Quale era la fortuna di
essere Francia?
Il poter vivere a Parigi?
Nah, qualche milione di
persone aveva
quella fortuna senza essere una nazione.
No, la vera fortuna era
poter entrare
in qualsiasi luogo affollato di turisti senza aver bisogno del
biglietto.
Questo pensava
Françis mentre con una
lentezza studiata, saliva gli infiniti gradini che lo portavano dalla
base fino alla prima piattaforma della Tour Eiffel. C'era un bel
cielo, sopra Parigi quel pomeriggio, pensò vagamente, mentre
si
fermava un attimo e riprendeva fiato. Il suo sguardo vagò
per i
monumenti già ben visibili da quell'altezza. L'Arc du
Triomphe.
Bellissimo, come sempre, che dominava Place de l'Étoile. con
la sua
mole. Napoleone aveva sempre fatto le cose in grande, proprio. Il suo
sguardo vagò poi verso gli Champs-Elysées, a
tutte quelle persone
che non vedeva ma che sicuramente c'erano, sparse tra i più
grandi e
costosi negozi di moda, auto e simili. Continuò, fino a
Place de la
Concorde e la vicina ambasciata americana. Chissà se Alfred
gli
avrebbe mai perdonato quanto stava per fare... erano diventati
così
amici nell'ultimo periodo... continuò, lungo i Jardins des
Tuileries, fino a i Jardin du Carrousel e a l'Arc du Carrousel, fino
al Louvre. Dio solo sapeva quanti pomeriggi aveva speso in quel
museo, a passeggiare indisturbato tra le opere dell'Antica Grecia, le
opere di sua madre. Sospirò. Avrebbe voluto vederle
un'ultima volta,
ma sapeva che se fosse successo, probabilmente avrebbe ripensato alla
sua scelta. Perché avrebbe trovato un nuovo motivo per
vivere, per
tornare a sorride. E lui non voleva, proprio no... non poteva
più
sorridere. Non ne aveva la forza. Non ne aveva motivo. Non ne aveva
la voglia.
Dal Louvre, il suo sguardo
vagò verso
il Musèe d'Orsay, la bellissima stazione trasformata in
museo che
raccoglieva le più grandi opere dell'Impressionismo. Li
ricordava...
Manet, Monet, Van Gogh... i suoi preferiti in assoluto, quelli che
tante volte aveva tentato di imitare, senza riuscirci a pieno. Un
affronto per un esteta, un dandy,
come avrebbe sicuramente detto Arthur. Arthur... se gli avessero
detto che non stava compiendo quel gesto per lui anni prima, non ci
avrebbe mai creduto... ed invece... invece la soluzione a quel
circolo vizioso che era diventata la sua vita quando aveva perso la
testa per l'inglese era stata più vicina ed incredibile di
quel che
credesse. Il bagliore colse la sua attenzione salendo un po'
più in
alto poté notare l'ambasciata canadese. Eccola... la sua
soluzione... peccato che anche lui fosse scomparso e che facesse
ancora male ricordarne il sapore delle labbra, la morbidezza della
sua pelle, la profondità dei suoi occhi viola... Scosse la
testa e
riprese la sua salita, fino a giungere alla prima piattaforma. Da
lì,
salì fino all'ultima, alla piattaforma panoramica.
Uscì all'aperto
e sorrise. Quante volte si era lamentato degli squarci nella rete di
protezione causati dal vento o da vandali? Tante, troppe... eppure,
in quel momento ringraziò che non fosse stato ascoltato.
Perché di
fronte a lui c'era uno squarcio abbastanza grande per farci passare
una persona. Sorrise appena ancora una volta. Poi salì sul
parapetto. Attento a restare in equilibrio, trasse dalla tasca il suo
iPod, che gli aveva regalato Alfred per Natale e iniziò a
cercare il
brano che voleva. Eccolo. Schiacciò
“play” ed attese...
Is
anybody listening?
Can
they hear me when I
call?
I'm
shooting signals in
the air
'Cause
I need somebody's
help
I
can't make it on my
own
So
I'm giving up myself
Is
anybody
listening...listening?
Si era
letteralmente intossicato di quella canzone nell'ultimo periodo.
Perché sentiva che poteva perfettamente rispecchiarsi in
quelle
parole, in quel dolore nascosto, come lui aveva nascosto il suo, le
ferite al suo cuore che Romano gli infliggeva continuamente con il
suo comportamento...
I've
been stranded here
and I'm miles away
Making
signals hoping
they'd save me
I
lock myself inside
these walls
'Cause
out there I'm
always wrong
I
don't think I'm gonna
make it
So
while I'm sitting
here on the eve of my defeat
I
write this letter and
hope it saves me
Qualcuno
che lo salvasse. Lui non aveva più qualcuno che lo salvasse
da
quando era morta Gallia. Lei lo aveva difeso giorno dopo giorno,
notte dopo notte, finché l'Impero Romano non aveva avuto la
meglio.
Romano... quella parola, quel nome... continuava a tormentarlo. Non
gli lascia aria, lo ossessionava giorno e notte... aveva quasi
rovinato il matrimonio a Feliciano, per colpa di quell'ossessione...
Is
anybody listening?
Can
they hear me when I
call?
I'm
shooting signals in
the air
'Cause
I need somebody's
help
I
can't make it on my
own
So
I'm giving up myself
Is
anybody
listening...listening?
Una
goccia. Una goccia cadde sul suo volto delicato e distrutto dal
dolore e dalle lacrime, che, copiose, gli avevano solcato il volto in
quegli ultimi giorni. I suoi ultimi giorni. Il suo sguardo
vagò
ancora sulla sua città, fissandosi sulla Pyramide del
Louvre, il
grande ingresso a forma di piramide di vetro e accanto, anche se non
la vedeva, la Pyramide Inverse, e più sotto, dove tante,
tantissme
volte era stato in religioso silenzio, il Santo Graal. Sorrise. Maria
Maddalena.
I'm
stuck in my own head
and I'm oceans away
Would
anybody notice if
I chose to stay?
I'll
send an S.O.S.
tonight
And
wonder if I will
survive
How
in the hell did I
get so far away this time?
So
now I'm sitting here
And
the time of my
departure's near
I
say a prayer please,
someone save me
Qualcuno
l'avrebbe salvato? Per un attimo pensò, sperò di
sì. Chiuse gli
occhi. Sì, poteva vederlo. Lo vedeva. Aveva avvertito il suo
richiamo. Romano. Romano che correva lungo il ponte sulla Senna, per
raggiungere la Tour Eiffel in tempo, per salvarlo. Sorrise e una
lacrima si unì alla pioggia.
Is
anybody listening?
Can
they hear me when I
call?
I'm
shooting signals in
the air
'Cause
I need somebody's
help
I
can't make it on my
own
So
I'm giving up myself
Is
anybody
listening...listening?
Se lo
immaginava che si faceva largo tra la calca di turisti che erano
stati bloccati laggiù perché c'era un pazzo che
voleva buttarsi. Lo
vedeva spiegare concitato che quel pazzo lui lo conosceva, che gli si
era dichiarato qualche ora prima dopo un matrimonio a Sofia. Lo
vedeva salire su uno degli ascensori, giungere fino alla prima
piattaforma e lanciarsi a corsa verso l'altro ascensore.
I'm
lost here
I
can't make it on my
own
I
don't wanna die alone
I'm
so scared
Drowning
now
Reaching
out
Holding
onto everything
I love
Crying
out
Dying
now
Need
some help
Lo
vedeva giungere sulla piattaforma panoramica trafelato, con ancora
indosso il vestito che aveva indossato dopo la cerimonia. Dio, quanto
era bello. Magnifico. Sublime. Divino. Romano. Non c'era altro modo
per definirlo se non con il suo nome. Lo sentì che lo
chiamava e
sorrise dolcemente, sussurrando il suo nome.
Is
anybody listening?
Can
they hear me when I
call?
Shooting
signals in the
air
I
need somebody's help
I
can't make it on my
own
I'm
giving up myself
Is
anybody listening?
Aprì
gli occhi e vide nuovamente Parigi sotto di sé. Sentiva il
cuore
battere fortissimo e si voltò, certo che avrebbe incontrato
gli
occhi incazzati di Romano. A quel punto gli sarebbe saltato addosso,
lo avrebbe baciato e poi lo avrebbe trascinato a casa sua e l'avrebbe
amato per tutta la notte. Solo che... Romano era solo una sua
illusione. Un'illusione che gli tendeva la mano, per farlo scendere.
Imitò il gesto e non trovò il solido del corpo
dell'italiano.
Sorrise amaramente.
No.
Nessuno
stava ascoltando.
Nessuno
lo avrebbe aiutato.
S'era
arreso.
Scivolò
all'indietro, nel vuoto, verso la sua bellissima Parigi.
Dietro
di lui, solo le lacrime.
E poche
parole.
Addio
Romano. Ti
amo.
|