Legami
strappati
La Rochelle bruciava, la battaglia
infuriava. Ovunque
guerriglia, combattimenti, disordini, morti e feriti. Ugonotti contro
esercito reale, guardie cardinaliste e moschettieri in una feroce
battaglia come solo le guerre di Religione possono essere...
Athos, Porthos, Aramis e D'artagnan vi
erano giunti
ormai da tre mesi, insieme ai loro compagni e al capitano De Treville
che seguiva e comandava le operazioni di guerra da un campo fuori
città.
Avevano dovuto lasciare la tranquilla e
sonnolenta
Parigi, dove la pace regnava ormai da due anni dopo la fine di
Maschera di Ferro e ributtarsi in una guerra feroce e sanguinaria che
tanti morti aveva già fatto.
Athos e Porthos erano partiti preoccupati
ma decisi a
combattere come sempre. Fra i quattro, erano quelli che avevano
più
esperienza in questo genere di guerre e sapevano che scherzare troppo
col fuoco poteva essere pericoloso. Erano tesi nonostante Porthos
cercasse di smorzare la situazione con qualche battuta quà e
là
proprio perchè sapevano cosa li aspettava, ci erano
già passati in
altre occasioni... La guerra non era una battaglia contro un singolo,
per quanto potente quel singolo potesse essere, in una guerra si
doveva combattere sempre, dubitare di chiunque, guardarsi le spalle
in ogni momento della giornata. E questo, Athos e Porthos lo sapevano
bene e mai si erano stancati di ripeterlo, durante il viaggio da
Parigi, ai loro due amici più giovani ed inesperti.
Dal canto suo Aramis era partita seria e
decisa come
sempre. Aveva scelto di vivere come un uomo, di vivere da
moschettiere e questa sua scelta di vita veniva portata avanti con
rigore. Anche se, combattere in una guerra, spaventava un pò
il lato
femminile che comunque mai se ne sarebbe andato da lei. La paura
dell'ignoto forse... Sulla guerra aveva sempre sentito racconti
tremendi...
D'artagnan invece era partito baldanzoso e
curioso, come
sempre. La sua natura era di scavezzacollo combina-guai ed era
eccitato di combattere in una guerra vera. Certo, sapeva che non
c'era da scherzare, De Treville e i suoi compagni glielo avevano
ripetuto fino allo sfinimento. Però, nonostante le
raccomandazioni
di prudenza, il suo spirito avventuroso e ribelle sembrava averla
vinta. Aveva lasciato Parigi per combattere la sua prima vera guerra,
finalmente una battaglia seria dopo anni di tranquillità
post-Milady
e in cuor suo sperava che questa esperienza potesse migliorarlo come
moschettiere. Era stato triste, certo, lasciare la casa di Monsieur
Bonacieux, Marta, la sua amata Constance che un giorno avrebbe voluto
sposare... Ma in fondo sarebbe tornato, glielo aveva promesso, tempo
di vincere gli Ugonotti e sarebbe stato di nuovo da lei...
E così erano giunti nel cuore
della battaglia... Loro,
i moschettieri, tutti gli altri corpi d'armata del re, Richelieu in
persona coi suoi uomini...
Tutti lì, a combattere per la
vittoria di Luigi XIII.
A d'Artagnan erano bastati pochi giorni per
scoprire che
la guerra non era un'avventura meravigliosa, da romanzo. La guerra
portava morte, distruzione, spossava e uccideva la popolazione,
nessuno escluso... La guerra, col suo carico di morte, non guardava
in faccia a nessuno, nemmeno ai bambini. Spesso, nelle sue
perlustrazioni, ne aveva visti... Piccoli morti, dilaniati,
raggomitolati senza più un filo di vita ai bordi delle
strade...
Bimbi che mai sarebbero diventati grandi, che mai più
avrebbero
giocato e riso, com'era in loro diritto...
Bimbi di strada, bimbi magari di buona
famiglia... Ma
pur sempre bambini...
Già, d'Artagnan aveva capito
presto che la guerra non
era una cosa divertente... E spesso, proprio davanti alle piccole
vittime, ripensava a Jean, partito due anni prima con lui alla
ricerca della sua mamma e mai più tornato. Lo stomaco gli si
contorceva al ricordo...
"Jean..." - mormorò sotto voce...
Aramis gli ficcò una mano sulla
testa, costringendo il
guascone a rannicchiarsi dietro alla trincea di fortuna che aveva
costruito con assi e carri semi-distrutti dalla battaglia.
"D'artagnan, vuoi stare attento alla battaglia? Non devi
pensare, devi solo salvaguardare la pelle!!! NON sporgerti!!!".
D'artagnan annuì e si mise al
riparo. Accidenti a lui,
non doveva perdersi nei suoi pensieri!!! Lui e Aramis si trovavano al
cento di La Rochelle, nel cuore della battaglia, erano circondati da
nemici e stavano cercando di raggiungere i loro compagni sulle
retrovie, sgattaiolando per i vicoletti della città.
Un gruppo di dieci Ugonotti non li
lasciava, li
tallonava, li inseguiva passo passo...
D'artagnan si morse il labbro. "Aramis, e
se ci
dividessimo? Potremmo confondere loro le idee, non se lo aspettano,
no? Pensaci, se stiamo insieme rallentiamo la nostra ritirata e
rischiamo di farci ammazzare tutti e due, se ci dividiamo,
probabilmente almeno uno di noi ce la farà. Da soli possiamo
mimetizzarci meglio che stando insieme".
Aramis fissò l'amico accigliata.
Un piano azzardato, in
perfetto stile d'Artagnan. Pieno di rischi forse, ma in fondo non
stupido. E non avevano troppe scelte. Guardò il suo giovane
amico.
"Tu ti farai ammazzare prima dei trent'anni, lo sai?" -
disse, mascherando un sorriso.
D'Artagnan annuì. "Mio nonno
diceva che è meglio
vivere pochi anni ma da leone che cent'anni da coniglio!".
"Tuo nonno era saggio! ...E un tantino...
incosciente..." - lo rimbeccò la giovane donna.
D'artagnan annuì. "Buon sangue
non mente, no?
Comunque, che si fa? Ci stai?".
Aramis si fece seria. "Ci sto! E speriamo
vada
tutto bene e di trovarci a cenare stasera al campo con Porthos e
Athos, tutti e quattro insieme!!! Al mio tre tu vai a destra e io a
sinistra. Mi raccomando d'Artagnan, corri, corri e non voltarti mai!
E tieni sempre la mano ferma sull'elsa della spada!".
D'artagnan annuì. "Certo!
Attenta anche tu! Ci
rivediamo più tardi...". La guardò negli occhi.
Era bello
combattere con Aramis, lei univa in se la grazia e l'intelligenza di
una donna con l'abilità di un moschettiere. All'inizio,
sapendo la
verità, aveva avuto imbarazzi e reticenze a trattarla come
un
commilitone. Ma poi aveva capito... Aramis, donna o uomo o
moschettiere che fosse, era sempre e solo Aramis. L'Aramis che aveva
conosciuto e apprezzato come amico e moschettiere al suo arrivo a
Parigi. Aramis, aveva un passato con cui riusciva a convivere
serenamente, che non le impediva di essergli amica e moschettiere. E
se ci riusciva tanto bene lei, aveva deciso che ci sarebbe riuscito
anche lui. E così era stato e da tanto non provava
più alcun
imbarazzo a stare solo con lei. Tutto era tornato come all'inizio
della loro conoscenza, quando non sapeva davvero chi Aramis fosse...
Due semplici, grandi amici...
La donna moschettiere si
inginocchiò, pronta a scattare
e correre. "D'artagnan... Uno... due... TREEEEE!!!".
In una frazione di secondo, con la
velocità di un
felino, i due furono in piedi. E come d'accordo, presero le due
direzioni opposte e concordate.
Aramis si intrufolò in un
vicoletto che portava alla
periferia ovest della città, d'Artagnan prese a correre per
un breve
tratto sulla via principale, diretto a un vicolo stretto dall'altra
parte della strada, che portava al porto.
I dieci Ugonotti intravidero appena Aramis
ma la
direzione che aveva preso d'Artagnan fu loro subito chiara.
Il capo dei dieci uomini, Marcel DeMotte,
lo indicò ai
compagni. "Si sono divisi, il più giovane è
andato verso
vicolo Roucard. Inseguiamolo!!! Quel vicolo porta al porto e
lì ci
sono i nostri compagni, si metterà in trappola da solo!
Dobbiamo
catturarlo e carcare di non ucciderlo, un moschettiere nelle nostre
mani sarebbe un ottimo affare e un'ottima merce di scambio e di
trattativa con il re e i suoi armati".
Gli altri Ugonotti annuirono e poi corsero
dietro al
guascone.
D'artagnan accelerò la corsa. La
strada scelta era
pericolosa, sapeva di essere inseguito e sapeva che dirigendosi verso
il porto avrebbe potuto incontrare numerosi nemici pronti a
sbarrargli la strada. Ma sapeva anche che il porto era pieno di
nascondigli adatti a rintanarsi fino a che non si fosse fatta sera e
l'oscurità avrebbe potuto aiutarlo a tornare dai suoi
compagni senza
essere visto. Doveva solo raggiungerli quei nascondigli, bastava
poco, molto poco...
Corse, fino a che ragginse una piazzetta
che dava sul
mare. E si bloccò. Era piena, stra-piena di Ugonotti che
combattevano con alcune truppe delle guardie cardinaliste. Era in
corso una furiosa battaglia e non mancavano, oltre alle spade, anche
i temutissimi cannoni.
Marcel e i suoi uomini intanto lo avevano
quasi
raggiunto.
D'artagnan si voltò. Gli
Ugonotti che lo avevano
inseguito come seguci tutto il giorno erano dietro di lui, altri, a
centinaia, affollavano il porto. Cosa doveva fare?
La prima idea fu di correre ancora e
sperare di
raggiungere gli uomini di Richelieu. E così fece...
Corse qualche decina di metri, inseguito da
Marcel e gli
altri...
Poi udì solo un forte rumore
metallico...
Un cannone alle sue spalle tuonare,
minaccioso...
Un fischio, un qualcosa di violento gli si
avvicinò,
sempre di più...
La sua mente fece appena in tempo a capire
che una
cannonata era appena partita, diretta contro di lui e i
cardinalisti...
Solo un fugace pensiero... 'Mi
salverò?'...
Poi un fragore spaventoso, polvere e dolore
lo
invasero...
Tutto divenne nero, nebbioso, doloroso,
MOLTO doloroso,
come se la sua carne si smembrasse in mille pezzi...
Il suo corpo sembrava perdere consistenza,
dopo un pò
anche il dolore potente lo abbandonò, lasciandolo in uno
strano
stato di tranche...
Tutto attorno a lui divenne nebbioso, urla
e grida pian
piano sembravano allontanarsi lasciandolo solo in un'assordante
silenzio...
E una strana sensazione sconosciuta lo
invase, come di
una spugna che gli lavava l'anima, la mente, i ricordi, proprio come
se lavasse una lavagna...
'Athos... Porthos... Aramis... Constance...
Jean...'...
I volti delle persone che amava danzarono
per un istante
davanti a lui...
Poi quella strana spugna lavò
anche quei ricordi...
E tutto divenne nero come la pece...
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