8marzo
A te amore mio…mi manchi tanto.
8 MARZO
Probabilmente chi è dotato di sensi acutissimi, come noi,
gode ancora di più nell’abbandonarsi all’oblio, in uno stato di intorpidimento,
in cui ogni senso è appannato e offuscato dal piacere.
Distesa sul letto, sento a mala pena la carezza della seta
sulla pelle, il calore del sole sulla schiena nuda, l’aria fresca di marzo che entra dalla finestra.
Se dischiudo gli occhi e guardo verso lo specchio posso
vedere mille bagliori che dal mio corpo si irradiano sulle lenzuola, sulle
pareti.
Chissà quanto tempo dovrà passare ancora perché tutto questo
mi sembri normale.
Sorrido e mi giro attorcigliando ancora di più la stoffa tra
le gambe.
Il letto è un disastro eppure siamo riusciti a non fare
danni.
Arrossirei violentemente se fossi ancora umana.
Ciò che Edward ed io abbiamo fatto durante la notte, durante
tutta la notte, è al limite del consentito…anche per un vampiro.
Sento l’acqua della doccia scrosciare e sono quasi tentata a
raggiungerlo, a riappropriarmi del mio posto: accanto a lui…su di lui, sotto di
lui…
Non è questo quello che avrebbe voluto? Assolutamente sì.
Era chiaro l’invito nella sua voce quando ha detto che andava a rinfrescarsi.
Ma non lo faccio. Continuo ad osservarmi nello specchio e
sorrido al pensiero dell’effetto che gli farà vedermi così.
Non so ancora cosa veda lui in me. Ma so cosa vedo io quando
mi guarda. Quando le sue iridi ambrate diventano cupe e bramose, quando la
bocca gli si riempie di veleno…e non per la sete.
O meglio, non per la sete di sangue.
L’acqua smette di scorrere e mi volto, in attesa, verso la
porta del bagno.
Quando la spalanca, la prima cosa che arriva alle narici è
l’odore forte del doccia schiuma, una fragranza dolce e speziata che non riesce
a coprire ciò che arriva direttamente alla mia testa, alla mia pancia…in mezzo
alle gambe.
Il suo profumo. Il profumo del suo corpo, della sua pelle,
un insieme di sensazioni che non potrebbero essere coperte da nulla, un profumo
che cambia al cambiare del suo umore, della situazione, ma che rimane sempre
assolutamente irresistibile.
Mi aspetto di vederlo da un momento all’altro e già pregusto
l’eccitazione che si impossesserà di me…nudo, bagnato,deluso, con le gocce
d’acqua che anticipano di pochi attimi i percorsi che seguiranno la mia lingua,
le mie dita, la mia bocca.
“Perché?” chiedo indicando l’accappatoio che lo ricopre
completamente. La delusione è mia adesso.
“Sta arrivando il servizio in camera”
“Uff…servisse a qualcosa” dico sbuffando.
Edward si siede sul letto e posa una mano sulla mia schiena,
poco più sopra dei glutei, cominciando a roteare il pollice e sfiorando appena
la pelle.
“Mh…”
“Che c’è signora Cullen? Ha qualche desiderio in particolare per colazione? Potrei lasciarla a digiuno
dopo che non si è degnata di venire ad insaponarmi la schiena”.
“In effetti sì” gli dico girandomi a pancia in su, lasciando
che la sua mano scivoli su di me portandosi sul ventre.
“Che ne è dei tuoi propositi di vacanza culturale?”
“Non so tu, ma io sto imparando molto”
Porto le braccia dietro la testa, lasciando che il mio seno
gli si offra alla vista.
Edward spalanca gli occhi e risale piano con le dita, verso
una meta ben precisa.
Chiudo i miei, nell’attesa di sentire il suo tocco proprio
lì, sui capezzoli che, turgidi, attendono di essere torturati.
Toc toc!
Sbuffo sonoramente e, tirandomi addosso le lenzuola, mi
rigiro affondando la testa nel cuscino.
So che non dobbiamo dare nell’occhio, che ci dobbiamo
comportare come una coppia normale, ma in certi
momenti tutto vorrei tranne che
normalità.
Tornare in Italia è stata un’idea splendida. Cancellare
quell’amaro ricordo con la bellezza e l’accoglienza di questo paese è stato
facile e gratificante.
Eppure adesso, nonostante la capitale mi aspetti fuori dalla
finestra per regalarmi storia, tradizioni, arte, non riesco a non pensare che è
una cornice meravigliosa per il nostro amore e che, per adesso, può starsene lì
fuori ad assistere ignara.
Edward rientra in camera e, anche se non lo vedo, so che sta
sorridendo, quel sorriso beffardo che mi promette sempre il paradiso…o
l’inferno.
Faccio per voltarmi verso di lui…
“No! Rimani così” dice, scoprendomi ed allontanando le
lenzuola “Chiudi gli occhi”.
E lo faccio, perché so che devo farlo, so che voglio farlo!
Improvvisamente le sue dita cominciano quella deliziosa
tortura che mi fa impazzire.
Leggere, lente, disegnano ghirigori immaginari sulla mia
schiena.
Non sapevo che potesse essere una zona erogena. Eppure per
me lo è. Sentire le sue lievi carezze che dalla nuca scendono seguendo gli
anelli della spina dorsale mi eccita come poche cose riescono a fare.
Esegue il movimento con calma, senza fretta, appropriandosi
piano di maggiore spazio.
Se all’inizio si ferma in corrispondenza delle scapole,
seguendone i contorni, dopo scende più giù, poco prima della curva delle
natiche.
Ed è un’attesa sublime e straziante al tempo stesso.
Quando si spinge ancora di più verso il basso, seguendo con
un dito la fessura dei glutei, istintivamente alzo il bacino per andargli
incontro.
Sa che questo è un chiaro invito a velocizzare i giochi, sa
che significa “Edward, non ce la faccio più…prendimi, adesso!”
Ma io so anche che il ritrarre di scatto la mano è il suo
modo per dire “Non ancora”.
Quando avverto nuovamente il tocco, mi accorgo subito che a
sfiorarmi non sono le sue dita.
Edward capisce immediatamente le mie intenzioni.
“No Bella, ti prego…non ti girare”
E non lo faccio.
Stringo con le dita le lenzuola e penso che se continuiamo
così i danni sono assicurati.
E addio anche all’
Hotel Cavalieri.
Perché è impensabile per me ritornare in un posto dopo aver
visto le espressioni sbigottite di camerieri e receptionists, nonostante il
pagamento più che sufficiente dei danni.
E stavolta saranno più
ingenti del solito.
Quando sento la carezza scendere giù tra le mie gambe ancora
chiuse, non posso fare a meno di emettere un gemito più forte. Nonostante ciò
Edward non scende lì dove vorrei sentire il suo tocco.
Dischiudo le gambe, lasciando che l’aria fresca mi conceda
ciò che lui mi sta negando.
“Non ancora Bella…non ancora” mi sussurra all’orecchio,
posando poi un caldo bacio sulla tempia.
Mi vuole morta! Ne
sono sicura…
Mi concentro per capire cosa stia utilizzando.
Il profumo è strano, né troppo dolce né troppo acre. È un
odore floreale, ma di certo non è un fiore che io abbia mai visto.
Sulla pelle non sento la solita consistenza dei petali, così
come non sento il peso di un bocciolo. Il tocco è leggerissimo e
morbido…polveroso oserei dire.
Un sospiro di rassegnazione mi esce spontaneo e sento mio
marito sorridere soddisfatto.
Non so quando il sadismo ha cominciato a far parte di lui… “In
questo momento una mantella nera ti starebbe d’incanto!”.
Per tutta risposta sento il materasso alleggerirsi del suo
peso ed il rumore della spugna bagnata e umida dell’accappatoio cadere per
terra.
Edward si stende accanto a me, facendo aderire il suo corpo,
tutto il suo corpo, al mio fianco.
“So quello che vuoi, amore. Lo voglio anche io. Ma voglio
godere di questo spettacolo. Lascia che ti adori, Bella. Lascia che il tuo
corpo di ragazza mi mostri quanto tu sia donna
oramai”
Al suo fiato sul collo, si sostituisce la morbidezza della
lingua, mentre la carezza lenta e straziante continua sulle mie cosce.
Nascondo la testa tra le braccia per trattenermi dal girarmi
e guardare ciò che mi sta facendo, mi mordo le labbra e mi costringo a rimanere
immobile, mi costringo a non portare la mia mano dove vorrei che ci fosse la
sua.
Lascio che queste immagini arrivino dritte alla sua mente per
chiedergli…per implorarlo di farmi sua.
“Non costringermi a legarti” soffia con voce roca sulla mia
spalla.
“Sarebbe inutile” rispondo con la voce strozzata.
“Non se ti dicessi di stare immobile”.
Non mi ha mai parlato con questo tono. È come se il suo
fosse un ordine celato da richiesta. Ed io non posso fare altro che
assecondarlo.
Sento le sue labbra scendere, lambire lateralmente la mia
schiena, nel punto dove la rotondità del seno sporge schiacciata sul materasso.
Dalla parte opposta, l’indefinita carezza imita ciò che di qua sta facendo la
sua lingua.
“…Edward…”
“Ti amo Bella…e ti desidero” dice prima di affondare piano i
denti nella carne.
“Ah! Io…non ce la faccio…è troppo”
“Non è niente…niente”
La scia umida e fresca della lingua marchia a fuoco la pelle
su cui scivola, all’altezza del fianco Edward inspira profondamente.
“Mh Bella…sei eccitata…lo sento”
Ed io sento nettamente lo strappo della federa sotto i miei
denti.
“Il tuo odore…il tuo profumo è cambiato. E non perché siamo
uguali, ma perché è più…più pieno adesso, più adulto. Mi fa impazzire, Bella,
letteralmente”.
Continua a scendere, mentre con piccoli baci adora il mio
corpo, scosso ormai dai forti tremiti.
Bacia, annusa, lecca, sfiora.
I glutei, le cosce, le gambe, le caviglie, i piedi…non
risparmia nulla e si muove con una tale lentezza da essere quasi esasperante.
Quando risale, lascia finalmente che io apra le gambe un po’
di più e si ferma a guardarmi. Sollevo il bacino per offrirmi completamente
alla sua vista e, senza aprire gli occhi, spero ardentemente che mi faccia sua.
Sospira, deglutisce, si morde le labbra.
“Girati!”
“Ma…”
“Girati, Bella. Ma non aprire gli occhi”.
E lo faccio, ipnotizzata, soggiogata dalla sua voce e
dall’eccitazione che si è impossessata del mio corpo come non era mai successo
prima.
E ricomincia…
Mentre le sue labbra si appropriano del mio seno, che
risponde immediatamente alle sue attenzioni, le carezze si fanno sempre più
audaci, lambendo i fianchi e scendendo giù, seguendo la curva liscia del monte
di Venere.
Nonostante siano due i punti sollecitati in questo momento,
è come se lo sentissi su tutto il corpo.
Con una mano afferra il seno, stringendo e continuando a
succhiare facendomi inarcare la schiena, e con l’altra continua reggere questo fiore misterioso, che sta
sfiorando l’interno coscia.
“Lo sai, vero? Che sto faticando come un pazzo per
trattenermi”
“E non lo fare allora…non trattenerti”
Alla cieca con la mano cerco il suo viso e, facendo scorrere
le dita tra i capelli, gli circondo la nuca avvicinandolo alla mia bocca.
Quando finalmente le nostre labbra si incontrano è come
trovare una sorgente nel deserto.
È un bacio affrettato, violento, disperato. Le mia bocca
preme sulla sua, a voler imprimerne la forma nella mente e nel corpo. Non c’è
dolcezza, non c’è delicatezza, ma solo desiderio, fame, urgenza.
Le lingue si scontrano senza sincronia, come se una volesse
predominare sull’altra. È come una lotta, dalla quale usciremo entrambi
sconfitti o vincitori.
Ci ritroviamo in ginocchio, l’una di fronte all’altro,
continuando questo scambio di passione, questo scambio d’anima.
Le mie dita si intrecciano nei suoi capelli ancora umidi, le
sue nei miei arruffati.
Con un braccio mi circonda la vita, portandomi ad aderire
completamente a lui ed alla voglia che ha di me, che sento premere
distintamente contro la mia pancia.
Ansimiamo, come se la mancanza di ossigeno sia reale, come
se non fossimo ossigeno l’una per l’altro.
Quando si stacca da me, spalanco gli occhi e mi specchio
nella profondità oscura dei suoi.
Un brivido mi percorre la schiena e si fa fin troppo chiara
la consapevolezza che ho aspettato abbastanza.
Finalmente Edward è d’accordo con me e, afferrandomi per le
spalle, mi fa voltare fino a far aderire la mia schiena al suo petto.
In un attimo le mani circondano il mio collo, scivolando
piano verso il basso.
“Mi piace Bella…” dice mentre con le dita segue la linea
delle clavicole “mi piace tutto di te” prosegue, lasciando che si incontrino al
centro del petto ed accarezzino lo sterno, senza sfiorare i seni.
“Continua…continua, ti prego” lo supplico.
“Mi piace qui” sussurra al mio orecchio, mentre accarezza
l’incavo ascellare e scende più in basso “qui la tua pelle è liscissima e
morbida e adoro sentirla sotto le dita mentre proseguo verso il tuo seno”.
Deglutisco rumorosamente, facendomi scappare un gemito che
porta Edward a strusciare il bacino contro le mie natiche.
“Mi piace stringerlo e palparlo, così. Sentendo quanto è
pieno e sodo”.
Tra una parola e l’altra, con la lingua segue il percorso della
giugulare, risalendo e leccando lentamente il lobo dell’orecchio.
“Stai facendo la cattiva, signora Cullen” sibila quando
comincio a muovere le anche, simulando il movimento che vorrei eseguissimo
insieme.
Le mani liberano il mio seno e, mentre una artiglia il
fianco, l’altra scende, finalmente, in mezzo alle gambe.
Devo trattenermi dall’urlare. Serro le labbra espirando
violentemente con il naso.
Ogni terminazione nervosa del mio corpo sembra essere
concentrata lì dove Edward sta utilizzando sapientemente le dita. Spalanco
maggiormente le ginocchia, per permettergli un accesso più facile.
“Sei calda Bella, bollente. Non credevo che qualche carezza ti avrebbe infiammata a
tal punto”
“Oh, sì Edward…non fermarti ti prego…così”
E invece lo fa. Si ferma. Ma solo per un attimo, solo per gustare dalle dita il sapore del mio
corpo, in un gesto che mi provoca una fitta di eccitazione talmente forte che
l’urlo trattenuto prima fuoriesce prepotente.
“Sssh…amore mio…per quanto adori le tue esternazioni di…gioia…non siamo nel bel mezzo del bosco
qui”
“Mi stai facendo morire…io…non so per quanto potrò resistere.
Questo è troppo…è troppo…”
“Tu sei troppo amore mio” risponde sistemandosi meglio e
portando la sua eccitazione a contatto con la mia.
“Aaaaaah” stavolta è lui ad urlare, quando piano si fa
spazio dentro me, mentre con le braccia mi circonda il busto.
Sentirlo finalmente dentro, il petto premuto sulla mia
schiena, le braccia che mi trattengono in un gesto di possesso, una mano che si
riappropria di un seno, mi conduce al di là del limite.
Edward comincia a spingere, con affondi lenti e profondi,
sussurrandomi all’orecchio dolci oscenità che non avrei mai creduto sarebbero
potute uscire dalla sua bocca.
Sono passati tanti anni dalla nostra prima volta. Il suo modo
di amare, di amarmi, è cambiato e di questo non posso che essere contenta.
Non posso che essere contenta, al limite dell’isteria,
quando, poggiandosi sui talloni, mi porta quasi a farmi sedere su di lui.
Non posso che essere contenta quando mi sussurra che è al
limite, velocizzando le spinte.
Non posso che essere contenta, quando poco prima di
abbandonarsi al piacere, riprende a stuzzicarmi per raggiungerlo insieme.
I nostri corpi che si muovono in una danza sensuale e
sfrenata, le mie mani che, portandosi indietro, affondano nei suoi capelli e li
afferrano, il suo braccio che mi stringe e la mano che si porta di nuovo sul
davanti per condurmi in paradiso assieme a lui.
“Bella…ti…amo…”
“Io…io sto…oh Edward…sì…ti amo…anch’io”
L’onda dell’orgasmo ci travolge allo stesso momento,
scuotendoci violentemente e facendoci accasciare sul letto.
Continua a stringermi ed a sussurrarmi che mi ama, che sono
la sua donna, la sua vita.
Mi allontano un po’ da lui, ma solo per girarmi su un fianco
e poterlo finalmente guardare in tutta la sua bellezza.
Mi stringe a sé e affonda il capo nell’incavo del collo.
Quando si mette così, per un attimo, ho l’impressione,
l’illusione forse, che possa essere io a proteggere lui.
Continuo a cullarlo per un po’, quando lo sguardo cade sul
carrello della colazione.
Accanto al vassoio, un grande vaso di cristallo troneggia
mostrando un esplosione di giallo, una nuvola sgargiante e strana.
Sembra un ramo, non una pianta, e termina in grappoli di
pallini gialli dall’aspetto soffice e polveroso.
Non ho mai visto una cosa del genere e mai sentito un
profumo simile.
“Edward…cos’è?”
“Il cameriere l’ha chiamata mimosa…ha detto che era per
te”.
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