Lockdown (1)
Elena
si fece strada tranquillamente giù per le impressionanti scale
del pensionato, controllando con la coda dell'occhio che non ci fosse
Colui-che-non-doveva-essere-nominato. Avrebbe dovuto lasciare la
casa con Stefan quella mattina quando lui era andato a caccia.
Così ora non si sarebbe ritrovata a sgattaiolare furtivamente
per arrivare alla porta della casa.
Quando finalmente fu al piano di sotto, non potè fare a meno di
sentirsi soddisfatta. Sapeva che il suo udito da vampiro non l'aveva
sentita, altrimenti si sarebbe già presentato davanti a lei in
quel modo incredibilmente fastidioso.
In punta di piedi, stava per girare la maniglia per aprire, quando
accadde l'inevitabile. Era talmente vicino a lei che se avesse fatto un
passo i loro corpi si sarebbero toccati.
« I miei occhi mi ingannano?». Chiese Damon con un tono divertito nella voce.
« Damon». Sospirò. « Sono di fretta, okay?
Devo tornare a casa e cambiarmi i vestiti e sono già in ritardo
per la scuola».
« Non ci potevo credere quando vi ho sentiti tornare a casa, la
notte scorsa. Non hai passato la notte qui dal nostro piccolo..
incidente. Probabilmente un tentativo fallito di evitarmi. Cosa
è cambiato?».
« Non è cambiato niente».
« Eppure stai ancora tentando di sgattaiolare fuori senza salutarmi. Sono ferito, Elena».
« Damon, potresti farti da parte? Devo andare sul serio».
« Bè, devo ancora fare i conti con il fatto che vi sentite
abbastanza sicuri per passare la notte qui, con me nella stessa
casa». Damon si strinse nelle spalle e finalmente si fece da
parte come aveva chiesto lei.
« Come ho detto: non è cambiato niente». Ribadì Elena.
Prima che Damon potesse rispondere e sapeva che avrebbe risposto, dato
il suo ardente desiderio di avere sempre l'ultima parola, Elena
sentì una scossa di elettricità passare attraverso il suo
corpo quando afferrò la maniglia della porta. L'esplosione era
stata abbastanza forte da farle fare un volo, urtando Damon -che era in
piedi tra lei e la parete- e facendolo andare a sbattere contro il muro
con tanta forza da creare una crepa profonda. Il corpo di Elena era
schiacciato contro quello di Damon che di certo non aveva avuto un
atterraggio più morbido del suo. Damon gemette ed Elena ebbe il coraggio di aprire gli occhi,
rendendosi conto che era sulle ginocchia del vampiro, con la testa
appoggiata al suo petto. Le braccia di Damon che le cingevano la vita. Si sentivano entrambi a
disagio.
« Stai bene?». La voce di Damon suonava stanca e leggermente dolorante.
« Sì». Rispose lei dolcemente. « Tu?».
« Niente di rotto». Disse gemendo e girando la testa a
destra e a sinistra per controllare che fosse davvero tutto a posto.
Elena lottò per uscire dal suo abbraccio e si alzò
attentamente in piedi. « Cos'è successo? Cosa è
stato?».
Damon cercò di alzarsi, ma era evidentemente in
difficoltà. Come una sorta di riflesso, Elena si
precipitò al suo fianco per assisterlo. Gli prese un braccio per
dargli sostegno, ma lo lasciò andare subito quando lui fu di
nuovo in piedi, temendo uno dei soliti commenti di Damon su come lei
era corsa al suo fianco.
« Qualcosa o qualcuno evidentemente non vuole che tu te ne vada». Disse infine Damon, guardando la porta.
« Come un incantesimo?». Chiese Elena, aggrottando le sopracciglia. « Chi lo farebbe?».
« Io conosco solo una strega. E tu, invece?».
Damon fece un passo avanti verso la porta con l'intenzione di aprirla.
« Attento!». Fu l'unica cosa che riuscì a dire,
prima che un altro sussulto di energia elettrica sembrava volesse
fulminare la casa. Questa volta Damon era preparato, anche se emetteva
versi di dolore. Non voleva fare un volo all'indietro come Elena. Fu
costretto a fare qualche passo indietro, però, a causa
dell'impatto della scossa.
« Figlio di..». Iniziò il vampiro, voltandosi di
nuovo verso la ragazza. « Prima o poi ucciderò quella
piccola strega!».
« Perchè Bonnie farebbe una cosa del genere?». Elena
prese parola. « Non ha alcun motivo per farlo. Perchè mi
chiuderebbe in una casa con te?».
«
Non abbiamo appena detto che questa è la prima volta che passi
la notte qui da settimane? Probabilmente lei non aveva idea che tu
fossi qui. Ha visto Stefan uscire di casa questa mattina e ha pensato
che questo sarebbe stato il momento ideale per tenermi via per
sempre».
« Nella tua gigantesca casa? Dove vive anche Stefan? Non ha
senso, Damon, e lo sai. Se Bonnie avesse volto fare una cosa del genere
lo avrebbe fatto già molto tempo prima e non in casa tua, ma in
uno spazio piccolo e limitato, non credi?».
Damon esitò un secondo, la rabbia era ancora evidente sul suo
volto e dalla sua postura. Elena capì che il vampiro si stava
costringendo a calmarsi.
« Allora chi combinato questo casino?». Chiese infine, con calma.
« Non lo so. Dovremmo cercare di scoprirlo. Ma di certo non era
Bonnie, Damon. Comunque, è lei che potrebbe tirarci fuori di
qui».
Elena raggiunse la tasca dei jeans, pregando che l'impatto
dell'esplosione non avesse rotto il cellulare. Fu sollevata quando vide
che non si era rotto e compose il numero della sua migliore amica,
portando il telefono all'orecchio. Con la coda dell'occhio vide Damon
camminare avanti e indietro, toccando ogni parte delle finestre e
imprecando ogni volta che veniva respinto da una scossa elettrica.
« Smettila». Ordinò lei. « Penso sia ovvio che siamo chiusi qui dentro».
« Ci deve pur essere un punto debole da qualche parte».
Mormorò Damon, continuando la sua ricerca. Lasciò la
stanza per controllare le altre finestre e porte.
Fu solo allora che Elena si rese conto che non aveva sentito lo squillo
del telefono. Guardò lo schermo e sospirò per la
frustrazione. Nessuna ricezione.
Provò a tenere il celluare il più in alto possibile, facendo grandi passi nel salone. Senza fortuna.
« Perfetto». Sussurrò, cercando di trattenersi
dall'imprecare e pensando che Damon lo stava facendo abbastanza per
tutti e due.
« Damon, dov'è il tuo cellulare? Non ho il segnale».
Urlò, sperando che non fosse troppo impegnato a urlare contro le
streghe per sentirla.
Damon spuntò davanti a lei con il cellulare il mano. Elena lo prese e compose il numero.
« Siamo come i pazzi nei manicomi». Annunciò Damon,
infastidito. « Circondati da recinzioni elettriche».
Elena guardò il telefono di Damon e sospirava. « Niente segnale».
Questo gli fece alzare gli occhi al cielo. « Che diavolo di stupido incantesimo è questo?».
« Ora dobbiamo solo aspettare che torni Stefan». Disse
Elena con razionalità. « Probabilmente non si può
entrare, ma ne parleremo attraverso la finestra e lui porterà
Bonnie per risolvere il problema. Calmiamoci ora, okay?».
« Oh io sono tranquillo». Damon la rassicurò, quando
il suo aspetto suggeriva il contrario. « Calmo. Pronto ad
uccidere con molta calma chiunque abbia avuto il coraggio di rinchiuderci qui dentro».
« Io continuo a non capire chi avrebbe--». Elena si
fermò a metà frase. Era ovvio. Guardò Damon.
« Katherine».
I loro sguardi si incrociarono e Damon sembrò considerare
quell'opzione per un momento. « Questo non è esattamente
il suo stile. E ha bisogno di una strega per questo genere di
incantesimo.. a meno che..».
« A meno che?». Domandò Elena ansiosamente. Voleva
sapere chi lo aveva fatto, anche se non avrebbe risolto nulla.
« Ci sono alcuni oggetti e artefatti che le streghe possono
maledire. E' come un incantesimo bloccato dentro l'oggetto e questo
oggetto può essere attivato per scatenare l'incantesimo».
Spiegò Damon. « Katherine potrebbe avere un oggetto del
genere. Forse Emily glielo aveva fatto».
«
Okay». Elena annuì, avvicinandosi al divano per sedersi.
« Così potrebbe essere Katherine. Ma
perchè?».
Damon si strinse nelle spalle. « Facile. Vuole Stefan e questo ci tiene fuori dalla sua strada».
« Così è troppo facile». Obiettò Elena.
Il vampiro annuì. « Hai ragione. Come ho già detto:
non è Katherine. Il suo stile sarebbe stato molto più
violento. Sai, tenerci lontano dai suoi folli piani, assicurando la nostra
morte orribile..».
Elena rabbrividì involontariamente alle parole di Damon. Katherine la spaventava a morte.
« Così.. non è Katherine».
« Non è Katherine». Disse Damon deciso. Aveva le
braccia incrociate e un grande cipiglio frustrato sulla fronte.
Improvvisamente il suono di un'altra scossa elettrica sembrava aver
scosso tutta la casa ed Elena balzò in piedi, guardando Damon.
« Non eravamo noi». Affermò Damon,
che si affrettò ad arrivare vicino alla finestra in tempo per
vedere Stefan camminare lì vicino.
« Stefan!». Elena gridò il suo nome e si fermò appena in tempo per non toccare la finestra.
Stefan si avvicinò alla finestra con uno sguardo confuso sul
volto. Elena capì che stava dicendo qualcosa perchè la
sua bocca si muoveva, ma non sentiva nulla.
« Cosa sta dicendo?». Chiese Elena, voltandosi verso Damon.
« Nessun indizio». Damon si strinse nelle spalle con noncuranza.
« Dai, Damon! Non dirmi che l'udito da vampiro non funziona attraverso la finestra..».
« Sì, dovrebbe funzionare, ma non lo fa per qualche
ragione». Spiegò, ovviamente anche lui sorpreso. «
L'incantesimo ci ha bloccato con successo dal mondo esterno. Come te la
cavi nel linguaggio dei segni?».
Per qualche ragione Elena fu un pò sollevata nel vedere Damon
tornare ai suoi soliti scherzi e modi indifferenti. Molto meglio
dall'essere infastidito e arrabbiato o incontrollato. Elena si
affrettò a prendere una penna con un pezzo di carta dalla
scrivania.
« Il mio linguaggio dei segni è un pò arrugginito.
Me la cavo molto meglio con la scrittura». Disse a Damon quando
iniziò a scrivere.
« Huh. Intelligente». Rispose apaticamente, mentre stava
davanti alla finestra, salutando il fratello con uno di quei suoi
sorrisetti da bastardo.
Elena sospirò. « Finiscila. Non c'è niente di divertente».
« Infatti». Concordò Damon. « Ma a volte
è meglio trarre il meglio da una brutta situazione».
Elena si avvicinò di nuovo alla finestra, costringendo Damon a
farsi da parte mentre lei metteva il foglietto in bella mostra.
Incantesimo. Bloccati. Porta Bonnie.
« Così efficace con così poche parole». Osservò Damon sarcasticamente.
Stefan annuì e mimò qualcosa con la bocca che i due bloccati subito capirono. Chi ha fatto questo?
Non Katherine.
Scrisse Elena su un altro foglio di carta.
« Ma una strega deve essere per forza coinvolta in tutto
questo». Disse Damon ad Elena. « E' una magia forte. Devo
aver ragione sull'oggetto maledetto con un incantesimo. Qualche idea su
cosa potrebbe essere?».
Elena ci pensò su, ricordandosi improvvisamente di qualcosa. Il
pensiero le fece fermare il cuore per un secondo. Damon si fece
leggermente ansioso.
« Cos'è?». Chiese lui, fingendosi infastidito.
« Torno subito». Annunciò invece lei, correndo su per le scale? Poteva essere...?
Entrò nella camera da letto di Stefan e subito si
avvicinò alla libreria. Quella mattina era stata attratta da
diversi cofanetti d'argento sugli scaffali. Non si era potuta fermare e
ne aveva aperti alcuni, solo per vedere se c'era qualcosa dentro. Non
era così curiosa di solito, ma le scatole erano così
belle e lucenti che l'avevano fatta incuriosire. Allungò la mano
e prese la scatole più piccola che aveva aperto. Ricordava la
scintilla che aveva attraversato il suo corpo. Non aveva pensato a nulla, ma purtroppo i pezzi del puzzle sembravano combaciare.
Sospirò. Era stata lei a causare tutto questo? Si
precipitò giù per le scale. Vide che Damon era ancora in
piedi davanti la finestra e faceva facce strane.
« Cosa stai facendo?». Gli chiese fermandosi all'ultimo gradino.
« Sto cercando di
giocare a Sharade con mio fratello. Stefan non è così
divertente, ho già indovinato tutti i suoi personaggi: Dr.
Seuss: "Il Grinch che ha rubato il Natale". Ma non vuole cambiare
personaggio. Non fraintendermi: Stefan sta disapprovando tutto con il
suo sguardo arrabbiato. Ha anche aggiunto una sesta ruga sulla fronte
pensierosa. Così la somiglianza con il Grinch è
inquietante. Ora però è il mio turno e lui insiste per
essere il Grinch tutto il tempo. Non credo che abbia capito le
regole».
Elena alzò gli occhi al cielo. « Sono contenta che ti stia divertendo».
« Oh anche io. E' molto meglio che scattare e fare qualcosa di avventato a causa della frustrazione».
Lei ignorò l'ultimo commento, rendendosi conto che aveva quasi
dimenticato il "caso" come lo aveva chiamato amorevolmente in
precedenza, in tutta quella confusione.
« Potrebbe essere questo?». Chiese lei, camminado verso Damon e mostrandogli la scatolina.
« Katherine ama i gioielli». Disse Damon quando vide e
prese la scatole dalle mani di Elena. «Hai ficcanasato nella
stanza di Stefan, eh?». Aggiunse, beffardo.
« L'ho aperto stamattina ed è successo qualcosa. Potrebbe essere stato questo?».
« Chiaramente potrebbe essere stato questo gioiello. Emily deve avere bloccato un incantesimo lì dentro».
« Quindi questa scatola è datata 1864. E nessuno l'ha mai
aperta?». Chiese stupita Elena. Insomma, aveva quasi 150 anni e a
nessuno era venuta la curiosità di aprirlo per vedere cosa c'era
dentro? Neanche a Stefan? Mah.
« Non fino a quando la bella Elena Gilbert è intervenuta e
ha deciso di curiosare in giro». Rispose lui, girando le spalle
alla finestra e alzando la scatola per farla vedere a Stefan. «
La tua ragazza ha fatto la ficcanaso!». Aveva praticamente
urlato, come se questo potesse averlo sentito anche Stefan. Damon aveva
un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
« Non ti può sentire».
« Oh ma credo che abbia capito il messaggio».
Stefan infatti aveva capito cosa stava succedendo. Rivolse la sua attenzione ad Elena e mimò qualcosa.
« Sto bene». Lo rassicurò lei, annuendo.
Poi Stefan focalizzò il fratello e gli sparò uno sguardo di traverso.
« Oh! Era uno sguardo di avvertimento da parte del solo e unico
Santo Stefano? Sto tremando nei miei stivali, fratellino».
Stefan scosse la testa e mimò qualcosa che non poteva mancare:
"Torno subito". E così il più giovane dei Salvatore si
voltò e corse via.
« E fu così che andò. Il nostro grande eroe». Affermò Damon,
sempre sorridente e divertito dalla faccenda, prima di passare a Elena.
« Allora, sembra che tu ed io rimarremo bloccati qui per un bel
pò. Cosa hai intenzione di fare per far passare il
tempo?».
« Questo è un incubo». Sospirò Elena,
ignorando Damon mentre camminava di nuovo verso le scale e si sedeva su
uno dei gradini.
Damon le si avvicinò. « Aspetta.. fammi capire bene. Dopo
tutto quello che hai passato negli ultimi mesi, tutte le occorrenze
inquietanti, le morti e il caos... rimanere rinchiusa in una casa
gigantesca con il sottosritto è un incubo. Davvero, Elena? Ci provi gusto a prendermi a calci quando sono già ferito?».
« Non sto dicendo questo per farti del male». Rispose lei
guardando in su, verso Damon. « Non posso pensare a cose
più carine di questo, Damon».
« Ma andiamo. Incubo. Davvero? Parola abbastanza forte, non credi? Non potevi pensare ad una parola un pò più morbida?».
« Incubo è stata la scelta più dolce,
credimi». Lo rassicurò, rialzandosi per fronteggiarlo
faccia a faccia. « Le morti e il caos sono stati un inferno,
Damon. Quindi sì, "incubo" è l'unica scelta corretta.
Sono bloccata in una casa gigantesca con un vampiro malvagio che ha
ucciso mio fratello. Penso che dovresti ritenerti fortunato se ti
qualifico come "incubo" nella mia vita incasinata».
Elena si voltò e iniziò a salire per le scale.
« Dove stai andando?». Chiese Damon.
« Questa non è una rimpatriata di due vecchi amici».
Rispose, girandosi. « Non ci sederemo insieme sul divano per fare
discorsi stupidi o conversazioni significative o per giocare a giochi
stupidi. Potremmo anche essere bloccati insieme, ma in realtà
è una casa gigantesca e farò di tutto pur di evitarti.
Sarò al piano di sopra, a fare la doccia e a studiare un
pò».
« Bene. Fai quello che vuoi». Concordò Damon, stringendosi nelle spalle.
« Grazie».
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Nota dell'Autrice:
Salve bella gente! ^^
Non so da dove cominciare.. okay ho avuto un'illuminazione, sì xD
E' giù da un pò ch ho questa idea in mente: e se Damon ed
Elena rimanessero bloccati da qualche parte? Cosa succederebbe?
Ed ora ecco la risposta alle mie domande: il primo capitolo della mia prima storia! *__*
Inizio col dire che la storia durerà più o meno una
decina di capitoli (e avevo in mente anche qualche extra) e che
posterò UNA sola volta a settimana, più precisamente il
Giovedì (perchè dovete dare il tempo di tradurre il capitolo a Mometta -salvo imprevisti di cui ovviamente vi avviserà lei).
Così allevierete un pò l'attesa della puntata con un mio
capitolo -ovviamente se avete deciso di seguire la storia! U_U
Okay è finito il discorso della suprema U_U Alla prossima -spero.
PS: L'autrice della storia è americana. Ho avuto i permessi da lei di tradurre la sua storia. (Moma)
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