Teresa chiuse gli occhi e fece un
respiro profondo, mentre si lasciava andare sulla poltrona del suo
ufficio: la giornata era stata a dir poco stressante e non vedeva
l'ora di tornare a casa. Rimase in quel breve stato di relax per
qualche secondo, assaporando il silenzio che la stanza le regalava.
Poi riaprì gli occhi... E si ritrovò il volto di
Patrick Jane che la osservava in silenzio, a pochi centimetri di
distanza da lei... La donna per una frazione di secondo rimase
incantata da quegli occhi: così azzurri, così
intensi... Così indagatori; poi diventò rossa come un
pomodoro e alzandosi di scatto esclamò: “Accidenti a te,
Jane! Mi hai fatto prendere un colpo!” .
Patrick osservò le sue guance
arrossate e con uno dei suoi soliti sorrisetti compiaciuti si avviò
verso il divano di Teresa.
<< Ed ecco il sorrisetto
idiota... >>, pensò lei: sapeva che il consulente si era
accorto del suo imbarazzo per esserselo trovato a così poca
distanza senza alcun preavviso e la cosa la irritava parecchio. Non
voleva che lui sapesse degli effetti che riusciva a scatenare in lei,
la fredda e razionale Teresa Lisbon. Ma d'altra parte, quell'uomo era
un mentalista: gli si poteva nascondere ben poco.
“Vedo che alla fine hai tenuto il
nuovo divano che ti ho regalato...”, constatò Patrick
dopo essersi seduto.
“L'ho fatto solo perchè il
mio è sparito e non ho la più pallida idea di che fine
gli abbia fatto fare!”, rispose seccata la donna.
“Su dai, vieni a sederti”,
la invitò lui battendo delicatamente la mano sul divano.
Teresa ebbe un deja-vù: quella
stessa identica scena era avvenuta qualche giorno prima e lei gli
aveva risposto con un deciso “NO!”. In quel momento però
era stanchissima, e quel divano non le era mai sembrato così
invitante... Osservò Patrick: continuava a battere la mano sul
posto accanto a lui e nel frattempo le lanciava un sorrisetto
ammiccante: “Dai, non farti pregare Lisbon!”. Altro
sorriso ammaliatore... Teresa lo osservò come incantata, poi,
tornata in sé, osservò il divano per alcuni secondi...
Pensò alla possibilità di sedersi su quel divano...
Accanto a lui... “Jane... Te l'ho già detto una volta e
te lo ripeto: NO!”
“Questo 'No' vuol dire 'No, non
voglio sedermi sul tuo divano' o 'No, no voglio sedermi accanto a te'
? Perchè ti ho visto più volte stenderti qui sopra,
quindi la causa del tuo rifiuto verso questo comodissimo sofà,
sarei io...”.
Teresa sentì lo stomaco
contorcersi, diventando più rossa di prima.
“Sei proprio carina quando ti
imporpori tutta, lo sai?”, le disse mentre la fissava coi suoi
occhi magnetici. Teresa ricambiò con un' espressione di
sorpresa, che venne subito colta dal mentalista, “Dico sul
serio Lisbon, non sentirti imbarazzata!”.
<< Mi ci sento adesso, pezzo
d'imbecille! >> . Quando si trattava di Patrick Jane finiva
sempre per provare un insieme di emozioni che difficilmente riusciva
a trattenere: ad esempio, più di una volta le era venuta
voglia di mollargli un pugno sul naso... Altre volte invece... Si
accorse che Patrick la stava ancora fissando; uno dei suoi soliti
sorrisi era apparso sul suo volto ed era diretto a lei... Teresa si
voltò e si diresse verso la scrivania; prese una cartellina e
la aprì, fingendo di leggerne il contenuto. Il tutto dando le
spalle al consulente, per evitare di incrociare anche solo
accidentalmente il suo sguardo.
“ Jane, sono parecchio impegnata
e vorrei tornare a casa il prima possibile quindi se non ti
spiace...”
“Okay, okay... Tra un minuto sarò
fuori di qui”
Passò qualche minuto mentre
Teresa fissava il foglio senza riuscire a leggere cosa vi fosse
scritto: sperava solo che Jane se ne fosse andato e dal silenzio che
regnava nell'ufficio, sembrava proprio che quel rompiscatole lo
avesse fatto. Ormai certa del fatto che non ci fosse nessuno nella
stanza oltre lei, Teresa si voltò... Ritrovandosi di nuovo
quei fari azzurri a pochi centimetri di distanza.
“Che diavolo ci fai ancora qui? E
vuoi smetterla di farmi questi scherzetti del cavolo?!? Non sono
divertenti!”.
Patrick non rispose, semplicemente si
limitò a fissarla: prima gli occhi, poi le labbra, infine i
capelli. Sorrise: “Stai bene con i capelli lisci...”,
disse con un filo di voce, e allungò la mano verso il viso di
lei. Teresa provò a indietreggiare, ma la scrivania dietro di
lei glielo impedì; seguì con gli occhi la mano di lui
che si avvicinava alla sua guancia, che la sfiorava leggermente con
la punta delle dita per poi arrivare alla ciocca di capelli e
spostargliela dietro l'orecchio.
Teresa sentì un brivido
attraversarle la schiena... “Jane...Si può sapere
cos'hai?”
Ma Patrick continuava a non
rispondere... La mano di lui si spostò dai capelli al mento, e
delicatamente le alzò il viso. La guardò intensamente
negli occhi per qualche interminabile attimo, poi cominciò
lentamente ad avvicinarsi... Teresa sentì le morbide labbra di
lui poggiarsi sulle sue: Patrick Jane la stava baciando! Non riusciva
più a pensare, presa da un vortice di emozioni che non aveva
mai provato prima... Dentro si era sciolta come un ghiacciolo al
sole, ma fuori era rimasta rigida come un pezzo di legno. Lui la
stava baciando e lei non stava ricambiando! La donna non trovò
altra via d'uscita se non quella di allontanarsi sedendosi sulla
scrivania.
Patrick la guardò negli occhi:
un accenno di sorpresa, e probabilmente delusione, nella sua
espressione... Poi cercò di mascherare tutto mostrando un
lieve sorriso... Teresa ricambiò lo sguardo, sorpresa anche
lei per ciò che stava accadendo... Si sfiorò le labbra
con le dita... Patrick era ancora lì, ma aveva indietreggiato
di un paio di passi... << Teresa che diavolo stai facendo?! >>,
fu l'urlo che esplose nella mente della donna. Per la prima volta da
quando l'aveva conosciuto, aveva deciso di lasciarsi andare, di
mostrare i suoi sentimenti nei confronti di quell'uomo così
particolare, così bello... Così semplice ma anche così
complicato... Come lei...
Patrick stava per fare un ulteriore
passo indietro, quando Teresa lo afferrò per la giacca e lo
avvicinò prepotentemente a sé... Sì avvinghiò
alle labbra di lui con le sue, come un uomo che ha appena visto
un'oasi in mezzo al deserto... Patrick, colto di sorpresa, rimase con
le braccia a mezz'aria per alcuni secondi, poi con una mano le
afferrò il volto mentre faceva scivolare l'altro braccio verso
la schiena di lei. La giovane donna fece scivolare le mani sotto la
giacca di lui, appoggiandole sul suo petto: riusciva a sentire il
calore di lui e il cuore che batteva veloce almeno quanto il suo,
forse anche di più... La cosa la fece sorridere; “Perchè
sorridi?”, le chiese lui mentre continuava a darle piccole baci
sulle labbra.
“Niente... Niente...”,
rispose lei, contenta del fatto che per una volta Jane non avesse già
intuito tutto. Patrick scese poi sul collo, e Teresa si sentì
percorrere da un brivido pieno di desiderio... Affondò il viso
nella spalla di Jane, avvolta nel suo buon odore... E poi fece una
cosa che avrebbe sempre voluto fare: passò una mano tra quei
riccioli biondi che si dimostrarono morbidi proprio come li aveva
sempre immaginati... Patrick ritornò sul suo viso e dopo
averla baciata a lungo, la osservò con dolcezza... Poi le
sfiorò il labbro superiore col pollice. Alla fine indietreggiò
e, con un mezzo inchino, fece cenno alla donna che poteva scendere
dalla scrivania. Teresa non riuscì a trattenere un mezzo
sorriso e, una volta in piedi, si avvicinò al mentalista per
aggiustargli la giacca.
“Jane...”
“Sì... Lisbon?”
“Quello che è successo
nell'ufficio... Rimane nell'ufficio”, disse col tono della
solita Teresa.
Patrick le lanciò uno dei suoi
soliti sorrisetti: “Signorsì, signora!”, e così
dicendo l'uomo si diresse verso la porta; stava per andare via quando
all'improvviso si fermò, si voltò verso la donna e
disse: “E comunque il tuo vecchio divano ce l'ho io... L'ho
preso perchè nelle mie notti insonni mi da la sensazione che
ci sia anche tu...”.
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