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Ehilà 8D
Ecco la mia prima FF di Hetalia.
Spero vi piaccia!!
L
a u g h .
Lunedì.
Ore 18:30. Una
giornata andata male per Francis. Oggi, non è riuscito a
vedere il suo adorato Iggy.
"Oh mon dieu! Sono sfinito!" si ripeteva.
In effetti lui aveva faticato molto a cercarlo, peccato che solo a fine
giornata Antonio e Gilbert gli dissero che Arthur stava male e che
quindi se ne era stato rinchiuso in casa, tutto il giorno.
Monsier Bonnefoy, deciso ad abbandonarsi a se stesso, almeno per quella
serata, tirò fuori una bottiglia di vodka regalatogli da
Ivan-sama: non è il massimo per un palato raffinato come il
suo.
Al momento è davanti al caminetto ed ecco il dilemma della
serata: poltrona o divano?
"La potrona è più vicina al caldo, ma il divano
è così confortevole..."
La poltrona e il caldo presero il sopravvento.
Francis si buttò sopra la poltrona: la bottiglia trasparente
in una mano, una rosa nell'altra e il corpo senza forza. Il est mort?
Tutto insieme una suoneria:
"Nee Nee papa wain wo choudai!
Nee Nee mama! Nee Nee mama!
Mukashi ni tabeta BORONEEZE no
Ano aji ga wasurerarenain daaaa!!!
Marukaite chikyuu.
Marukaite chikyuu.
Marukaite chikyuu, Boku Hetalia!
Aa hitofude de mieru subarashii sekai,
Nagagutsu de kanpai da Hetalia"
Francis si ascoltò tutta la dannata canzone. Era bella,
bellissima. La adorava in effetti l'aveva registrata quando, per
puro caso, era entrato nel bagno di Veneziano mentre faceva
la doccia...ma in fondo era solo la suoneria dei messaggi e non aveva
fretta di rispondere: un flash illuminò i suoi pensieri, e
se fosse stato Lui l'autore del messaggio?
Appoggiò velocemente la bottiglia a terra, tirò
la rosa in mezzo alla stanza e corse dal tavolino... o forse sarebbe
meglio dire...sul tavolino.
L'sms diceva:
"Dear Francia,
sono stato male questo weekend.
But tomorrow I come back.
Ti volevo chiedere se posso passare da te
per prendere gli appunti che mi mancano.
Sperando di non essere di disturbo se vengo oggi.
See us soon, Inghilterra."
I tasti venivano premuti velocemente uno dopo l'altro. La risposta fu
ovviamente positiva.
Ora c'era un problema da risolvere: creare atmosfera.
"Lumière! Chandelles! Oui, beaucoup de chandelles!
Et les roses! Beaucoup de roses!"
Lunedì. Ore 19:45. Irrequieto
il nostro Francis. Seduto sul divano,la testa tenuta tra le mani, i
gomiti appoggiano sulle ginocchia e intanto pensa: e se fosse un
semplice scherzo? E se non venisse? Toc toc.
Saltò in aria, il francese. Si aggiustò la
camicia leggermente sbottonata e larga sul suo busto perfetto. I jeans
attilati e ovviamente scalzo sul suo adorato parquet. Si
avvicinò alla porta.
« Qui est-il? »
« Sono Inglilterra, fool! »
La porta si aprì. All'esterno apparve un ragazzo leggermente
più basso di Francis, biondo anche lui. Occhi verdi come una
foglia di primavera. E le sopracciglia...ahn... le soparcciglia, non
facciamo commenti. Impossibile non riconoscerlo. Era davvero
Inghilterra.
« Entra pure mon Angleterre! »
Arthur entrò in modo timido. Quasi cercando di evitare ogni
contatto visivo con gli occhi blu intenso di Francia. Poi
improvvisamente si rese conto dell'abbellimento della stanza. Candele
un po' ovunque, il profumo delle rose ed, in fine, il caminetto emanava
un calore rilassante.
« Grazie per avermi fatto venire qui. Ma facciamo in fretta.
Non vorrei essere d'intralcio. » Arthur, in effetti, pensava
che Francis avesse fatto tutto questo per qualcuno che doveva arrivare
qui, da lui. Infondo questo francese è solo uno stupido Don
Giovanni.
« No! Tranquillo Angleterre! Anzi, mettiti comodo sul divano,
io prendo qualcosa da mangiare e gli appunti. »
Arthur si avvicinò al divano e ci si sedette: le mani sulle
ginocchia e le spalle chiuse. Nervous boy!
Francis fissandolo non potè fare a meno di ridere portandosi
la mano sinistra a coprire le labbra; si spostò un ciuffo
biondo da davanti l'occhio con la destra, infine riabbassò
entrambe le mani e si diresse verso il frigorifero: estrasse una
ciotola di fragole e la panna preparata precedentemente e li mise su un
vassoio che portò fino al salotto con la mano destra;
nell'altra teneva alla bene e meglio gli appunti.
Arthur nel frattempo stava osservando i minimi dettagli preparati da
quella stupida rana, ma una cosa in particolare lo colpì:
uno stranissimo unicorno in porcellana, messo in bella vista.
« Ti piace? Se vuoi te lo regalo... » disse Francis
posando sul tavolino del salotto ciò che aveva in mano.
« Cosa?! No. Non potrei chiederti una cosa del genere!
» arrossì Inghilterra.
« Invece insisto. » Mise così il piccolo
unicorno sugli appunti.
« Bè allora... Thank's.... ! » Arthur
trattenne il suo urlo. Francis si era appena messo addosso a lui. A
cavallo a lui. Gli bloccava le gambe con le sue gambe. E gli teneva
saldamente i polsi con le sue mani. Poi il francese si
avvicinò al volto inglese e sussurrò qualcosa.
« Io, non do mai niente senza in cambio qualcosa...
»
« E... e... cosa... vorr... vorresti? »
ribattè l'altro.
« Vorrei semplicemente che per stanotte tu seguissi il tuo
cuore. »
E adesso che fare? Cosa dire? Must think stupid boy! No. Non
c'è tempo. Chiuse gli occhi, Arthur. Francis prese di nuovo
l'iniziativa: velocemente appoggiò le sue labbra su quelle
del suo prigioniero.
« D...am...ne...d! » provò ad esclamare
ma, l'Amore che non permette a nessuno che sia amato di non riamare
(cit. Dante), infiammò l'animo dell'inglese. E fu il
silenzio. Oddio. No, non silenzio... Le lingue erano impegnate a
conoscersi "meglio"...è forse la buona volta che Francis
rivaluta la lingua inglese?
Quando si allontanò dalle labbra di Arthur, il volto di
quest'ultimo aveva preso un colore rosso, simile a un pomodoro ancora
poco maturo...
« Ci sono problemi, Angleterre? »
Ci fu silenzio, di nuovo. L'incertezza. L'imbarazzo. La vergogna dei
sentimenti. Ma ecco la risposta.
« Sei solo una stupida rana! » E la testa di Arthur
si alzò a raggiungere quella di Francis per un secondo
bacio. Passionale. Sembrò durare in eterno.
Le mani di Francis, lasciando quelle di Arthur, scorrono velocemente
lungo il busto inglese.
Arthur, da sua parte, iniziò a sbottonare la camicia del
francese.
E fu la gara a chi riusciva prima a spogliare l'altro.
Nella foga del momento Francis arrivò a sbottonare i jeans
di Artur ma questo lo fermò.
« Promettimi di non ridere. »
« E perchè dovrei ridere Angleterre? » E
così dicendo sbottonò completamente i pantaloni.
Ora. Ecco... Ci fu silenzio.
Anche il camino cessò di scoppiettare.
Niente. Nessun. Rumore.
Ora. Voi non lo sapete ancora il perchè. Ma io, adesso. Non
riesco più trattenere le risate.
Lo sguardo sorpreso di Francis. L'imbarazzo di Arthur.
Le mutande. Dei Boxer. Rosa confetto. Con unicorni gialli.
« Oh mon dieu... » Scoppiò a ridere.
« Fool! » Si rivestì,
acchiappò al volo gli appunti, l'unicorno, la panna e le
fragole e scappò via. Fuori da quella casa. Il francese
rimase a ridere. A lungo. Senza interruzioni.
Martedì. Ora 7.15. Risate
risate risate. Tutti fuori da casa Bonnefoy si chiedono il
perchè.
Mercoledì. Ore 8.15. Scuola. Tutti si
chiedevano che fine avesse fatto Francis.
Tonio chiamò l'amico al cellulare e la risposta
suonò più o meno così.
Al termine. Tonio chiuse il cellulare. e scosse la testa. Gilbo
sopirò.