Questa
è la seconda storia che scrivo dopo quella di Twilight.
Harry Potter è l'altra seria che adoro spero che questa mia
storia vi possa piacere e interessare. Mi piacerebbe sapere le vostre
opinioni e critiche su quanto scriverò. Grazie!
Un nuovo inizio
Alle prime luci dell’alba, una brezza leggera e fresca si
librava nell’aria a Godric’s Hollow. In quasi tutte
le case, gli abitanti di questa piccola cittadina dormivano ancora nei
loro letti, prima di abbracciare il nuovo giorno.
Una villetta, situata ai confini del paese, era stata ricostruita due
anni prima dal figlio dei vecchi proprietari assassinati. Il ragazzo di
ventidue anni, con i capelli neri indomabili e dagli occhi verde
smeraldo, il cui nome era Harry Potter, aveva deciso di restaurare la
dimora che l’aveva visto nascere per segnare la definitiva
rinascita del mondo magico dall’oscuro signore. Aveva pensato
molto se fosse il caso di farla tornare in vita, oppure lasciarla come
monumento al ricordo dei suoi genitori. Dopo una lunga riflessione,
decise che i suoi genitori avrebbero voluto vederlo felice in quella
casa, mentre
formava la sua famiglia.
Dovette utilizzare gran parte del suo patrimonio per rimetterla in
sesto, ma a lui non importava perché si sentiva felice per
il fatto che presto sarebbe tornato alla sua prima casa.
La facciata e l’interno erano ritornati allo stato
originario, operazione che aveva richiesto incantesimi respingi-babbani
per evitare che la gente si accorgesse del via vai continuo dei maghi e
dell'utilizzo della magia. Il prezioso aiuto fornito dai suoi
ex-professori fu determinante per riuscire a trasformarla in un luogo
sicuro. Il professore di incantesimi, Vitious, aveva gettato sulla casa
una serie di incantesimi difensivi, rendendola invisibile ai babbani e
impossibili da individuare per tutti gli altri. La professoressa di
trasfigurazione McGranitt, nonché nuova preside di Hogwarts,
aveva trasfigurato il portone di entrata in modo tale che consentisse
solo agli amici più intimi di entrare anche se Harry non
fosse stato in casa. La professoressa di Erbologia Sprite aveva messo
un' edera proveniente dal Paraguay chiamata Hedera Strangulator su
tutta la facciata della casa. Questa pianta strangolava chiunque
cercasse di entrare attraverso le finestre.
Il cartello messo in memoria dei suoi genitori, dopo la loro prematura
scomparsa, fu messo in salotto per onorare Il loro ricordo.
La casa era stata arredata con gusto e semplicità e con
l’aiuto dei suoi amici Weasley era diventata calda e
accogliente. In salotto c’era un grande tavolo rotondo che
poteva ospitare più di dieci persone, un comodo divano
giallo a tre posti e c’era un camino su cui erano posate
alcune fotografie che ritraevano i suoi più grandi amici Ron
Weasley ed Hermione Granger che nella foto si abbracciavano sorridendo.
La loro relazione amorosa procedeva fra alti e bassi. Nonostante si
amassero teneramente, a volte non potevano fare a meno di litigare.
Come sempre, però, tornavano a fare la pace. In un'altra
cornice c’era Rubeus Hagrid, l’enorme amico
mezzo-gigante custode delle chiavi di Hogwarts che posava in foto
insieme a lui, vicino alla sua capanna.
La foto a cui Harry era più affezionato era quella appesa
alla parete sopra un cassettone del XIX secolo, regalatogli dai signori
Weasley. L’immagine ritraeva Harry mentre cingeva con un
braccio la vita della sua fidanzata Ginny Weasley. L’amore
che provava per lei era immenso, forse a volte faceva fatica a
dimostraglielo, ma sarebbe stato capace di qualunque cosa per lei.
Era ormai un anno che loro due convivevano ed Harry era entusiasta
all’idea di averla sempre al suo fianco.
In un angolo della stanza facevano bella mostra le altre foto che nel
corso di quei quattro anni Harry aveva raccolto, c’erano
Neville Paciock, che ormai sfoggiava un viso sicuro di sé
dopo aver ucciso Nagini, Luna Lovegood che con aria bizzarra mostrava
una creatura eccentrica e poi c’erano le persone vittime
della guerra: Albus Silente compianto preside di Hogwarts che sorrideva
bonario,
Sirius Black, padrino di Harry che aveva uno sguardo fiero sul viso,
Remus e Ninfadora Lupin con in braccio il piccolo Teddy e per ultimo la
foto di una persona che Harry non avrebbe mai creduto di poter mettere
a casa sua: un uomo vestito di nero con uno sguardo severo, che aveva
dato la vita per sconfiggere Voldemort. Il suo nome era Severus Piton.
Quella mattina si era svegliato presto, era troppo eccitato per
dormire. Si trovava nella sua camera da letto, al centro della quale
troneggiava il letto a baldacchino, celato da deliziose cortine rosse;
sulla cassettiera due cornici racchiudevano entrambe le sue famiglie: i
suoi genitori, che lo salutavano sorridenti e i Wesley, tra i quali
spiccava l'assenza di Fred.
Erano ormai passati quattro anni dalla sua morte e forse solo adesso le
persone che lo amavano cominciavano a convincersi della sua scomparsa.
Nell’immagine si notava anche Fleur Delacour, moglie di Bill,
che stringeva tra le braccia una bambina di appena tre anni di nome
Victoire, chiamata così perché era nata lo stesso
giorno della sconfitta dell'oscuro signore, ma un anno dopo.
Harry era in piedi accanto al letto, indossando jeans e maglietta, un
abbigliamento tipicamente babbano. Aveva tirato fuori lo zaino che
Hermione gli aveva regalato per il suo compleanno a cui aveva fatto un
incantesimo di estensione irriconoscibile, grazie al quale poteva
metterci numerosi oggetti e vestiti.
“Penso di aver preso tutto” disse Harry pensieroso,
riflettendo se avesse dimenticato qualcosa.
La porta della camera si aprì lentamente ed una creatura
bassa, con un gonnellino, orecchie molto simili a quelle di un
pipistrello e un naso simile a un grugno, si fece avanti.
“Il padrone è pronto per partire?”
chiese con voce roca.
“Quasi Kreacher, non so come avrei fatto senza lo zaino di
Hermione” disse Harry contento.
“La piccola mezzosangue ha un gran cervello”
rispose Kreacher ammirato. Anche se aveva imparato ad apprezzare un
po’ la ragazza, certe sue abitudini erano dure a morire.
“Spero che prima o poi la finirai di chiamarla
così” lo riprese tranquillamente Harry.
“Kreacher ci prova padrone, ma non è
semplice” disse quasi mortificato.
Harry scese le scale di fretta con lo zaino in spalla e arrivato in
salotto lo depose vicino al caminetto.
“E pronta la mia divisa da Auror?”
domandò mentre si aggirava in cucina, per prendere alcune
fette
biscottate con sopra marmellata di arance, che erano poste sopra il
tavolo.
“Sì, è appoggiata sopra una delle sedie
del salotto, padrone” disse con voce roca.
“Allora, vado un attimo al cimitero, tu sei vuoi puoi andare
subito a Grimmauld Place, penso che starò via solo tre
giorni” disse Harry tra un boccone e l’altro.
“Molte grazie padrone, Kreacher farà un ottimo
lavoro” disse lui felice inchinandosi di fronte a Harry.
“Kreacher sono sicuro che farai un ottimo lavoro”
disse contento.
L’elfo domestico della casata Black, doveva obbedire ad ogni
ordine che Harry gli impartiva, perché queste erano le
ultime volontà di Sirius, che aveva lasciato tutte le sue
sostanze al suo figlioccio. Per Kreacher non fu affatto facile lasciare
la dimora che aveva ospitato la sua famiglia per generazioni, ma il suo
compito era quello di servire e quindi anche se a malincuore aveva
seguito Harry a Godric’s Hollow. Quando il suo padrone non
aveva bisogno di lui, tornava a casa Black, per mantenere in vita il
ricordo della nobile casata e questo lo riempiva di gioia.
“Io verrò fra tre giorni, se il padrone avesse
bisogno prima, basterà chiamarlo e Kreacher
arriverà”.
Finita la sua colazione Harry uscì di casa per raggiungere a
piedi il cimitero. Da quando si era stabilito in modo permanente nella
cittadina, gli piaceva ogni tanto andare sulla tomba dei suoi genitori
per depositare dei fiori. Questa abitudine si era molto radicata in
lui, in un certo modo gli permetteva di stare ancora in contatto con
loro.
Siccome era molto presto incontrò pochissima gente, che
salutò con brevi cenni della mano.
L’unica pecca della tranquilla cittadina, era che ormai non
c’erano più famiglie di maghi. Per Harry e Ginny
questo non era un problema, poiché potevano andare a trovare
Ron ed Hermione a Londra o i signori Weasley spostandosi con la metro
polvere o materializzandosi in un attimo, ma se nel paese ci fossero
stati altri maghi, magari i babbani avrebbero trovato altri argomenti
su cui confabulare tra di loro nei Pub. Infatti la presenza della
coppia a Godric’s Hollow, generava sempre domande tra i suoi
passanti, poiché non si sapeva dove abitassero e li si
vedeva solo al cimitero, ma a loro non si curavano più di
tanto per le chiacchiere della gente.
Arrivato nei pressi del cancello del cimitero, scorse una figura
conosciuta e prese un appunto mentale di andare a salutarla finito di
commemorare i suoi genitori.
Avanzò fra le lapidi ormai per lui famigliari e si diresse a
quella sotto la quale riposavano suo padre e sua madre. Guardandosi
bene intorno, per vedere che nessuno l’osservasse, estrasse
la bacchetta e fece apparire una piccola corona di fiori . Rimase
qualche minuto per dire una preghiera e poi si allontanò per
salutare un nuovo conoscente. Aveva sentito parlare del suo arrivo
durante una cena che lui e la sua fidanzata avevano deciso di
trascorrere in un piccolo ristorantino del paese, lontano dal clamore
del mondo della magia e dal calore fin troppo avvolgente dei maghi che
ne facevano parte. A Harry non sembrava vero di non essere riconosciuto
e che nessuno indugiasse sulla sua cicatrice e sedendosi a un tavolo
con Ginny cominciarono a parlare di questa piacevole novità,
in attesa di ordinare. A un tavolo vicino al loro, c’erano
due coppie anziane che discutevano a voce alta dell’argomento
che senza dubbio era sulla bocca di tutti: l’arrivo del nuovo
addetto ai lavori di manutenzione della chiesa. Dal discorso che Harry
ascoltò suo malgrado, si spettegolava su i suoi predecessori
che erano stati tutti dei tipi alquanto strani, uomini rispettabili e
cordiali, ma molto solitari e che non uscivano mai alla sera. Questa
insolita caratteristica che li accumunavano, genera battute tra i
cittadini secondo cui, la principale caratteristica per essere assunti
per quel lavoro era di sicuro la riservatezza.
“Ciao Benjamin, vedo che il lavoro non ti manca”
disse Harry dopo essere entrato nella chiesa che si trovava vicino al
cimitero.
“Ciao Harry, sei mattiniero oggi. Come ti ho già
detto questa chiesa è antica e ha bisogno di tante cure
costanti” disse Benjamin alzando lo sguardo per guardarlo
negli occhi, mentre era in ginocchio, indaffarato ad aggiustare la
maniglia della porte d’ingresso.
Era un uomo sui trent’anni, alto, muscoloso, dai lunghi
capelli castani che gli coprivano anche parte del viso e con gli occhi
di una sfumatura grigio-verde, e dai tratti del viso molto marcati,
indossava solo una maglietta blu aderente al torace e un paio di jeans
vecchi e logori ed una catenina d’oro e da un bracciale in
cuoio legato con dei lacci al polso destro che Harry aveva avuto modo
di notare precedentemente non si separava mai.
Si alzò in piedi per stringere la mano ad Harry,
con un caldo sorriso in viso.
“Si devo partire per alcuni giorni e ne ho approfittato per
venire a trovare i miei genitori” disse Harry
sorridendo a sua volta.
“Sei un bravo ragazzo, non ne vedo molti in giro come
te” disse lui sincero, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Grazie” disse Harry imbarazzato.
“Ginny sta bene?”
“Si, lei sta bene è fuori per lavoro”
disse senza entrare nello specifico.
“Ne avrai per molto con le riparazioni”
continuò per cercare di mantenere viva la conversazione.
“Purtroppo sì, sarebbe bello se bastasse un colpo
di bacchetta magica” disse ridendo.
Ma quello che colpì Harry fu il sorriso: non arrivava ai
suoi occhi, che lo scrutavano in modo particolare, era più
una sensazione, di quelle che lo colpivano ogni tanto e che poi si
rivelavano giuste.
“Sarebbe proprio bello, ma purtroppo…”
disse Harry alzando le spalle come per dire “che cosa ci vuoi
fare?”
“Ti saluto Benji, ci vedremo quando torno” disse
Harry che voleva allontanare quella strana sensazione.
“Ci vediamo Harry” stavolta il sorriso
arrivò anche al suo sguardo, forse quella strana espressione
se le era solo immaginata. Ripercorrendo i propri passi
tornò a casa. Durante il tragitto Harry pensava tra
sé che aveva già sentito da Benji strane frasi,
tanto che si era informato presso i registi del ministero della magia se
esistesse un mago con il nome di Benjamin Skylar, ma purtroppo non
esisteva nessuno con quel nome.
Ritornato a casa la sigillò con un incantesimo
anti-intrusione, indossò la sua veste nera da Auror e si
mise lo zaino sulle spalle.
Prese da una coppa sopra il camino un po’ di polvere volante,
entrò in esso e disse in modo forte e chiaro lasciando
cadere la polvere a terra “Ministero della Magia”.