Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/Dean.
Rating: Pg.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico.
Warning: Pre-Slash, Spoiler!.
Words:
2495 (fiumidiparole).
Summary:
In lontananza sentivi ancora i clangori
della battaglia; i tuoi fratelli si stavano scontrando con gli immondi demoni
dell’Inferno per aprirti un varco, mentre tu ti inabissasti
ancora più a fondo, nelle viscere delle fiamme.
Note: Scritta sul
prompt 02. “Hai sempre lo
stesso cuore testardo” preso dal mio set di syllablesoftime,
per la prima
settimana della COW-T di fiumidiparole
e maridichallenge,
Missione 1 “guerra”.
Il titolo della fic è quello della
bellissima ed omonima canzone di Ryandan.
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
Tears of an Angel
«Cosa
vuol dire addomesticare?»
«È una cosa da molto dimenticata. Significa creare
dei legami».¹
L’aria era irrespirabile, l’odore di zolfo sembrava capace
di attaccarsi alla tua stessa essenza, come un peccato impossibile da lavare
via. In lontananza sentivi ancora i clangori della battaglia; i tuoi fratelli
si stavano scontrando con gli immondi demoni dell’Inferno per aprirti un varco,
mentre tu ti inabissasti ancora più a fondo, nelle
viscere delle fiamme.
La tua luce rischiarava le ombre, purificando ogni anfratto,
e i dannati gridavano al tuo passaggio. Provasti compassione, infinita compassione per gli umani, le opere d’arte di tuo Padre,
caduti in disgrazia e confinati per sempre là sotto.
E infine eccola, l’anima spezzata dell’uomo giusto che, senza
esserne cosciente, aveva rotto il primo Sigillo. Avresti dovuto disprezzare la
debolezza dell’uomo che aveva dato inizio all’Apocalisse, ma quello che ti trovasti
davanti era uno spirito che, dopo quarant’anni, ancora manteneva le fattezze
che aveva al momento della morte e – oh, Padre, perché? – era solo un
ragazzo.
Piangeva in silenzio e ogni fibra della sua anima gemeva straziata,
ma con testardaggine continuava a brandire la frusta. La sua essenza era piena
di strappi e tagli che sanguinavano disperazione, come un sudario fatto a
brandelli troppo sottili per essere ricuciti.
Aveva resistito per trent’anni, tre decenni di torture
peggiori di quelle che ora stava infliggendo, poi aveva
ceduto ed era passato da vittima a carnefice, inconsapevole di dare inizio alla
fine del mondo. Ma era ancora umano, era ancora puro,
la corruzione non aveva ancora raggiunto quel cuore pronto a sacrificarsi per
gli altri, e lui continuava a soffrire per ogni colpo che infliggeva ad altri
disgraziati come lui.
Spalancasti le ali per rallentare la discesa e la tua luce
lo investì accecandolo. L’anima di Dean Winchester cadde in ginocchio ed era
così piccola, confronto a te, che avresti potuto raccoglierla e cullarla nel
palmo della mano.
«È finita» lo rassicurasti, quando si riparò il viso con le
braccia, e la tua voce tuonò facendo gemere di dolore i demoni.
«Uccidimi» ti pregò, come se non fosse già morto.
«Non sono qui per questo» rispondesti, afferrandolo per le
spalle e rimettendolo in piedi.
Allora lottò, cercando di sfuggirti quando lo tirasti su,
forse temendo qualcosa di peggiore di tutto ciò che aveva già passato. Non si
era ancora arreso; era un vero guerriero, come te.
«Shhh… dormi» sussurrasti
avvolgendolo con la tua essenza, lasciando che essa colasse come unguento sulle
sue ferite, ricucendole.
Lo stringesti, lo scaldasti, lo proteggesti. Riuscivi a
percepire ogni ferita come se fosse tua, sentivi le sue lacrime rigarti il viso,
conoscevi le sue gioie, le sue sfortune, i suoi peccati, le sue paure, come se
ti appartenessero, come se lui ti appartenesse e, per la prima volta in seimila anni, avresti voluto
essere capace di piangere. Era troppo bello, troppo speciale, troppo intenso.
«Riposa, Dean Winchester» mormorasti, sfinito tu stesso,
placando il suo dolore.
Avresti voluto poter fare di più, riversare in lui un po’
della tua forza – ha sofferto così tanto! È giusto questo, Padre? – ma
non sarebbe stato capace di sostenerla, sarebbe stato insopportabile per lui. Allora
sbattesti le ali e salisti su, sempre più su, superando tutti i gironi,
sorpassando la battaglia.
Infine trapassasti il confine tra le dimensioni, raggiungendo
il piano materiale. Fece male, ma era necessario; quelli erano gli ordini. Poi
la luce dell’astro chiamato Sole fu su
di voi, offuscando la tua. Eri sulla Terra, proprio sul campo in cui era stato
sepolto il corpo in cui era vissuta quell’anima, e la vegetazione bruciò attorno
a te, prima che tu riuscissi a contenere la tua essenza abbastanza da non
rovinarla.
Affondasti le mani nel terreno, trapassando il legno della
bara, e spingesti l’anima nel suo legittimo contenitore, ripristinando al tuo
passaggio anche la materia rovinata da quattro mesi di stallo.
All’improvviso sentisti un fremito d’eccitazione – che, no,
assolutamente non avresti dovuto conoscere e tanto meno provare – scuoterti,
mentre aspettavi che il corpo risorgesse. Avresti voluto avere membra materiali
per tirarlo fuori tu stesso. Desideravi parlargli, conoscerlo più di quanto
avevi fatto poco prima, interagire con quell’anima tanto speciale da meritare
di essere salvata dall’Inferno. Avevi combattuto dieci anni per raggiungerla,
l’avevi presa con te leggendola come un libro aperto, l’avevi marchiata senza
nemmeno rendertene conto… e non ti bastava, oh, non ti bastava
affatto!
Poi finalmente rinacque dalla terra, minuscolo come tutti
gli umani, un giocattolo per entità eterne, eppure tu sapevi che dentro era
così brillante, così forte nonostante tutte le ferite, mille volte più grande del suo tramite e ancora troppo piccolo confronto a
te.
Si guardò attorno spaesato, senza voce, assetato, affamato e
pieno di ogni altra debolezza tipica della sua stirpe. Lo seguisti curioso,
mentre s’incamminava per strada, sotto il sole cocente.
Lo osservasti cibarsi e razziare le proprietà altrui e ti accigliasti
perplesso; non sembrava migliore di qualunque altro uomo.
Cominciavi a spazientirti, quindi ti avvicinasti,
aspettandoti che ti notasse, ma non fece altro che spegnere gli oggetti animati
dall’elettricità che avevi involontariamente risvegliato. Allora lo chiamasti
e, com’era ovvio che accadesse, la tua voce mandò i vetri in frantumi e fece
quasi lo stesso con i suoi timpani delicati.
Non riusciva a capirti! Nemmeno si ricordava di te. Era così
frustrante e tu non avevi più tempo. C’era ancora una battaglia in corso,
perciò lasciasti che se la cavasse da solo e si ricongiungesse ai suoi cari,
riprendendo possesso della sua vita.
Ci riprovasti più tardi, ottenendo solo d’allarmarlo.
Credevi fosse speciale, ma era solo… umano.
Ciononostante, gli dovevi delle spiegazioni, avevi l’ordine
di istruirlo sul suo compito, quindi fosti costretto a cercare una forma con
cui potesse interagire. Fu così che trovasti Jimmy Novak, l’uomo devoto che
discendeva dalla linea di sangue adatta ad accoglierti.
Non somigliava affatto al suo
patriarca, il tramite che avevi occupato quando Dio stesso era sceso sulla
Terra e si era incarnato in un bambino, ma aveva la stessa grazia e la medesima
fede del suo capostipite. Tant’è vero che, una volta dimostratogli che dicevi
il vero e che potevi proteggere lui e la sua famiglia, non esitò ad accettare;
ci volle davvero meno di quanto ti aspettavi.
I tramiti umani erano così scomodi, così stretti, ma era già un sollievo il fatto che Jimmy sopportasse bene la tua presenza.
Potevi accettare di stare pressato là, lui non era certo più a suo agio di te e
ti stava offrendo la sua vita, letteralmente.
Un battito d’ali dopo, eri già davanti al capannone in cui
Dean Winchester ti aspettava. Aveva cercato di invocarti,
l’ingenuo. Proprio non si ricordava di te, altrimenti avrebbe saputo che gli
sarebbe bastato pensare a te per chiamarti. La voce della sua anima per te era
chiara e familiare come musica.
Paziente, lasciasti che ti attaccasse senza scomporti e
mettesti a riposo il suo amico, prima di chiarirgli perché eri lì. Fu una
sorpresa più grande di quanto riuscissi a nascondere scoprire che pensava di
non meritare la salvezza; così tanto cinismo, così
tanta disperazione in un uomo che aveva il carisma per cambiare il mondo!
Eri affascinato, travolto, sopraffatto. Dean era una tale
contraddizione che non riuscivi – davvero non riuscivi,
nemmeno dopo millenni di osservazione dei suoi simili! – a comprenderlo.
Continuasti a seguirlo, mettendo alla prova la sua integrità e la sua forza,
come ti era stato comandato e scoprendolo all’altezza, se non delle aspettative dei tuoi superiori, quantomeno delle tue.
Era un peccatore impenitente, con degli eccessi spaventosi,
e ti era davvero impossibile capire come in lui coesistessero tali pecche con
un così alto senso della giustizia.
Eri tu a non sapere più distinguere la strada corretta da quella errata?
Fu proprio allora che arrivarono i primi dubbi. E lui ti
provocava, ti esortava a scegliere, a prendere la decisione che nel profondo tu
sapevi già essere l’unica possibile. Si fidava di te,
si fidava davvero
di te, nonostante avesse concesso la sua fiducia solo a pochi. Sapeva
riconoscere la tua presenza e non la rifuggiva, non aveva paura, nonostante
fosse sempre più schivo e strafottente nei confronti dei tuoi fratelli e non
mostrasse per nessuno di voi un minimo di rispetto.
Dopo seimila anni di obbedienza cieca, un umano ti stava
aprendo gli occhi ed insegnando a discernere lo
sbagliato dal giusto.
Col senno di poi, la trovi una cosa davvero buffa, visto che
a ragion di logica dovreste essere voi angeli a istruire gli umani. Cos’è
questa se non la dimostrazione che non siete affatto
migliori di loro?
Ti ritrovasti sul punto di cadere, non per il mondo, non per
gli umani, non per ciò che era giusto, ma per Dean Winchester, quell’uomo che
aveva così disperatamente bisogno di te e di cui tu avevi così disperatamente
bisogno.
E ci provasti a rimanere in equilibrio, in bilico su quei
dubbi ormai impossibili da ignorare. I tuoi stessi fratelli ti riportarono a
casa, ricordandoti chi eri, perché combattevi e chi era il piccolo mortale per cui stavi rischiando tutto ciò che conoscevi ed in cui credevi.
Ma il Paradiso era corrotto, tuo Padre se n’era andato ed i tuoi fratelli preferivano distruggere ciò che vi aveva
lasciato, piuttosto che continuare ad occuparsene. E Dean era ancora lì, ancora
in piedi, tenace, a lottare da solo contro tutto e
tutti.
Era là, rinchiuso in quella stanza bellissima ad invocare il tuo aiuto, l’aiuto dell’unico essere
superiore in cui avesse fede, il solo per il quale e davanti al quale – solo
poco tempo prima – aveva riesumato la propria parte peggiore e pianto lacrime
impotenti.
Furono le sue spalle voltate con rabbia e decisione, la sua
voce che ti scacciava dopo il tuo rifiuto, a darti l’ultima spinta
per precipitare e rivoltarti contro tutto ciò che t’importava e che amavi.
Troppo tardi però, perché Lucifer risorse comunque e
la vera lotta cominciò solo allora, mentre Inferno e Paradiso cercavano di
conquistare i Winchester e tu – ridotto alla metà di ciò
che eri – tentavi di proteggerli come potevi.
Dov’era tuo Padre in tutto questo? Dov’era il Signore mentre
i suoi figli si litigavano il giocatolo più bello? Nascosto su quello stesso giocattolo, apparentemente, a godersi lo
spettacolo in prima fila. E cercarlo non fece altro che renderlo più dispotico
ed insofferente.
Abbandonato, ecco come ti sentisti; anche se ti aveva
salvato, si era lavato le mani di tutto il resto.
Il cedimento di Dean fu l’ultima goccia che fece traboccare
il vaso della tua disperazione. Vederlo pronto a lasciare il proprio corpo a
Michael fu come osservarlo cedere dopo tre decenni di torture. Eri così deluso,
così infuriato. Improvvisamente comprendesti il motivo per cui ti aveva voltato
le spalle in quella bellissima stanza, perché volevi solo abbassare il capo e
smettere di guardare.
Invece ciò che facesti fu reagire alla stessa bassa, rozza, ma soddisfacente maniera umana in cui reagì lui
quella volta: picchiandolo. Solo che, a differenza sua, tu non ti facevi male e
più lo colpivi, più lui sanguinava. Furono i suoi occhi a riportarti alla
ragione, così verdi, stanchi e disperati, che t’imploravano solo di ucciderlo e
mettere fine a tutto, come aveva già fatto quando si trovava nelle viscere
dell’Inferno.
Ti sembrò di rivivere la medesima scena, quando gli toccasti
la fronte per addormentarlo e mettere fine al suo tormento, prima di riportarlo
a casa.
Scegliesti di sacrificarti solo per non assistere alla
scomparsa dell’ultima persona che ti era cara e, anche se in seguito perdesti
del tutto i tuoi poteri e ti ritrovasti piccolo, debole ed
impotente quanto lui, avresti pianto lacrime di gioia per il semplice fatto che
– ancora una volta – Dean aveva preso la strada giusta: aveva scelto la famiglia,
aveva scelto di continuare a combattere.
Poi il vostro piano andò a puttane – sì, è l’unico termine
sufficientemente adatto a descrivere la situazione – Lucifer
si prese il corpo di Sam Winchester e non riusciste a rinchiuderlo nella sua
gabbia; non subito, per lo meno. E alla fine eravate tutti in quel cimitero:
tu, Dean, Michael nel corpo di Adam, Lucifer in quello di Sam, e perfino Bobby Singer.
Era l’ultima battaglia e Dean sarebbe tornato di nuovo
all’Inferno pur di non vederla interpretata dai suoi fratelli, pur non di veder
il Diavolo sorridere e distruggerlo con il volto del bambino che aveva
cresciuto e difeso per tutta la vita. Ma tu non potevi
aiutarlo, eri andato in pezzi poco prima, letteralmente.
Fu proprio quel bambino intrappolato ed
avvinghiato al corpo di un arcangelo caduto a reagire e salvare il mondo,
gettandosi di propria volontà in una prigione inviolabile e trascinandosi
dietro non solo il suo carnefice, ma anche il gran capo delle schiere angeliche
in persona, vestito del corpo del suo fratellastro.
Tuo Padre, alla fine, si fece vivo, riportandoti in vita e
più potente che mai su quello stesso campo di battaglia. L’innocenza con la
quale Dean ti domandò se proprio tu fossi Dio quasi ti commosse.
Era finita, ma eravate entrambi due orfani abbandonati. Lui
scelse di mantenere l’ultima promessa fatta al suo fratellino e rifarsi una
vita normale, e tu… tu non avevi nessun egoistico diritto d’impedirglielo. In
più il Paradiso era nel caos, ora che non c’era nessuno a guidarlo e, avendo
riavuto i tuoi poteri, era qualcosa che non potevi ignorare, anche se avresti
preferito restare con Dean piuttosto che tornare lassù. Però non era una cosa
che potevi fargli pesare, ed un addio era del tutto
inconcepibile, quindi semplicemente andasti via.
Un intero anno di silenzio in cui fosti occupato in una vera
e propria guerra civile. In genere per un angelo un anno non è nulla, passa rapido come un giorno umano, ma una volta che inizi a
provare sentimenti come la nostalgia, ne senti addosso ogni secondo.
Sam Winchester, miracolosamente tornato sulla Terra, ti
chiamò diverse volte, ma non era davvero lui. Mancava la sua parte più
importante, intrappolata ancora nella gabbia insieme a Lucifer
e Michael, e tu non avevi idea di come poterlo aiutare. Fu più facile ignorarlo
e continuare a fare il tuo dovere.
Ignorare la voce di Dean
Winchester fu tutt’altra faccenda. Se la voce di suo fratello minore ti
arrivava chiara alle orecchie, la sua proveniva direttamente da dentro di te e
ti abbracciava il cuore.
Il fatto che stessero lavorando ad
un caso in cui erano coinvolti il bastone di Mosè e tuo fratello Balthazar ti diede la scusa per andare ad incontrarli.
Avresti solo voluto avere più tempo; più tempo per
sapere come stava Dean, per spiegargli, per aiutarlo.
Ancora una volta hai fatto il possibile per aiutarlo ed ora eccoti di nuovo di fronte a lui, che si è messo in
testa l’ennesima folle idea. Voler recuperare l’anima di Sam è pazzesco quanto lo
era voler uccidere il Diavolo, eppure Dean è più deciso che mai, ritto in piedi
con tutta la sua cocciutaggine, come al solito.
«Hai sempre lo stesso cuore testardo» quasi ti sfugge un sorriso mentre scuoti la testa ed alzi le mani in segno
di resa.
Lui ti rivolge uno sguardo perplesso. «Non sono sicuro se
prenderlo come un complimento o un rimprovero».
«È una semplice constatazione» gli fai notare e sei certo
che riesce a leggere nei tuoi occhi tutto l’affetto e l’amore che c’è in quelle parole.
FINE.
¹. La citazione che fa da introduzione alla fic è tratta dal celeberrimo “Il Piccolo Principe” di Antoine Saint-Exupery.