Ennesimo spin-off di
questa coppia. Sappiate
che incolpo voi lettori se la mia voglia di scrivere di loro aumenta
u.u non
dovete adorarli così tanto xD no scherzo, sono contenta che vi
piacciano e
soprattutto vi ringrazia la vera Alessia – che continua a sperare di
trovare un
minchione come Gigi.
Non mi prolungo, voglio
solo ringraziarvi
anticipatamente, perché sinceramente trovo mi sia venuta meglio la
copertina
della OS. Ma questo lo lascio dire a voi – scusate per gli orrori
di scrittura che sono certa ci siano, poiché ho riletto solo
una volta.
Questa One Shot, è
collegabile tra il
capitolo 45-46 di Travolgimi.
Nel caso non abbiate letto
le altre
OS di questa coppia o la storia originale, trovate tutto a questo link. Buona
lettura.
Alessia pov...
<<
Ale
sei troppo nervosa. >> Mi mormora Gigi sulle labbra per poi
mordicchiarmi
quello inferiore. Sbuffo e mi sdraio supina. Siamo a casa sua, sul suo
letto ma
io ho la mente da un’altra parte.
<<
Non
sono nervosa... e che ho altro per la testa. >> Ammetto guardando
il
soffitto della sua camera.
<<
E
me ne vuoi parlare? >> Mi chiede con voce tranquilla, rimanendo
di lato
ma appoggiando la testa sulla mano, con il braccio piegato per rimanere
più in
alto.
<<
Non
c’è molto da dire. Vorrei picchiare Sandra. Vorrei urlargli contro che
è una
stronza. Che Elise non merita di soffrire, non per lei. >> Mi
sfogo,
cercando di non piangere e soprattutto di guardarlo, so già che se
incontrassi
gli occhi verdi del mio ragazzo... beh l’oceano Atlantico mi farà un
baffo.
<<
So
che non ha versato nemmeno una lacrima. >> Sussurra Gigi
spostandomi una
ciocca di capelli da davanti gli occhi non appena mi volto verso di
lui.
<<
Cosa? Chi te lo ha detto? >> Chiedo preoccupata, mettendomi quasi
seduta,
quasi certa di dover correre dalla mia amica e di abbracciarla... e poi
di
prenderla a schiaffi, perché non può chiudersi, non può cercare di
allontanare
il dolore e le emozioni.
<<
Alex. Mi ha detto che sembra stare più male lui di lei. Perché lui la
rabbia
almeno la dà a vedere, lei neppure quella. Evita di parlarne, evita
persino di
pensarci; queste sono sempre parole di Alex, io sinceramente non penso
che
Elise non si sia messa lì a ragionarci su, credo che vorrebbe non
pensarci, ma
ho seri dubbi sul fatto che ci riesca. >>
Afflitta,
quasi del tutto abbattuta, mi appoggio al suo petto, facendomi
stringere da
lui.
<<
Perché non mi ha detto niente? >> Chiedo a nessuno in
particolare. Forse
avrei dovuto semplicemente pensarla questa frase ma... mi è uscita
fuori.
<<
Non
è facile parlare di qualcosa che non capisci... o che non vuoi capire.
>>
Alzo lo sguardo e gli accarezzo una guancia leggermente ruvida per la
barba.
<<
Quanto sei saggio quest’oggi. >> Dico prendendolo in giro, e lui
sta al
mio gioco atteggiandosi e facendomi ridere, tanto che poco dopo ci
ritroviamo
l’uno sopra l’altro che ci baciamo.
A
staccarsi
per primo è nuovamente lui. Ma non mi lamento, anche se sono più che
certa che
non stavo pensando di nuovo ad Elise.
<<
Ho
trovato la cosa che ci rappresenta.
>> Aggrotto la fronte, ancora sotto di lui, sotto il suo dolce
peso. Lo
osservo mentre si sfila la sua collana – di cui non sapevo nemmeno
l’esistenza
– e non posso non sgranare gli occhi quando vedo i ciondoli.
<<
Gigi quella... quella è la collana di Nana! >>
<<
Beh
se vogliamo essere precisi di Ren e Nana. >> Senza dargli
veramente
retta, afferro entrambi i ciondoli tra le mani e li guardo con occhi
sognanti.
Sapevo che Gigi amava il mio manga preferito ma non pensavo fino a
questo
punto. Porto i miei occhi nei suoi e mi sembra quasi di sentire il mio
cuore
smettere di battere quando mi perdo a osservare il suo sorriso dolce ma
nello
stesso tempo divertito.
<<
Voglio darti la chiave. Il lucchetto lo terrò io, ma voglio che tu
tenga la
chiave. >> La sua voce non mostra segni d’incertezza ma oramai lo
conosco
abbastanza bene da poter dire che il non guardarmi negli occhi è un
modo per
nascondere il suo imbarazzo. Purtroppo non riesco a far sparire un
supermega
sorrisone dalle mie labbra. Sento anche di aver nuovamente gli occhi
lucidi,
per non parlare del cuore che batte a mille.
<<
È
inutile chiederti se sai il significato di questa collana. >> Al
contrario della sua voce, la mia trema, m’incespico come se nulla fosse
tra una
parola e l’altra.
<<
Ovvio che lo so. Solo quella collana può aprire questo lucchetto e
dandolo a
te... beh forse sto esagerando ma voglio veramente che ce l’abbia tu.
>>
Non so se mi ama, penso che come ha detto lui prima, è meglio fingerle
di non
saperle certe cose e io concordo, non è il momento di pensarci, di
stare lì a
trovare le parole a questo gesto. Mi basta semplicemente il suo bisogno
che io
abbia questo ciondolo. E io voglio questo ciondolo.
Lo
bacio e
intreccio una mia mano con la sua, dentro alle nostre mani c’è la
chiave.
Gigi pov...
<<
Stento a credere che tu abbia casa libera... >> Ammiro come se
fosse la
prima volta la stanza di Alessia, da quando stiamo insieme... cioè da
quando
usciamo insieme, sono entrato in questa camera solamente tre volte.
Questa è la
terza. E questa volta non c’è nessuno in casa, l’altra volta c’era il
figlio
del compagno di sua madre. Non ha detto niente. Anche perché sarebbe da
stronzo
fare la spia quando lui era il primo ad avere qualcuno in camera.
Lui
però ci
ha dato dentro alla grande, quanta invidia!
<<
A
volte capita anche a me di avere il via libera. >> Sbaglio o il
tono era
malizioso? No Gigi, non iniziare a fantasticare che poi ci rimani
fregato...
come sempre.
È
piuttosto
stressante darci di mano. Da solo per giunta. Anzi, proprio perché devo
fare
tutto da solo è stressante e nemmeno molto appagante ma non voglio
metterle
fretta, non voglio fare le cose troppo veloci con lei. Ho intenzione di
andare
ai suoi ritmi... anche perché non so che cosa spinga una vergine a
perdere la
verginità. Penso che per noi ragazzi sia più semplice...
<<
La
finisci di guardarti attorno? >> Mi dice Alessia, divertita,
oramai
sdraiata sul letto.
Sdraiata
sul
letto? E io sono ancora accanto allo stipite della porta?Mi sto
rincoglionendo,
oh sì!
<<
Perché
il letto rotondo? >> Le chiedo sdraiandomi – dopo aver tolto le
scarpe –
accanto a lei.
<<
Non
lo so, quando l’ho visto mi è piaciuto e ho chiesto se potevamo
prenderlo.
>>
<<
È
stato difficile venire a vivere a Caselle, vero? >>
<<
Molto. >> Mi dice senza guardarmi. Mi volto, appoggiando la testa
sul suo
petto e chiudo gli occhi. Una sua mano corre tra i miei capelli e io mi
beo
anche del calore del suo corpo. E delle sue tette, perché è sue quello
che mi
sono appoggiato.
<<
Gigi? >>
<<
Mm.
>>
<<
Mi
fai fare una cosa? Però tu devi stare fermo e soprattutto non devi fare
domande
e commentare. >> Apro gli occhi e alzo il viso. Penso di avere un
enorme “come?”
scritto in faccia ma evito di porre domande, quindi annuisco e mi
lascio
sdraiare supino da lei. M’irrigidisco, ma solo a volta che mi fa capire
che
vuole sfilarmi la maglia.
<<
Ale
ma che stai facendo? >> Chiedo. La mia voce trema, sento persino
qualcuno
fin troppo sveglio ma è il battito del mio cuore che mi spaventa. Sta
battendo
a mille.
Sono
i
miracoli di Alessia. Il mio cuore batte. Batte come non ha mai fatto.
<<
Hai
annuito. Quindi taci. Levati la maglia. >> Deglutendo a fatica,
mi metto
seduto e mi sfilo la maglia ma quando la sento armeggiare con mani
tremanti con
la cintura dei miei jeans, non posso non fermarle le mani.
<<
So
di aver detto che sarei stato buono e fermo ma... che stai facendo?
>> La
osservo mentre arrossisce, mentre si morde le labbra e sposta in
continuazione lo
sguardo. È stupenda con questi capelli biondi, spettinati e ricci. Ma
c’è
qualcuno che è davvero troppo sull’attenti e non so come la prenderebbe
a
essere preso in giro. Ora sono ancora in tempo a tenerlo fermo. Ma solo
per
ora.
<<
Voglio fare una cosa. >>
<<
Ehm
sì questo l’ho capito. È solo che... Ale devi essere sicura di quello
che stai
per fare perché... in questo periodo io sono piuttosto... >>
Tentenno,
cercando il termine più adatto. << Delicato. >> Faccio una
smorfia
per la parola che ho scelto ma Alessia sembra non farci caso, sta
sorridendo.
<<
Lo
so. So che... che sei alle strette. >>
<<
Non
devi farlo per me. >> La interrompo, sicuro di aver capito il
perché di
questo suo slancio.
<<
Non
lo faccio per te. >> Mormoro arrossendo nuovamente. Le accarezzo
il viso
e nel frattempo penso che magari è giusto far sciogliere un po’ di
ghiaccio. Non
so come bisogna fare le cose in situazioni simili, non almeno quando ci
sono
sentimenti di mezzo ma... è troppo agitata. Sorrido.
<<
Che
ne dici se prima ti coccolo un po’ io? >> Sgrana gli occhi e le
sue
guance diventano rosso fuoco. È adorabile.
<<
No.
Cioè... cioè... >> Le blocco le parole baciandola, accarezzandole
i
fianchi, facendola sdraiare.
In
poco
tempo ci ritroviamo quasi del tutto nudi, io solo con i boxer e la sua
mano all’interno.
Io sono di certo più impegnato, non posso di certo parlare... sono
occupato a
fare qualcosa di più soddisfacente. Anche sentirla mentre si lascia
andare a
gemiti, o “oh dio!” e sospiri è piuttosto eccitante ma quando raggiunge
l’orgasmo,
mi spiace solo non riuscire a vederla. La posizione sessantanove ha i
suoi
piccoli difetti, anche se non è che siamo proprio in quella posizione,
io non
sono su di lei, sono accanto... non mi andava di metterle il culo in
faccia,
tanto per essere precisi.
<<
Sei
stato... stato... >> Conclude la frase con un sospiro sognante e
io
gongolo ma qualcuno, più in basso, scalpita per farsi sentire. Non sono
ancora
arrivato all’apice. E Alessia in questo momento è come dire... troppo
rilassata
per occuparsi di me. E io non voglio obbligarla. Ma è difficile non
stringerla
maggiormente a me e farle sentire quanto vorrei che allungasse una
mano.
Mi
stiracchio,
cercando così di allontanarmi un po’ ma mentre sto distendendo la
schiena, la
mano di Alessia vola dentro i boxer e il mio respiro si blocca, gemo,
senza
nemmeno sapere dove ho trovato la forza e non la ferma – sia mai! Non
sono mica
così scemo – e cerco di darmi un contegno, soprattutto quando la
signorinella
prende a baciarmi il petto e decide di accanirsi sui miei poveri
capezzoli
indifesi.
<<
È
giusto che ora venga tu coccolato, no? >> Chiedo con voce lieve
ed
estremamente sensuale, ma la sento a malapena perché... beh sono molto
– fin
troppo veramente – preso ad andare incontro alla sua mano col bacino...
tanto
te che quando si ferma quasi mi viene un infarto. Penso di aver parlato
ma...
naaaa magari mi sbaglio. Con il fiato corto, apro gli occhi e la guardo
come
per chiederle “Ammettilo, mi vuoi morto, perché diavolo hai fermato la
mano?” ma
lei, che ha ancora la mano stretta a pugno sul mio amico... beh mi sta
guardando male.
<<
Che
cos’hai detto scusa? >> Sgrano gli occhi. Cazzo.
Che
cos’ho detto?
Perché parlo senza rendermene conto?
Cazzo.
Cazzo.
Cazzissimo.
Stramegacazzo!
<<
Non
lo so. >> Oddio è veramente la mia voce? Che schifo.
<<
Lo
hai appena detto. >>
<<
Non
me lo ricordo. >>
<<
Cos’è
che sarei? >> Mi chiede ora con sguardo tagliente.
<<
Ale, non lo so. Ho parlato senza rendermene conto ma se togliessi la
mano – fin
troppo stretta – dal mio c... membro, sarei più tranquillo. >>
<<
La
regina delle seghe. Vorresti che ti facessi un pompino... bene, ti do
un
consiglio, chiedi a un buon medico di toglierti qualche costola così
puoi fare
tutto da solo, proprio come ha fatto Marilyn Manson! >> La sua
mano
lascia le mie parti intime, lei si alza dal letto, lei si riveste e
lei, una
volta vestita, mi guarda in modo truce dall’alto al basso. Ovviamente è
inutile
dire che io sono ancora sul letto con un’erezione che sembra
impassibile al
fatto che dovrà accontentarsi ancora una volta della mia mano. Lentamente mi alzo e lei, con le braccia
incrociate, guarda il mio amico.
<<
Come mai è ancora sveglio? >> Chiede arrossendo, con voce persino
più
tranquilla confronto a qualche minuto prima.
<<
Non
pensavo di aver parlato. Non pensavo nemmeno che ti saresti offesa ma
ti chiedo
scusa. Comunque... è l’effetto che gli fai e quindi non si abbassa
nemmeno
sotto tortura quindi... quindi se mi lasci andare in bagno... >>
Ridacchio, passandomi una mano tra i capelli. Mi sto vergognando come
un ladro,
e non perché ho il mio amico all’aria o perché sono nudo.
<<
Ti
rendi conto che ti sto chiedendo se mi lasci il permesso di usare il
tuo bagno
personale per masturbarmi? >> Sono scioccato ma lei che scoppia a
ridere,
mi sciocca ancora di più. << Che c’è da ridere? >> Chiedo
innervosendomi.
<<
La
tua faccia. Scusa è che... cavolo dovevi vederti! >> Riprende a
ridere ma
smette quasi subito. Mi afferra una mano e fa un passo avanti.
<<
Gigi... per favore, non contenerti. >> Dice abbassandosi,
mettendosi in
ginocchio. Tra le mie gambe. Un sorriso spunta sulle mie labbra e non
posso non
ringraziare il cielo, gli angoletti e anche il creatore per avermi
fatto questa
grazia.
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