The
World I Leave Behind
Rated: M
Genere: Angst/Romance/AU
Ship: Harry/Ginny Ron/Hermione
Autore: NES85
Traduttrice: SunlitDays ( terachan )
Link in lingua originale: The World I Leave Behind
Warnings: Death, Disturbing
Imagery, Sexual Situations,
Violence
Summary: Harry va nella Foresta Proibita
per permettere a
Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo
morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare
avanti. In
canon fino al capitolo 34 de I Doni Della Morte.
Note della Traduttrice: The World I Leave Behind
è tra le HP
fanfic più belle che abbia mai letto. Ho deciso di
cimentarmi in quest’ impresa
epica perchè mi sembrava giusto condividere questa perla di
fic con il fandom
italiano. Ci sono 14 capitoli più un prologo pubblicati fino
ad ora - tutti
molto lunghi -, ma la storia è quasi completa. Mancano 1 o 2
capitoli al
massimo. E' in canon fino al capitolo 34 de "I Doni della
Morte",
dove Harry entra nella Foresta Proibita per farsi ammazzare. Ma qui
Voldemort è
leggermente più furbo. Fatemi sapere cosa ne pensate e io
riferirò
all'autrice.
Non ero sicura sulla
scelta del rating. Non ci sono scene di sesso molto
esplicite e comunque la storia non si centra su quello. Ma se ritenete
che
debba alzarlo allora provvederò immediatamente.
Il capitolo non
è betato, se c’è qualche anima pia che
voglia aiutarmi ne sarei
grata.
Disclaimer: nulla mi appartiene. Il mondo di
Harry Potter
è stato creato dalla mente geniale di J.K. Rowling e questa
fanfiction è stata
scritta da NES85. Io non sono che una mera traduttrice che vive di luce
riflessa.
Prologo: notte insonne
Ginny Weasley era
aggrovigliata tra le lenzuola del letto, immobile, gli occhi
spalancati che fissavano, senza davvero guardare, il buio della sua
stanza.
Alcune notti non piangeva; quella notte, sì. Silenziose
lacrime scivolavano fra
le sue lentiggini, inumidendo il cuscino sotto la sua guancia. Se ne
stava
stesa lì – incurante, vuota - la sua mente
bloccata nel sogno che l’aveva
svegliata, quello che le dava la caccia quasi tutte le notti.
Festeggiamenti,
gioia,
euforia – la sua squadra Grifondoro aveva vinto la
coppa di Quidditch! - un’infanzia di emozioni le
rimbalzavano avanti e
indietro; sgattaiolare fuori di notte per volare sulle scope dei suoi
fratelli,
combattere per provare di potercela fare, tutto aveva portato a questo
meraviglioso momento.
E poi lui era
lì. I suoi occhi smeraldo ardenti quando trovarono lei nella
sala comune, e in loro, Ginny vide riflesso il fuoco che lei nutriva
per lui da
anni. Istintivamente corse verso di lui, senza pensare, avvolgendolo
tra le sue
braccia e… lui la baciò. Senza aver mai lasciato
intendere di provare quello
che lei provava per lui, lui la baciò, e qualcosa che aveva
giaciuto dormiente
e trascurato dentro di lei esplose di vita e prese il volo.
Il tormento
arrivava
sempre quando Ginny si svegliava.
Da un anno,
Harry Potter
era morto.
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Ron Weasley si
lasciò cadere nel suo posto al tavolo della cucina e diede
un
morso al suo sandwich. La casa era spaventosamente quiete nel bel mezzo
della
notte – essendo notoriamente un sonoro dormiente, non era
abituato ad una Tana
senza lumi accesi e teste rosse rumorose. Ma comunque, ritenne, la casa
non è
più vivace come lo era una volta. Non da quando era andato
tutto di traverso. Ron
sospirò e posò il suo spuntino; non aveva
più l’appetito di una volta.
Era
arrivato molto
lontano negli ultimi mesi, entrando a far parte
ufficialmente dell’Ordine della Fenice e allenandosi ogni
giorno, spingendosi
con una tenacia che non aveva avuto ad Hogwarts.
Sorrise
malinconicamente
mentre immaginava, per quella che probabilmente era la
centesima volta, come sarebbe rimasta attonita Hermione se avesse visto
quanto
seriamente stava prendendo i suoi studi ora. Dato che c’erano
pochi posti
sicuri oltre la
Tana,
passava il suo tempo a lavorare duramente per esser pronto a combattere
quando
sarebbe arrivato il momento, o semplicemente a fissare il muro. Ma di
certo non
era la noia a guidarlo. Gente che amava era stata uccisa, e lui
– insieme al
resto dell’Ordine – erano gli unici rimasti per
vendicarli e fermare Voldemort
dal prendere completamente il sopravvento. Ron sapeva quanto andavano
male le
cose, quante poche probabilità avevano contro di loro, ma
sarebbe stato dannato
se avesse smesso di lottare. Lottare era tutto ciò che gli
era rimasto.
Ron
crollò di
nuovo nella sua sedia mentre un altro pensiero ricorrente emerse:
era così che si sentiva Harry, che portava sulle sue spalle
il fato del mondo
magico fin da bambino. Certo, Ron aveva visto la sua parte di pericolo
al
fianco di Harry, ma lui era sempre stato un seguace che lasciava agli
altri –
Harry, Hermione, Dumbledore – il comando. Ron aveva deciso
che era arrivato il
momento di fare un passo avanti e prendersi la sua quota di
responsabilità.
E lo doveva
ad Harry,
che aveva dato la sua fiducia ad un povero nessuno che
nessun altro avrebbe guardato due volte. Harry il suo migliore amico.
Harry…
con cui aveva fallito. Se solo Ron fosse rimasto con lui durante la
battaglia…
se non avesse permesso a se stesso di soccombere al dolore per Fred, se
fosse
rimasto concentrato sulla lotta…
Beh, presto
avrebbe
avuto la possibilità di redimersi. Pensando a ciò
che
avrebbe dovuto fare, Ron sentì tornare il familiare
nervosismo, ma anche la
risolutezza – non avrebbe deluso la sua famiglia o
l’Ordine. Questo era troppo
importante; la posta in gioco troppo alta.
Alzandosi,
Ron si
passò una mano tra i capelli. Se solo Hermione fosse qui.
L’avrebbe vista presto, però, per la missione. Che
modo strano di ricongiungersi
dopo un anno divisi. Cosa avrebbe dovuto dirle? Non sapeva quale
sarebbe stata
la sua reazione e questo non stava aiutando la sua ansia sul lavoro che
doveva
fare.
Lo
scricchiolio di una
scala strappo Ron fuori dai suoi pensieri. Ginny apparve
sul vano della porta della cucina. I suoi occhi oscurati dissero Ron
tutto ciò
che aveva bisogno di sapere. Senza parlare, si avvicinò a
sua sorella e posò la
sua testa sulla sua spalla.
Il suo
cuore doleva per
lei. Dopo tutto questo tempo, le sue ferite sembravano
ancora fresche. Nessun altro, nemmeno sua madre, sapeva quanto
soffrisse ancora
Ginny. Si fingeva forte, ma quando diventava troppo, quando si sentiva
debole,
si rivolgeva a lui. La perdita dell’amore della sua vita per
lei, e del suo
migliore amico per lui, li aveva avvicinati molto.
Quando
aveva cominciato
ad uscire con Harry si era sentito così
infastidito…
Ora avrebbe
dato
qualsiasi cosa per riportarglielo indietro.
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Hermione Granger si
svegliò scoprendo di essersi addormentata di nuovo sulla
sua scrivania, con la testa che riposava tra le pagine 814 e 815 di
"Lavorare con le Bacchette: costruire e abbattere", che era
accatastato sulla sua copia consunta di "Storia di Hogwarts". Si
tirò
a sedere lentamente e si strofinò un crampo al collo.
L'orologio sul muro
leggeva 1:42 AM; i suoi genitori, che andavano a letto sempre presto,
di sicuro
dormivano da ore.
Andò in
cucina per prepararsi del caffè; malgrado si sentisse il
corpo
dolorante per la dormita, il suo lavoro stanotte non era finito. Anche
dopo
settimane di ricerche, Bill aveva ancora bisogno del suo aiuto per
scovare un
paio di informazioni chiave, e il tempo era quasi scaduto. Presto
sarebbe
rientrata nel mondo magico che aveva lasciato quasi un anno fa, quando
aveva
fatto ritorno dalla sua famiglia. Il suo ruolo nell'imminente missione
l'avrebbe riportata nel posto che una volta era come una casa, ma che
ora
perseguitava i suoi incubi - Hogwarts. Poteva ancora raffigurarsi le
orribili
scene della battaglia come se fosse successo ieri; poteva ancora
sentire il
castello brontolare mentre si arrendeva all'orda di Mangiamorte che
l'invadevano;
poteva ancora sentire le urla di violenza di Ron e quelli di
disperazione di
Ginny, mentre venivano forzati a scappare attraverso la Stanza delle Necessità,
senza sapere cosa ne era stato di Harry.
Risedendosi
alla sua
scrivania, Hermione si strofinò un occhio e
sorseggiò
dalla sua tazza calda. A dir la verità, avrebbe lasciato il
compito di trovare
le risposte di cui Bill aveva bisogno a qualcun altro. Aveva cercato
semplici
riferimenti, preparato qualche pozione, ed aiutato l'Ordine in altri
modi, ma questo
l'avrebbe riportata nell'occhio del ciclone. Ma Hermione era la persona
che più
conosceva di Hogwarts e la sua storia, con la McGonagall nelle mani
dei Mangiamorte e nessun altro disponibile. Era protetta da secoli di
magia
applicata dai migliori maghi e streghe di ogni età.
All'inizio l'idea di creare
una breccia tra le protezione era sembrata ridicola, ma mesi di ricerca
le
avevano dato un po di speranza. Un più, Bill Weasley non era
uno
spezza-incantesimi mediocre.
Il nome
"Weasley" si
inceppò nella mente di Hermione. Colse una foto
incorniciata dal cassetto della scrivania e sospirò, le sue
dita che scorrevano
sulla foto animata che Colin aveva scattato alla fine del suo sesto
anno. Harry
sedeva accoccolato con Ginny vicino al camino nella sala comune di
Grifondoro,
e - ignaro della foto che veniva scattata - le sussurrava nell'orecchio
facendola ridacchiare. Ron, che giocava a scacchi al loro fianco,
roteò gli
occhi dalla coppia ad Hermione, poi arrossì e
tornò a concentrarsi sulla sua
partita quando lei rispose al suo sguardo con un sorriso.
Hermione ripose la
cornice nel cassetto, sopra diverse lettere mai aperte
indirizzate a lei con la grafia di Ron. Non le piaceva pensare alle
persone che
si era lasciata alle spalle, specialmente Ron. Le mancava
più di quanto lui
potesse immaginare e distrattamente si chiese se per lui era lo stesso.
Si
rannicchiò dopo aver realizzato che lei sperava che la loro
separazione gli facesse ancora male tanto quanto a lei. Che orribile,
egoista
strega che era. Fu lei ad andarsene, lasciandosi alle
spalle
un Ron molto ferito e confuso. Cosa avrebbe pensato Harry di lei?
Chiuse il
libro e si posò la testa tra le mani.
Nessuno
poteva capire
cosa aveva passato; dov'era la sua mente... loro non
erano stati lì. Non avevano visto quello che lei
aveva
visto. Aver quel genere di shock così presto dopo la
battaglia di Hogwarts, che
l'aveva già sconvolta profondamente...
Ma sapeva
che loro
meritavano di meglio da lei. Ron... e Ginny, che la
considerava una sorella. Merlino, Ginny... una fresca ondata di
colpa attraversò Hermione al ricordo della reazione
straziante della ragazza
alla notizia che Harry era stato ucciso - l'aveva distrutta. Spirito
libero,
maliziosa, provocatrice Ginny, che lei sapeva era diventata un guscio
vuoto,
che a malapena usciva dalla sua camera, mangiava o parlava. E quando
aveva
avuto bisogno d'aiuto, Hermione era scappata. Che "sorella". Se Harry
avrebbe mai potuto perdonarla per aver ferito Ron, di sicuro non
l'avrebbe
condonata per aver abbandonato Ginny.
Scuotendo
la testa,
Hermione forzò i suoi pensieri sul lavoro imminente. Se in
qualche modo sarebbero riusciti in questo piano, avrebbero potuto dar
all'Ordine qualcosa su cui radunarsi e con cui rivitalizzare la
resistenza.
Sarebbe tornata pienamente nel mondo magico, poi? Non aveva mai avuto
intenzione di abbandonarlo definitivamente, giusto il tempo necessario
per
riordinarsi i pensieri. E se fosse tornata, che ne sarebbe stato dei
suoi
genitori? Hermione sapeva che era stato da egoisti ridar loro le
memorie e
riportarli a casa - erano molto più al sicuro in Australia,
senza saper di
avere una figlia a cui un esercito di maghi oscuri dava la caccia. Ma
come una
bambina, aveva avuto bisogno della sua mamma e del suo papà
e della sensazione
di sicurezza e normalità.
Con una
smorfia,
Hermione lanciò forte il suo libro contro il muro, facendo
cadere nel processo l'orologio. Non era una Grifondoro.
Era una
codarda.
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I corridoi di Hogwarts
erano mortalmente silenziosi, tutti gli studenti
dormivano nei loro letti.
Tutti, eccetto uno.
Molto in basso, in una
Camera sotterranea segreta a tutti tranne per pochi, uno
strillo di cruda agonia fendette l'aria. Poi un altro. E un altro.
Finche,
infine, un'acuta, fredda voce fece eco attraverso le
profondità cavernose,
imprecando di frustrazione. Poi una seconda voce rispose, sommessa e
forzata.
"Ancora non ci...
riesci... Tom?" Soffiò Harry tra respiri
tremolanti, lottando per mettersi a sedere. "Sei sicuro che... i tuoi
genitori non erano entrambi Babbani?".
Lord Voldemort, che si
era allontanato per la rabbia, lentamente girò la testa
per fronteggiare il nemico che tanto odiava; la spina nel fianco che
non poteva
rimuovere. I suoi occhi rossi e socchiusi perforarono Harry con pura
ripugnanza.
"O forse tua madre era
una Maganò... questo spiegherebbe
tutto" Disse Harry, prima di girarsi e tossire sangue.
"Tu mi tenti,
ragazzo," sibilò il Signore Oscuro, "ma Lord
Voldemort non si lascerà spingere in qualche azione
avventata. Finchè non avrò
successo nel recuperare il pezzo della mia anima erroneamente riposto
in te,
trarrò ogni piacere possibile dai nostri... esperimenti".
Si
inginocchiò di fronte a Harry, che si allontanò
dal viso serpentino che
sputava parole velenose.
"Ma posso ancora ferire
e uccidere altri, vero Harry? I
sangue-sporco e i traditori del proprio sangue che stupidamente stavano
al tuo
fianco contro il più grande mago che sia mai esistito."
"Beh" aggiunse con un
ghigno, "quelli che per colpa tua
non sono già morti, almeno". Harry
tremò d'ira, ma non rispose.
"Come la piccola
Weasley... sì, lei potrebbe fornirmi una distrazione...
piacevole. Una traditrice del proprio sangue come lei può
ancora servire ad uno
scopo per il suo padrone...".
Voldemort si
avvicinò per sussurrare nell'orecchio di Harry. "Forse
è già
servita".
Harry ruotò
la testa di scatto per lanciare uno sguardo feroce alla faccia
compiaciuta e soddisfatta dell'uomo che lo teneva prigioniero.
Cercò di
controllare le sue emozioni, ma sapeva che Riddle aveva avuto la
reazione che
desiderava. Senza altre parole, Voldemort si alzò e percorse
rapidamente la Camera, sibilando alla porta
per sigillarsela alle spalle.
Harry si
lasciò scappare un respiro trattenuto, arrendendosi
finalmente al suo
corpo distrutto, tossendo e cadendo sul pavimento in agonia. Dopo
diversi
momenti si spinse in ginocchio e striscio fino ad un angolo vicino.
Nella luce
paurosa ed eternamente verde della Camera, setacciò i
detriti posti lì, fino a
che trovò una pietra nera crepata. Con mani tremanti,
ruotò la pietra tre
volte.
"Harry...".
La voce di Dumbledore
era soffice e il suo viso pieno di preoccupazione, la sua
luccicante forma inginocchiata per ispezionare il suo ex studente.
"Professore...Ginny-".
"Sta perfettamente bene,
è al caldo nel suo letto alla Tana. Le protezioni
non sono state disturbate. Ho chiesto a Fred Weasley di controllare
appena ho
sentino la spregevole minaccia uscita dalle vili labbra di Tom".
Harry si
rilassò sulla sua schiena, guardando su con sollievo i
confortanti
occhi blu che lo osservavano attraverse gli occhiali a mezza luna. Dopo
aver
tirato un lento, calmante respiro, Harry parlò con voce
debole.
"Chieda a Fred... di
tenere un occhio aperto per lei, si? E per tutti gli
altri?".
Dumbledore gli
offrì un debole sorriso. "Naturalmente Harry. Ma dubito che
gli stiamo chiedendo un compito che non abbia già intrapreso
da sè. Ore le tue
ferite-".
"Sono troppo
debole...dovranno aspettare." Le palpebre di Harry
cominciarono ad abbassarsi, l'oscurità l'avvolgeva. "Solo...
chieda a
Fred..." E poi cadde nel silenzio.
Il debole sorriso di
Dumbledore svanì, e poi, anche lui.
Il Ragazzo Che
è Sopravvissuto viveva ancora, e la chiave per cambiare
il corso della guerra e finire Voldemort una volta e per tutte,
risiedeva in
lui.
Ma dopo un anno di
prigionia, era intrappolato senza alcuna speranza di fuga o
salvataggio.
Nessuno sapeva che era
ancora vivo.
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Prossimo:
Più di un
anno fa, Harry Potter entrò nella Foresta Proibita per
affrontare
voldemort da solo, pronto a morire. Come è sopravvissuto?
Come è finito nella
Camera dei Segreti? E come ha recuperato la Pietra della Resurrezione? Domande
saranno
risposte e segreti saranno svelati nei ricordi di Harry degli infernali
giorni
che seguirono la Battaglia
di Hogwarts.
Coming soon, il primo
capitolo di The
World I Leave Behind,
"Il
Segreto nella Camera."
"IO SONO DEBITORE A TE?"
"Io piaccio ad Harry Potter"
"Mi chiedo... tra noi
due, chi ha vinto alla fine?"
"tu desideri morire"
"Non parlare con nessuno
di quello che è accaduto qui.... nemmeno con
me"
" Stupeficium!"
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