Questa storia si è
classificata al Primo
posto nel contest "Schizofrenici a piacimento"
di miseichan,
di cui vi lascio il link: Schizofrenici
a piacimento
Spero che vi piaccia, buona lettura! :)
La
follia più sublime
Capitolo
1
Il
sole splende in quel limpido cielo primaverile.
Il
vento, dolce e delicato, sospinge in aria petali
rosa, rossi e gialli; si tengono per mano in un girotondo danzante.
E
i suoi folti capelli riccioluti ruotano e ballano
al vento, mentre il suo sguardo azzurro si perde intanto verso il mare.
Com’è
bello il mare... l’acqua calma, appena
increspata, accarezza la spiaggia candida, con
un’amorevolezza simile a quella
di un padre con la sua bambina tra le braccia.
Il
ragazzo è incantato da tanta bellezza e tutto ciò
non fa altro che incrementare il suo dolore, la sua malinconia
così imprecisa,
indefinita, che infine lo spinge a decidersi e alzarsi lentamente in
piedi.
Chissà
come sarà morire in una così bella giornata...
Pensa
semplicemente, sospirando.
Oscilla
un attimo, ritrovandosi poco stabile sulle
tegole rosse del tetto, poi abbassa gli occhi, solo un secondo, giusto
per
osservare il giardino situato tre piani sotto di lui; li rialza subito
dopo,
attratto e incantato da quello stormo di uccelli che è
appena giunto per
danzare con i petali e le nuvole.
Fa
vagare la mente, trovandosi a seguire quella
danza con loro, leggero, spensierato; allunga lentamente una gamba,
lasciando
il piede sospeso nel vuoto, e chiude gli occhi, con un’aria
pacata in viso,
pronto a portare in avanti il peso per poi lasciarsi cadere nel vuoto
e, forse,
arrivare a volare davvero.
«Ehi!
Ehi! Aspetta!»
Barcollando,
sorpreso, si sbilancia indietro e
finisce seduto sulle tegole con un tonfo, per poi sporgersi dal tetto
per
guardare giù.
Là
sotto c’è una ragazza. È stata lei ad
urlare di
fermarsi e ora sta agitando le braccia, saltellando sul posto.
«Ma
che fai? Sei impazzito?» esclama, allarmata
«Dai, vieni giù da lì!»
Il
ragazzo sbatte più volte le palpebre, confuso.
La
giovane ha dei capelli rossicci, scuri, e una
pelle chiara e lievemente puntellata di lentiggini, per quanto riesce a
scorgere da lassù. Indossa un vestitino leggero, blu, che
mette in risalto la
sua bella chioma. Lei è bella. E lui, nonostante non
l’abbia mai vista prima,
si sente come attratto; si sente quasi al sicuro.
È
questa strana sensazione che lo convince.
«Ar...
arrivo» balbetta, grattandosi un attimo il
capo.
Mentre
inizia a gattonare fino la piccola finestra
posta tra le tegole, scorge con la coda dell’occhio la
ragazza portarsi una
mano sul petto per trarre un sospiro, rassicurata.
«Che
ti è saltato in testa?!» proferisce lei,
avanzando verso il ragazzo appena uscito in giardino «Volevi
davvero buttarti?»
Lui
si ferma e lancia uno sguardo in alto, verso il
tetto.
«Io...
io credo di sì» commenta, un po’
stordito,
tornando lentamente a guardare lei.
La
ragazza scuote il capo, dicendo:
«Fortuna
che passavo da queste parti e ti ho visto!
Ma perché lo volevi fare, eh?»
Il
ragazzo rimane un istante in silenzio, poi
risponde sinceramente:
«Non
lo so»
La
giovane storce le labbra, squadrandolo da capo a
piedi.
«Certo
che sei un tipo strano, tu...» in quel
momento allunga una mano verso di lui per presentarsi «Beh,
comunque sia, la
tua salvatrice si chiama Marie. Molto piacere»
Lui
rimane un attimo spiazzato, poi va a stringerle
la mano, dicendo:
«Io
sono Louis»
La
ragazza rimane come pensierosa.
«Louis...»
mormora, quasi sorpresa, però poi si
riprende subito:
«È
un bel nome»
«Grazie»
arrossisce il giovane.
Marie
gli sorride.
«Dovresti
usare un po’ più la testa, Louis»
commenta, portandosi le mani ai fianchi «Sarebbe un peccato
che un bel ragazzo
come te morisse in questo modo orribile»
Louis
si sente arrossire ancor di più.
«Me
lo ricorderò...»
Lei
sospira e dice:
«Adesso
devo andare...» fa un paio di passi
indietro, indicando con il capo il cancello aperto del giardino.
Lui
annuisce in silenzio.
Marie
gli fa un cenno con la mano e si volta.
«Marie...»
la chiama, colto da uno strano impulso.
Lei
gira il capo per guardarlo.
«Vorrei
rivederti» ammette spontaneamente, mettendo
da parte la timidezza.
Marie
rimane sorpresa, con le labbra lievemente
dischiuse. Si ritrova a fare cenno di sì con la testa, e
mormora:
«Volentieri...»
«Allora
a presto?» fa lui, speranzoso.
Lei
gli concede un altro piccolo sorriso.
«A
presto».
E
se ne va.
Mentre
scompare dietro l’angolo, Louis è attratto da
un guizzo nero, simile ad una coda sottile di un gatto, che segue la
ragazza.
Non
vi dà peso e rientra in casa.
Giunto
in camera, Louis va a sedersi alla scrivania
accanto la finestra, mentre alle sue spalle si sentono un gemito
assonnato e un
fruscio di coperte.
Il
ragazzo alza gli occhi verso lo specchio ovale
posto di fronte a lui, proprio all’altezza del suo viso, e
sospira, rivolto
all’altro:
«Alla
buon’ora, André»
Dallo
specchio vede André tirarsi su a sedere sul
letto, sbadigliare e stiracchiarsi per bene.
«Ma
che ore sono?» borbotta il ragazzo, passandosi
stancamente una mano tra i capelli scuri e ricci.
Louis
storce le labbra e risponde:
«Le
undici»
«Che
cosa?!» esclama André, scansando di colpo le
coperte e iniziando a frugare tra un mucchio di vestiti posati su una
sedia «E
perché diavolo non mi hai svegliato prima?! Tra poco torna
mamma e se mi trova
ancora così mi romperà le palle tutto il giorno!
Se questa sera non mi fa
uscire ti uccido, Louis!»
Louis
ha intanto puntato lo sguardo fuori e ha
appoggiato il mento al palmo di una mano, vagando tra i profili delle
case in
lontananza. Ignora completamente André, intento ad infilarsi
i pantaloni in
piedi, saltellante, con in bocca un calzino ed in mano
l’altro.
«Lo
sai che devi svegliarmi alla mattina, Louis!
Invece di pensare solo per te, dannazione!» sbotta ancora il
ragazzo,
infilandosi la maglia.
Non
ottenendo risposta, André si ferma e si volta a
guardare l’altro, sbottando:
«Ehi,
ma mi senti? Sto parlando con te!»
Louis
rimane un attimo senza dire niente, poi
mormora, pensieroso:
«Ci
ho provato di nuovo»
André
alza le sopracciglia.
«Hai
provato di nuovo a buttarti di sotto?!»
Louis
annuisce lentamente con il capo.
André
si fa duro.
«Louis,
guardarmi» gli ordina.
Questi
sospira brevemente poi volta lo sguardo verso
lo specchio, in cui si riflette la sua immagine e quella di
André, dai suoi
stessi capelli ricci, gli stessi occhi azzurri e gli stessi tratti del
viso.
Però, al contrario di lui, André è
serio, forse arrabbiato. Anzi, sicuramente
arrabbiato.
«Louis,
dannazione, ne abbiamo parlato fino alla
nausea» esordisce il suo gemello, stringendo i pugni con
rabbia «Devi piantarla
con queste tue manie suicida, hai capito? Smettila di fare
l’idiota»
«André,
tu non capisci...»
«Infatti!
Non capisco che diamine ti passa in testa
ogni volta!» esclama, esasperato «Mi dici che ne
sarà di me se tu ti
ammazzassi? Me lo dici?»
Louis
storce le labbra, a disagio.
«Promettimi
che non lo farai più» dice André
seriamente.
Dopo
un attimo di esitazione, il fratello annuisce
con il capo, lentamente.
«Voglio
che tu lo dica ad alta voce» insiste André,
senza distogliere lo sguardo.
«Te
lo prometto» cede Louis, affondando poi il volto
tra le mani e chiudendo stancamente gli occhi.
«Bene»
sentenzia il gemello, finendo di vestirsi,
poi esce dalla stanza senza aggiungere altro.
«Sono
a casa!» annuncia la donna, chiudendosi la
porta alle spalle e iniziando a slacciarsi il cappotto.
Un
grugnito di risposta giunge dalla cucina a fianco
l’entrata.
La
donna sospira, posa il cappotto all’attaccapanni
e si avvia in cucina, dirigendo lo sguardo al riccioluto ragazzo
intento a
mangiare voracemente un pacco di patatine su una sedia di fronte la tv.
«André?»
fa lei, storcendo mestamente le labbra.
«E
chi altri?» sbotta lui, senza nemmeno staccare
gli occhi dallo schermo su cui scorrono le immagini caotiche di una
partita di
basket.
Sua
madre scuote un istante il capo e si avvicina ai
fornelli, iniziando a tirare fuori pentole e padelle.
«Ti
passerà l’appetito se ti abbuffi in quel
modo»
commenta senza enfasi, dando le spalle al ragazzo mentre si mette a
preparare
il pranzo.
«Lo
dici tu»
risponde seccamente André, finendo in quel
momento il sacchetto,
arrotolandolo e lanciandolo sul tavolo distrattamente.
«Louis
dov’è?» chiede a quel punto la donna
affettando una zucchina.
«Boh,
in camera» André alza le spalle, noncurante.
In
quel momento la sua squadra riesce ad ottenere il
canestro vincente; il ragazzo balza in piedi con un urlo euforico.
«Verrà
a pranzo?» lo interroga ancora la madre,
ignorando i festeggiamenti del figlio.
«E
che cazzo so! Tra l’altro non m’importa»
esclama
André, improvvisando un balletto per celebrare quella
vittoria.
Sua
madre gli lancia uno sguardo pensieroso e decide
di non aggiungere altro.
«Sta
sera la festa sarà una bomba!» André si
lascia
cadere supino sul letto, portandosi poi le mani dietro la testa e
fissando il
soffitto.
«Ci
saranno tutti i miei amici: non posso mancare!»
aggiunge, annuendo convinto con il capo.
Louis,
rannicchiato sul suo letto, evita di voltarsi
verso il fratello, preferendo continuare a fissare il muro accanto a
sé.
«Dov’è
che la fanno?» mormora senza entusiasmo, seguendo
con lo sguardo una piccola crepa sulla parete.
«Al
paese vicino, ovviamente» André gli lancia uno
sguardo «È lì che stanno i miei amici,
mica sono come te che preferisci
accontentarti di quelle mezze seghe che abbiamo qua»
«Guarda
che non sono così male» sospira Louis
«Non
capisco che cosa ti hanno fatto»
«Sono
degli stupidi secchioni, ecco cosa!» taglia
corto il gemello, voltandosi dalla parte apposta all’altro,
abbracciando il
cuscino e mettendosi a dormire.
Louis
allora si mette seduto sul letto, cingendosi
le gambe con le braccia.
Il
volto di Marie torna dolcemente a irradiare la
sua mente.
Ha una voglia matta di
rivederla!
Continua...
Ringrazio in anticipo chi ha letto e vedrò di aggiornare al
più presto, in circa un paio di giorni.
Alla prossima! ;)
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