Nera
come l'inferno. Solo per te.
Avviso:
E' la mia prima storia che pubblico in questa categoria. L'ho
sviluppata tra ieri e oggi, e l'ho voluta pubblicare senza revisione.
Non essendo brava spero che comunque il mio lavoro sia apprezzato
almeno un pochino. Che dire, in tal caso penso proprio ci
sarà la fine nel prossimo capitolo...Scusate per tutti gli
errori, per la mancanza di creatività. Spero solo che
apprezziate il mio sforzo. Buonaserata a tutti voi!
Una carezza, una lieve
carezza fu ciò che impedì al mio
sonno di continuare. Lo percepivo.
Delicatamente
qualcuno aveva iniziato un percorso ripetitivo lungo il mio collo,
lungo la mia
clavicola..
Mugugno
qualcosa.
Forse per impedire al sogno che sto facendo di coccolarmi ancora, o
probabilmente per arrestare
quegli
sfioramenti dannatamente piacevoli che continuano ad accarezzarmi
causandomi brividi
continui. Sento il mio corpo reagire distendendo con un gesto naturale
le
labbra in un sorriso di piacere. Mi muovo nel letto per poi bloccarmi
quando
percepisco chiaramente, e in modo reale,
qualcosa di leggero depositarsi sulla mia guancia
sfiorando e delineando
anche la mia bocca. Ed ecco che il migliore dei sogni si trasforma in
un incubo;
proprio come la mia vita caratterizzata da inferno e paradiso.
Ognuno
ha in sé
inferno e paradiso, Elena.
Di
soprassalto scatto
in avanti con gli occhi iniettati di paura sentendo un impercettibile
spostamento d’aria. Inghiottisco malamente la saliva e pongo lo sguardo sulla
figura che si proietta
davanti a me, immobile, contro la parete opposta.
E sono i suoi occhi che scatenano ancora una
volta il mio inferno e, allo stesso tempo, il mio paradiso. Il mio
corpo inizia
una lotta continua contro se stesso.
Il
mio cervello, i miei muscoli, le mie ossa hanno scatenato ormai da
tempo una
lotta civile tra di loro. Una doppia personalità. Rilassati,
mi dice l’inferno;
inizia a tremare urla il paradiso. Ciò nonostante, neppure
questa è la ragione
che manda in delirio il mio corpo. No, non è questa.
Perché ciò di cui ho
veramente paura è il mio cuore: nucleo e base da cui era
scoppiato tutto.
“Vossignoria..”
“Cosa ci fai qui
Damon?!” Aggressiva, Elena. Aggressiva!
Mandalo via, fallo uscire da questa casa.
“Ciao anche a te
Damon, sono felice di vederti” Mi canzona.
“Cosa ci fai a
casa mia, nella mia stanza, di notte?” Chiedo
mantenendo un certo temperamento .
“In
realtà sono le 4 di mattina.
Tra circa 20 minuti il sole sorgerà, tra 2
ore la chiamata del tuo piccolo cacciatore di furetti ti
farà alzare. E, a quel
punto, ascolterai la voce del mio piccolo fratellino mentre
sarà occupato a
raccontarti della notte appena trascorsa a sognarti,
dopodiché ti farà presente che vi
vedrete a
scuola dove il tuo banco sarà riservato con il perfetto
amore del perfetto
Stefan Salvatore. Come dire..Perfetto, non trovi?”
Sospiro scocciata da
questo sarcasmo percepibile in ogni
parola che fuoriesce da quella bocca.
“Avevi ragione,
sai?” Domando retorica mentre mi passo le
mani sul volto in un segno di stanchezza osservandolo staccarsi dalla
parete.
“Non lo trovi
strano? Io per niente.” Afferma con il suo
sorrisetto mesto e con i suoi occhi che brillano di una luce furba,
giocosa.
Ancora uno spostamento d’aria e me lo ritrovo seduto sul
letto. Vicino, troppo
vicino al mio volto e al mio corpo che velocemente si irrigidisce.
Ammiro il suo
braccio, le sue vene, la sua camicia nera che copre il suo fisico. Un
fisico
visto poche volte che mi ha segnata. Proseguo il mio percorso e mi
soffermo sul
suo collo puntando lo sguardo sul suo pomo d’Adamo e sulla
sua mascella tesa,
ben delineata. La sua barba incolta, le sue labbra piccole e poi i suoi
occhi,
ghiaccio. Puro ghiaccio freddo, indistruttibile, eccitante.
“Ti sei per caso
resa conto della mia bellezza vampiresca?”
Sussurra, ed il suo fiato batte contro il mio mento.
Inarco un sopracciglio sbalordita dal suo egocentrismo,
mentre dentro di me sento crescere l’imbarazzo di essere
stata colta in
fragrante.
“No, questo
già lo avevi visto. Forse stavi ..” Ma la frase
si spezzò.. I suoi occhi guardavano insistentemente le mie
labbra che avevo
leggermente dischiuso..
“C..Cosa stai
facendo?” I suoi occhi si alzarono finalmente
da quel punto maledetto che, dopo essere stato assoggettato dal suo sguardo di fuoco, sentivo caldo e dolorante
smanioso di
commettere un peccato carnale.
“Damon..Per
favore” In un momento di lucidità mi aggrappai
alla sua anima, pregandolo.
Pregandolo
di
lasciarti in paradiso o di portarti nell’inferno, insieme a
lui? Eh Elena?
“Shhh..Non
parlare. Non ora.” Il suo dito sopra le mie
labbra, i suoi occhi incatenati ai miei che chiedevano solo un momento,
che
chiedevano solo di fidarsi di lui, di abbandonarsi a lui. Non erano
quelli di
Stefan. No, quelli di Damon erano sempre accesi, non paurosi di
mostrare le sue
voglie, le sue passioni.
Sentii il suo dito
scivolare lungo il mio mento cadendo sul
mio petto e fermandosi al ciondolo che Stefan mi aveva regalato quella
notte.
Quell’inizio che avrebbe portato la fine.
Il mio cuore aveva ormai superato la soglia di battiti
normali in un
minuto desideroso di raggiungere un nuovo record mondiale. Lo avrebbe
sentito? Damon,
lui lo stava sentendo il battito del mio cuore? Stava percependo il
sangue
circolare nelle mie vene con maggiore persistenza? Il
suo dito staccò il contatto con il mio petto
e si andò a depositare sul ciondolo contenente la verbena
iniziando a
bruciarsi. Il suo volto fece una smorfia, eppure il suo dito continuava
a far
pressione sul ciondolo.
“Smettila..”
Tremai scostando il ciondolo da lui che
velocemente mi afferrò il braccio diminuendo ancora di
più la nostra distanza
fisica.
“Ti fidi di me,
Elena?” Una domanda, semplice eppure troppo
complicata.
“Non mi fido di
te, ne ora, ne mai.” Sorrise in risposta.
“Bene.”
Ghignò. “Perché se tu ti fossi fidata
anche un po’,
non sarei mai stato in grado di farti questo”
Sentenziò colmando la distanza
che era rimasta con un bacio al quale io mi ribellai inutilmente. Mi
fece
affondare la testa sul cuscino coprendomi con il suo corpo, mentre
continuava imperterrito
a forzare le sue labbra contro le mie. Sentii la sua mano risalirmi il
fianco,
percorrermi fino ad arrivare al petto lì strinse
definitivamente la mia collana
causandosi dolore. Sbarrai gli occhi per quel gesto di pazzia non
sapendo come
fermarlo. Cercai di muovere il braccio destro depositando poi la mia
mano sul
suo volto. I suoi occhi ripresero lucidità e per un momento
sembrarono
chiedermi scusa. Il suo corpo si alzò dal mio che rimase
disteso sul letto
incapace di concepire ciò che stava accadendo. Di
ciò che Damon aveva causato
al mio corpo una volta allontanatosi, una volta privatomi del suo
calore.
“Perc..”
“Vedi, Elena. Ci
sono persone buone, e persone cattive nel
mondo. Io non sono Stefan. Tu, la maghetta Bennett e
perfino
mio fratello sperate che in me ci sia ancora qualcosa di buono. Per la
cronaca:
questa è la mia natura, questo è ciò
che io ho voluto scegliere per me. E’
inutile che provi a volermi vedere diverso. A volermi come tuo amico.
Io non
sono tuo amico, Elena. Non lo sono io, non lo è Stefan. E
non lo è nessun tipo
di vampiro che sogna di strapparti la giugulare e di bere il tuo
sangue. E’
questo che la tua piccola mente umana de..”
“Allora
la mia deve
essere una passione per l’inferno” Sussurro
avvicinandomi al suo volto sotto il
suo sguardo meravigliato mentre lambisco le sue labbra con le mie.
Mentre mi
aggrappo al suo collo immergendo una mano nei capelli neri
provocandogli un
gemito.
E, l’unica cosa
che il quel momento desideravo era perdermi
nel suo inferno abbandonando il paradiso pieno di regole, morali e
discrezione.
Ero un mostro, ma lo era anche lui. E se ci fosse stato anche lui,
allora ci
sarei marcita dentro quel posto.
E ,mentre mi stendeva
ancora una volta sotto di lui, non mi
resi conto che qualcosa mancava. Qualcosa di importante che avrebbe
cambiato
tutto, che avrebbe modificato ogni cosa del nostro rapporto. .
“Damon?”
“Mm?”
“ Prima..ti
volevo..dire” Rannicchiata contro il suo petto,
ispirando il suo odore, stavo cadendo ormai nel dormiveglia, tuttavia dovevo dirglielo.
“Cosa volevi
dirmi?”
“Sei troppo
bianco per l’inferno” borbottai
“Però sei
troppo nero per il paradiso..” conclusi..
“E’
..il mio stesso gruppo. Ci faremo… compagnia.”
Sussurrai
malamente con un tono decisamente troppo basso per un udito normale.
“Elena?”
Mi chiamò accarezzandomi i capelli mentre io
mugolavo qualcosa.
“Elena..”
mi richiamò baciandomi una spalla.
“Guardami..”
Ed io
alzai la testa verso il suo volto.
“Ti amo, Elena.
E mi dispiace. Mi dispiace per quello che ti
sto facendo. E anche se pensi questo, non puoi farmi compagnia
perché tu sei
bianca. Sei bianca hai capito, Elena? Solo che in mezzo a tutto questo
nero che
ti circonda, anche tu stai finendo per scolorirti..” Lo osservo
guardare qualcosa che ha in mano e ne riconosco il mio
ciondolo.
“Ti prego
no..No, Damon.”
“Non
lo permetterò,
hai capito? Guardami..”
“No.”
Sussurro sentendo i muscoli del viso irrigidirsi e
percependo un bruciore agli occhi.
“Guardami
Elena.” Afferma ancora una volta mentre io tremo.
“T..i
a..mo..Ti..pre..go” Le mie parole sono un mormorio
rotto da fremiti e da lacrime che lottano per uscire.
Sento la sua mano fare
forza sul mio viso spostandolo
delicatamente verso di lui.
“Tutto ciò che
è
successo non lo hai vissuto. Dimenticherai tutto. Dimenticherai le mie
parole,
le mie carezze, i miei sguardi. Una volta che me ne sarò
andato ti
addormenterai . Domani ti sveglierai, darai il buongiorno a Stefan, gli
dirai
che lo ami e che vi vedrete a scuola. Quando mi vedrai inizierai come
sempre ad
ignorarmi ricevendo frecciatine. Guarderai Stefan e gli dirai che non
mi
sopporti. Ti ricorderai che questa notte non hai dormito tanto bene, ma
che
comunque stai bene.”
La stanchezza si
impossessò del mio corpo e mi addormentai
improvvisamente.
“Ti amo,
Elena”
Balenotta
|