1° Capitolo
Quella non era una mattinata come le altre, all’istituto Mahora.
Infatti proprio quel giorno si dovevano svolgere gli esami che avrebbero
chiuso il primo semestre di scuola, aprendo le porte alle vacanze estive.
Per questo quando si aprirono gli enormi cancelli, la fiumana di ragazzi e
ragazze che si riversò nel piazzale aveva qualcosa di diverso dal solito: erano
tutti impegnati a ripassare una miriade di materie con libri, appunti o a voce.
L’aria si riempì di citazioni letterarie, storiche, filosofiche, matematiche
e scientifiche di ogni tipo.
L’immensa folla arrivò fin davanti al palazzo centrale del complesso
scolastico, da dove poi si frazionò, ciascun gruppo diretto verso la propria
scuola.
Quella folla era arrivata con grande rapidità e con altrettanta grande
rapidità se ne andò, lasciando di nuovo deserto il piazzale.
Che poco dopo venne attraversato da un singolo gruppo di persone.
Erano 29 ragazze, camminavano con passo tranquillo e composto, e sembravano
del tutto immuni all’ansia pre-esame.
Si diressero verso la sezione della scuola media.
Dopo un breve tragitto, arrivarono alla loro classe: la III A.
Entrarono e si sedettero in maniera composta.
Dopo un po’, entrò una donna giovane e di bell’aspetto.
“Buongiorno a tutte” esordì la donna.
“Buongiorno professoressa Ayanami” rispose in coro e con voce piatta la
classe.
“Bene ragazze, tra poco arriverà il professor Nitta, che vi porterà i test.
Mi raccomando, dovete mettercela tutta. Dimostratevi degne dell’ottimo risultato
che avete ottenuto col precedente esame di fine anno”.
“Certamente” risposero ancora in coro le ragazze.
Una di loro alzò timidamente la mano.
Ayanami la notò. “Dimmi pure, Shinobu”.
“Pro…professoressa, lei resterà qui ad assisterci?”
“Purtroppo no, Shinobu. Solo l’esaminatore e il suo assistente possono
restare nella classe”.
Shinobu impallidì lievemente. “Ma… ma io…. Come faccio senza…. Ho paura!”
Ayanami raggiunse Shinobu attraverso i banchi e le mise una mano sulla testa.
“Non hai nulla da temere, Shinobu. Se va male, nessuno ti caccerà. Ma
l’intelligenza non ti manca, nei test preparatori hai ottenuto ottimi risultati,
ancora più grandi se si pensa che non avevi mai frequentato una scuola prima di
arrivare qui. Sono sicura che andrà tutto bene. E poi ci sono anche le tue
compagne. Giusto, ragazze?”
L’insegnante scrutò i giovani volti che la circondavano: la risposta arrivò
tramite dei mesti sorrisi. E neanche da tutte.
E la cosa rabbuiò Shinobu.
A quel punto una ragazza con i capelli rossicci e due codini, con alle
sommità dei piccoli campanelli, si alzò impetuosa: “E’ sicuro che ce la farai,
Shinobu! Ce la faremo tutte! Otterremo il miglior risultato della scuola anche
stavolta! E sono sicura che tu sarai quella che otterrà il voto migliore!”
La ragazza, Asuna Kagurazaka, lasciò il suo banco e andò da Shinobu,
mettendole una mano su una spalla. “E dopo la vittoria, ti porterò al karaoke
insieme a tutte le altre. Per te sarà un’esperienza nuova, giusto?” le disse
ammiccando con lo sguardo.
“S…si!” rispose sorridendo Shinobu.
Le altre si guardarono imbarazzate
E allora proruppero in un energico ‘SI! Al KARAOKE!” sfoggiando dei sorrisi
radiosi.
Ayanami rimase abbastanza soddisfatta, quando arrivò Nitta con le prove per
l’esame.
Dopo aver dato un’ultima raccomandazione alle sue allieve, Ayanami lasciò
l’aula per dirigersi verso la sala insegnanti.
“Accidenti, è difficile da sopportare” esclamò la donna lasciandosi cadere
sulla sedia della sua scrivania.
La sala insegnanti era in quel momento deserta, durante i test infatti la
maggior parte dei professori si ritrovava molto tempo libero.
La donna prese la targhetta col suo nome, Rei Ayanami, posta sopra la
scrivania.
Al contrario delle altre targhette, era solo appoggiata, non attaccata.
La rimirò come se fosse una rarità.
Un uomo con un elegante completo bianco si affiancò a lei. “Problemi,
professoressa Ayanami?”
“Oh, è lei professor Takahata”.
Takahata Takamichi tirò fuori dal taschino della giacca una nuova sigaretta.
Ayanami riprese il discorso. “Il problema è che non riesco a legare con
quelle ragazze. Nonostante siano passati tre mesi dal mio arrivo, tra me e loro
non c’è alcun feeling, tranne che con Shinobu Maehara. E non riesco a capire
dove sto sbagliando. Faccio di tutto per essere non solo competente, ma anche
gentile e disponibile, capace di incoraggiare. E ancora nessuna di loro viene a
chiedermi aiuto. Mi chiedo dove sbaglio”.
“Il problema non sta in lei, professoressa. Il problema riguarda il
precedente insegnante” disse Takamichi accendendo la sigaretta.
“Ah, il famoso Negi Springfield, il bambino prodigio che faceva l’insegnante
ad appena nove anni. Ma che c’entra?”
“Lei non può capire perché non l’ha conosciuto, professoressa. Negi era
speciale, era riuscito a diventare per quelle ragazze molto più di un semplice
professore. Loro lo consideravano sia un grande amico che un fratello minore. Ed
è stata la sua partenza improvvisa a gettarle nello scoramento, a privarle della
loro incredibile vitalità. Temo che si incolpino della sua scomparsa”.
“Ma se lui era cosi importante per loro, perché se ne è andato cosi? Mi
sembra un gesto molto egoista e insensibile da parte sua” replicò Ayanami.
Takamichi si strinse nelle spalle. “I bambini a volte sono capaci di
innocenti crudeltà”.
“E lei pensa davvero che ci sia la sua partenza improvvisa dietro la mancanza
di vivacità di quelle ragazze?” domandò ancora la giovane donna.
Takamichi fece un tiro con la sigaretta, poi indicò una della scrivanie lì
vicino. “Vede quel tavolo?”
Ayanami si sporse in avanti. “Si, se non sbaglio appartiene al professor
Nitta”.
“Esatto. Sa, fino a pochi mesi fa, quella scrivania era ingombra di libri.
Il povero Nitta aveva cosi tanto da fare con tutte le classi, e soprattutto con
la III A, che non aveva quasi mai tempo per le sue letture e per consultare i
registri. Poi però il suo lavoro è diminuito di un buon 60% e cosi ha avuto il
tempo di sistemare tutto. Oggi sento Nitta arrivare persino a lamentarsi perché
si ritrova con molto tempo libero e si annoia. Vediamo se indovina da quanto
tempo Nitta si ritrova con tutto questo tempo libero”.
Ayanami inarcò un sopraciglio. “Da tre mesi, giusto?”
Alcune ore dopo, i test di fine semestre erano ormai finiti.
E nell’atrio dell’edificio principale si era formata una ressa incredibile di
persone ansiose di conoscere il loro voto.
Se il mattino era stato un continuo ripassare, ora c’era un continuo ricorso
ad amuleti e frasi portafortuna.
Da un altoparlante arrivò un segnale acustico, il vocio della folla cessò,
una ragazza salì su una piccola pedana posizionata affianco ad un grande
schermo.
“Molto bene, i dati sugli ultimi test sono stati consegnati. Procediamo ora
all’esposizione”.
La ragazza cominciò a leggere uno alla volta i risultati delle singole
classi.
Ad ogni risultato, un susseguirsi di sollievi e delusioni, mentre i voti
apparivano sullo schermo messi in ordine crescente.
“E infine al primo posto si piazza…. La III A! Con 90 punti! Complimenti!”
concluse la ragazza.
Dalla folla però stavolta giunse solo silenzio.
E solo allora si accorsero che una classe mancava all’appello.
“Ragazze, ce l’abbiamo fatta anche stavolta. E con un ottimo risultato.
Shinobu ha preso ben 82 punti” comunicò Satomi Hakase dopo aver consultato il
suo PC.
La III A era radunata davanti all’uscita dell’istituto Mahora.
“Molto bene. Complimenti a tutte voi, ragazze. E complimenti anche a te,
Shinobu. Per essere la tua prima volta, hai fatto una figura splendida” disse la
capoclasse Ayaka Yukihiro.
Tutte le ragazze circondarono Shinobu, piuttosto imbarazzata, per farle i
complimenti.
“Bene, arrivederci a settembre” riprese la capoclasse avviandosi verso
l’uscita.
“Ehi, un momento” intervenne allora Asuna “Avevo promesso che avremmo portato
Shinobu al karaoke per festeggiare. Ayaka, tu non vieni?”
La capoclasse tornò indietro e prese Shinobu per le mani. “Maheara, scusami,
però adesso non me la sento proprio di andare al karaoke. Non pensare che la
colpa sia tua, sono ben lieta della tua presenza come tutte le altre, lo sai che
ti abbiamo anche fatto una piccola festa di benvenuto. E solo che…”
“Non dire niente, capoclasse. Ho capito” la rassicurò Shinobu.
Ayaka annuì e le strinse più forte le mani. “Quando potrò, ti inviterò a
passare qualche giorno a casa mia. Sono sicura che ti troverai benissimo.
Soprattutto starai lontana da una scimmia isterica di nostra conoscenza”.
“Ehi! Guarda che ti ho sentito!!” tuonò Asuna.
Normalmente a quella provocazione sarebbe seguita una delle proverbiali risse
tra lei e Ayaka, ma quest’ultima stavolta si limitò a farle una linguaccia, si
girò e se ne andò.
Le altre restarono a guardarla andare via, poi tornarono nelle loro camere
per darsi una rinfrescata prima di andare al karaoke.
Quella sera tre stanze di uno dei numerosi locali dove si svolgeva il karaoke
erano state riempite dalle ragazze della III A che si divertivano cantando o
scimmiottando il cantare.
I principali risultati comici si raggiungevano quando tentavano di cantare
ragazze seriose come Mana Tatsumiya e Chisame Hasegawa.
Solo in una quarta stanza non c’era alcuna allegria.
Quella con Asuna e le sue amiche Shinobu, Setsuna e Konoka.
Se ne stavano in silenzio, senza fare nulla, incuranti dell’allegro fracasso
delle altre.
Poi Setsuna ruppe il mutismo. “Non ci sono ancora notizie, vero?”
Asuna guardò la spadaccina Shinmei con una certa severità.
Setsuna sostenne quella occhiata. “Mi dispiace, Asuna, so che questa dovrebbe
essere una festa per la promozione e soprattutto per Shinobu, ma le cose vanno
viste per quello che sono. Le altre sono tutte troppo preoccupate per il
professore. E lo siamo pure noi. Ci sforziamo tutte di andare avanti, per questo
abbiamo anche ripreso le attività dei nostri club. Ma quello di Negi è un
pensiero che ci tormenta giorno e notte. Non parlarne non lo farà sparire”.
Asuna allora chinò il capo. Rammentava troppo bene le volte in cui, in quei
tre mesi, aveva colto le sue compagne nel grande bagno o in camera con gli occhi
lucidi. Nodoka spesso piangeva a tutti gli effetti.
Ma erano tutte lacrime che si cercava di far sparire davanti a Shinobu.
Asuna sospirò. “Nessuna notizia, purtroppo. Il professor Takahata mi tiene
sempre informata e non ci sono sviluppi”.
“Accidenti, ma dove sarà andato a finire?” si domandò angosciata Konoka.
“Vallo a sapere. Quando se ne è andato, abbiamo pensato di poterlo
rintracciare in Inghilterra. Ma neanche lì si è visto. Sembra sparito nel nulla.
La settimana scorsa Kamo è partito per l’Inghilterra per dare una mano nelle
ricerche” spiegò Asuna.
“Il campo di ricerca in teoria potrebbe essere esteso a tutto il mondo. Tutto
è possibile. Il professor Negi potrebbe persino essersi trovato un eremo
sull’Himalaya, per quanto ne sappiamo” aggiunse Setsuna.
“Una possibilità però c’è” riprese Asuna “Oggi il preside mi ha spiegato che
esiste un particolare incantesimo che renderebbe possibile rintracciare una
persona cercandola in tutto il pianeta”.
Le altre la guardarono allibite: “E lo tirano fuori dopo tre mesi?!”
esclamarono insieme.
Asuna mise le mani avanti. “Il problema di questo incantesimo è che bisogna
interpretarlo. Da quello che ho capito, questa magia non mostra con esattezza il
luogo dove cercare, ma fa apparire una serie di immagini che bisogna poi
decodificare. E’ come interpretare un sogno. E le possibilità di decodifica sono
cosi ridotte, che nell’ultimo secolo questo incantesimo è stato usato solo otto
volte. E solo tre volte è stato interpretato correttamente, permettendo cosi di
trovare la persona cercata”.
“In pratica è una mossa da disperati” concluse Setsuna.
“Si” annuì Asuna.
Shinobu invece ascoltava in silenzio.
Del resto per lei erano tutte cose nuove.
“Sentite, come ci comportiamo con le vacanze?” chiese allora Konoka.
“Io voglio andare alla ricerca di Negi. Perciò domani chiederò al preside di
fare la prova” rispose risoluta Asuna.
Konoka fece una smorfia. “Voglio esserci anch’io. E se funziona, voglio
partecipare alla ricerca”.
Setsuna si mostrò contrariata. “Konoka, va bene la prima cosa, ma per la
seconda, no. Può essere pericoloso. Per la scomparsa di Negi dobbiamo prendere
in esame tutte le possibilità. Anche che sia stato rapito da qualcuno. Asuna sa
combattere, ma tu?”
“Andiamo Setsy, come se anche tu non morissi dalla voglia di andare a
cercarlo” replicò Konoka zittendo l’amica.
Asuna si impose: “Non litigate. Andrò solo io. Konoka, tu sei troppo
importante, devi restare sempre al sicuro, lo sai. Passerai le vacanza a casa di
tuo padre, a Kyoto, come sempre. E tu Setsuna resterai con lei. Io so cavarmela.
D’altronde con me ci saranno anche il professor Takahata e Kotaro”.
Le due ragazze fecero per replicare, ma sapevano che Asuna aveva ragione.
La porta della stanza si aprì. “Un momento, penso che puoi contare anche me”.
“Kaede!?” esclamò stupita Konoka.
Era proprio la loro amica ninja, Kaede Nagase. Che ammiccò con lo sguardo.
“Pensavate forse di poter nascondere la vostra discussione ad una ninja?”
“O ad una come me?” disse Mana Tatsumiya entrando con calma anche lei.
Dalla porta arrivò anche Kazumi Asakura. “Oppure ad una giornalista d’assalto
come la sottoscritta?”
E dietro Asakura comparve anche Ku Fei. “Be, in realtà io mi sono limitata a
seguire loro” ammise allegramente.
Asuna era rimasta un po’ interdetta. “Ragazze, davvero volete venire anche
voi?”
“Certo. Noi non siamo possibili bersagli” rispose Kaede.
“Inoltre sappiamo difenderci molto bene” continuò Mana sottolineando con la
voce la parola ‘molto’.
“Il mio Kung-Fu frantuma ogni roccia!” esclamò orgogliosa Ku.
“Io non so combattere, ma può tornare utile la mia abilità nel trovare
informazioni” aggiunse Asakura.
Asuna sospirò. “E va bene. Però dovremo prendere delle contromisure per non
farci seguire dalle altre. Non sapendo cosa ci aspetta, per loro sarebbe troppo
pericoloso. Se parto solo io, la mia partenza si può nascondere. Se saremo in
cinque il discorso cambia”.
“Sta tranquilla, abbiamo questi!” Asakura tirò fuori dei famigli. “A Kyoto si
sono dimostrati utili, no?”
“Pure troppo” mugugnò Setsuna, ricordando lo spogliarello fatto dalle loro
copie la sera prima della partenza.
“In realtà, anche Yue e Nodoka hanno capito. Ma le abbiamo convinte che per
loro i rischi erano eccessivi. Andranno con Konoka a Kyoto” spiegò Nagase.
“Shinobu, anche tu puoi venire con noi a Kyoto” propose allora Konoka.
Shinobu arrossì imbarazzata. “Mi…. Mi dispiace… ma io…. Io devo restare qui
al Mahora…”
“Eh? E perché?”
“La professoressa Ayanami ha detto che devo fare molte lezioni di
approfondimento. E il preside è d’accordo”.
“Oh, capisco. Be, hanno ragione. In fondo tu hai cominciato ad andare a
scuola solo da qualche mese. Spero che non ti annoierai stando da sola al
Mahora”.
“No, non penso… per me sarà… sarà una nuova esperienza”.
“Meglio cosi” commentò Setsuna.
In quel momento irruppero nella stanza le altre compagne: “Ecco la
festeggiata principale. Forzai, cantiamo insieme a più non posso!”
Le ragazze afferrarono Shinobu allibita e la trascinarono via.
Konoka sorrise. “Si mettono di impegno”.
“Hanno un animo generoso” continuò Setsuna.
“In pratica l’hanno adottata. Un po’ come hanno fatto con me a suo tempo. Be,
andiamo anche noi e cerchiamo di concludere questa serata in allegria. Domani
sarà una giornata decisiva. Deve esserlo!” concluse Asuna.