~ LAST SONG ~
2. Pieces of a dream
Fortunatamente, la ferita di Goku si rivelò meno
pericolosa del previsto: era profonda, questo sì, e il ragazzo aveva perso
sangue in abbondanza, ma gli organi interni non erano stati lesionati e
sarebbero bastati alcuni impacchi e alcune ore di sano riposo per farlo
rimettere in sesto. Nell’udire le parole rassicuranti del medico, Sanzo, Gojyo
e Hakkai si sentirono rincuorati, e se i secondi due si profusero in
ringraziamenti e sospiri di sollievo, il primo si guardò bene dal mostrare che
era lui quello che si era preoccupato più di tutti. Nonostante ciò, rimase per
una nottata intera nella stanza del giovane dagli occhi dorati, vegliandone il
sonno e fumando sigarette su sigarette, lo sguardo rivolto verso la finestra
aperta: non poteva fare a meno di ripensare al dialogo avuto con “quella pazza
sconsiderata”, come ormai aveva ribattezzato Yume, e si scervellava chiedendosi
cosa mai cercasse.
La mattina seguente giunse quasi senza che lui se ne
accorgesse. Doveva essersi appisolato, poiché quando riaprì gli occhi si stupì
di vedere la luce del sole filtrare attraverso le imposte socchiuse; Goku
dormiva ancora profondamente, il volto sprofondato nel cuscino e il respiro
regolare. Il biondo monaco non riuscì a non lasciarsi sfuggire un lieve sorriso
nell’osservarlo e nel constatare, oltretutto, che le sue guance avevano
riacquistato il loro consueto colorito. La sua stupida stupida scimmia…
- Ehilà! – fece una voce allegra proveniente dall’esterno
– Di cattivo umore pure stamattina? -
Yume lo fissava con i suoi maliziosi occhi chiari,
appollaiata sul ramo d’albero che ombreggiava la finestra e per una volta senza
mantello. Sanzo inarcò le sottili sopracciglia, rammentandole che era la colpa
era sua.
Lei scrollò le spalle: - Tu sei sempre di cattivo
umore. Comunque, tralasciando questo piccolo particolare… hai riflettuto su
quanto ti ho detto ieri? Vedo che sei preoccupato per la scimmia, e questo
dovrebbe bastare a farti ammettere che… -
- Insisti ancora con questa storia, mocciosa? – la
interruppe il biondo, brusco.
- Sei testardo in una maniera assurda… Ma già, dimenticavo
– sospirò Yume e poi recitò in tono annoiato: - Se incontri un Buddha
uccidilo, se incontri un tuo antenato uccidilo; non avere legami, non essere schiavo
di nessuno, vivi semplicemente per la tua vita -
Si voltò a guardare Sanzo, che nel frattempo aveva assunto
un’aria a metà tra l’infastidito e il colpito:
- Non è forse per questo che non riesci a riconoscere
quello che per tutti è evidente? – incalzò la donna.
Il giovane monaco ricambiò lo sguardo con una certa
fatica. Yume stava centrando il punto cruciale della questione, la verità che
lui respingeva servendosi dell’ultimo insegnamento di suo padre come
giustificazione: - E se anche fosse? – disse quindi con stizza.
Lo sbuffo della demone stavolta fu particolarmente
esasperato:
- Ma idiota di un bonzo, pensaci bene – lo redarguì –
Vivere nel ricordo e nel rimorso, non è forse un legame? E il fatto che il tuo
maestro sia morto per proteggerti… non lo è pure questo? -
E la sua voce era seria, in netto contrasto con
l’espressione scocciata che le si leggeva in viso.
- Proprio perché era un legame… se non lo fosse stato,
magari non… - iniziò Sanzo di rimando.
Yume non gli concesse il tempo di proseguire: - Non ha
rispettato il suo stesso precetto. Per quale motivo tu dovresti farlo? –
Più che centrare il nodo della questione, si sarebbe
potuto tranquillamente dire che lo aveva ridotto in briciole, venne da pensare
al bonzo mentre cercava di dire qualcosa che gli permettesse di non darle
ragione. Eppure di ragione ne aveva eccome: non c’era niente al mondo che lo
obbligasse a intestardirsi sulle posizioni che gli impedivano di vivere in pace
da una decina d’anni. Ma ammetterlo in quel momento non gli parve una soluzione
molto allettante.
- Piantala, ragazzina! Del resto, cosa puoi saperne tu? –
inveì, una mano serrata a pugno.
Con sua grande sorpresa, la “ragazzina” lo fissò con uno strano alone di tristezza
dipinto negli occhi e nella piega che la sua bocca aveva assunto: - Già… cosa
posso saperne io? Cosa può sapere una mocciosa del senso di colpa che non ti dà
tregua… della consapevolezza di non aver saputo proteggere ciò che avevi di più
caro? – disse, come parlando tra sé – Niente, è chiaro –
Sanzo, per un istante, si morse le labbra: - Io non
volevo… oh, insomma! – borbottò.
- Lasciamo perdere – fu la secca replica di Yume –
Piuttosto, guarda un po’. Il nostro malato si sta svegliando… -
Il biondo si girò fin troppo in fretta in direzione del letto.
Goku aveva appena aperto gli occhi e sbadigliava di gusto, e lui, dal canto
suo, non esitò un attimo a soffocare un sospiro di sollievo e a precipitarsi
verso il ragazzo; l’altra, invece, con un elegante salto balzò dentro la
stanza. Adesso potevano iniziare le danze, probabilmente, le venne da pensare.
- Goku! – chiamava intanto Sanzo, ormai ai piedi del
letto.
Questi si mise a sedere tra le coperte: - Mmh… mi sembra
di aver dormito una vita intera – farfugliò.
- Bentornato nel mondo dei vivi, scimmia – lo salutò Yume
in tono cordiale. Era sincera, anche se non lo si sarebbe detto.
Difatti, il giovane dagli occhi dorati le riservò
un’occhiata di profondo stupore: - Tu! Ma sei quella che… -
- … quella che ti ha ridotto così, esatto – terminò per
lui la demone, senza smettere di sorridergli.
- E… ehi, non ci sto capendo più niente. Che ci fai qui? –
chiese Goku, sempre poco convinto.
Yume accennò a Sanzo con la testa, rispondendo che era lì
per “fare due chiacchiere con quel bonzo deficiente” e per aiutare lui, come
aggiunse subito dopo tornando ad essere seria. Il ragazzo si grattò il capo, un
sopracciglio inarcato:
- Mi riesce difficile crederti – borbottò – Insomma, è da
ieri che mi parli di aiutarmi… ma in cosa di preciso? -
Il monaco, strano a dirsi, si fece da parte e rimase in
silenzio, desideroso di ascoltare la conversazione tra i due, e Yume si
avvicinò al letto: - Aiutarti a controllare la forza che hai in te, Son Goku. E
per farlo, devi recuperare ciò che hai perduto – rispose.
Di nuovo. Ancora quella sensazione, l’ondata di ricordi
che gli si riversavano addosso, l’ombra di una tristezza che, seppur mischiata
a quella presente che la demone si portava appresso, era ben nota a Goku. Era
quasi… straziante.
- Aspetta un attimo – la bloccò – Non credo di comprendere
a cosa ti riferisci -
Forse era meglio prendere tempo. Non era sicuro di voler
sapere.
- Ah no? Però ieri, quando ti ho fatto certi nomi, hai
reagito -
In un secondo, Yume si portò tanto vicina da permettere a
Goku di specchiarsi nei suoi occhi azzurri, ora severi e vagamente malinconici,
e lui non si ritrasse; percepiva la presenza di Sanzo a pochi passi da loro, ma
la sua attenzione era tutta concentrata sulle parole della donna: - Quali…
nomi? – mormorò incerto.
La sua interlocutrice si allontanò un poco: - Nataku.
Kenren. Tenpou. E… Konzen – cantilenò sommessa.
Le iridi dorate del ragazzo si sbarrarono di colpo, e Yume
sorrise. Adesso si cominciava a ragionare.
- Ammetto… di conoscere questi nomi. Solo che… non so
perché – bisbigliò Goku.
Gli stava facendo male la testa, mentre alcuni strani
sprazzi di luce gli balenavano dietro le palpebre ora socchiuse. Magari era a
causa della ferita, e del fatto che aveva dormito a lungo, ma era una
spiegazione troppo semplice.
- Sai anche quello – disse la donna – Coraggio, un piccolo
sforzo! -
Goku si portò una mano alla fronte, avvertendo sotto la
pelle il freddo metallo del diadema: ciò che gli si presentava davanti agli
occhi ad intervalli regolari non erano guizzi di luci, bensì brandelli di
immagini dai vaghi contorni. E per quanto indefiniti fossero, il ragazzo si
rese conto di saperle perfettamente riconoscere.
Intravide alti edifici, il selciato di un cortile
assolato, alberi carichi di fiori chiari che ombreggiavano il suolo.
E alcune figure, ora slanciate, ora di poco più basse, che
sembravano chiamarlo da angoli remoti.
Si lasciò scappare un gemito: - Ricordo… un posto. Un
luogo che ho già visto… un bel posto… -
- Il Tenkai – precisò Yume. Poi notò lo sguardo perplesso
di Goku e aggiunse: - Significa, scimmia, che tu hai vissuto lì -
- Ma quello… è il mondo celeste! Non è possibile! Cosa ci
facevo? – sbottò l’altro, facendosi pallido. Di tutte le cose assurde che
avrebbe potuto sentirsi dire, quella era la peggiore. Uno come lui, nel mondo
ultraterreno degli dei! Quella donna si stava prendendo gioco di lui, era
chiaro. Non poteva conoscere il suo passato… quando Goku stesso non lo
rammentava.
- Non aspettarti una risposta da me. È uno dei particolari
che dovrai ricordarti – mormorò Yume.
Sanzo si mantenne ancora in silenzio. Non avrebbe saputo
come intervenire poiché, se da una parte i discorsi di lei gli apparivano
insensati, dall’altra non credeva che fosse completamente uscita di senno. Non
avrebbe potuto inventarsi simili fatti.
- Chi sei tu per sapere tutto questo? – chiese Goku, le
mani strette al lenzuolo.
Yume non rispose, si limitò a scoccargli un’occhiata che
significava “scordati che te lo dica adesso”.
- Almeno… spiegami perché vuoi aiutarmi – insistette il
giovane.
La donna sospirò: - Non pensare che io non intenda trarne
alcun vantaggio. Ma i tuoi, di vantaggi… - s’interruppe e si voltò verso il
bonzo, un sorriso appena accennato - … li saprai a tempo debito –
Il biondo si sarebbe volentieri andato a sotterrare da
qualche parte, cogliendo l’allusione di Yume alla conversazione del giorno
prima, e invece serrò le labbra e arrossì leggermente, non si sa se per stizza
o per qualcos’altro di molto diverso. Goku, incuriosito dal suo comportamento,
gli domandò subito se stesse poco bene (poteva avere la febbre, non si sa mai),
e la demone non seppe trattenersi dal sogghignare: - Ma che carino… pare che
abbia ammesso qualcosina a sé stesso, vero bonzo inutile? –
Sanzo si rigirò verso di lei con uno scatto che avrebbe
fatto invidia ad un felino: - TACI! – sbraitò.
Sarebbe stato meglio se avesse fatto finta di niente, dal
momento che peggio reagiva e più confermava le parole di Yume, eppure non fu
proprio capace di trattenersi. Dove diamine era finita la sua proverbiale e
forzata freddezza?
- Di cosa state parlando, si può sapere? Ci capisco sempre
meno! – si lamentò Goku, ignaro.
“Non sai quanto mi fa piacere, scimmia” pensò il biondo.
Yume ridacchiava con discrezione, ancora accanto al letto.
Poi si avvicinò a Sanzo: - E adesso come te la sbrogli? –
gli sussurrò im modo che il ragazzo non ascoltasse.
Il monaco la fissò in tralice: - In qualunque modo lo
faccia, non sarà in tua presenza – sibilò di rimando.
- Per quanto ancora… potrai essere il sole per lui? -
Tali ultime parole sussurrate ebbero il potere di bloccare
Sanzo lì dov’era, appoggiato alla parete della stanza. E mentre cercava di
capire dove le avesse udite – perché certamente qualcuno gliele aveva già dette
– Yume si rivolse ad entrambi:
- Signori miei, per il momento me ne vado di nuovo. A più
tardi! – esclamò, e con un cenno di saluto saltò oltre il davanzale della
finestra, scomparendo nell’aria limpida. Le foglie dell’albero frusciarono, e
dopo cadde il silenzio.
Goku guardava Sanzo in cerca di delucidazioni, Sanzo guardava
ovunque tranne che verso di lui. Fortunatamente, almeno per il bonzo, un paio
di colpi contro il legno della porta della camera li distolsero dai loro
pensieri.
Gojyo e Hakkai si erano svegliati da un po’, ma avevano
preferito aspettare prima di andare ad accertarsi delle condizioni di Goku:
sapevano che c’era il biondo monaco con lui, e questo li tranquillizzava in
parte; inoltre, come il kappa aveva asserito con una risatina, probabilmente se
avessero fatto subito irruzione nella stanza li avrebbero disturbati. Alla
fine, comunque, bussarono alla porta, incuriositi dalle voci soffocate che
avevano sentito: - Ehi, scimmia sul letto di morte e bonzo corrotto! – chiamò
Gojyo.
- Ecco il pervertito… - commentò asciutto Sanzo nel
vederlo entrare, seguito a ruota dal demone gentile.
Il kappa notò con piacere che Goku si era ripreso: - Vedo
che ti sei deciso a tornare tra noi – lo apostrofò.
Il ragazzo sorrise, e il bonzo borbottò che uno come lui
non sarebbe morto nemmeno ad ammazzarlo. Fu a quel punto che Gojyo si accorse
di un particolare non propriamente usuale:
- Ehiehi, aspettate un secondo… Occhi suadenti, come mai
quel colorito? – insinuò con voce melliflua.
Sanzo, in effetti, era ancora troppo cianotico in
viso, almeno per i suoi standard. Ed era ovvio che a uno come il kappa dai
capelli scarlatti, che da qualche tempo a quella parte non perdeva occasione
per prenderlo in giro sulla questione Goku, una simile stranezza non sarebbe
sfuggita. Il biondo tentò di mettere a tacere la faccenda con una frase secca,
ma ci voleva ben altro per fermare Gojyo, una volta partito: - Scimmia…
cos’avete fatto qui da soli, eh? – incalzò infatti, sorridendo sornione.
Prima che scoppiasse il finimondo e che anche Goku
arrossisse da fare spavento, Hakkai ebbe la prontezza di inserirsi nella
conversazione e di raffreddare gli animi, per poi precipitarsi al capezzale del
ragazzo dagli occhi dorati.
- Goku! Stai meglio adesso? Eravamo tutti preoccupati per
te! – disse.
- Ah… scusatemi. Vi ho fatti stare così in pensiero? – replicò
il giovane – Anche… anche Sanzo? -
Hakkai annuì: - Soprattutto lui, oserei dire – sentenziò,
controllando la ferita con fare critico e professionale.
Il monaco accusò il colpo con quanta più indifferenza gli
era possibile, nel tentativo di non far capire a Goku che il demone gentile
aveva detto la verità, e il ragazzo si scoprì piacevolmente sorpreso: era una
stupidaggine, ma era contento di aver ricevuto quella risposta. Negli ultimi
tempi Sanzo era cambiato, nei suoi confronti. Lo evitava più spesso, forse,
eppure nonostante questo appariva molto più “reattivo” alla sua persona…
appariva più simile a come lui si comportava verso l’uomo dai capelli di
sole. E questo, oltre a renderlo felice, lo confondeva eccome.
Alla fine, dopo un piccolo tafferuglio tra il bonzo e il
kappa, Hakkai si decise ad indagare sul proprietario della terza voce che
avevano udito nella stanza, e il primo gli spiegò così che con loro c’era la
strana demone di alcuni giorni addietro, la stessa che aveva ferito Goku e che
aveva preso a fare discorsi alquanto bizzarri. Ignorando Gojyo, che si lagnava
perché al bonzo toccavano tutte le fortune, comprese le belle ragazze, il moro
proseguì:
- Sanzo, vorresti dirci perché quella signorina ce l’ha
con voi? -
Il biondo scosse le spalle: - Non è che ce l’abbia con
noi. Ha uno scopo che non ci ha ancora svelato e in cui è coinvolto Goku –
Hakkai si fece pensoso: - Ma che genere di discorsi vi ha
fatto? – domandò.
- Beh, mi parlava di cose del passato… del mio passato –
intervenne il ragazzo, cauto – Mi ha fatto dei nomi… e sinceramente credo di
conoscerli, anche se non so come… E poi ha detto che un tempo vivevo nel Tenkai
-
A quell’affermazione, cadde il silenzio.
- Il… Tenkai? – ripetè Hakkai, non molto convinto,
all’apparenza.
- Sì. Ma non so se crederci o meno – si affrettò ad
aggiungere Goku, temendo che gli dessero del bugiardo.
- E i nomi quali sono? – continuò l’altro. Non sembrava
scettico, forse più concentrato.
Il giovane scoccò un’occhiata a Sanzo in cerca di
sostegno, prima di rispondere: - Kenren, Tenpou, Nataku e Konzen –
E Hakkai, inaspettatamente, assunse un’espressione
tranquilla, quella di chi ha appena appurato di aver fatto una supposizione
giusta. Poi sorrise come solo lui sapeva fare e si rivolse agli altri due compagni,
che nel frattempo avevano ascoltato:
- Potrebbe esserci un fondo di verità. Non avete notato
che spesso Kanzeon Bosatsu, o quantomento nelle sue rare visite, ci chiama con
questi nomi e non con i nostri? – disse. Gojyo annuì lentamente.
- Hai ragione. Non ci avevo pensato – ammise invece Sanzo,
ricambiando un’ennesima occhiata di Goku.
Quest’ultimo corrugò la fronte: - Scusate, però… ci
capisco meno di prima –
No, era una menzogna. Più andavano avanti, più la matassa
di pezzi di sogno iniziava a sbrogliarsi e più chiare apparivano certe cose… e
certe immagini. Perché mai, allora, aveva una tale paura di ricordare tutto
quanto?
Hakkai sospirò: - Penso che siano poche le spiegazioni
plausibili. Mi verrebbe da dire che siamo collegati strettamente a coloro che
portano, o portavano, quei nomi. E che quasi sicuramente sono divinità –
- Oh, vedo che nel gruppo c’è qualcuno che usa il
cervello! – lo interruppe una voce femminile.
Si voltarono: Yume era tornata, e sorrideva loro
restandosene mollemente appoggiata al bordo della finestra ancora aperta.
#to be
continued#
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Note delle autrici: ecco a
voi il secondo capitolo! Forse interrotto in un punto “cruciale”, ma ci è
sembrata la soluzione migliore. Anche per il “povero” Sanzo, che già nel giro
di poche pagine abbiamo spremuto da destra e da sinistra…! Allora, innanzitutto
vorremmo ringraziare le ragazze che hanno finora recensito: ARIGATOU GOZAIMASU,
MINA-SAN ^-^! Siamo davvero contente che la storia vi piaccia e, se ce lo
consentite, anche se all’inizio vi sia sembrata tanto strana… era per suscitare
la vostra curiosità, lo ammettiamo! Ora, comunque, dovrebbe essere tutto più
chiaro. Beh, d’accordo, relativamente… ma piano piano tutto verrà spiegato e i
nodi verranno al pettine, garantito. In attesa del prossimo aggiornamento
fateci sapere cosa pensate di questo, mi raccomando *-*!
Ah, altra cosa… Vi proponiamo
un indovinello: riuscite a capire (a parte chi già lo sa XP) chi si cela in
realtà sotto il nome di Akito? Perché vi assicuriamo che conoscete anche quella
che, tra le due, porta tale pseudonimo… Premio per chi indovina, uno spoiler
gratuito XP!
Bene, e con questa abbiamo
tirato la cavolata della serata… Ci sentiamo al più presto!
See you soon! Jadis [the
White Witch] – aka Akito&Yume
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