Sproloqui:
cosa succede quando mi autorizzano a parlare in ostrogoto
♥ Ho realizzato questa piccola drabble per il
concorso Salviamo
la parola indetto dal Fanfiction
Contest, il contest consisteva nel scrivere una drabble
avente un linguaggio aulico, e che inserisse all'interno di essa una
coppia di parole. Tali parole sono state considerate dalla Zanichelli
come in via d'estinzione.
Spero di essere riuscita a spolverarle un po' e a dar loro vita (:
Prima di lasciarvi alla lettura vorrei un momento chiarire sul titolo
-che ritengo sempre molto importante: luna madre.
Ho preferito usare la parola genetrix
per appellarmi a Lucrezio e al suo proemio del "De Rerum Natura",
dove invoca venus genetrix, intesa come forza vitale e generatrice.
Ho sempre avuto questa visione forte e decisa di Didyme, forse legata
al suo potere (quello di rendere felici e gioiosi tutti).
E qui non ho potuto non pensare a Venere che mette a tacere la guerra,
Marte, semplicemente tenendo la sua testa in grembo.
Per questo genetrix.
Luna,
perché la sua pelle è eburnea, lei è
distante, staccata dal mondo -ancor di più dopo la sua
morte. Ma come possiamo vedere la luna piena sorriderci di notte, nelle
nostre fantasie, così Marcus può ancora vedere la
sua dolce luna genetrix sorridergli nelle notti più oscure.
Per il resto niente da dire: è più lunga la
spiegazione che questo piccolo monologo.
Muliebre e Eburnea vi aspettano, buona lettura.
Luna
Genetrix
«Oh,
quali occhi
mi fissano nell'oscura notte?
Quali rilucenti iridi mi scrutano, ingannate e illuse dalla vita?
E quale pelle, d'eburneo colore, mai più liscia e dolce al
tocco mi sfiorerà?
Didyme, mio dolce amore, quale muliebre risata, tinta del colore del
sole, risuonerà in queste stanze, se non la tua, ormai
fredda e silente?
Oh, quale dolore, quale affanno affligge questo cuore morto, mia
adorata.
Aro, Aro! Tu non provi quest'asprezza nel cuore?»
Le mani di Marcus strinsero quelle del suo compagno, in cerca di un
conforto. Ed egli tacque, senza proferire parola, celando dietro al suo
viso una verità che aveva già iniziato a erodere
un'anima inesistente.
Angolo autrice:
.w. Sono arrivata
prima, con questa stupidagginola. Non c'è molto da
dire, credo sia piuttosto banalotta ormai, per il fandom. Marcus che
piange sul suo passato, niente di più da dire.
Vi lascio al giudizio della giudice (:
Ah, scusate: se qualcuno di voi si sta chiedendo cosa mi è
accaduto, non disperate. Sto bene e sto studiando, e sto lavorando a un
lavoro qui, per il fandom di Twilight.
Ed egli tacque, senza proferire parola,
celando dietro al suo viso una verità che aveva
già iniziato a erodere un'anima inesistente.
In primo luogo voglio far notare un’imprecisione nelle note,
in cui si dice che Didyme è: la moglie di Aro e a
sposa di Marcus (questa notazione, ovviamente, non influenza
la valutazione, non riguardando la storia in sé).
La prima cosa che si nota è l’eccessiva
spezzettatura e frammentarietà delle frasi pronunciate da
Marcus, che rendono il discorso lento e faticoso (più ancora
di quanto fa l’uso di un lessico elevato). Le parole
pronunciate da Marcus non brillano per fantasia: in particolare nella
prima parte non traspare una vera caratterizzazione specifica del
personaggio femminile, che sarebbe stato interessante approfondire
maggiormente.
È interessante la scelta dei personaggi (che hanno poco
spazio nella saga della Meyer), soprattutto di Didyme che, pur non
comparendo personalmente, è il fulcro della storia.
Molto notevole l’ultimo periodo della drabble, che la
conclude con grande classe.
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