Buonasera!
Ed ecco un nuovo capitolo di questa storia: non l'ho dimenticata, ma
nell'ultimo periodo ero presa dalla Maritombola e ho tralasciato un
poco le altre storie! In questo periodo sto affrontando un periodo
musicale abbastanza travagliato, ho lasciato il conservatorio, e
così tengo davvero tanto a questa storia, che mi permette di
esprimere molto di me stessa e di quello che provo.
Grazie davvero a tutti coloro che la leggono, un bacio,
Allegra
CAPITOLO
4
Davide
ha ceduto.
All'ispirazione. Dopo aver scritto la frase sul molo avrebbe voluto
andare diretto alla stazione e prendere il primo treno alla cieca,
senza sapere dove lo avrebbe portato, ma la tentazione di estrarre la
chitarra dalla custodia per provare a dare vita alla musichetta
che aveva in testa è stata troppo forte.
Seduto su una bitta
accorda lo strumento ad orecchio. Il suo viso mostra un'espressione
concentrata che Martina ha sempre amato. Innumerevoli volte si
è
incantata ad osservarlo, sia impegnato in questa situazione, sia
quando i suoi lineamenti si distendono, una volta che inizia a
suonare. Il primo a rilassarsi in un dolce sorriso è il
volto, poi è
volta del collo delle spalle delle braccia, addirittura delle gambe.
Illuminato dalla luce
del sole di mezzogiorno sembra quasi risplendere. Per una volta la
sua chitarra non emette quei suoni "selvaggi ed animaleschi",
come si diverte a definirli Martina, ma una melodia pulita, intrisa
di malinconia. Provo ad abbozzare qualche parola per esprimere quello
che sente, ma non sembrano azzeccarci troppo: è sempre stata
lei,
Martina, la Paroliera. A lui manca l'agilità mentale, ma
invece non
ha il minimo problema quando si tratta d'inseguire melodie, per
quanto possano sembrare assai più vaghe e difficili da
raggiungere.
Un ragazzo moro gli si siede accanto e canticchia "Hello,
hello, hello, how low? (*)", sebbene lui stia suonando tutto
altro. Davide l'ha visto avvicinarsi da lontano, muovendo le spalle a
ritmo di musica.
- Hai sbagliato, amico
– dice al suo indirizzo sorridendo. Quello annuisce e inizia
a
trafficare con la sua borsa, dicendo – Lo so, tranquillo. Mi
sembrava solo un modo "musicale" per sdrammatizzare un
po'... si vedeva fin da là in fondo che eri depresso, e la
musica
che stai suonando non aiuta! Dammi ascolto, ora io ti accompagno con
questo – e indica lo djambe che ha appena estratto
– e suoniamo
qualcosa di un po' più allegro, eh? Per rilassarci e
divertirci un
poco! -.
Davide vorrebbe
replicare che non ha tempo, che un treno da prendere... quale treno
poi? Ma realizza che è proprio per vivere situazioni come
questa che
sta allontanandosi e che è meglio prenderla al volo. Poi
così può
aspettare ancora un attimo, prima di lasciare la città... e
Martina.
Lentamente inizia a
cambiare accordi per adattarsi al ritmo che l'altro sta prendendo,
diventando sempre più indiavolato. Chiude gli occhi e si
abbandona
al momento, non pensando più a nulla se non alle dite che
pizzicano
svelte le corde. Ha sempre amato improvvisare: è l'unico
modo che
conosce per mettere totalmente a nudo la sua anima ed esprimere
così
anche la parte di se stesso che tende a nascondere a tutti, lui
compreso. E si commuove, sciogliendosi in lacrime.
(*)
frase da "Smell
then like Spirit" dei Nirvana
Ovviamente anche
questo capitolo è stato scritto per la Community Sette Note.
|