il solletico. Solo quando,
dopo parecchio, smisero entrambi di ridere, la tv venne spenta ed il
commentatore smise di parlare, Alison buttò lì, mordendosi un labbro fino a
farlo sanguinare: “Edd… ti stai mangiando le mani?”
Lo guardò di sbieco, timorosa della sua eventuale risposta e
lui per qualche secondo sembrò riflettere. Poi si appoggiò su un gomito e le
scostò una ciocca di capelli dalla fronte, con la mano che tremava leggermente:
“Neanche un po’, amore mio”.
Proprio in quel momento, squillò un telefono. Eduardo si sporse,
prese il suo cellulare dal comodino con un sospiro e guardò il display.
“È Mark” sentenziò incolore.
“Rispondi” gli disse Alison con un sorriso che nascondeva
qualcosa, mentre si avvolgeva nelle lenzuola e si alzava dal letto per avviarsi
in cucina.
“È pur sempre il tuo migliore amico, anche se io penso che
sia solo uno stronzo amante dei peluche…” concluse ironica.
Eduardo non poté fare a meno di sorridere divertito mentre
rispondeva alla chiamata: “Pronto?”
“Wardo?” chiese Mark dall’altro capo della cornetta e poi
continuò subito entusiasta, senza aspettare una risposta “Ho pensato ad una
cosa che li farà impazzire! Immagina: qual è la cosa che i ragazzi vogliono…”
E mentre Mark continuava il suo monologo parlando in quel
suo modo così particolare, Eduardo si mise comodo e sorrise.
Pensava a ciò che aveva perso e a quello che, invece, gli
era rimasto.
Winding Circles take
me back to
The place I knew when I was with you
Una piccola nota finale (lo so, non ne potete più!):
“I think with
Mark, up until the end, Eduardo’s hoping at some point Mark’s going to go,
‘Look, I’m really, really sorry, man. I really messed up. I love you so much,
and I just was jealous of you for this. And I acted out like this. Can we be
friends again? I’ll give you back as much money as you want. Let’s move in
together and we’ll play basketball every day, and we’ll cuddle at night and
watch reality TV.’ Part of Eduardo in those depositions is just waiting for
that moment.”
—
|
Andrew
Garfield
on Eduardo’s feelings towards Mark at the end of The Social Network
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