-Stupido coniglio guercio! Che mi ci hai portato
a fare qui?!-
-Sta’ zitto, Yu! Guarda là!-
Due occhi scuri come la notte che li avvolgeva seguirono
l’indice entusiasta di un ragazzo fra i capelli rossi, che
indicava un punto imprecisato di fronte a loro.
-Non vedo niente- sbuffò il moro.
“Ma perché mi lascio sempre coinvolgere in queste
cretinate?” pensò stizzito al tepore della propria
stanza che aveva abbandonato per seguire Lavi e le sue idee sbalzate.
-Un po’ di pazienza. Eccoli, eccoli! Lo sapevo!- il sussurro
eccitato del rosso richiamò loro malgrado
l’attenzione degli occhi del giapponese, che schizzarono
nuovamente nel punto indicatogli.
Rimanendo di sasso.
Kanda seguì con lo sguardo i profili di due corpi
abbracciati l’uno all’altro, stretti, soffocati,
quasi volessero fondersi per non lasciarsi mai più. Ma
ciò che lo sconcertò maggiormente fu il rendersi
conto di chi fossero i proprietari di quei corpi e di quelle bocche che
si cercavano avidamente, tanto che non si riusciva a distinguere dove
finisse una e iniziasse l’altra.
-Allen e Link! Lo sapevo!- l’esclamazione del rosso
bloccò temporaneamente il suo sconcerto, consentendogli di
tornare all’abituale stizza.
-E tu mi hai trascinato fuori a quest’ora per farmi vedere
questa roba?!- il sussurro acido fu seguito poco dopo dai passi del
moro che si allontanavano, seguiti a breve distanza da quelli di Lavi.
-Eddai, ammettilo che non te l’aspettavi!- la voce beffarda
del rosso non faceva che peggiorare la situazione. Suo malgrado, Kanda
doveva ammettere che quella vista l’aveva turbato
più di quanto non gli fosse lecito. Benedisse il buio,
perché era certo che le sue guance in quel momento fossero
in fiamme, e l’ultima cosa che doveva accadere era che Lavi
se ne accorgesse.
-Maledetto idiota- sbottò a bassa voce –ringrazia
il cielo che ho lasciato mugen nella mia stanza, altrimenti la tua
testa sarebbe volata via dal collo già da un pezzo-
sentì il ragazzo fermarsi, ma non ci fece caso e
procedette spedito verso la scalinata, attraversando il salone
d’ingresso come un fulmine per sfuggire alla luce delle
candele.
-Pensavo che vederli avrebbe potuto aiutarti- il mormorio di Lavi gli
giunse distinto alle orecchie non appena mise piede sul primo gradino,
nonostante fossero ai capi opposti della sala.
-E come potrebbe aiutarmi vedere una cosa del genere?!- la voce
salì di qualche ottava, rimbombando fra le pareti.
L’espressione strana di Lavi, a metà fra il triste
e il rassegnato, non voleva saperne di andarsene.
-Pensavo che avrebbe potuto farti capire che non sei solo- disse piano.
Il giapponese fece un verso di stizza e imboccò le scale.
Poco dopo il rumore dei suoi passi si perse nel buio, ma Lavi rimase
molto tempo a fissare l’ombra in cui era scomparso.
---
-Spero che avrai una ragione valida per questo, Walker- un
imbarazzatissimo, scocciato e infuriato Link si stava riabbottonando la
camicia, mormorando imprecazioni a ogni bottone saltato per via del
buio.
Allen sospirò –dovevo aiutare un amico. Grazie,
Link- disse a bassa voce. Sperava che almeno quella messinscena fosse
servita a qualcosa, e sperava anche che Lavi capisse quanto gli era
costata.
L’ispettore non disse niente, ma
nell’oscurità il ragazzo lo sentiva sbuffare
rumorosamente. Allen chinò la testa e si infilò
la casacca gelida.
-Link?- chiamò ad un tratto in un sussurro. Sentì
l’altro immobilizzarsi.
-Sei arrabbiato con me?- chiese. Il biondo sospirò e si
girò verso di lui, piazzandosi le mani sui fianchi.
-Considerato il fatto che mi hai trascinato fuori dall’Ordine
in piena notte, mi hai fatto spogliare con l’inganno, mi hai
baciato- la sua voce salì di tono involontariamente a quella
parola, e i suoi occhi si discostarono per un istante da quelli di
Allen –il tutto per aiutare chissà chi a fare
chissà cosa- continuò recuperando una parvenza di
autocontrollo –dovresti perlomeno avere la decenza di non
chiedermi se io sia arrabbiato, Walker. Anche se lo fossi, non sarei da
biasimare- le ultime parole svanirono in un sussurro così
basso che l’albino si chiese se le avesse sentite o se quella
serata avesse avuto l’effetto di fargli venire le traveggole.
-Quindi… non lo sei?- lo fissò con
l’espressione più innocente che gli
riuscì fare in quel momento. Gli occhi chiari
dell’altro si puntarono decisi a terra.
-Lo sono, ma per un motivo che non ritengo di doverti spiegare. E
adesso, se hai finito con le domande, torniamo a dormire- lo
oltrepassò velocemente, camminando verso il castello.
Allen lo seguì a testa bassa.
Davvero, si augurava che Lavi ottenesse quel che voleva,
perché per lui, per Allen, ciò che desiderava era
inaccessibile.
---
La mattina dopo, l’atmosfera era così densa che si
sarebbe potuta tagliare con un coltello.
-Ragazzi, state bene? Avete delle facce…- un mugugno diffuso
rispose alla domanda di Linalee, senza che nessuno articolasse una
parola precisa. La ragazza e Miranda, seduta accanto a lei, si
scambiarono un’occhiata perplessa.
Lavi e Allen fissavano le loro ciotole senza un’ombra di
appetito, cosa che da parte dell’albino era decisamente
grave, e con delle espressioni che dicevano che, se solo la zuppa fosse
stata di più, avrebbero cercato in ogni modo di affogarcisi
dentro.
Kanda e Link, dal canto loro, mangiavano normalmente e senza dire una
parola come al solito, ma a nessuno erano sfuggite le ombre scure sotto
gli occhi del moro, nonché la sua mancanza di
acidità mattutina, e all’ispettore continuavano a
cadere oggetti di mano, come un fracasso che fece sobbalzare tutto il
tavolo testimoniò drammaticamente.
-Maledizione!- Link imprecò, chinandosi a raccogliere i
cocci di quelle che una volta erano state le stoviglie sul suo vassoio.
Allen, quasi fosse un riflesso condizionato, si alzò
meccanicamente e iniziò ad aiutarlo, gli occhi bassi.
-Faccio da solo, Walker. Non c’è bisogno
che… ahia!- una scheggia di coccio gli era sfuggita di mano,
e un taglio piuttosto profondo sul palmo iniziò a gocciolare
sangue. L’albino si ficcò immediatamente una mano
in tasca, ne estrasse un fazzoletto e glielo premette sulla ferita.
-Devi andare in infermeria- mormorò atono, non osando
offrirsi di accompagnarlo.
-Allen, accompagna Link in infermeria. Ci pensiamo noi qui- disse
gentile Linalee, alzandosi.
Il ragazzo annuì, sforzandosi di stirare la bocca nel solito
sorriso, e assieme all’ispettore si dileguò dalla
sala.
-Kanda, Lavi. Ho bisogno di voi, nel mio ufficio- Komui era entrato
nella sala con la solita tazza rosa in mano e le pantofole a forma di
coniglio. I due si alzarono in un silenzio terrificante e lo seguirono
senza degnarsi di uno sguardo.
-Ma che cos’hanno tutti, oggi?- Miranda aiutava Linalee a
sparecchiare, contenta finalmente di poter parlare con un tono di voce
normale.
Sembrava che, usciti i ragazzi, la sala si fosse svuotata del tutto e
fosse rimasta la solita, tranquillizzante atmosfera
dell’Ordine.
-Non ne ho idea- rispose l’altra, scuotendo la testa.
–Allen non ha toccato cibo. La cosa mi preoccupa- disse,
rovesciando in un sacco nero la montagna di cibarie rifiutata
dall’albino.
Ripulirono in silenzio il resto della disastrosa colazione.
Note dell'Autrice:
Fanfiction nata da un amore appena sbocciato per le LinkAllen e da una
passione datata per le LaviYu.
Lascio i commenti a voi, questo è un capitolo introduttivo :)
Spero vi piaccia ^__^
Bethan
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