Parentesi vuota
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prompt: #037,
butterfly
Le strade di Ombra echeggiavano ancora di canti e risate,
scoppiettanti come piccoli fuochi, e l’aria fresca della notte si tingeva
di grigio, quando l’uomo si tolse il cappuccio e si piegò su un
ginocchio.
«Alzati,
ti prego.»
Violante
sedeva sul trono, in una sala in penombra affacciata direttamente
sull’alba. Vestiva di scuro, come sempre, ma c’era più
colore sul suo viso, più forza nel suo sguardo. Il passare dei mesi
aveva dissipato parte dei fantasmi. La deturpazione sulla guancia liscia era
definitivamente scomparsa.
L’uomo
si sollevò. Dalle ampie finestre spalancate intorno a loro si udivano,
di tanto in tanto, stralci ebbri di felicità dalle ballate di Glandarius. Violante sorrise appena.
«Avrai
sempre un posto nel loro cuore...»
Lui
scosse la testa, quasi impercettibilmente. Avrebbe voluto distogliere lo
sguardo – ma sentiva che sarebbe stato sbagliato, inadeguato, dinanzi a una donna così fragile e così
forte insieme. Questo era lei, prima di tutto. Una donna. Che gli aveva salvato la vita.
Violante
esitò per un unico istante, prima di alzarsi lentamente da quello
scranno legittimo eppure macchiato di sangue paterno.
«E
nel mio» concluse.
Ricordi
vividi intercorsero tra i loro occhi, e la signora di Ombra discese fino a lui
e gli si fermò accanto, l’antica fierezza ad accenderle i
lineamenti.
«Non
venisti, il giorno in cui i bambini tornarono.» Forse era accusa, quella
durezza nella sua voce, o forse solo delusione mascherata da orgoglio.
«Ti ringraziai dai merli del castello, ma tu non eri là. Avrei
voluto presentarti a loro come l’eroe vero, non quello evanescente delle
canzoni di Intrecciaparole.»
Di
nuovo l’uomo scosse la testa, e questa volta sorrideva.
«Non
io, mia signora. Non sono io quell’eroe. Glandarius
ha fatto la sua parte... Poi rimase solo il rilegatore, e quel giorno il
rilegatore era con sua moglie e con sua figlia. Aveva bisogno di riprendere in
mano la sua vita – che fortunatamente non era andata del tutto in
pezzi.»
Violante
strinse le labbra. Disapprovava, naturalmente. «Qualunque cosa pensi, tu sei Glandarius.
Non puoi scegliere di dimenticare una parte di te.»
«Avete
l’aria di aver tentato la stessa cosa.»
Lei
arrossì, e per la prima volta chinò il viso. Così
innocente, così colpevole. Così giovane e cresciuta così
in fretta.
Il
silenzio si protrasse finché Violante non gli volse le spalle. E lui
seppe subito cosa stesse per dirgli, la ragione per cui l’aveva mandato a
chiamare – la ragione per cui, stavolta,
non aveva saputo impedirsi di tornare.
«Non
hai dimenticato la mia proposta, suppongo.»
Silenzio.
Sapevano entrambi che non c’era bisogno di una conferma.
«Ti
dissi che te l’avrei chiesto di nuovo, quando tutto fosse finito. E tutto
è finito da molto ormai.»
«Non
ditelo. Non ingannate voi stessa una volta ancora. Non è me che amate,
ma una maschera blu che quel giorno bruciai con queste stesse mani.»
Violante
si voltò, così repentina da sorprenderlo, e in uno slancio di pura disperazione lo trasse a sé
e lo baciò con forza. Una muta, inequivocabile richiesta. Non
lasciarmi sola.
E
per quanto fosse inutile, inconcepibile e sbagliato – l’incontro di
due storie diverse impossibili da intrecciare – Mortimer
non le negò quell’appiglio, quel sogno di fanciulla che nel suo
essere era giusto, perché
nessun sogno segue mai la ragione. La baciò piano, mitigando
l’irruenza del suo bisogno con la dolcezza della consapevolezza: che
forse, in un altro mondo, in un’altra vita, in un’altra storia,
sarebbe stato amore.
Ma
finì presto, come tutte le illusioni. E quando sentì sfuggire la
sua bocca, lei dovette leggere nei suoi occhi le parole silenziose di quella coscienza
comune.
Rimasero
per un attimo così, due parentesi di uno spazio vuoto, finché lei
sospirò, lasciò cadere le braccia con cui gli si era avvinghiata
e tornò ad essere Violante, la Pia, la signora di Ombra.
Con
passi leggeri si avvicinò ad una delle finestre. Guardò fuori,
verso i boschi dei briganti, dandogli nuovamente le spalle.
«I
cantastorie raccontano che presto tua moglie ti darà un altro
figlio.»
Il
sole sorgeva in quel momento. Un rampicante adornava la finestra; rametti verdi
di foglie nuove ondeggiavano nella brezza. Poco sopra gli occhi di Violante,
una crisalide si stava aprendo: un’altra metamorfosi, come quella di lei,
come quella di lui, come quella di Ombra.
Assentì.
«È vero.»
Lei
si voltò ancora a guardarlo. Così stagliata contro la luce,
contornata dal rosa e dall’oro, e sorridente
– di un sorriso vero e, infine, pacificato – gli parve bellissima.
«Spero
che ti somigli, uomo dai mille volti.»
Alle
sue spalle, la farfalla spalancò le ali e si avventurò nel Mondo
– reale o d’inchiostro che fosse. Era il primo giorno di primavera.
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