next door
Sforno
stronzate a go go o.o
Mi chiedo da dove esca tutta sta totale stronzatagine, bah.
Comunque è piccola, il paring è assurdamente
cretino ecc.ecc.
Non leggete, è a tratti diabetica a tratti improponibile e
totalmente impossibile.
The Boy
Next Door.
Gerard era un ragazzo tranquillo, rintanato nel suo appartamento nel
centro di New York dalla mattina alla sera.
Usciva soltanto quando gli serviva qualcosa per vivere o semplicemente
per andare a trovare suo fratello dall'altra parte della
città o
per andare a lavorare la sera.
Aveva pochi amici e non ne sentiva il bisogno di averli, non conosceva
nessuno del palazzo nonostante vivesse lì da circa due o tre
anni, ne aveva perso il conto.
Il suo appartamento si trovava al terzo piano, le pareti erano
così piccole e leggere da poter sentire anche il rumore che
faceva un ago quando cadeva nell'appartamento accanto.
Gerard odiava quelle pareti, odiava anche la voce squillante e
tenebrosa del suo vicino di casa che non aveva mai avuto il dispiacere
di incontrare.
Quell'uomo rincasava tutte le mattine, quando Gerard aveva finito il
suo turno come guardiano e quindi stava riposando, urlando e producendo
rumori molesti in compagnia di qualche ragazza, ogni sera una diversa
da quanto era riuscito a capire Gerard.
Nonostante fosse una persona pacifica e tendenzialmente "misantropa",
per questo era quasi sempre da solo, Gerard non parlava mai con nessuno
e tanto meno litigava con qualcuno, ma quella situazione stava
diventando insostenibile.
Non sapendo cosa fare aveva deciso di ripagare il vicino con la stessa
moneta, così nel bel mezzo del pomeriggio aveva cominciato a
mettere i Cd dei Misfist ad un volume insopportabile anche per lui,
oppure i Rammstein, una volta aveva messo persino dei canti gregoriani
per dar fastidio al vicino.
Ma non aveva ricevuto nessun tipo di lamentela da parte dello stesso e
soprattutto i rumori molesti continuavano, ogni santissima sera che
Dio, o chi per lui, mandava sulla terra.
Gerard era sull'orlo della pazzia, non aveva più Cd da
mettere e
soprattutto non aveva la minima voglia di fottersi le orecchie per
colpa di un villano, così prima di andare al lavoro si era
deciso a bussare alla porta.
Con un enorme sforzo, dovuto soprattutto al suo carattere timido, aveva
suonato al campanello, aspettando che l'altro aprisse.
Poco dopo si era sentito un rumore di chiave e la porta si era aperta.
Il ragazzo in questione non era molto alto, ma aveva praticamente il
doppio dei suoi muscoli e soprattutto aveva l'aria cattiva, l'aria da
Mastino napoletano.
"Ehm, scusa il disturbo, io sono il tuo vicino..."
"Ah, quello con la passione per i canti Gregoriani? Per la cronaca, i
Misfits sono decisamente meglio." aveva risposto l'altro addolcendosi
un po.
"Si, per l'appunto. Potrei chiederti una cosa?"
"Certo dimmi."
Gerard non aveva avuto il coraggio di chiedergli di abbassare il tono
della voce mentre "scopava" con una qualche bagascia.
"Avresti del latte?"
"Certo." il ragazzo si era spostato dall'ingresso invitando l'altro ad
entrare, Gerard titubante aveva annuito, entrando nel piccolo
appartamento.
"Come ti chiami?" aveva chiesto mentre apriva il frigorifero.
"Gerard, te?"
"Matthew, ma per gli amici Matt. Scusa, non ho il latte, pensavo di
averlo invece no. Sai che facciamo? Andiamo a comprarlo."
"No, no tranquillo! Non è poi così
indispensabile."
"Sicuro? "
"S..si" aveva risposto titubante,avvicinandosi alla porta "Io...devo
andare! Grazie lo stesso."
"Grazie a te." aveva risposto sorridente.
Gerard era scappato al lavoro, correndo giù per le scale e
rischiando di cadere.
Due giorni dopo, mentre tornava dal lavoro, aveva visto la figura di
Matt cercare invano di mettere la chiave nella toppa.
"Vuoi una mano?" aveva chiesto.
"Grazie, non ci capisco un tubo." aveva risposto l'altro, poggiandosi
una mano sulla fronte.
"Bevuto?"
"Veramente credo di avere la febbre e tra l'altro non so neanche come
si cura una fottuta febbre..."
"Oh.. Non c'è la tua ragazza?"
"La mia che?"
"Beh, la tua ragazza."
"Come fai a sapere che ho una ragazza."
"I muri sono fatti di cartone, si sente tutto." aveva risposto, in un
impeto di coraggio.
"Oh...scusami...non lo sapevo, cazzo! Quante volte ti ho svegliato?"
"Tante, ma non fa niente davvero."
"No, scusami, cazzo che coglione che sono! Giuro la prossima volta
cercherò di contenermi."
"Grazie. Senti ho comprato il latte e di là dovrei avere un
pacchetto d'aspirina. Vuoi venire?"
Matt aveva sorriso, annuendo.
Gerard aveva richiuso l'appartamento dell'altro, aprendo, poi, il suo e
lasciandolo entrare.
Matt aveva cominciato a guardarsi intorno, guardando ogni singolo
quadro che rendeva l'appartamento molto più colorato e
"stilisticamente" più bello.
"Gli hai fatti tu?" aveva chiesto, indicando un paio di quadri.
"Si, nei miei attacchi d'ispirazione."
"Sei bravo! Lo fai per lavoro?"
"No, faccio il guardiano del museo per il momento, un giorno di questi
spero che espongano qualcosa di mio, ma la vedo difficile..."
"Secondo me hai talento."
"Grazie."
Gerard cercava un termometro funzionante in quella casa, visto che
l'ultimo lo aveva completamente spaccato a terra.
"Finalmente!" aveva detto trovando l'unico termometro funzionante e
porgendolo all'altro.
Matt se lo girava tra le dita, cercando di capire come funzionasse.
"Ehm, cosa ci devo fare?"
"Come cosa ci devi fare! Non hai mai avuto la febbre?"
"Era sempre mamma che se ne occupava..." aveva commentato, facendo
ridere Gerard.
"Ok, ok, alza il braccio destro."
Il ragazzo aveva fatto come aveva detto l'altro.
Gerard aveva infilato la mano sotto al T-shirt del ragazzo,
posizionando il termometro sotto alla sua ascella.
Il ragazzo aveva avuto un brivido dato dal contatto con la sua mano
fredda.
"Scusa, ma non sapevo come spiegartelo."
"No, no, sono io quello che mi devo scusare. Ti sto importunando, se
non c'ero io forse ora staresti dormendo."
"Possibile, ma non mi dispiace." aveva commentato sorridendo.
Stranamente Gerard sorrideva, era una cosa rara e forse l'altro non lo
sapeva.
Non sapeva che quel ragazzo non era una persona altruista, non era una
persona che amava il contatto con gli altri e tanto meno la loro
compagnia.
"Ora?"
"Devi aspettare cinque minuti."
Matt guardava l'orologio, chiedendo costantemente quanto mancasse.
A Gerard sembrava un bambino, un bambino un po cresciuto ma con la
stessa espressione dipinta sul volto.
"Sei stai zitto e fai il bravo ti do un cioccolatino" aveva commentato
ironico, mentre metteva apposto il latte che aveva comprato.
"Giusto, scusa."
I cinque minuti, per la gioia di Matt, erano passati.
Gerard lo aveva invitato a togliersi il termometro.
"38, cazzo!"
"è tanto?"
"Di solito la temperatura è 36.."
"Oh, forse dovrei smetterla di andare in t-shirt in pieno Autunno."
"Mi sembra un ottimo proposito."
Gerard aveva aperto la mensola delle medicine, cercando un qualcosa che
potesse aiutare l'altro.
Finalmente aveva trovato una medicina dal nome impronunciabile che lo
salvava sempre quando si prendeva un influenza.
"Hai mangiato?"
Matt aveva scosso la testa e Gerard aveva sbuffato, pensando a quanto
fosse cretino quello lì!
Oltre a non sapersi curare una febbre non pensava neanche a mangiare.
"Aspettami qui, vado al bar qua sotto. Come ti piace il cornetto?"
"Cioccolato... ma non serve!"
"Ma se non mangi non puoi prendere la pasticca, aspetta ti do una
coperta..."
"Gerard non serve veramente, è solo febbre,
passerà! Hai fatto già troppo per me..."
"Non ti mangio e non ho intenzione di violentarti, voglio solo darti la
pasticca e rispedirti nel tuo appartamento, fidati."
Matt aveva sorriso, lasciando cadere il discorso e
ringraziando il ragazzo.
Gerard era sceso fino al bar che si trovava dall'altra parte della
strada, ordinando due cornetti al cioccolato ed un caffè, ne
aveva terribilmente bisogno.
"Questo è il cornetto." aveva detto, posando una bustina sul
tavolino accanto a Matt "Se aspetti ti faccio anche il latte."
"Niente caffè?"
"Mamma dice che il caffè e le medicine non vanno bene
insieme, ma se vuoi posso farti anche il caffè."
"No, se mamma dice così è così e
basta".
Gerard aveva sorriso, mettendo a bollire un po di latte.
"Tieni." aveva detto mettendo la tazza vicino al pacchetto del
cornetto."Io vado a cambiarmi, mangia e non fare capricci."
"Ora sembri sul serio mia madre."
Gerard si era rifugiato nella sua camera, chiudendo la porta e
cambiandosi con dei vestiti più comodi rispetto alla divisa.
Poi era uscito nuovamente fuori per dirigersi verso il bagno e aveva
dato una veloce occhiata al ragazzo che mangiava avidamente il
cornetto, sporcandosi la bocca ed il resto del viso.
Gli era scappato un sorriso che aveva prontamente tolto dal viso.
Matt invece, aspettando che Gerard finisse di cambiarsi, sbirciava nei
fogli lasciati sul tavolo dal ragazzo.
Erano bozze di disegni non ancora finiti.
C'è ne era uno che gli assomigliava parecchio, un semplice
viso disegnato, distrattamente, a matita.
Era uguale a lui, aveva sorriso, per niente intimorito da quel disegno
o da quello che potesse significare realmente.
Aveva deciso di lasciarlo sul tavolo, in bella vista, voleva vedere
cosa gli avrebbe detto Gerard una volta che se ne fosse accorto.
"Fatto colazione?" aveva chiesto, tornando nella piccola cucina.
"Si, mamma."
"Tieni."
"Mi stai drogando?"
"Si, poi abuso di te. Prendi quella pillola e vai a dormire, domani
sarai come nuovo."
"Dormire di là?"
"Si."
"Ma di là nel mio appartamento? E se mi sale la febbre?"
"Matt ci stai provando? Ti conosco da tre giorni."
"Ma mi conosci bene." aveva risposto attirando l'attenzione dell'altro
sul disegno adagiato sul tavolo.
"Oh."
"Oh..." aveva risposto ironico Matt, sorridendo e avvicinandosi al
corpo dell'altro "Posso confessarti una cosa?"
"Dipende."
"Ho sempre fatto rumore di proposito, aspettavo che fossi tu a suonare
al mio campanello."
"E perché mai?"
"Perchè mi piaci. Mentre fumi la tua sigaretta sul balcone,
mentre sorridi, mentre ti mangi le parole e mentre fai finta di aver
finito il latte."
Gerard era rimasto in silenzio.
"Potrebbe sembrare stalking."
"E non lo è?"
"No..."
"Ma comunque hai la febbre, non si può fare niente." aveva
risposto, liquidandolo così.
Matt era uscito fuori dall'appartamento, ringraziando più
volte Gerard per averlo "curato".
Gerard si era messo sul letto, ripensando a quanto fosse cretino e
pauroso.
Si sentiva una merda, nel vero senso della parola.
Quel ragazzo era stupendo, e da quel poco che aveva potuto vedere, non
lo era solo fisicamente.
Quel ragazzo era il suo "tipo" di ragazzo ideale, ma lui aveva troppa
paura di rimanere scottato o di venir preso ingiro da non riuscire
neanche minimamente a pensarlo come il suo "ragazzo".
Era troppo chiuso in sè stesso per avere un ragazzo o un
amico.
Aveva deciso di chiamare il fratello, nonostante fossero sotto le otto
del mattino.
"Mikey, ho bisogno di te."
"Gee, ma lo sai che ore sono?"
"Ti prego!"
"Ok, ok, dammi una mezz'ora e sono lì."
"Grazie."
Gerard aveva deciso di impiegare quel tempo in una sana e rinfrescante
doccia.
"Gee che volevi di così importante? Gee?" Mikey era entrato
con la copia delle sue chiavi e aspettava pazientemente che il fratello
finisse di fare la doccia e di rivestirsi.
Una volta uscito e vestito Gerard aveva preso il fratello per mano e
senza parlare lo aveva portato nel bar sotto casa.
Il fratello non riusciva a capire il comportamento strano del fratello,
non era mai uscito per far colazione al bar, gli dava fastidio anche
solo il vociare delle persone dalla fienstra del suo balcone,
figuriamoci quello dei bar di prima mattina, pieni di ragazzini urlanti
che aspettavano l'inizio delle lezioni o degli operai!
"Gee ora tu mi spieghi perché mi hai portato qui!"
"Perchè sennò lui ci sentiva."
"Lui chi? Ora oltre che misantropo sei anche psicotico?"
"No! Cretino, il mio vicino di casa."
"Quello delle scopate acrobatiche?" aveva chiesto, sorridendo.
"Si, lui... l'ho conosciuto."
"Oh! Era anche ora!"
"E perché mai?"
"Gee quello ti fissava, solo un cieco non se ne sarebbe accorto! O un
coglione come te."
"Mi fissava? Ma se non l'ho mai visto?"
"Ma che dici? Quando fumiamo fuori al balcone lui ti guardava sempre,
possibile che non te ne sei mai accorto? Ma dove vivi?"
"Nel mio mondo." aveva risposto.
"Vabbè, insomma?"
"Oggi è stato nel mio appartamento, perché aveva
la febbre..."
"Uh, avete giocato al dottore?"
"Mikey, cazzo, vuoi essere serio?"
"Ok,ok."
"Allora...dov'ero rimasto? Ah, si. Diciamo che dopo che gli ho misurato
la febbre ed il resto...si è dichiarato. Voleva dormire nel
mio appartamento.."
"E tu l'hai cacciato?"
"In un certo senso."
"Posso dirlo?"
"Si."
"Sei un coglione, perché ti capitano i ragazzi migliori e tu
te li lasci scappare? Gee, lo sai che ti amo, ti amo tanto, come si
può amare un fratello, ma cazzo! Sei l'essere più
affascinante che io conosca, hai talento, insomma... tutte quelle cose
lì! Ma perché non riesci a vivere? Buttati."
"Ho paura."
"Benvenuto nel mondo degli umani, Honey. Abbiamo tutti paura, ma non
per questo ci rifugiamo dentro casa ogni qualvolta che qualcosa turba
la nostra normalità di merda. Gee io non ci sarò
per sempre."
"Vaffanculo."
"No! Devi capirlo! Non puoi avere solo me come amico, confidente e
tutte quelle cazzate lì,ok? Devi trovare qualcuno che ti
faccia felice anche in quell'altro senso! Sono tuo fratello non posso
aiutarti anche in quell'altro modo no?"
"Ma che schifo! Ho capito.."
"Lo vedremo, ora tu vai su e vai a parlare con quell'altro".
Gerard aveva abbracciato il fratello, uscendo dal bar e correndo
velocemente verso il suo piano.
Correva come non aveva mai fatto, convinto che se non fosse arrivato in
tempo e alla svelta avrebbe perso quel poco di coraggio nato dalla
conversazione con il fratello.
Si era messo di fronte alla porta, bussando.
Pochi minuti dopo si era affacciato Matt, con la faccia rossa ed
assonnata.
"Scusa, dormivi.." aveva commentato, facendo un passo indietro,
sentendo tutto il coraggio uscire dal suo corpo.
Matt gli aveva sorriso, aprendo la porta e invitandolo, di nuovo, ad
entrare.
"Non dormivo."
"Dovresti."
"Ti stai comportando di nuovo da mamma."
"Possibile." aveva risposto, avvicinando la sua mano verso la fronte
dell'altro "Bruci, ancora di più."
"Sarà la tua vicinanza."
"Non mi conosci neanche, non sai quanti problemi ha la mia testa..."
"Non mi interessa. Conosco tanti modi per far passare i problemi."
"Li conosco anche io da quando ti abito vicino, sai?"
"Ti ho già chiesto scusa, più volte."
"Lo so, ma è divertente imbarazzarti."
Matt, comportandosi di nuovo come un bambino capriccioso, aveva messo
su un adorabile broncio.
Gerard sorrideva ancora come un coglione, con le mani in tasca e
l'espressione stranulata.
"Posso baciarti?" aveva chiesto Matt.
"Son cose che si chiedono? Tu fallo e basta."
Matt lo aveva baciato, dolcemente e senza lingua, come una bambina alle
prime armi.
Gerard non aveva fatto nulla per approfondire quel bacio.
"Vuoi dormire con me?"
"Solo dormire?"
"Pensi che possa fare altro, ora come ora?"
"No."
"Allora?"
"Si."
Gerard, a distanza di mesi, era grato a quel ragazzo, grato per aver
fatto rumore tutte le mattine, per non averlo fatto dormire e
semplicemente per avergli cambiato la vita.
Mikey anche ne era grato, ma solo perché gli aveva fatto
conoscere il suo migliore amico, ma questa è un'altra
storia...
Non chiedetemi da dove è uscita.
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