Little Children
Alla Nexy ed alla Xia-Chan.
Girls, so che l'avete già letta...
Ma ve la devo. ♥ Infondo, siete voi le ideatrici di questa coppia così fantasticamente stupenda, nah?
E poi, sapete che siete comunque amiche importanti per me ♥
Vi ringrazio... per tutto çVç♥
Vi voglio bene ♥♥♥
«Bambini, avete un nuovo compagno da oggi. Si chiama Roderich. Salutate!»
Fu quel giorno che la vita di Lovino cambiò.
Dal primo momento che l'aveva visto, aveva sentito qualcosa di caldo nel petto.
Ogni giorno non riusciva a stare attento alle lezioni, lo sguardo
sostava sulla testolina castana dall'altra parte della classe del nuovo
alunno, Roderich, durante tutto il tempo e se si girava - sentendosi
osservato -, Lovino arrossiva e portava subito lo sguardo alla lavagna,
il ciuffo sul capo che tremava nervoso.
Fuori da scuola continuava a guardarlo da lontano, da un piccolo
nascondiglio fra le foglie che si era creato, e non aveva quasi
coraggio di parlargli. Era sì sbruffone, si dava tante arie e
cose del genere, ma era anche fifone.
...Ehi, aspetta. Proprio per quello doveva farsi forza ed andarci!
Fece un gran respiro, prima di avviarsi a grandi passi verso di lui.
«Ciao!» Si sentì quasi in soggezione quando i grandi occhi violetti di Roderich lo fissarono, lucidi.
«E-Ehi, stai piangendo...?!» Chiese, sorpreso. Che...? Aveva fatto qualcosa di male?!
Il bambino davanti a lui scosse la testa, stropicciandosi gli occhietti
con le mani; sorridendo, portò di nuovo lo sguardo su Lovino,
che era decisamente più alto di lui, in quella situazione:
Roderich era seduto su un gradino della scuola, l'altro era in piedi.
«Va tutto bene...?» Domandò, cauto. Era la prima
volta che gli parlava, non voleva certo che fosse triste! Accidenti,
parlava con il grande Lovino Vargas, doveva essere entusiasta!
«S-Sì... Chi sei?» ...Ecco, come non detto, non lo
conosceva neanche. Ma questo ora non gli interessava molto: quel
ragazzino stava piangendo, non poteva negarlo!
«Lovino Vargas! - esclamò pieno di orgoglio - Sono nella tua stessa classe!»
«Oh... - il piccolo sembrò capire - il bambino che in
classe mi guarda sempre.» Lovino sussultò, arrossendo e
facendo un passo indietro.
«N-no! Non è vero, n-non ti guardo sempre!»
Cercò di difendersi. L'altro sorrideva ancora, scuotendo
lievemente la testa.
«Non... non importa.» Si alzò in piedi, facendo un
passo verso l'altro. Lovino s'era imbronciato, dopo essere stato
scoperto.
«Vuoi... vuoi giocare?» Domandò, cauto. L'altro annuì, sorridendo appena.
«Non giochi mai con nessuno?» Seduti a riposare, Lovino sposta lo sguardo verso l'altro, curioso.
«S-Sì, di solito gioco con Vash, ma... è
malato...» Rivelò, triste. Lovino aprì la bocca per
dire qualcosa, ma la richiuse subito, distogliendo lo sguardo e
puntandolo verso le nuvole in cielo, non sapendo cosa dire. Poi, un
attimo dopo, si voltà di nuovo verso Roderich e sorrise a
trentadue denti.
«Beh, adesso hai qualcun altro con cui giocare!! E giocheremo
ogni giorno, promesso!» Esclamò. L'altro lo guardò
dapprima sorpreso, con un leggero rossore sulle gote, per poi
sorridere, felice.
Quella promessa la stava mantenendo, Lovino. Ogni giorno andava a
giocare con Roderich, facendogli quasi dimenticare di Vash e la sua
malattia.
Ma Vash non ci mise molto a rimettersi e tornare di nuovo fuori, in quel parco dove s'incontrava sempre con Rod.
Fu quel giorno, quando Lovino arrivò due minuti in ritardo, che
vide Roderich abbracciare e giocare con Vash, molto più
divertito di quando giocava con il nuovo amico.
E fu a quella vista che Lovino non riuscì a trattenersi e
iniziò a piangere, correndo verso il suo piccolo nascondiglio
fra le foglie.
Roderich, scorgendolo correre, urlò "Lovino!" ma l'altro non si voltò. Preoccupato, guardò Vash.
«Vash, puoi... puoi scusarmi un attimo?» L'altro, vedendolo
così, non riuscì a dirgli di no. Con un veloce
ringraziamento, il piccolo bimbo castano corse verso l'altro, vedendolo
poi sparire fra le foglie. Un po' confuso, si avvicinò, per poi
scorgere il bambino nascosto da foglie e rami. Con una mano li
scostò, accucciandosi per vedere meglio Lovino che, rosso e
piangente, si voltò da un'altra parte.
«C-Cosa vuoi?! Torna a giocare c-con il tuo amico!» Gli
urlò contro. Roderich serrò le labbra per qualche
attimo, per poi aprire la bocca e rispondergli.
«Non... non senza di te!» L'altro sgranò gli occhi,
per poi però tornare come prima, semplicemente più rosso.
«Perché... perché piangi?!»
«Non è affar tuo! Torna... torna a giocare... Sto
bene...» Si asciugò velocemente le lacrime, cercando di
non piangere più.
«Okay... ma... Domani giochiamo assieme! Promesso?» Porse
il mignolo a Lovino, deciso. L'altro guardò il dito, prima di
sorridere lievemente e stringerlo con il suo, di mignolo.
«Promesso.» Le dita si strinsero, prima di riportare poi le
mani di fianco al corpo. Roderich fece per voltarsi, ma Lovino lo
fermò. Si sporse verso di lui e gli scoccò velocemente un
bacio sulla guancia, voltandosi poi per non farsi vedere, imbronciato.
L'altro arrossì lievemente, e lo guardò senza capire.
«Mio... Mio fratello dice che gli amici che si voglio bene s-si
danno baci...» Spiegò brevemente, imbarazzatissimo. Rod
sorrise, andandogli davanti. Con le guance che s'imporporavano,
unì le loro labbra per qualche attimo, prima di fuggire via,
verso Vash, lasciando Lovino imbambolato a guardarlo, completamente
rosso.
«Rod... Ti piace quel bambino?»
«C-Cosa te lo fa pensare?» Un'occhiata eloquente da parte
di Vash, come dire "L'hanno capito tutti, con quel comportamento!".
«...Okay... Sì, è vero, mi piace. È così evidente...?»
«Forse sì o forse no, ma come posso non saperlo io, che
sono il tuo migliore amico? Ti conosco, e ti dico di non fidarti di
lui.»
«Come non potrei? È lui che mi ha tenuto compagnia ogni giorno quando tu eri malato... Mi fido di lui.»
«Se è così... Allora va bene, ma se ti fa anche
solo un torto dimmelo e gli parlo io!» Scoppiarono a ridere.
Far diventare amici Lovino e Vash... ci avrebbe impiegato una vita, lo
sapeva, ma ci avrebbe provato. Forse era un'impresa impossibile ma...
Perché non provarci? Avrebbe tentato, Roderich, e forse... ci
sarebbe anche riuscito.
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