MxM
Matt era arrivato in un giorno di neve, scaricato da una bella
limousine bianca che quasi si confondeva con il candore innevato che
copriva Winchester. Dalla Wammy's House si poteva notare tutto quel
bianco nauseante che cadeva dal cielo a fiocchi. Tutti i bambini,
meravigliati, guardavano fuori dalle grandi vetrate quei fiocchi scendere freddi dal cielo e con i loro
occhietti brillanti, seguivano il loro percorso fino
a
terra attaccandosi al suolo e formando quel materasso di ghiaccio,
quello stesso materasso di ghiaccio che si sarebbe trasformato in un
campo di battaglia per ragazzini urlanti e allegri che si divertivano a
lanciare palle di neve, facendosi anche male, ma nessuno piangeva
per quello, piangevano per ben altre frivolezze.
Quel bianco non piaceva a Mello, preferiva colori scuri e cupi, non gli
piaceva il sole, ma nemmeno la neve come la stessa cosa per i
temporali. A Mello non piaceva il tempo in generale, non solo il tempo
metereologico, ma anche lo scorrere del tempo lo infastidiva. Il
succedersi degli eventi quasi lo spaventavano, il trovarsi la sera
senza nemmeno capire come ci fosse arrivato gli creava un vuoto
nauseante che gli bloccava lo stomaco e glielo strizzava, costringendolo
ad accovacciarsi sul letto in qualla stanza solitaria e semi illuminata
da una piccola luce che stava lì sulla scrivania ad illuminare
fogli le cui scritte facevano la lezione al biondo.
Matt era sceso dalla macchina come uno dei peggiori borghesi
d'Inghilterra, sembrava il solito ragazzino ribelle chiuso con le sue
stranezze, le sue smanie e i suoi vizi. Era così che era
sembrato a Mello quando l'aveva visto avvolto nel suo giubotto di pelo
e quegli strani occhiali dalle lenti arancioni calati sugli occhi, come
se ci fosse luce da dover filtrare. In quel gelo, Matt sembrava una
macchia di sangue, con i suoi capelli di fuoco si avvicinava alla
grande porta dell'orfanotrofio, come se fosse un rivolo di sangue che si
apprestava a percorrere quel tragitto fino alla sua morte. Per Mello
era uno dei tanti ragazzini nuovi che entravano dentro quel grigio
edificio, animato soltanto dalla speranza che un giorno tutti potessero uscire di lì autonomamente o con una nuova famiglia ad
accudirli ed amarli.
Se Mello avesse saputo che un giorno Matt sarebbe stato importante
quanto il sangue che gli scorreva nelle vene, avrebbe passato
più tempo con lui invece di ignorarlo e talvolta di picchiarlo a
sangue fino a che non li avessero portati nelle rispettive camere senza
toccare cena.
Quando Matt entrò in quel caldo edificio, si trovò
dinanzi a sé la desolazione di un corridoio grigio e di un
pavimento di lucido parquet su cui ci si potevano rispecchiare i suoi
pesanti anfibi. Ben presto però non poté più
pensare al fatto che avrebbe avuto la sua dolce solitudine a fargli
compagnia, perché vide tanti altri ragazzini che gli si paravano
dinanzi a sorridergli chi con dolcezza, chi con indifferenza, chi con
sfida, chi con astio e così via.
Matt sapeva riconoscere ogni
sfumatura, ogni cenno, anche minimo, sul volto delle persone a
cambiargli il sentimento e l'emotività che gli colpiva il
cervello come uno spillo. Non gli piaceva la gente in generale,
coetanei o aldulti che erano, a lui non piaceva il contatto con le
persone per il semplice fatto che si sentiva ferito dai loro sguardi,
da quelli buoni a quelli cattivi, Matt riusciva a vedere in ogni
sguardo un fuocherello vivo che si torceva ad ogni istante di vita che
sprecavano respirando e basta. Matt era dell'idea che la vita andasse
vissuta a fondo, ma lui stesso sprecava più tempo a pensarci che
a farlo. Era veramente uno spreco, però Matt si sentiva tanto
scomodo in quel mondo che non gli importava di stare a respirare e
basta. Sapere che poi avrebbe passato il resto dei suoi giorni in
solitudine non faceva che farlo sentire ancora meglio. Già
ponderava una vita da anacoreta, lontano da ogni male che gli si poteva
procrastinare stando a contatto con il mondo. Si rinchiudeva in quella
sua stanza a guardare il mondo nello stesso colore in cui tutti
vedevano il tramonto. Gli piaceva perché era come se
già si volesse premonire da solo il suo tramonto, ma sapeva che
era ben lontano, come se la vita non ne avesse mai abbastanza di fargli
del male. Viveva quindi nell'attesa di quella fine a cui tutti dava
spavento e ansia, lui la viveva come una fine definitiva e gioiosa che
lo avrebbe finalmente allontanato dalle malignità che gli si
erano attaccate alle spalle e che gli rosicchiavano le ossa. Non poteva
certo sapere che avrebbe vissuto la sua morte come tutti gli altri che
non volevano staccarsi da quel pezzo di terra su cui camminavano a
sprecar la vita. Non avrebbe mai saputo, Matt, che avrebbe rimpianto il
giorno in cui aveva scoperto il mondo virtuale dei videogames su cui si
sarebbe rinchiuso per il resto della sua vita, alla ricerca di una
scontata vittoria d'esperienza che avrebbe colmato il suo cuore di
vuoto, come se lui stesso fosse nient'altro che un burattino comandato
da mani invisibili, finché non si sarebbe ritrovato a lanciare lo
sguardo al cielo come a cercare il suo burattinaio chiedendogli di
farlo morire.
Quando Matt vide per la prima volta Mello sentì che la vita gli
si strinse addosso e che persino la morte gli voltava le spalle. Preferì non guardarlo negli occhi e di ignorarlo, come se fosse
una delle bestie più feroci di questo mondo, la più
pericolosa e tentatrice, perché quei fili d'oro a contornargli
il volto pallido e prezioso di due zaffiri, non se li sarebbe tolti
dalla mente per il resto della sua vita. Mello invece quando si
trovò a fronteggiare con quel ragazzo schivo, si accorse che
quello sarebbe dovuto essere un altro nemico da tener d'occhio e non la
prese bene quando ai tabelloni vide che nonostante fosse appena
arrivato, era già terzo con solo due punti di svantaggio da lui.
Quando si ritrovò a far fuggire quel ragazzino, come se gli si
fossero drizzate tutte le emozioni, non poté fare a meno di
sorridere di sbieco compiaciuto.
Mello si ritrovò ad occupare la
mente più con Matt che con Near, perché se Near era
scostante e incompreso da tutti, Matt invece aveva riscosso un grande
successo tra tutti i ragazzini nonostante li volesse tutti il
più lontani possibile: più Matt li cacciava, più
loro sembravano avvicinarsi e questo proprio non lo sopportava.
Mello
capì che quel ragazzino aveva una particolarità
attrattiva che invece Near non aveva, nonostante poi quest'ultimo fosse
più che particolare: con la sua mania del bianco e dei suoi
intoccabili giocattoli e puzzle, il suo silenzio che sapeva di
innocente e calcolata riflessione e quel suo modo così
maniacale di avere tutto in ordine, il suo ordine che nessuno avrebbe
mai osato toccare, se non Mello. Per gli altri bambini Near era quasi
un enigmatico emblema della mostruosità intellettiva e della
purezza intoccabile che non avrebbero mai risolto e che nemmeno
avrebbero voluto risolvere, come se fosse fragile cristallo che si
sarebbe frantumato con un solo sguardo, quindi gli rimanevano sempre a debita
distanza.
Matt invece si poteva definire l'opposto, se non per quel suo
carattere da anacoreta che lo faceva sembrare uguale all'albino. Infatti se
non fosse stato appunto per il suo modo di vestirsi, per quella sua
mania delle righe e dei colori forti e saturi, non si sarebbe poi molto
distinto da Near.
L'uomo in generale, fa sempre affidamento
all'aspetto esteriore, senza accorgersi poi che forse un
ragazzino tutto vestito di bianco sarebbe potuto essere più
pericoloso di uno vestito con anfibi e maglietta a righe. Nessuno
avrebbe mai saputo cosa sarebbe successo in futuro a Near e a Matt, ma
se qualcuno avrebbe deciso sulla purezza e sulla sincera
infantilità avrebbero sicuramente puntato il dito su Near, senza
sapere che in realtà lui sarebbe diventato tanto potente da
poter tenere in pugno l'intero mondo, e che infine avrebbe giocato con i
suoi robot allo stesso modo con cui L giocava con le sue pedine.
Matt poi era passato dall'iniziale indifferenza alla rivalità,
perché il rosso si era aggiudicato il terzo posto nella
classifica in poco tempo, troppo poco tempo e Mello si sentiva
minacciato anche se non voleva ammetterlo. Il biondo aveva iniziato a
guardarlo male, con il suo sguardo azzurro voleva ferirlo, ma Matt
sembrava impassibile ad ogni tipo di occhiata, si teneva i suoi goggles
calati sugli occhi e abbassava la testa verso la console. Per Mello
era quasi inaccettabile una cosa simile, ignorarlo in quel modo era
impensabile, ed un giorno non poté fare a meno di andare da lui
strappandogli il gameboy dalle mani per poi scaraventarlo al muro,
mandandolo in mille pezzi. Fu la prima volta che Mello poté
capire come ci si potesse sentire ad essere guardati con odio. Matt gli
si buttò addosso e si presero a pugni e calci fino a quando
Roger non li separò prendendosi anche lui qualche calcio.
Una
punizione non bastò a bloccarli, ci furono lunghe serie di
punizioni, e un giorno, secondo direttive di L, i due ragazzi furono
isolati in una stanza insieme, avrebbero dovuto rimanerci per una
settimana, avrebbero visto entrare solo Roger per i pasti e avrebbero
seguito le lezioni tramite telecamere.
Strusciavano entrambi i piedi a
terra, come se fossero dei condannati a morte che venivano portati al
patibolo. Non potevano di certo sapere che quella settimana avrebbe
cambiato la loro vita.
Bastò solo mezza giornata per farli ritrovare nuovamente
sanguinanti dal naso e con dei grossi lividi per le forti botte, eppure
quella volta non c'era nessuno a bloccarli, dovettero fermarsi da soli,
stremati. Matt non aveva avuto mai un contatto così stretto con
una persona, non voleva trovarsi a stretto contatto con qualsiasi altra
persona, però con quel biondino era diverso, sentiva come una
strana morsa allo stomaco. Ogni volta che lo guardava era come se lo
conoscesse da secoli, come se quello fosse il suo più caro
legame.
Sentiva qualcosa, non sapeva cosa, non sapeva se sbagliava, non
sapeva se era un errore, ma bastarono giusto tre giorni di azzuffata e
di sguardi adirati per fargli capire che Mello sarebbe stata la persona
più importante della sua vita.
L'ultimo giorno di forzata convivenza si ritrovarono a rotolare a terra
a darsi pugni e calci fino allo stremo, come al solito, ma qualcosa
cambiò perché non si diedero le spalle, ma bensì
si ritrovarono ad abbracciarsi come a voler comunicare ogni dolore e
ogni piacere l'un l'altro. Era strano poi per entrambi trovarsi ogni
notte nel letto dell'altro o con l'altro nel letto, per potersi fare
compagnia, per raccontarsi sottovoce i loro più grandi segreti
senza che se lo chiedessero direttamente, come se fosse la cosa
più naturale al mondo.
Quando poi arrivò il giorno in
cui Mello se ne andò dalla Wammy's House, Matt non volle seguirlo. Era
sicuro che avrebbe capito in futuro, era sicuro che si sarebbero
rivisti, perché Mello glielo aveva comunicato con lo sguardo e
con un bacio, il loro primo bacio. Gli promise di rimanere vivo per
tornare poi da lui. Matt sapeva che ciò che andava a fare Mello
era pericoloso, avrebbe voluto aiutarlo, avrebbe voluto continuare a
stargli ancora accanto, ma non era possibile e lo sapeva bene, era
inutile anche solo provare a seguirlo o provare a fermarlo.
Passò un tempo eterno prima che si potessero tuffare nuovamente
l'uno negli occhi dell'altro. Matt sapeva che non sarebbe stato uguale
a quando erano alla Wammy's House, sapeva che Mello sarebbe cambiato e
quando vide i suoi occhi azzurri capì che non era poi cambiato molto,
che più che altro si era costruito una corazza indistruttibile,
un corazza che avrebbe voluto vedere in eterno su quel corpo, come a
proteggerlo dalle interperie, per proteggerlo dal tempo che
inesorabilmente passava e lo faceva arrivare sempre più vicino
alla morte.
Matt non voleva contare i secondi che lo avrebbero
preceduto dalla morte, ormai non aspettava più il giorno del suo
tramonto, voleva solo stare con Mello, voleva innamorarsi ogni giorno
di lui e inizialmente non seppe che quei giorni non lo fecero
innamorare di più, ma gli fecero capire quanto l'amore fosse
troppo riduttivo, quanto lui provasse un sentimento che non era amore,
ma lo superava e non avrebbe potuto mai dimostrargli più di quanto
gli avrebbe dimostrato con i suoi sguardi, le sue parole, le carezze e
i baci appassionati.
Quando Mello rivide Matt si sentì sconfitto, non era una
sconfitta come quella che subiva da parte di Near, era un sconfitta a
livello emozionale, che lo uccideva, che gli aveva fatto capire che lui
fino a quel momento senza di Matt non era stato nulla, era stato
semplicemente Mello: un pupazzo con un falso nome. Con Matt poteva
sentirsi chiaramente per quello che era, poteva darsi
un'identità, poteva sentirsi veramente vivo.
Era questo l'amore
che tutti cercavano? Mello non poteva saperlo e non avrebbe cercato di
capire cosa fosse, a lui bastava sapere che Matt fosse lì, in
quel letto con lui, per poter capire che la vita li stava abbandonando
entrambi, e non avrebbero potuto fare nulla per evitarlo, avrebbero solo
potuto credere di fermare il tempo ogni volta che si univano, ogni
volta che si guardavano e sussurravano parole che nemmeno il tempo
avrebbe potuto far tacere.
Erano solo loro, tra le lenzuola a toccarsi
come se volessero diventare un tutt'uno, come se fosse necessario
sentire il calore dell'altro, fino alla fine.
Anche questa stava facendo la muffa, come tante altre.
Scritta anche questa un po' di tempo fa, avevo appena finito di leggere
un libro di Isabel Allende ed ero troppo dispiaciuta, così mi
sono messa a scrivere, mi sono sfogata ed è uscita questa
shot.
Non ha discorsi diretti, forse è un po' troppo pesante, racchiude un po' di anni di storia e tralascia molti punti.
Come al solito ho paura di essere sprofondata in una tremendo OOC per
quanto riguarda Mello, però non sono andata poi così a
fondo per quanto riguarda i suoi tratti caratteriali. Matt l'ho fatto
abbastanza depresso e mi dispiace tanto, perché l'ho sempre
visto come un tipo piuttosto solare.
Vorrei dedicare questa shot a redseapearl
perché con la sua recensione all'altra mia shot, oltre a
rendermi tanto felice, mi ha fatto tornare la voglia di andare a
rileggere tutte le altre shot e storie varie che avevo scritto su Mello
e Matt. Quindi vorrei ringraziarti e spero di non averti deluso
dedicandoti questa one-shot.
Non so se ho fatto qualche errore, l'ho riletta al volo. Mi scuso se
c'è qualche orrore e ringrazio tutti coloro che leggeranno
questa shot.
|