ACARI
“
ricorda di osare sempre”
Gabriele D'Annunzio
Avrebbe
voluto
poter acciuffare quei granellini di polvere che le vorticavano
intorno, quelle microscopiche entità che sembravano
galleggiare
nell'enorme distesa di ossigeno ed anidride carbonica.
Avrebbe
voluto
essere un comune fascio di luce per poterli almeno sfiorare, per
poter sentire la loro inconsistenza sulla pelle.
Chissà
cosa si
provava ad essere così leggeri.
Chissà
cosa ci
trovassero le anonime particelle in quella totale apatia.
Mosse
lenta una
mano in quel mare di appesa staticità.
Gli
acari
sprofondarono iniziando a roteare.
Tante
e tante
invisibili spirali cominciarono a disegnarsi ed a squarciare mute
quel silenzio pesante.
Il
turbine
impercettibile continuò il suo manifestarsi ed il suo
incanto
catturò quegli occhioni di un verde stupefacente, li
ipnotizzò.
Poco
tempo dopo
sembrò non fosse accaduto nulla.
Rieccoli
immobili,
gli acari. Fermi come pochi istanti prima.
Lily
sbuffò.
Quell'immobilità
fu nuovamente messa a dura prova.
Le
sue labbra
disegnarono un sorriso impertinente.
Bastava
davvero
poco per cambiare le cose.
Si,
basta poco
Lily
poco
davvero..
Quella
petulante vocina acida la odiava davvero.
Si
presentava a lei nei momenti meno opportuni.
E
cosa più grave la metteva in seria difficoltà.
Costantemente.
Come
se avesse bisogno di altri problemi.
Ora
ci si metteva di mezzo anche la sua stupida coscienza.
Quell'assurda
eco si era impossessata del suo cervello e le faceva pensare a cose a
cui non avrebbe dovuto dare retta.
Cose
tipo : Potter.
Dannazione.
Ci
era cascata . Di nuovo .
Sarebbe
dovuta correre in infermeria il prima possibile .
Non
era un buon segnale quello . Non la detenzione di una presenza
che valutasse ogni sua minima mossa e che avesse da ridire su
qualsiasi suo movimento.
Lei
odiava essere controllata, odiava che le dicessero cosa fare.
Lei
odiava pensare a Potter.
Perché
quello era un buffone idiota.
E
lei quell'idiota lo amava.
Merlino.
Ci era ricascata. Ancora.
Maledetto
Potter.
Maledetta
vocina ghignante.
L'aveva
ammesso.
Aveva
ammesso di amare il suo peggior incubo.
Aveva
ammesso di essersi innamorata di quel ragazzo che di brutto non aveva
un bel niente.
Aveva
ammesso di non poter smettere di fissarlo o perdersi in quegli occhi
magnetici.
Lo
aveva ammesso a se stessa.
E
bastava poco per cambiare le cose.
Bastava
dirlo a lui.
A
James.
All'idiota
che con un ghigno stampato in faccia l'aveva baciata senza che lei
facesse nulla.
Lei
non voleva far nulla.
Avrebbe
solo voluto che quelle labbra fossero sulle sue.
Per
sempre.
Bastava
dirlo al ragazzo che l' amava alla follia e che lei folle
aveva finito per amare.
Bastava
alzarsi e correre.
Andare
lì e baciarlo fino a quando avesse sentito i propri polmoni
bruciare
e chiedere imploranti un po' d' aria.
Andare
lì ed immergere le proprie dita in quella chioma scura che
la faceva
impazzire.
Bastava
poco.
Davvero
poco.
Lily
tornò a fissare quel mare immobile.
L'ho
già detto che odiava la staticità?
Davvero
un buon motivo per alzarsi e correre via.
In
un altro mare caldo. In un mare caldo che sapeva di nocciola.
In
un mare che bruciava.
In
un mare che parlava di James.
Lontano
da quel vortice improvviso in cui quelle misere e stanche particelle
erano state costrette a ruotare.
Lontane
da quell'universo immobile.
|