Il quadro.
Non è semplice convincersi di essere felici.
Sirius ha persino dimenticato cosa significhi, eppure sa di esserlo.
Sorride senza farsi notare, si aggira circospetto con la sua gioia in tasca.
Teme che qualcuno possa vederla e portargliela via.
Le parole e i ricordi hanno un sapore strano, potente, e Sirius sente sulla propria pelle l’odore d’erba bagnata e stoffa polverosa che anche Remus lascia dietro di sé, come una scia.
I loro sguardi si incrociano spesso; ognuno si aggrappa agli occhi dell’altro, nel disperato tentativo di amarsi senza parlare.
Sirius si chiede se, semplicemente, non sia un modo per guardarsi e per ripetere - ogni secondo, senza mai fermarsi - che va tutto bene.
Per ripetere che i loro respiri mescolati all’aria gelida della sera non sono stati un semplice sogno, una di quelle illusioni che poi lasciano storditi come uno schiaffo inatteso.
Per ripetere che quelle mezze parole si sono rifugiate fra le dita e i capelli, sotto le palpebre, nello spazio minuscolo e infinito tra due bocche.
Per sorridere ancora.
C’è un quadro, nella Sala Comune, ma è vuoto da così tanto tempo che nessuno ricorda cosa vi fosse ritratto.
Senza nessun motivo particolare, Sirius sa di desiderare che vi venga dipinto ciò che prova.
Vuole vedere la sua felicità, in quel quadro.
Probabilmente vuole soltanto vedere Remus.
Senza dire nulla, lo raggiunge e lo abbraccia: in quelle mani che lo stringono e in quel corpo che sa di foresta, Sirius ha lasciato se stesso.
Buona sera a tutti ^^
Con la mia seconda wolfstar, inauguro la serie; sono ufficialmente innamorata di questo pairing!
Ora, vi chiederete come sia nata.
*ma anche no!*
Be’, merito della mia pinguina.
Conversazione tipo:
-Ehi, mi dici una parola a caso?
-Quadro.
-Bene. Ci scriverò una wolfstar.
Ed eccola qui.
Spero vi sia piaciuta xD
Chiara
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