Chi non muore si rivede.

di Patta97
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Harry Potter era davanti alla casa già da un po’, il sole era tramontato da un pezzo. Era grande e quadrata, col giardino verde e curato, con in mezzo un vialetto di ghiaia che portava davanti alla porta d’ingresso bianca, accanto alla quale era disegnato un grande “4” nero. Privet Drive non era cambiata per niente. Harry fece un gran respiro e si decise ad incamminarsi verso la porta. Trillò il campanello. Dall’interno della casa giunsero due voci.
- Hanno suonato! – informò una voce femminile.
- Vado io, Darla! – disse una maschile, così familiare a Harry.
Qualche secondo più tardi, la porta si aprì e Harry si trovò di fronte a un uomo sui trentacinque, robusto e alto quanto lui, con folti capelli biondi e un naso leggermente a grugno. Stava ridendo per qualcosa, ma appena vide Harry smise subito, fissandolo stranito.
- Ciao, Dudley – disse Harry, semplicemente.
- Harry…? – rispose Duddley, incerto. L’altro annuì.
- Oh, ciao! – continuo l’uomo, impacciato. – Tu dove ti eri…? Voglio dire… bé entra, entra pure! – e si fece da parte per far entrare il cugino. Harry si guardò intorno e vide che il numero 4 di Privet Drive era rimasto uguale a se stesso, dopotutto, tranne qualche piccolo cambiamento. Le foto sul tavolo all’ingresso, per esempio, era diverse, ritraevano altre persone. In una in particolare, protetta da una cornice rettangolare, sorridevano quattro persone: l’uomo era senza alcun dubbio Dudley, accanto a lui c’era una donna bionda e con gli occhi chiari, che reggeva in braccio un bambino di circa un paio d’anni; in mezzo a loro stava un altro ragazzino sui dieci anni, biondo come Dudley.
- Questi sono i miei figli e mia moglie – spiegò Dudley, intercettando lo sguardo di Harry. – Lei è Darla – e indicò la donna, - e loro sono Bobby e Vernon – aggiunse, indicando prima il bambino più piccolo e poi l’altro. Sentendo nominare il nome di suo zio, Harry chiese, imbarazzato: - Come stanno… bé, sai… -
- …mamma e papà? – concluse Dudley al posto suo. Harry annuì. – Stanno bene! Sai, papà ha avuto un infarto una decina di anni fa, ma adesso prende farmaci per la pressione, e la mamma sta alla grande. Vivono a qualche isolato da qui, hanno lasciato la casa a me e Darla – spiegò. Harry annuì nuovamente.
- Vieni in salotto – lo invitò Dudley e Harry lo seguì, occupando una delle poltrone, mentre Dudley si sedeva di fronte a lui, sul divano.
- E tu, invece, come stai? Sai… noi, io, mamma e papà, cioè, siamo stati per un anno circa sotto protezione con quei due… quei due… - cercò delle parole, - con quei due – concluse.
- Io… bé, sì, sto bene – rispose Harry, toccandosi automaticamente la cicatrice a forma di saetta sulla fronte. – Adesso, nel… nel mio mondo… stiamo tutti bene -.
Stavolta fu Dudley ad annuire. – Tu, ecco, ti sei… sposato? – domandò.
- Oh, sì… Ho anche tre figli. Il mio secondogenito deve avere più o meno l’età del tuo primo -.
- Tua moglie, ecco… è una come… come te? – chiese l’altro, grattandosi una mano.
- Sì, è… è come me -.
Si fece il silenzio. Non si vedevano da più di diciannove anni. Harry lo aveva voluto cercare e andare a trovare, ma non sapeva che cosa aveva provato nel rivederlo. Dudley gli aveva reso l’infanzia invivibile, facendo in continuazione il bullo con lui, mentre zio Vernon e zia Petunia lo viziavano, trattandolo come un principe, trascurando del tutto Harry. Poi si era scusato e Harry aveva capito che, dopotutto, non era poi così male, ma la Guerra Magica era imminente e si erano dovuti allontanare. Eppure adesso, dopo quasi vent’anni, non sapevano che dirsi.
Una voce interruppe quel momento imbarazzante.
- Dudley, caro, chi era? – disse la voce femminile che Harry aveva sentito quando aveva suonato il campanello, mentre una donna bionda, la stessa della foto all’ingresso, faceva capolino nel salotto. Appena vide Harry lo guardò, confusa.
- Lui è… è mio cugino, Darla, mio cugino Harry – spiegò Dudley, alzandosi. Harry lo imitò.
- Harry – proseguì Dudley, - lei è mia moglie Darla -. Harry e la donna si strinsero la mano, cordialmente.
- Non mi avevi mai parlato di un cugino, Dud – constatò Darla, curiosa. – A meno che… Oh! Certo! Tu sei Harry Potter! Hai vissuto qui con i miei suoceri e Dudley quando eravate dei ragazzi! Dud ha accennato a te delle volte, in realtà, e mi chiedevo come mai non foste in contatto. Certo, sa essere antipatico, il mio caro marito, quando vuole, ma in fondo è buono! Da come, quelle volte, parlava di te, dubito che non vi stimaste… - la parlantina di Darla fu interrotta da un pianto proveniente dal piano di sopra. – Oh, è Bobby! Scusate! – e si precipitò fuori dalla stanza, salendo le scale. Dopo un po’ i due cugini, più in imbarazzo di prima, sentirono che i lamenti di Bobby erano terminati. Poi parlarono nello stesso istante.
- Sembra simpatica… - iniziò Harry.
- Scusala, è che… - cominciò Dudley.
- Vai tu – disse Harry, sorridendo.
- Dicevo di scusarla, è un po’ troppo curiosa, a volte, è che fa la psicologa e tende ad impicciarsi nella vita degli altri, specie in quella di chi ha sentito nominare ma mai incontrati o di cui non sa nulla – completò Dudley.
- Oh, figurati, la trovo simpatica! – disse Harry, facendo un altro mezzo sorriso. Guardò l’orologio appeso alla parete di fronte a lui: le nove di sera.
- Dudley, s’è fatto tardi, dovrei già essere a casa… -
- Oh, sì, certo, vai! – disse il cugino.
Si ritrovarono all’ingresso, Dudley aprì la porta.
- Senti… - si decise a chiedere Harry. – C’è qualche possibilità che io possa, ecco, incontrare gli zii? -
- Sì! Domenica sono a pranzo qui… Se vieni pomeriggio, li becchi di sicuro –.
- Ah, bene, d’accordo – disse Harry. – Allora a, ehm, domenica? –.
- A domenica – disse Dudley. Harry uscì dalla casa.
- Salutami tua moglie – raccomandò il mago.
- Certo! Ci vediamo – rispose il Babbano.
- Ci vediamo – borbottò Harry, percorrendo il vialetto.
Per non ricordare a Dudley cos’era, Harry si strinse in un vicolo cieco prima di Smaterializzarsi. 

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Spero vi sia piaciuto! A presto col secondo capitolo! Patta97





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