Non è betata, quindi scusate per gli
errori, e scusate per lo schifo che è uscito fuori... non so
cosa mi è preso xD
Capitolo
unico
Finalmente il giorno è arrivato.
È da quella famosa volta
che aspetto questo momento. Sorrido fra me e me, rigirandomi fra le
mani questa
lunga scatola incartata maldestramente con della carta da regalo blu.
La stessa
carta che usasti tu, per incartare il mio regalo di compleanno.
Anch’io ho
fatto fare il pacchetto a Jared, ed è inutile dire che
è uscito fuori un
pastrocchio. Tuttavia, guardandolo la prima volta, mi sono detto che
sì, era
perfetto. Perché anche il tuo pacchetto, il regalo di sei mesi
fa, era
impacchettato maldestramente. Però mi era piaciuto anche per
quello, mi faceva
quasi tenerezza. E poi Jared adora fare pacchetti, perché
privarlo di tale
divertimento?
Mi avvicino alla tua stanza con passi lenti,
stringendo
leggermente il pacco fra le mani. Arrivato davanti alla porta, dove
torreggia
un enorme 307 in ottone, sospiro e poi busso piano. Dalla tua parte
sento dei
movimenti, un tonfo e poi la tua voce intimarmi di aspettare un attimo.
Non
riesco a trattenermi dal ridere, e quando mi apri, l’ultima
risata lascia le
mie labbra. Dietro di te noto la confusione pura. La tua valigia
è riversa a
terra e i vestiti sono sparsi ovunque. Sono le tue mutande quelle
appese alla
lampada?
-Sono le tue mutande quelle appese alla lampada?-
ti chiedo,
indicando il paio di boxer incriminati. Ti volti. Li afferri,
buttandoli nel
mucchio di vestiti abbandonati in un angolo della stanza.
-Vieni entra. Scusa per il disordine-
-Disordine? Shannon sembra che una mini bomba sia
esplosa
nella tua valigia, mandando tutto all’aria!-.
-Oh, Jared ti ha parlato del suo regalo?- mi
chiedi
sarcastico, raccogliendo la tua valigia. O almeno, i resti della tua
valigia.
Sulla mia faccia si plasma un’espressione sconcertata e
dubbiosa.
-Jared ti ha messo una bomba nella valigia?-
-Una specie di petardo, non so nemmeno che cavolo
era. So
solo che se lo prendo comincerà a cantare in falsetto. Per
sempre. - rido,
avvicinandomi a te che lanci lontano la valigia distrutta.
-Comunque, auguri Shan. Questo è per
te, ma sinceramente
credo sarebbe stato meglio regalarti una valigia nuova…
sarebbe stata più
utile- sorridi, prendendo fra le mani quel pacchetto incartato alla
meno
peggio. –Il pacchetto l’ha fatto Jared.- aggiungo
–Ma penso che sarebbe stato
meglio se lo avessi fatto da solo-, sorridi ancora, riconoscendo in
questa
frase le stesse identiche parole che mi rivolgesti tu sei mesi fa.
Scarti il
pacchetto con mani tremanti, lasciando cadere la carta sul pavimento
ingombro.
Lo strato di carta celava una lunga scatola di legno, chiusa da un
gancetto di
metallo. Apri il gancio, tirando poi su il coperchio. Adagiate su un
cuscinetto
blu, ci sono due bacchette. Due bacchette incise. “S. Leto, 9 marzo 2011. HBD. T.M.”
-Shannon Leto, 9 Marzo 2011. Happy B-Day. Tomo
Milicevic. Ho
pensato che anche tu avessi bisogno di un paio di bacchette
personalizzate. Ma
giuro, se le lanci agli Echelon ti ammazzo. Le ho pagate un occhio
della testa,
vedi di trattarle bene animale che non sei altro!- scoppi a ridere, con
gli
occhi stranamente lucidi per essere addosso a te.
-Tomo... grazie, davvero. Le adoro- dici,
allargando le
braccia e stringendomi a te.
-Oh figurati. Sono contento che ti piacciano. Ma
sul serio
se provi a lanciarle vengo da te e ti rompo la chitarra in testa!- ridi
ancora,
allontanandoti da me e scompigliandomi i capelli. Inutile dire che devo
rifarmi
la coda, mi hai spettinato. Mentre riponi con cura le bacchette nella
scatola,
mi lego nuovamente i capelli.
-Che ne dici di dare una sistemata qui? Sembra di
entrare in
uno dei camerini di Jared dopo un concerto- dico, cominciando a tirare
su un
po’ di vestiti da terra. Ti vedo posare la scatola sul
comodino, e cominciare
poi ad aiutarmi.
-Ti giuro lo uccido. No, lo castro. Lo faccio
diventare
Jaredda.-
-Jaredda? Oddio Shannon spera di non dare tu i
nomi ai tuoi
figli…-
-No tesoro non preoccuparti… i nomi li
sceglierai tu, ma
l’educazione quella spetta a me-
-Sì certo, gli insegnerai come tenere
in ordine la loro
stanza vero?- chiedo, accennando al caos che regna intorno a noi.
-Tz, malfidato-
-Fortunatamente esiste il divorzio…-
-Mi devi sposare prima-
-Se questi sono i preamboli, lascia perdere-
-Tomo?-
-Eh?- mi chino a terra, avendo notato
l’orlo di una delle
tue canottiere sotto il letto.
-Mi vuoi sposare?- tiro su la testa di scatto,
sbattendola
alla rete del letto della stanza d’albergo. Lancio un
imprecazione in croato,
tirandomi poi su con una mano alla testa.
-Che hai detto?- ti chiedo, gemendo poi per il
dolore alla
testa. Ti avvicini a me, posando una mano sulla mia e la scansi
delicatamente, per
massaggiare la parte offesa. Sorridi dolcemente, portando
l’altra mano sul mio
fianco.
-Guarda qua che hai combinato… menomale
che hai la testa
dura-
-Che hai detto?-
-Menomale che hai la testa dura-
-No, prima-
-Guarda che hai combinato-
-No, prima, prima!-
-Ah… mi vuoi sposare?- ti sorrido,
guardandoti negli occhi,
mentre tu abbassi i tuoi.
-Non posso- alzi di nuovo lo sguardo sul mio,
questa volta
velato di una certa tristezza. –Non posso, in America i
matrimoni fra persone
dello stesso sesso ancora non valgono- ti sorrido di nuovo, portando
una delle
mie mani sulla testa, e l’altra a stingere la tua sul mio
fianco.
-Bhé si potrebbe fare una cosa
simbolica. Tipo, io Shannon
Leto giuro di amare te e i tuoi capelli per ogni giorno della mia vita,
in
salute e in malattia finche morte non sopraggiunga, o una crisi
isterica di mio
fratello non ci porti ad ammazzarlo e così a passare i
nostri giorni chiusi in
una cella gelida e sporca- faccio un espressione schifata, portando le
braccia
a cingere il tuo collo.
-Dio, quanto sei romantico. Ok, ora tocca a me no?
Io,
Tomislav Milicevic giuro di amare te e i tuoi muscoli per ogni giorno
della mia
vita, in salute e in malattia finche morte non sopraggiunga…
o finchè non
dovremmo scegliere i nomi per i nostri figli, allora ti
ammazzerò con le mie
mani. Oppure quando dovrai sistemare la casa, sul serio potrei
ammazzarti con
le mie mani e poi…-
-Ok, ora posso baciare la sposa- mi interrompi,
prima di
posare con delicatezza le tue labbra sulle mie. Come l’altra
volta, sento le
farfalle nello stomaco, e le tue mani accarezzarmi dolcemente la
schiena
fasciata dalla maglietta. Quando ci stacchiamo, sono tutto rosso in
viso e tu
sfoggi un sorriso ebete.
-E adesso?- ti chiedo, accarezzandoti braccia e
spalle.
-E adesso… prima notte di nozze?-
chiedi retoricamente,
buttandoti poi a peso morto sul materasso, trascinandomi con te.
-E no bello mio! Ora sistemi tutto questo macello
qui.
Quando avrai finito, ti aspetterò nella mia stanza.
Pulisci!- ti dico ridendo,
mentre corro fuori dalla stanza. Mi chiudo la porta alle spalle,
dirigendomi
poi nella mia stanza. Inutile dire che Shannon ci mise pochissimo a
riordinare
le sue cose sparse per tutta la stanza.
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