Ti amo, ma...

di MarchesaVanzetta
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 Remus aveva convinto i suoi amici e altri Grifondoro a giocare a madball.

Li radunò tutti al campo da quidditch, adattato per l’occasione, e spiegò loro le regole: “Bene, le regole sono semplici. Dovete buttare questa palla ovale nel cesto opposto al vostro campo, potete passare la palla solo sopra la rete, mentre voi dovrete passare sotto. Sono ammessi placcaggi, zuffe eccetera, l’importante è fare punto. Io farò l’arbitro. Cominciamo!”

Le due squadre si mostrarono subito agguerrite, segnando punti su punti.

Facevano tanto rumore da attirare anche alcuni ragazzi che erano nei giardini a studiare, i quali, abbandonati i libri in un angolo, si appassionavano al gioco e facevano un tifo esagerato. Remus era molto soddisfatto della sua proposta e di come era stata accolta dai compagni.

Mentre pensava al successo della sua opera, il suo istinto di licantropo si attivò. Si girò di scatto e si ghiacciò sul posto: Sirius, con la palla tra le braccia e tutti gli altri giocatori al seguito, stava puntando esattamente verso di lui.

Sirius, ti amo, ma… non quando mi stai puntando, seguito da metà degli studenti del sesto anno Grifondoro e hai una palla in mano!

Abilmente il licantropo si spostò e si ripromise di non proporre mai più un gioco babbano a Sirius. Mai più.




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