Risate e Maledizioni

di lilyblack
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Autore: Lilyblack
-Titolo: Risate e maldizioni
-Dio Scelto:-- Proserpina
-Abbinamenti Ricevuti:
Merope Gaunt, “La vita non è che un groviglio di rancori inestricabili” (Gao Xingjian), Abbandono
-Altri personaggi:/
-Genere:Introspettivo, drammatico
-Rating:verde
-Avvertimenti:Flashfic-missingmoments
-Trama:
Uomini e donne corrono via da me, dalla mia figura inginocchiata in mezzo alla strada, mentre lancio verso il cielo maledizioni e risate. Sento sulla pelle quanto io sia strana per loro, ma sono libera e mi scivolano via, nella mia testa ho tutto quello che mi interessa.
-NdA:
E' la mia versione di quello che Merope deve aver provato quando abbandona il figlio. L'abbandono è ovviamente quello di Voldemort, il rancore è quello per tutti gli altri e in fondo anche per il figlio, nella sua follia.
Non so se mi piace XD ma tant'è,te la invio.


Storia terza classificata al contest 'Olimpo' di Vogue, e vincitrice del premio Stile.

Il giudizio della giudice, arriverà con le recensioni ^^ ;)


Risate e maledizioni


Non provo niente.
Vedo il portone chiudersi, e mi rendo conto solo quando non arriva, che aspettavo il rimorso; non mi tocca alcuna sensazione, semplicemente respiro e vivo.
Rido.
Il suono rauco e rotto che mi gorgoglia via dalle labbra, stupisce perfino me; non penso di averlo udito molte volte, in vita mia.
La follia forse ora è più latente in me, eppure la sento più pulsante che mai, nelle mie
nobili vene malate.

Ho appena regalato a mio figlio un'orribile vita di stenti e questo, inspiegabilmente, mi diverte.
Rido e ridendo, ho la folgorazione: loro non approverebbero.

Un Gaunt, un bambino con sangue nobile nelle vene, per quanto macchiato dall'orrendo crimine di essere mezzo babbano, non sarebbe mai potuto crescere fra la feccia. Posso sentire le loro parole nella mia testa, posso vederli additarmi senza poter più fare niente: non sono più un loro oggetto. Una nuova risata, mi scuote il corpo; uomini e donne corrono via da me, dalla mia figura inginocchiata in mezzo alla strada, mentre lancio verso il cielo maledizioni e risate. Sento sulla pelle quanto io sia strana per loro, ma sono libera e le loro occhiate scivolano via, nella mia testa ho tutto quello che mi interessa.

Non lo avevo mai pensato, non lo avevo mai contemplato: in un solo colpo condanno quattro persone diverse e questo mi fa sentire una regina.
Condanno il figlio, che ha la colpa di assomigliare troppo al padre.
Condanno il padre, che ha osato trattarmi come un'appestata.
Condanno loro, che mi hanno ucciso ogni giorno, pur tenendomi in vita.

Li maledico, uno ad uno, ovunque siano e qualsiasi cosa facciano, con la coscienza pulita di chi non regala niente di immeritato.

Non si dovrebbe mai fare così male, lasciare tanto livore dietro di se, se non si è pronti a sopportarne le conseguenze.
Hanno solo quello che si meritano.





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