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L’AVEVA DIFESA FINO ALLA FINE
Il sole brillava nel cielo rosso e rischiarava le nuvole con i
suoi ultimi raggi Per tutti la vista di quel disco rosso era una liberazione
dalla pioggia che incessantemente si era abbattuta sulla città per tutto il
pomeriggio, ma soprattutto per una ragazza, che la apprezzò particolarmente.
Una ragazza seduta in un banco stretto a fianco della finestra, che teneva le
lunghe gambe accavallate. I lunghi e lisci capelli rossi le scendevano sul viso
e andavano a coprire gli occhi così azzurri, da sembrare quasi bianchi.
La ragazza in questione cercava di seguire la lezione, ma la
tentazione offerta dalla finestra era così grande che, ogni tre parole
pronunciate dalla voce soporifera del professore, abbandonava la penna con la
quale stava prendendo appunti sui verbi deponenti e si girava per contemplare il
sole che faceva capolino dagli scheletrici tronchi degli alberi presenti nel
giardino della scuola.
Guardando il cielo la ragazza pensava a ciò che era successo
una settimana prima.
- Alex, ehi Alex!-
Un ragazzo moro con gli occhi verdi si girò di scatto al
suono di quella voce giusto in tempo per vedere un fulmine rosso abbattersi su
di lui e travolgerlo in un abbraccio stritolante.
- Luana! Ciao! Si può sapere che cosa è successo da farti
abbattere su di me con questa potenza??- chiese il ragazzo ricambiando l’abbraccio
prima di spostare dolcemente l’amica prendendola per le spalle.
- Non ci crederai mai, ma mio padre mi ha dato il permesso! Mi
farà guidare il vecchio motorino di mia madre!!-
Un’espressione incredula si dipinse sul volto di Alex che l’afferrò
dalle spalle e la strinse forte.
- Che cosa? Ma stai scherzando? Tu che hai passato l’esame
per il patentino per un soffio?? No, tuo padre deve essere impazzito.-
- Che cosa vorresti insinuare? – chiese Luana in un soffio
cambiando la sua espressione di felicità con una di collera – che io non
sarei capace di guidare uno stupido motorino?-
- Sì. Sei la mia migliore amica, non voglio vederti
sfracellare sulla strada. Potresti farti male.-
L’espressione sul volto della rossa non era semplicemente
furente, era livida.
- E io che pensavo che tu fossi il mio migliore amico. Io che
pensavo che tu fossi la persona giusta con cui condividere questa mia grande
gioia. Ebbene, si vede che sbagliavo. –
Luana si girò per andarsene, ma si sentì tirare da un
braccio.
- Aspetta.- era Alex – va bene, va bene, ho sbagliato a
sottovalutarti. Quando farai il tuo primo giro con il motorino?-
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
- Oggi pomeriggio. Vuoi venire con me?-
Alex si guardò le scarpe con espressione perplessa, poi
rialzò lo sguardo per puntarlo in quello di ghiaccio che si trovava di fronte a
lui.
- D’accordo. – mormorò non ancora del tutto convinto, ma
l’espressione di gioia che vide sul volto dell’amica e le braccia che
tornarono a stritolarlo non bastarono a cancellare il brutto presentimento che
Alex aveva per il pomeriggio.
Quel pomeriggio Alex arrivò in anticipo a casa di Luana. Ad
aprire alla porta arrivò proprio il padre della sua amica che lo salutò con
calore.
- Buonasera!- rispose Alex al signore che si trovava di fronte
a lui. Entrò nel salone arredato in modo semplice, ma con eleganza. Quello che
lo colpì subito, come tutte le altre volte del resto, era la foto enorme appesa
a una parete che raffigurava il padre e la madre di Luana su di un motore di
grossa cilindrata. Al fianco di essa, invece, ce n’era un’altra più piccola
della madre di Luana, una signora dal portamento fiero con i capelli rossi come
la figlia in più molto ricci, che stava accovacciata su una Vespa blu. La
stessa Vespa che sarebbe presto diventata di Luana.
- Come stai Alex? – chiese gentilmente il padre della
ragazza al suo ospite.
- Bene signor Collins, la ringrazio. – nonostante conoscesse
quella famiglia da diversi anni, Alex non riusciva a fare a meno di dare del lei
al signor Collins. Con la signora Collins, invece, era passato subito a darle
del tu.
- Signore, posso farle una domanda? – chiese titubante.
- Sì certo Alex, dimmi pure.-
- Come mai ha accettato di far guidare la Vespa a Luana? Non
aveva detto che non avrebbe dovuto guidarla fino a quando non avesse raggiunto i
diciassette anni? –
Il signor Collins guardò Alex con espressione contrita, si
girò di spalle e iniziò a contemplare la foto della moglie appesa alla parete.
- Sai ragazzo, fin da quando ero piccolo ho sempre amato le
moto. Poi, quando conobbi quella che sarebbe divenuta mia moglie, la mia
passione aumentò visto che anche lei le amava. Quasi tutta la mia giovinezza l’ho
passata su di una moto; così, quando Luana mi ha supplicato di poter guidare la
Vespa blu che era stata di sua madre, non ho avuto cuore di rifiutarle il
permesso. Ora mi affido a te. So che lei non è brava, mentre tu guidi la moto
già da un anno. Promettimi che proteggerai mia figlia.-
Alex si trovò suo malgrado a dover fissare gli occhi color
ghiaccio dell’uomo, due occhi che, come quelli della figlia, sapevano vedere
ben di più di quanto era sulla superficie del viso.
- Lo prometto. – rispose il ragazzo un attimo prima che
Luana comparisse nel salone con un giubbotto di pelle nera indosso, baciasse il
padre sulla guancia, afferrasse le chiavi posate sul tavolino di cristallo e un
braccio di Alex e si richiudesse la porta alle spalle.
Sulla strada sfrecciavano due motorini uno dietro l’altro,
Luana avanti sulla Vespa blu, Alex dietro sul suo Liberty rosso.
- Rallenta Luana! Rallenta!- urlava il ragazzo.
- No Alex! È così bello andare velocemente! – gli
rispondeva la ragazza con un risolino.
Alex sospirò, portò gli occhi al cielo e si affiancò alla
ragazza per urlarle nuovamente di fermarsi. La ragazza capì il messaggio e si
fermò vicino a una piazza, in una posizione tale da non dar fastidio a nessuna
macchina di passaggio.
- Luana, se vuoi che io continui a starti dietro devi
rallentare, chiaro? Se no io me ne vado e ti lascio sola.-
La ragazza sbuffò con aria di superiorità e rimise in moto
la Vespa.
Alex non poté far altro che seguirla.
Poi successe il dramma.
Una luce abbagliante, un clacson arrivato in ritardo, una
machina sbucata fuori all’improvviso. Alex si rese conto di ciò che stava
accadendo un attimo prima che ciò avvenisse, accelerò al massimo e andò a
sbattere contro Luana buttandola fuori strada.
Poi, il nulla.
Luana si riscosse e tornò a guardare il professore.
Riafferrò la penna con la mano sinistra e scrisse una nota tutta storta: non
era mancina, ma con il braccio destro ingessato era impossibile scrivere.
Portò la mano sotto il banco e accarezzò la rosa che aveva
sotto reprimendo a stento le lacrime. Alex non c’era più. Quella rosa era l’ultimo
regalo che gli avrebbe fatto. La avrebbe portata nell’ultima casa del suo
migliore amico, una fredda tomba al cimitero.
Alex aveva mantenuto fede alla promessa che aveva fatto a suo
padre, l’aveva difesa fino alla fine e ci aveva rimesso la cosa più la cara a
lui, la sua vita.
E la sua morte era stata tutta colpa di Luana. Se non fosse
andata così stramaledettamente veloce, il vecchietto che guidava la Panda rossa
che aveva ucciso Alex l’avrebbe vista.
Alex non era morto sul colpo, ma era entrato in coma.
Per un giorno intero tutti erano rimasti con il fiato sospeso
per lui, fiumi di lacrime erano scesi dagli occhi di tutti, preghiere erano
salite al cielo pronunciate da varie bocche. Niente da fare.
Alex non c’era più.
The end
Ciao a tutti coloro che sono arrivati qui!
Avviso subito che questa è una storiella senza pretese,
scritta per un compito sul mito, ma, se volete lasciarmi un commentuccio, ne
sarei felicissima! Accetto soprattutto le critiche!! ^__^ Dai, una recensione
aiuta a scrivere meglio e a voi non costa nulla!
Ciao a tutti, Fanny
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