Capitolo I
Valentina Colin. Beh?
Che volete? Mi sono presentata! Che dovrei dire? Salve, molto
piacere di
conoscervi? Bah…
Ero a scuola quel giorno.
Quale giorno? vi starete chiedendo…
Il giorno in cui sono stata rapita dagli
alieni.
Vi narro dall’inizio.
- Valentina, smettila! – mi urlò contro Davide.
- di fare cosa? – domandai fulminandolo.
- di trattarmi così! –
- così come? – finsi di non capire.
- siamo amici da una vita e adesso tutto d’un
tratto mi
tratti malissimo! Ma cosa ti ho fatto? Perché mi ignori?! – sbraitò. Io
non
stavo facendo un bel niente! Lo stavo trattando semplicemente come
tratto tutti…
- non ti sto ignorando e non ti sto trattando
male! – gli feci
una linguaccia.
- no! – prolungò la ‘o’ in un tono
sarcastico – mi hai
solo evitato tutto il giorno, risposto male almeno 20 volte e mi hai
insultato
davanti alla mia ragazza! niente di che… -
- affatto… - ero arrossita e me ne ero resa
conto, così mi
girai di spalle per non guardarlo e per non imbarazzarmi ancora di più.
- e mi giri anche le spalle! Ma che ti prende?
– mi rigirò
di faccia ma io evitai di guardarlo.
- niente, ok?!! – gli urlai in faccia – e
adesso lasciami in
pace!! – gli pestai il piede e corsi in classe.
Si, l’avevo trattato malissimo. Ma un motivo
c’era: mi ero
presa una cotta per lui; lui, il mio migliore amico di una vita; lui,
quello
fidanzato più o meno con la stessa persona da quando l’ho conosciuto;
lui che
mi considera solo e soltanto una sorellina minore. Lo odio.
Lo detesto! Ma chi? Il mio cuore! Lo odio! Non
lo sopporto! Perché
non mi poteva piacere qualcun altro??
Io mi odio quando mi piace qualcuno. Perché
comincio ad
allontanarmi sempre di più da quella persona. Io non voglio mai
innamorarmi,
non lo voglio! Perché in questo paesino del cavolo esistono solo
ragazzi
superficiali. Ed io non li voglio! Non vedo l’ora di avere 18 anni per
andarmene
di qui! Ma da quello che sento dai viaggi di mia sorella, anche negli
altri
paesi esistono tipi superficiali… ah, non so che fare! Io non voglio
farmi
piacere nessuno!
Questo pensavo fino a che non vidi un film. Non
ricordo bene
come si chiamava, anche perché lo vidi contro la mia volontà, in
pratica mi
costrinsero, ma il personaggio protagonista mi stupì profondamente.
Era… era…
non so nemmeno descriverlo, ma come lo vidi e lo ascoltai parlare me ne
innamorai perdutamente! Era il mio prototipo di ragazzo perfetto! E non
era
nemmeno questa grande bellezza… ma era fantastico, un mito di
personaggio! Non avevo
mai visto qualcuno del genere! Da quel giorno decisi che mi sarei
innamorata e
fidanzata solo ed esclusivamente con un ragazzo del genere. Gli altri
non li
avrei mai più guardati. Volevo solo… l’unico!
Dopo un po’ che cominciai a pensare ciò, mi
resi conto che
molto probabilmente nella vita non esistono tipi così, e che forse io
pretendevo troppo dalla vita, e che forse era per questo che non
piacevo mai a
nessuno… troppo pignola, troppo seria, troppo così, troppo cosà… ero
troppo
tutto e chissà perché un tipo come me non piaceva mai a nessuno.
Cominciarono anche
a togliersi di mezzo gli amici che mi credevano troppo (ancora!)
fissata.
Basta. Non volevo più nessuno! Perché dovevo
passare la vita
a cambiarmi in continuazione per gli altri quando gli altri non si
cambiavano
mai per me? Volevo restare sola! Questo avevo deciso.
La mia mente era davvero contorta in quel
periodo. Infatti non
riesco nemmeno a capire come ho fatto ad arrivare alla conclusione che
voglio
restare sola!
In sintesi, ero arrabbiata col mondo intero.
Non volevo
affetto, perché sapevo che poi avrei sofferto. Meglio sole
che mal accompagnate dice il proverbio!
Come stavo dicendo quel
giorno stavo semplicemente pranzando sul terrazzo della mia
scuola. Come sempre
ero sola. Mentre mangiavo pensai bene di ripetermi qualcosa per la
lezione di
lettere subito dopo. Presi il libro, lo aprii a pagina 34 e cominciai a
leggere. Un boccone, due righi. Piccola pausa dal masticare per
ripetere
qualcosa di importante e poi riperesi. “Che noia la vita…” pensai.
Alzai la
testa verso il cielo e le nuvole grige sopra di me. C’era abbastanza
vento e si
vedevano le nuvole passare velocemente. “Chissà come è essere un
uccello… puoi
volare dove vuoi! E hai anche il navigatore satellitare incluso nel
cervello! Pensa
che figata sentirsi dire in testa girare a
sinistra al prossimo albero!”. E mentre pensavo a cavolate simili
vidi
qualcosa nel cielo. “Un uccello?” mi domandai. Guardai meglio, ed
effettivamente sembrava un uccello… solo che… era fisso… e… “no, no…
non è un
uccello. È tondo! Un frisbee!” manco il tempo di pensarlo che mi finì
in testa.
- AHIO! – urlai. Lo presi e lo guardai. Era
giallo. Semplice
e orribile.
Si aprì la porta del terrazzo ed entrarono due
ragazzi che
mi guardarono e mi dissero:- scusaci, stavamo giocando e abbiamo fatto
un tiro
troppo lungo… ti abbiamo fatta male? – si avvicinarono.
- no, no… tenete. – porsi ad uno di loro il
frisbee. Se ne
andarono.
Continuai a guardare il cielo. “Forse il
frisbee sembrava
fisso solo perché cadeva dritto… va beh! Non ci applichiamo su cose
così
stupide! Riprendiamo a studiare!”.
Dopo un po’ di tempo avevo finito di pranzare e
feci per
alzarmi quando sentii un rumore come un ronzio. Guardai il cielo. “Ma
no! Lo stesso
frisbee di prima! Che palle!” allungai le mani cercando il punto della
traiettoria in cui sarebbe caduto l’oggetto volante. Aspettai
l’impatto, ma
sembrava non arrivare mai. Poi, una luce. Mi coprii gli occhi con le
mani. Era troppo
forte quella luce, considerando che era anche una giornata nuvolosa, i
miei
occhi non erano abituati. Poi sentii i miei piedi sempre più sollevarsi
dal
terreno. Guardai a terra e… stavo volando! Alzai gli occhi verso il
frisbee. Non
era più un frisbee!! Era un enorme sfera con un cerchio poco più
piccolo al
centro da cui proveniva quella luce accecante. E lì, persi i sensi.
La mia storia comincia così!
Spero
vi sia piaciuto il primo capitolo… non volevo fare
niente di che… voi che ne dite? Vi ha minimamente incuriosito?
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