Questa fanfiction si ambienta
immediatamente dopo la sconfitta di Kerpymon, quando Takuya, con sulle spalle
Koji, si avvicina a tutti gli altri. Essendo stata scritta prima della fine
della serie, potrebbero esserci molte differenze rispetto all’originale.
Vogliate scusare.
LA FINE DI UN’AMICIZIA…?
I quattro ragazzi, insieme ai tre digimon, fissavano
commossi i due amici di fronte a loro. Takuya sorrideva, sorreggendo sulle sue
giovani spalle Koji, privo di sensi.
“Takuya!”
“Koji!”
“Ce l’avete fatta!”
“Avete sconfitto Kerpymon!”
“Già…E’ finita, ragazzi!”
A quelle parole, tutti corsero verso i due, abbracciandoli e
sostenendoli. Entrambi, infatti, erano stremati dallo scontro ed anche feriti.
Dopo che si furono ripresi, JP saltò in piedi, esclamando:
“Perfetto! Ed ora, facciamo festa!”
“Come pensi di poter fare una festa in queste condizioni,
JP? Non vedi che Digiworld non si è ancora riformato? Siamo praticamente in
mezzo al nulla.”
“Fidati di me, Takuya! Tu e Koji siete stati fantastici, una
festa è il minimo che vi meritate. Ve l’ho promessa prima che partiste ed ora
ve la darò!”
“Se lo dici tu…”
Mezz’ora più tardi, stavano davvero partecipando ad una
festa grandiosa. Misteriosamente, JP aveva fatto apparire bibite e patatine per
tutti e per rallegrare ulteriormente l’atmosfera si era messo a cantare e
ballare, trascinandosi dietro anche i tre digimon e Tommy.
Mentre gli altri osservavano divertiti lo spettacolino, Zoe
si alzò e, approfittando della distrazione di JP, disse:
“Molto bene. Ora tocca a me rispettare la promessa fatta!
Quindi…”
Rapidamente fu di fronte a Koji e, prima che lui potesse
reagire, gli scoccò un bel bacio sulla guancia. Takuya e Koichi guardavano
sorpresi, ma presto scoppiarono a ridere, perché Koji era diventato tutto rosso
e aveva cominciato a balbettare.
“M- m- m- m- ma Z- Z- Z- Z- Zoe!!!”
“Eh eh, che timidone che sei! Dai, te l’avevo promesso, no?”
Anche Koichi cominciò a prendere in giro affettuosamente il
fratello.
“Koji, ti credevo un duro! Invece guarda come ti fai mettere
sotto da una ragazza!”
“S- scemo, stai zitto!”
Koichi, Zoe e Takuya continuavano a ridere a crepapelle,
mentre Koji sprofondava sempre più nel baratro della vergogna. Poi, la ragazza
si voltò verso il guerriero del fuoco. Sorrise dolcemente e cominciò ad avvicinarsi.
Lui si pietrificò. Improvvisamente, gli tornò alla mente lo strano sogno fatto
nel bel mezzo dello scontro con il digimon malvagio. Lui si trovava disteso,
con la testa posata sulle ginocchia di Zoe. E lei lo trattava molto dolcemente,
dicendogli che si era davvero meritato un bel bacio.
Ma perché aveva fatto un sogno del genere? Zoe voleva solo
prenderlo in giro, come aveva fatto con Koji. No, non doveva farsi venire
strani pensieri in testa. Non doveva illudersi.
“Ehi ehi, non vorrai fare lo stesso con me, vero? No grazie,
declino l’offerta!”
“Dai, Takuya, non fare storie! Guarda che bravo è stato
Koji!”
Koichi e Zoe risero, mentre Koji arrossiva sempre di più.
Ormai aveva raggiunto il colore della camicia di Takuya…
Anche Takuya rise, ma un po’ forzatamente.
“No, no, per carità! Guarda, sono generoso…Cedo il mio bacio
a Koji!”
Il giovane chiamato in causa scattò:
“Ehi! Neanche per idea! Io ho già dato, ora tocca a te!”
“Dai, Takuya! Smettila di fare il bambino!”
“Non sono io, sei tu che fai la bambina!”
Il tono di voce di Takuya si stava alzando sempre di più ed
anche JP e gli altri ora osservavano la scena. Zoe cominciò a strattonare
Takuya per un braccio, avvicinandosi sempre di più a lui. A quel punto, il
giovane ebbe una reazione imprevista. Con uno strattone si separò dall’amica e,
arrabbiato, urlò:
“Insomma, smettila, Zoe! Non capisci che così mi dai
fastidio?! Lasciami in pace!!”
Il silenzio piombò tra di loro. Tutti erano diventati seri,
anche Koji aveva perso il rossore. Zoe fissava Takuya incredula. Pian piano gli
occhi le si riempirono di lacrime. Rendendosene conto, si voltò da un’altra
parte, urlandogli di rimando:
“Stupido! Che ti ho fatto? Non hai nessun diritto di
trattarmi così!”
E si allontanò di corsa. Takuya non aveva il coraggio di
alzare la testa per guardare i suoi amici. Sapeva di essersi comportato male,
ma non voleva dare giustificazioni. In quel momento, però, si ritrovò di fronte
un JP a dir poco furioso.
“Sei un animale!!”
E così dicendo gli tirò un gran pungo sul volto, facendolo
cadere a terra. Poi corse dietro a Zoe.
Quelli rimasti continuavano a fissare Takuya, a terra, che
si asciugava una goccia di sangue colato dal naso. Solo Koji gli si avvicinò,
aiutandolo ad alzarsi.
“Tutto bene?”
Takuya lo guardò per un momento. Poi afferrò la mano che
l’amico gli stava porgendo e si alzò.
“Sì. Grazie.”
I due si scambiarono uno sguardo. Poi Takuya domandò scusa
agli altri per aver interrotto la festa. Poco dopo tornarono anche Zoe e JP.
Mentre si preparavano per incamminarsi, Takuya si avvicinò alla ragazza, e
mormorò un semplice:
“Scusa…”
“Figurati. Forse ho esagerato. Scusami tu.”
“Ok. Siamo a posto.”
Ma entrambi avevano tenuto la testa voltata da un’altra
parte e si allontanarono l’uno dall’altra velocemente.
I sei amici si erano resi conto che qualcosa non andava. La
fine di Kerpymon non aveva sistemato le cose su Digiworld e questo li convinse
che la loro missione laggiù non era ancora finita. Così trovarono un boschetto
dove passare la notte e lì si accamparono. JP si teneva più distante possibile
da Takuya e questi faceva lo stesso con Zoe. Nemmeno lei sembrava morire dalla
voglia di stare vicina al giovane…Tommy e gli altri erano preoccupati, perché
era evidente che nel loro gruppo si era creata una crepa difficilmente
risanabile.
Dopo essersi coricati, quasi tutti si addormentarono subito.
Erano molto stanchi e provati da tutte quelle avventure ed emozioni.
Paradossalmente, gli unici a rimanere svegli furono Takuya e Koji, i due che
avevano dovuto affrontare la battaglia più dura. Se ne stavano seduti di fronte
al fuoco, in silenzio. Poi Koji, nonostante la sua riluttanza ad impiccarsi
negli affari altrui, decise di chiedergli:
“Allora? Che ti è preso, prima?”
Takuya stette zitto. Continuava a fissare le fiamme, come incantato.
Poi disse:
“Non lo so. E’ stato più forte di me.”
“Uhm…Non è da te comportarti così. Certo, sei impulsivo…ma
non sei mai crudele. Soprattutto non con noi.”
“Te l’ho detto, nemmeno io so che mi è preso. So solo che
non volevo essere preso in giro da Zoe.”
Questa volta fu Koji a rimanere zitto. Poi chiese:
“Pensi di riuscire ancora a combattere al suo fianco? Perché
sono convinto che dovremo combattere ancora, purtroppo.”
“Già. Beh, io non ho problemi. Piuttosto, mi sa che i
problemi se li faranno lei e JP.”
“No, Zoe ha già capito. E JP…Beh, lui di problemi ne ha
sempre creati! Uno in più o uno in meno…”
Ridacchiarono insieme.
“Koji….”
“Sì?”
“Sei un amico.”
Koji sorrise.
“Figurati…Ti ricambio per l’aiuto datomi con Koichi. Beh,
ora vado a dormire. Sono piuttosto a pezzi. Dammi retta, dormi anche tu. Ne hai
bisogno.”
“Sì, ora vado anch’io.”
“Ok. E ricorda che se hai bisogno di parlare…”
“Tranquillo. Non andrei da nessun altro.”
“…’Notte, Takuya.”
“’Notte, Koji.”
Come avevano previsto, la loro battaglia non era ancora
conclusa. Digimon ben più potenti si schierarono sul loro cammino e le loro
battaglie ricominciarono. Tuttavia, da quel giorno, era cambiato tutto. Takuya
e Zoe non si rivolgevano praticamente più la parola e JP evitava ogni contatto
con il giovane guerriero del fuoco. Progressivamente, Takuya si chiudeva sempre
più in se stesso, permettendo solo a Koji e Koichi, che era diventato anch’egli
suo ottimo amico, di stargli accanto. Si occupava molto meno anche di Tommy e
non riusciva più ad essere allegro e a incoraggiare tutti gli altri.
Nonostante quel clima poco sereno, però, il gruppo di amici
riuscì a sconfiggere anche i nuovi potenti digimon malvagi ed il loro capo,
Lucemon. Alla sconfitta di questo digimon, finalmente i digicodici tornarono al
loro posto e Digiworld si ripristinò totalmente. Ormai il mondo digitale era
salvo.
Dopo essersi accertati che tutto fosse veramente a posto, i
sei amici si apprestarono a tornare nel mondo reale, separandosi dai loro amici
digimon. Alla stazione dei Trenmon, si separarono da Nemon, Patamon e Bokomon e
partirono, non senza un profondo senso di tristezza. Digiworld era stata la
loro casa per molto tempo e sarebbe mancato molto a tutti loro.
Arrivati nel mondo reale, scesero da Trenmon e, salutatolo,
tornarono alla stazione di Shibuya. Mentre aspettavano che l’ascensore salisse,
tutti rimasero in religioso silenzio.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono e loro si
trovarono in mezzo alla gente, rimasero a bocca aperta. Era strano tornare in
mezzo agli umani dopo tanto tempo. Si guardarono intorno per un po’, quasi
spaesati. Poi si svegliarono come da un lungo sogno. Sorrisero e si diressero
ad acquistare i biglietti. Avrebbero preso treni diversi, abitando in diverse
zone. Solo Takuya, Koji e Koichi avrebbero preso lo stesso. Quindi, si
prepararono a salutarsi.
“Beh, direi che è il momento di tornare a casa. Qui ci
separiamo.”
“Già. Beh, ma comunque non è mica un addio. Semplicemente,
torniamo nelle nostre case. Potremo vederci quando vorremo, basterà prendere un
treno, no?”
“Sì, Tommy ha ragione. Insomma, ormai siamo tutti amici, se
lo vorremo, potremo incontrarci anche ogni giorno!”
A quelle parole di Zoe, Takuya strinse i pugni e JP si voltò
da un’altra parte. Anche lei si rese conto della situazione ed abbassò il capo.
Allora Koji sospirò e prese in mano la situazione.
“Dai, niente storie. I numeri dei cellulari ce li abbiamo.
La prossima settimana ci troviamo tutti insieme per sentire com’è stato il
rientro. Facciamo lunedì prossimo qui alla stazione di Shibuya. Ok?”
Tutti annuirono. Poi si salutarono e si divisero. Takuya
salutò Zoe senza guardarla, mentre JP non gli disse nemmeno “ciao”. La loro
avventura era finita ed ognuno tornava alla propria vita.
Sul treno, Takuya stette zitto, con lo sguardo basso. Koji e
Koichi lo guardavano preoccupati, senza sapere che dirgli. Fu proprio Takuya il
primo a scendere.
“Ok, la prossima fermata è la mia. Ragazzi, ci sentiamo.”
“Certo. Anzi, ti chiamo stasera per sentire com’è andata con
i tuoi. Ok?”
“Va bene, Koji. E…Koji, Koichi…Grazie. Per tutto ciò che
avete fatto.”
“E cos’è che avremmo fatto, scusa?”
“Mi siete rimasti vicini in quest’ultimo periodo. Nonostante
fossi tutt’altro che di compagnia.”
“Che discorsi sono? Siamo amici, no?”
Takuya sorrise.
“Sì. Amici. Ci sentiamo stasera, Koji. Koichi, mi
raccomando. Sistema le cose per bene. Chiamami, quando sarà tutto sistemato!”
“Certo.”
“Ok. Ciao ragazzi.”
“Ciao.”
E scese dal treno. Koji e Koichi lo videro allontanarsi con
le mani in tasca e a testa bassa.
Rimasti soli, i due fratelli parlarono un po’ della
situazione del loro amico.
“E’ davvero cambiato, dopo quell’episodio.”
“Già. Sono molto preoccupato per lui.”
“Non credi che dovremmo provare a parlare con Zoe e JP?”
“Lo sai che ci abbiamo già provato. JP non vuole nemmeno
sentirlo nominare. E Zoe, poverina, ha anche provato a riavvicinarsi a lui. Ma
Takuya sembra volerle stare il più lontano possibile.”
“Vorrei tanto sapere che gli passa per la testa. Zoe non gli
ha fatto niente, e anche lui si è scusato per il suo comportamento di quel
giorno. Quindi, in teoria, dovrebbe essere tutto a posto, no?”
“Io una mezza idea me la sono fatta…”
“Sul serio, Koji? E quale?”
“Ne riparleremo un’altra volta. Prima devo sincerarmi di
alcune cose. Piuttosto, Koichi. Allora, è deciso. Io parlo con papà e tu con la
mamma.”
“Certo. Diremo ad entrambi di essere a conoscenza del
segreto di famiglia. Ossia che siamo due.”
“Molto bene.”
E per il resto del viaggio parlarono di altre cose.
Rientrato a casa, Takuya aveva scoperto che nel mondo reale
era passata solo qualche ora dalla sua partenza. Si era sorbito i rimproveri
della madre per essersi allontanato dalla festa di suo fratello e si era chiuso
in camera sua. Non prima di aver abbracciato stretto tutta la sua famiglia, però.
In fondo, per lui erano passati mesi dall’ultima volta che li aveva visti.
Steso sul letto della sua camera, ripensava a tutte le
avventure vissute a Digiworld. Ma nella sua mente tornavano solo ricordi
spiacevoli. Come la sua litigata con Zoe, o Zoe che lo guardava tristemente,
Zoe che provava a parlargli, Zoe che, cercando di non farsi vedere, piangeva
silenziosamente. Con uno scatto improvviso, si tirò su a sedere.
“Ma che diavolo mi prende? Non riesco a pensare ad altri che
a Zoe…”
“Chi è Zoe?”
Si voltò di scatto. Non si era accorto che suo fratello era
entrato nella sua camera e lo guardava sorpreso.
“E tu che ci fai qua? Lo sai che devi bussare, prima di
entrare.”
“Avevi lasciato il telefono giù in cucina. Squillava ed ho
risposto. E’ un certo Koji.”
“Ah, capisco. Ti ringrazio.”
Il giovane afferrò il telefono e fece cenno al fratellino di
uscire. Poi rispose.
“Pronto.”
“Ehilà. Simpatico tuo fratello.”
“Ti ha detto cose strane?”
“No, mi ha solo chiesto se sono il tuo amichetto.”
“Accidenti a lui, se lo prendo lo riempio di botte!”
“Ma non dicevi che nel caso fossi ritornato lo avresti
trattato bene?”
“Se lui si comporta male dovrò pure fargliela pagare, no?
Piuttosto, dimmi tutto. Hai già parlato con tuo padre di quella questione?”
“Sì. E’ stata la prima cosa che ho fatto quando l’ho visto.”
“Caspita. Lui come l’ha presa?”
“Piuttosto bene. Anche perché era contento che mi fossi
dimostrato molto gentile con la sua nuova moglie.”
“Ne sono felice. Hai sentito Koichi?”
“Sì. Tra qualche giorno io e papà incontreremo lui e la
mamma. Così potremo chiarire tutto quanto.”
“Ottimo. Molto bene.”
“A te com’è andata?”
“Tutto ok. I miei si sono solo stupiti perché quando sono
tornato li ho abbracciati e mi sono messo a piangere.”
“Non mi dire! Un duro come te che piange?”
“Idiota!”
“Eh eh. Beh, sono felice di sentirti un po’ più vivo. Oggi
eri davvero a terra.”
“Uhm…merito dell’aria di casa.”
“Senti, ti ho chiamato anche per un altro motivo. So che è
assurdo che te ne parli per telefono, visto che fino a qualche ora fa eravamo
insieme, ma prima c’erano anche tutti gli altri…Takuya, perché ti ostini a non
voler avere a che fare con Zoe?”
Takuya rimase spiazzato da quella domanda così diretta.
Prima d’allora aveva sempre risposto che non lo sapeva. Ma decise che forse era
il caso di aprirsi completamente. In fondo stava parlando con il suo migliore
amico.
“Vuoi la verità? Ho paura.”
“Paura di che? Di sicuro non ti uccide.”
“No, non è quello. Ho paura di vederla sorridermi ancora. Di
vederla comportarsi ancora come un’amica.”
“E perché questo dovrebbe farti paura?”
Takuya non rispose. Udendo il silenzio dall’altro capo del
telefono, Koji sospirò.
“Posso provare a fare un’ipotesi?”
“Spara…”
“Takuya…Zoe ti piace, non è vero?”
Koji non poteva vedere l’amico ma era sicuro che avesse
assunto un’aria tremendamente triste. Sospirò ancora.
“Se tu glielo dicessi, magari scopriresti che per lei è lo
stesso, no?”
“Impossibile. Lei mi vede solo come un amico. Esattamente
come te e gli altri. E poi sono convinto che a lei piaccia un altro.”
“E chi, scusa?”
“Beh…JP.”
“Stai scherzando? Takuya, Zoe non sopporta JP!”
“Ma se dopo la litigata tra me e lei gli è sempre stata
appiccicata!”
“Guarda che era lui a starle appiccicato. E lo faceva anche
prima della litigata. Senti, JP è un amico, però te lo dico in tutta onestà…è
un idiota. Un babbeo. Se tutti i problemi che ti fai sono per causa sua, ti
sbagli di grosso.”
“Non è quello. Non voglio sentirmi sbattere in faccia un
rifiuto. E poi se devo dirla tutta…non sono così sicuro che lei mi piaccia
davvero. Forse non riesco a parlarle solo perché non mi va giù la litigata di
quel giorno.”
“Balle! E lo sai bene anche tu. Ad ogni modo, lunedì sarebbe
il caso che ti chiarissi con lei, sai? Per lo meno, tornate amici! Se lasci le
cose come stanno, chissà quando la rivedrai, poi!”
“Koji, a dire il vero…io lunedì non vengo.”
“Cosa? No…tu vieni eccome.”
“No, non vengo. Non voglio rivederli. Mi spiace per Tommy…ma
non ho nessunissima intenzione di incontrare tutti quanti.”
“Ah. Vuoi dire che hai intenzione di mandare al diavolo
anche me e Koichi, ora che sei ritornato alla tua vita di sempre?”
“Ma no, non dire assurdità! Koji, tu sei il mio migliore
amico ed anche Koichi! Io spero davvero con tutte le mie forze di continuare a
restare vostro amico anche in questo mondo! Io…non ho molti amici. Cioè, ho
tanti compagni con cui mi diverto, ma nessuno di cui fidarmi davvero. Eccetto
te e Koichi. Ma voi posso vedervi quando voglio, credo. Spero.”
“Certo. E’ ovvio che anche per noi due è lo stesso. Però
tu…tu devi vederli, Takuya…non puoi comportarti così vigliaccamente. Non eri
forse il più coraggioso?”
“…Forse no.”
Koji si arrese. Sapeva che non avrebbe cambiato idea.
“E va bene. Vorrà dire che ci sentiremo. Porterò i tuoi
saluti a Tommy, però…almeno con lui fatti sentire. Ci rimarrebbe troppo male.”
“Certo. Ci sentiamo. Grazie per la telefonata.”
“In questo periodo non fai che ringraziarmi…Ciao, a presto.”
“Sì, a presto.”
Il lunedì successivo arrivò presto. Come d’accordo, si
ritrovarono alla stazione di Shibuya. Ma, all’appuntamento, non fu solo Takuya
a non presentarsi.
“JP non verrà. Mi ha telefonato dicendomi che non voleva
venire. Non ha nessuna voglia di rivedere Takuya, dato che non è più costretto
a farlo.”
“Che idiota. Poteva anche venire. Tanto Takuya non ci sarà.”
“Cosa?!”
“Mi spiace, Tommy. Mi ha chiesto di portarti i suoi saluti,
ma non verrà. Aveva un impegno con la scuola, mi pare d’aver capito.”
Zoe chinò il capo, tristemente.
“E’ una bugia, vero Koji? In realtà non è venuto perché non
voleva vedermi…”
Koji e Koichi si scambiarono un’occhiata. Poi annuirono
entrambi.
“Zoe, vieni un attimo con me. Devo parlarti. Koichi, tu e
Tommy andate a prendere un gelato, intanto.”
“Sì, d’accordo. Vieni, Tommy.”
I due ragazzi si allontanarono, mentre Koji portava Zoe in
un luogo meno affollato.
“Cosa c’è, Koji?”
“Senti, Zoe. Vorrei che tu mi dicessi una cosa con
sincerità…Tu sei ancora arrabbiata con Takuya?”
“Eh? No! Io non sono assolutamente arrabbiata con lui! La
rabbia, quel giorno, mi è passata subito, perché avevo capito che era stato
qualcosa detto o fatto da me ad infastidirlo tanto. Però…non sono riuscita ad
essere subito naturale con lui, perché un po’, nonostante tutto…il suo
atteggiamento mi aveva ferita…”
“Ma se lui adesso provasse a tornarti amico, tu lo
accetteresti?”
“Certo che sì! Oh, Koji, sarebbe la cosa più bella che
potrebbe accadermi, ora come ora! Oltre ad essere lasciata in pace da JP…Mi
tormenta ogni giorno con telefonate e messaggi…”
“Lascia perdere JP, per adesso. Concentriamoci sul problema
più grosso, ossia Takuya. Vedi, lui si sente ancora in colpa per come si è
comportato con te a Digiworld. E non ha nessuna intenzione di fare il primo
passo per tornare tuo amico, perché teme di essere respinto. Quindi, se davvero
ci tieni a riconquistare la sua amicizia, devi essere tu a prendere
l’iniziativa. Tu vuoi tornare sua amica, vero Zoe?”
“Sì! O forse…non lo so…”
“Cosa vorresti dire?”
“Koji, io non sono sicura di voler tornare alla situazione
in cui eravamo prima di litigare. Perché…perché fa male. Non…non so se è
davvero ciò che voglio, da Takuya.”
Koji la fissò senza capire, per qualche istante. Poi
comprese.
“Accidenti, sono proprio due stupidi…”
“Zoe…tu…Takuya…tu gli vuoi bene diversamente da come ne vuoi
a tutti noi, vero?”
Per un po’ la ragazza non rispose. Poi annuì
impercettibilmente con il capo.
“Allora diglielo. E tutto si sistemerà.”
“No. Se non mi vuole nemmeno come amica, come può volermi
come qualcosa di più? E poi, ormai…io voglio solo cercare di dimenticarlo.
Guardami, Koji! Sono completamente diversa da com’ero all’inizio della nostra
avventura! I miei si sono spaventati, quando mi hanno rivista, dicendo che sono
cambiata completamente nel giro di mezza giornata! Prima ero sempre allegra e
piena di energie, ora sono sempre triste. Perché penso a Takuya. E’ per questo
che voglio dimenticarlo. E quando questo sarà avvenuto, potrò cercare di
riparare la nostra amicizia. Perché sarò certa che solo di amicizia si
tratterà.”
Zoe aveva gli occhi lucidi, mentre diceva quelle parole. Evidentemente,
la decisione di dimenticare Takuya le pesava più di quanto potesse immaginare.
Koji stette a guardarla. Poi sospirò.
“Sì…forse è questa la soluzione migliore…”
E lo pensava davvero. Perché sapeva che anche il suo amico
era nelle stesse condizioni, e forse il tempo sarebbe riuscito a guarire le
ferite di entrambi.
“Dai, Zoe. Ora raggiungiamo gli altri. Tommy non si merita
tutto questo.”
“Sì, hai ragione. E, Koji…grazie.”
“Un tempo era bello sentirmi ringraziare. Ora mi fa stare
solo male. Perché in realtà non faccio nulla per far stare meglio né te né il
mio migliore amico…”
E s’incamminarono in direzione di Tommy e Koichi.
Da quel giorno passarono diversi mesi. Takuya, nel mondo
reale, era riuscito a tornare un po’ in sé ed il suo umore era decisamente
migliorato. Vedeva Koji e Koichi molto spesso, minimo una volta a settimana. In
quel periodo stavano anche pensando di mettere su una piccola band insieme,
visto che tutti loro strimpellavano più o meno uno strumento. La loro amicizia
si era addirittura rafforzata, dopo la partenza da Digiworld.
A volte si trovavano anche con Tommy, ma non molto spesso.
Quando accadeva, lo invitavano a passare la giornata con loro tre. Tommy era
cresciuto molto ed anche maturato. Inoltre aveva riaggiustato il rapporto con
suo fratello maggiore, che aveva conosciuto e fatto amicizia con i ragazzi.
Tuttavia, Takuya non aveva più incontrato né Zoe né JP.
Anche gli altri li avevano persi di vista, vivendo ognuno la propria vita di un
tempo. Solo per i tre grandi amici sembrava essere cambiato qualcosa. Ma in
realtà, nella mente di Takuya rimaneva sempre presente il ricordo di Zoe. E il
suo cuore non aveva smesso di palpitare per lei. Con gli amici non ne parlava
quasi mai. Loro non gli chiedevano nulla, perché sapevano che lui stava male al
solo sentirla nominare. E lui si sfogava solo nei momenti in cui proprio non
riusciva a sopportare il dolore.
E così, dopo i mesi, passarono gli anni. Koji, Koichi e
Takuya erano entrati alla scuola media, scegliendo di frequentare la stessa. E,
per una fortunata coincidenza, si erano trovati in classe assieme. Erano ormai
al secondo anno e l’amicizia tra loro era più salda che mai. Nonostante fossero
passati più di due anni, a Takuya capitava ancora di pensare a Digiworld, di tanto
in tanto. E quando questo accadeva, rifiutava persino la compagnia dei suoi
migliori amici. Se ne stava tutto solo, chiuso in casa oppure a bighellonare
per la città.
Quel giorno, Takuya era proprio giù di morale. Koji e Koichi
se n’erano accorti e avevano capito che quel giorno non avrebbero provato con
la band. Infatti, finita la scuola, Takuya li salutò.
“Ragazzi, io vado. Oggi non me la sento proprio di suonare.”
“Ok, non preoccuparti. Li avvertiamo noi, gli altri.”
“Grazie. Ah, stasera i miei sono via e io sono a casa da
solo con mio fratello. Se vi va, fate un salto.”
“Certo, verremo sicuramente.”
“Allora ci vediamo stasera.”
“Sì. Ciao.”
E se ne andò. Passò velocemente da casa per cambiarsi e poi
uscì di nuovo. Non aveva voglia di stare a sentire suo fratello che giocava ai
videogiochi.
Si diresse subito a Shibuya. In quei momenti di profonda
depressione, gli piaceva perdersi in mezzo alla folla sconosciuta. Lasciarsi
trascinare dalla corrente di gente…Ad un certo punto, mentre camminava, udì
alcune ragazze ridere rumorosamente.
“Ma dai!”
“Sì, ti dico che è vero!”
“Non ci credo!”
Takuya le guardò, distrattamente. Erano in cinque. Ridevano
tutte, ma notò che una lo faceva con ben poca allegria. Sembrava proprio fuori
posto, in mezzo a quelle quattro oche. Improvvisamente si riscosse.
“Ma che fai, Takuya! Ora ti metti a guardare le ragazze?! Ah, e dire che
dovrei essere depresso!”
Tuttavia, anche se involontariamente, il suo sguardo tornò
su quella ragazza che fingeva di divertirsi. Era di profilo e non riusciva a
vederla bene in viso. Aveva dei lunghi capelli biondi, raccolti in una coda.
Tra le cinque ragazze era la più alta e il fatto che fossero tutte e cinque in
divisa lo faceva risaltare ancora di più. Poi, all’improvviso, la ragazza si
voltò, permettendogli di guardarla bene in volto. E con immenso stupore si
accorse che il suo viso le era familiare. Era certo di conoscere quella
ragazza, ma non capiva chi fosse. Poi, un lampo. Dei lunghi capelli sciolti,
uno strano cappello viola in testa, un carattere tremendo ed autoritario. Ed un
dolcissimo sorriso.
“Zoe…”
Si trattava proprio di lei. Certo, in quegli anni era
cresciuta e cambiata. Ma era certo di non sbagliarsi. Ricordava fin troppo bene
quell’espressione falsamente allegra. La stessa che, dopo il loro litigio, era
rimasta impressa sul suo volto, fino al ritorno al mondo reale. Possibile che,
dopo più di due anni, ancora non riuscisse a tornare allegra come all’inizio
della loro avventura? Poi osservò meglio le ragazze che erano con lei.
“Ah, ecco il perché. E’ ovvio, Zoe non può essere davvero
felice in mezzo a galline simili! Lei è completamente diversa da loro! Chissà
perché sta in loro compagnia…”
Ora che l’aveva riconosciuta, non riusciva a staccarle gli
occhi da dosso. Continuava a guardarla, come incantato. Poi, all’improvviso, si
riscosse. Si batté una mano sul capo e scosse la testa.
“Come sono scemo! Le amiche con cui Zoe esce non sono
affar mio! Come non lo è la sua vita! Ormai sono più di due anni che non le
parlo e non la vedo. Devo farmi gli affari miei e stare lontano da lei!”
La guardò ancora, con sguardo triste.
“Però…E’ davvero un peccato che le cose siano andate
così…E dire che eravamo così amici! Sono stato davvero un idiota! Ah, come
vorrei, in questo momento, tornare indietro e riaggiustare tutto! Ma questo non
è possibile, lo so. Quindi, invece di restare qui a farmi del male, è meglio se
me ne vado. Fortuna che stasera Koji e Koichi vengono da me. Almeno loro
riusciranno a consolarmi…”
E si allontanò, camminando molto lentamente, con le mani in
tasca.
Zoe stava fingendo di ascoltare i discorsi delle sue amiche.
Si annoiava mortalmente con loro, ma erano le uniche disposte ad esserle amiche
e a riuscire a farla distrarre quel tanto che bastava per non cadere in
depressione. Incredibile come a distanza di anni continuasse a ripensare a lui…
Non si sentiva tranquilla. Era da un pezzo che aveva
l’impressione di essere osservata. Stufa, si decise a guardarsi un po’ intorno.
Non notò nulla di strano, ma si soffermò a fissare un ragazzo che camminava
lentamente, sul lato opposto della strada. Qualcosa la fece indugiare su quella
persona. Forse il suo modo di camminare. Era certa di averlo già visto. Ma
dove? Poi ricordò. A Digiworld, quando camminava dietro gli altri, osservava sempre
la schiena di Takuya. Ed ormai conosceva meglio di lui il suo modo di
camminare. Sì, quel ragazzo camminava alla stessa maniera di Takuya! Colta da
un’incontenibile ansia, si mosse per cercare di vederlo in volto. Proprio in
quell’istante, il giovane si voltò verso di lei ed i loro sguardi si
incrociarono. Ed il cuore di Zoe sembrò esplodere. Era lui, senza ombra di
dubbio. Takuya era davanti a lei. Lui si voltò nuovamente e riprese a
camminare. Sembrava non aver colto il suo sguardo. Per qualche istante, Zoe
rimase immobile, indecisa sul da farsi. Non lo aveva ancora dimenticato, questo
era certo. Ma non poteva evitare di inseguirlo, dopo che il destino li aveva
fatti rincontrare per caso, a distanza di anni. Quindi prese una decisione.
Senza dire nulla alle amiche, corse dal lato opposto della strada ed inseguì il
giovane.
Takuya
camminava a testa bassa, trascinando i piedi. Si era voltato un’ultima volta a
guardarla e quasi gli era parso che lei ricambiasse lo sguardo.
“Tsé! La malinconia gioca davvero brutti scherzi…”
In quell’istante, si sentì afferrare per un braccio. Stupito
si voltò e per poco non ebbe un infarto. Zoe era di fronte a lui, che lo
fissava con sguardo tra il disperato e l’entusiasta. Intanto non gli mollava il
braccio. Si fissarono in silenzio, entrambi increduli. Poi lei gli mollò il
braccio.
“Takuya…”
“…Ciao,
Zoe…”
Arrossirono entrambi,
senza sapere che dirsi. Zoe l’aveva seguito per un impulso momentaneo ed ora
che si trovava faccia a faccia con lui si stava pentendo. Lui invece era
incredulo, non avrebbe mai creduto di essere riconosciuto e rincorso. Si stava
pentendo di essersi fermato tanto a lungo a fissarla.
In quel momento, a toglierli d’impaccio, arrivarono le
quattro compagne di Zoe.
“Zoe!”
“Insomma, perché sei corsa via in quel modo?”
“Cosa ti è successo?”
“Potevi avvertirci, se dovevi andare!”
“Ecco, io…”
In quel momento, l’attenzione delle quattro fu catturata dal
giovane che le fissava con gli occhi sbarrati.
“Oh! E tu chi sei?”
“E’ un tuo amico, Zoe?”
“Allora è per lui che te ne sei andata!”
“Beh, visto che ci siamo, presentacelo, no?”
“Veramente…”
Ma non le diedero il tempo per le presentazioni. Si
avvicinarono a Takuya, con fare provocante.
“Ciao. Noi siamo le migliori amiche di Zoe.”
“Siamo sempre insieme, per noi è quasi una sorella!”
“Non sapevamo che avesse amici così carini, fuori dalla
nostra scuola!”
“Sai che sei davvero il mio tipo? Sei libero?”
Takuya sembrava sconvolto, fissava le quatto quasi
spaventato. Il suo divenne terrore puro quando le ragazze fecero per mettergli
le mani addosso. A quella vista Zoe, rimasta a guardare tutto il tempo, perse
le staffe. Con uno scatto si parò di fronte alle quattro, sovrapponendosi tra
loro e Takuya.
“Piantatela immediatamente di fare le stupide con lui e
soprattutto tenete giù le mani!”
Le ragazze la guardarono stupite.
“Ma come, Zoe?”
“Perché fai così?”
“Sei offensiva!”
“Ma allora questo è il tuo ragazzo?”
A quelle parole Zoe arrossì di colpo, sentendosi morire per
la vergogna. Deglutì a fatica poi, dicendo alle “amiche” cosa realmente pensava
di loro, afferrò per il braccio Takuya e lo trascinò via.
“Vieni con me, per favore.”
Le quattro rimasero a guardarla a bocca aperta. Quando si
furono riprese dallo shock, esclamarono:
“Ma che gallina!”
“Ci ha trattate come delle idiote!”
“E noi che eravamo state tanto gentili da accoglierla nel
nostro gruppo!”
“State pur certe che non le rivolgerò mai più la parola!”
Dopo aver trascinato Takuya fino al parco lì vicino, Zoe lo
lasciò andare, senza guardarlo in faccia. Takuya era a dir poco sconvolto.
Innanzitutto per il comportamento di quelle quattro pazze, ma soprattutto per
il comportamento di Zoe. Inoltre doveva ancora riprendersi del tutto
dall’emozione per averla rivista, così cambiata e così, pensò, carina.
Zoe stette un po’ immobile, intenta a riprendere fiato e a
sbollire la rabbia. Poi, sempre senza voltarsi, gli disse:
“Mi spiace per ciò che è successo.”
“Eh? Beh, ma perché ti scusi? Non hai fatto niente. Hanno
fatto tutto quelle quattro.”
“Sì, però…”
Tra loro ripiombò il silenzio imbarazzato di prima. Poi
Takuya decise di provare a farsi coraggio. In fondo ormai non era più un
bambino!
“Ehm…ecco…Io…T- ti trovo bene, Zoe…”
Lei finalmente si voltò ma, come lui, tenne lo sguardo fisso
a terra.
“S- sì, abbastanza. Anche tu mi sembri in forma.”
“Diciamo che va tutto bene.”
“Uhm, mi fa piacere…”
Ancora silenzio. Poi, di nuovo, Takuya provò a prendere
l’iniziativa.
“Ecco…Visto che ormai dalle tue amiche non torni…ti va…ti va
di bere qualcosa?”
Questa volta, Zoe alzò lo sguardo. Lo fissò dritto negli
occhi, decisamente stupita. Poi sorrise, un sorriso di pura gioia.
“Sì! Sì, ne sarei felice!”
Contagiato da quell’entusiasmo, anche Takuya sorrise e si
fece un po’ più deciso. Andarono al distributore del parco e presero delle
lattine, sedendosi poi su una panchina. Lì si sentivano molto più tranquilli e
a loro agio. E avrebbero potuto parlare tranquillamente.
“Allora, dimmi, Takuya…Hai più sentito nessuno degli altri
ragazzi?”
“Sì. Koji e Koichi frequentano la mia stessa scuola e siamo
in classe assieme. Inoltre abbiamo messo su una specie di band, con un altro
paio di persone.”
“Davvero?! Non immaginavo che tu avessi lo spirito del
musicista, sai?”
“A dire il vero nemmeno io. Però so suonare un po’ la
chitarra, grazie alle lezioni che mia madre mi ha costretto a prendere da
piccolo!”
“Eh eh, allora devi ringraziarla!”
“Già. E poi, qualche volta, vedo Tommy.”
“Sì, anche a me capita di vederlo, di tanto in tanto. Una
volta è anche venuto a prendermi a scuola!”
“Caspita! E dimmi…Ehm, hai più visto…JP?”
La voce di Takuya si era fatta incerta. Un po’ perché con JP
l’amicizia era finita da tanto tempo. Un po’ perché ancora temeva che Zoe
potesse essere innamorata di lui. Ma lei assunse un’aria imbarazzata e triste
al tempo stesso.
“No, non più. Ormai sono due anni. Ehm, vedi…all’inizio lui
si faceva sentire ogni giorno, era davvero assillante. Poi mi sono decisa a
parlargli in modo chiaro e gli ho detto che lui non era niente di più di un
amico e mai lo sarebbe stato. Da allora non si è più fatto vivo…”
“Oh, capisco…”
Nonostante fossero finalmente riusciti a parlare con
naturalezza, una volta toccato quell’argomento l’imbarazzo ripiombò tra loro.
Poi Zoe osservò il giovane con la coda dell’occhio. Visto che erano là, doveva
farsi forza e cercare di chiarire tutto. E così, forse, sarebbero almeno
tornati amici.
“Senti, Takuya…Ecco…Io…volevo dirti…ehm…Io sono molto
felice…di averti incontrato, oggi.”
Erano entrambi arrossiti e non si guardavano in volto.
“Di- dici davvero?”
“Sì…Sai…io…mi dispiace molto che in tutto questo tempo io e
te non…non…”
“Ah, ecco, anch’io…Io avrei voluto farmi vivo. Volevo…far
pace. Ma non era facile. E alla fine non ce l’ho fatta.”
“Davvero? Tu avresti davvero voluto far pace con me?”
“Certo, Zoe! Io e te siamo amici…O almeno…io ti ho sempre
considerata mia amica. Anche se, io per primo lo ammetto, non mi sono certo
comportato da amico, con te. E non sai quanto questo mi dispiace.”
“Anche a me dispiace molto, Takuya. Mi dispiace di non aver
cercato di risolvere la situazione che si era venuta a creare tra noi.”
“Non dovresti. Anche perché tu, a Digiworld, hai provato
molte volte a parlarmi, ed io ti ho sempre ignorata. Ma, sinceramente…non se
nemmeno io perché l’ho fatto.”
Rimasero un po’ in silenzio, a fissarsi i piedi. Poi Zoe si
voltò verso di lui.
“Takuya…questo vuol dire che io e te…ora…siamo di nuovo
amici?”
Anche lui la guardò, sorridendole.
“Certo. Senza ombra di dubbio.”
Lei ricambiò il sorriso, poi si strinsero la mano. Quando fu
il momento di staccarsi, però, nessuno dei due lasciò andare l’altro. Per
qualche istante si fissarono, senza fiatare. Poi Zoe, rossa come un peperone,
abbassò lo sguardo.
“Takuya…perché quel giorno, a Digiworld, ti sei arrabbiato
tanto?”
“Eh? Ah…ecco…io…”
“Me lo sono chiesta e richiesta mille volte. Ma l’unica
risposta che sono riuscita a trovare…è che l’idea di ricevere un…un bacio…da
me…ti disgustasse…”
“NO!!”
Zoe lo fissò, sorpresa. Le loro mani erano ancora unite e
Takuya gliela strinse con più vigore.
“A- assolutamente no, Zoe! L’idea di ricevere un ba- bacio
da te non mi disgustava affatto…Tutt’altro, semmai…”
“Sul serio, Takuya?”
“Sì…”
“Ma allora…perché?”
“Ecco, veramente…”
Takuya era nervoso. Poteva dirle tutta la verità e buttarsi,
dichiarandole apertamente i suoi sentimenti. Ma non avrebbe rischiato troppo?
In fondo erano appena tornati amici. Un rifiuto li avrebbe nuovamente separati.
D’altronde, però, lei voleva una risposta. E lui doveva dargliela. Mentendo
avrebbe solo rischiato di peggiorare le cose. Si sentiva davvero confuso, in quel
momento avrebbe tanto voluto che Koji e Koichi fossero con lui a consigliarlo.
Poi si ricordò che loro lo avevano sempre incitato a dirle la verità. Ci pensò
su un attimo. Koji e Koichi erano i suoi due migliori amici. Si fidava
completamente di loro e sapeva che anche loro lo consideravano quasi come un
terzo gemello. E allora perché non avrebbe dovuto dar loro fiducia anche in
quel caso? Dichiararsi avrebbe significato dar prova della sua fiducia nei loro
confronti. Quindi, decise di puntare tutto su quell’amicizia, tanto speciale e
tanto indispensabile, per lui. Prese un profondo respiro e fissò negli occhi
Zoe.
“Vedi, io…avevo fatto un sogno.”
“Un sogno?”
“Sì. Durante lo scontro con Kerpymon, ad un certo punto, ho
perso i sensi. E mentre ero svenuto, ho sognato che…che io mi risvegliavo e…ed
ero disteso, sotto un albero. Tutti gli altri erano lì vicino che giocavano e
scherzavano, Digiworld era tornato intero e tutto era splendido e tutti erano
felici…”
“E cosa c’entra questo sogno?”
“C’entra, perché io…tu…Quando mi sono svegliato, nel sogno,
io ero sotto un albero e stavo dormendo…appoggiato…a te…”
Lei arrossì, imitando lui, già rosso come un peperone.
“A- a me?”
“Sì. Dormivo sulle tue gambe…E tu mi dicevi che mi ero
comportato bene…e che mi ero davvero meritato il tuo…il tuo bacio…”
“Oh…”
“Così, quando tu hai cercato di darmelo davvero, io ho
ricordato quel sogno e mi sono sentito imbarazzato. Anche perché…ecco…io…”
Zoe lo guardava, senza capire. Poi, all’improvviso, lui le
lasciò la mano e si alzò di scatto, dandole le spalle. Stringendo i pugni, poi,
disse tutto d’un fiato:
“Tu avevi già baciato Koji, per prenderlo in giro, e io non
volevo che tu facessi lo stesso con me, perché io un tuo bacio lo volevo
sincero, non per scherzo! Non volevo essere preso in giro, non con una cosa che
per me contava tanto! E se poi non ho voluto far pace con te, è perché temevo
di tornare ad essere un tuo amico come tutti gli altri, quando invece avrei
voluto essere qualcosa di più! E così, quando siamo tornati in questo mondo, mi
sono detto che era meglio lasciare perdere e aspettare fino a quando non ti
avessi dimenticata! Così saremmo potuti tornare amici senza problemi. Però sono
passati più di due anni e io non ti ho dimenticata! Ma ora che ti ho vista so
che non voglio più stare lontano da te, so che voglio starti vicino, anche se
solo come amico!”
La ragazza lo fissava, a dir poco sbalordita. Sentiva il
cuore martellarle nelle orecchie, e la vista le si stava annebbiando. Per un
istante temette di essere sul punto di svenire, ma ben presto si accorse che
quell’offuscamento della vista era dovuto alle lacrime che le avevano velato
gli occhi.
“Takuya…tu, ora, cosa…”
“Io credo di essermi innamorato di te, Zoe.”
Dicendo questo, Takuya si voltò e la guardò. Era ancora molto
rosso in volto, ma la sua espressione non era più perduta come poco prima. Ora
era triste, affranto, quasi rassegnato. Si sentiva svuotato. Non riuscì a
tenere a lungo lo sguardo sulla ragazza e presto abbassò gli occhi, fissando il
cemento sotto i suoi piedi.
“Sei uno stupido, Takuya. L’hai finalmente rivista, dopo
più di due anni, e sei riuscito a parlarle. Avete fatto pace, siete tornati
amici e tu che fai? Vai a dichiararle il tuo amore! Insomma, l’avevi appena
ritrovata e subito la perdi nuovamente. E questa volta definitivamente. Idiota.
Ecco cosa sei!”
Si sarebbe volentieri preso a pugni da solo, ma non poteva
farlo di fronte a lei. Ci mancava solo che lo credesse pure pazzo!
“Appena vedo Koji gli chiedo di spaccarmi la faccia con un pugno…”
Intanto Zoe era rimasta immobile e senza respirare. Quando
ormai era rimasta senza ossigeno, emise un lungo, lunghissimo, quasi eterno
sospiro. Un sospiro che spazzò via tutti i pensieri che affollavano la mente di
Takuya. Lui ormai non pensava più a nulla. Solo che era stupenda.
“Takuya, io…sono stata davvero sciocca…Avrei dovuto provare
subito, appena siamo tornati nel mondo reale, ad avvicinarti. Ma, come te,
anch’io ero convinta che se avessi fatto trascorrere del tempo senza
incontrarti, ti avrei dimenticato, e sarei riuscita a vederti come un amico.
Però mi rendo conto che è stato tutto inutile, perché io provo ancora gli
stessi identici sentimenti di allora. Anzi, con il tempo si sono addirittura
rafforzati.”
“Zoe…”
“Anch’io…credo di essermi innamorata di te. Anzi, ne sono
certa.”
Il sorriso di Zoe spazzò via anche gli ultimi dubbi dal
cuore di Takuya. Ormai ne era certo. L’amava con tutto il suo cuore. E allora,
il giovane face un passo in avanti, avvicinandosi alla ragazza. Quindi le porse
una mano. Lei l’afferrò e si fece aiutare ad alzarsi. Ma non appena fu in
piedi, si sentì trascinare verso il ragazzo, che l’abbracciò con vigore.
Tenendola stretta sé, lui cominciò a sussurrarle:
“Non hai idea di quanto ti amo, Zoe…Sei indispensabile, per
me, come l’aria che respiro…”
Zoe si sentiva imbarazzata, ma anche immensamente felice.
Era davvero una stupenda sensazione stare tra le sue braccia, come nel suo più
ricorrente sogno. Ma finalmente era realtà. Ridacchiò, per tentare di scacciare
un po’ quel nervosismo che l’aveva colta.
“Non ti credevo davvero così romantico…”
Anche lui rise, perché era giusto che fosse così.
“Non ti ci abituare. Quest’oggi ho fatto un’eccezione, per
farmi perdonare il silenzio di oltre due anni…ma non accadrà più!”
“Ma dai!”
Risero insieme, restando abbracciati. Poi Zoe, separandosi
leggermente da lui, lo guardò, e disse:
“Takuya, devo confidarti un segreto. Sai perché rimasi tanto
male, quel giorno, quando io e te litigammo?”
“Perché ti avevo trattata male?”
Zoe scosse la testa, senza smettere di sorridere.
“No. La cosa che più mi ferì, quel giorno, fu il tuo
rifiuto. In realtà, io non vedevo l’ora di darti quel bacio. Ma il fatto che tu
lo rifiutassi con tanta decisione mi fece stare molto male. Diciamo che, in un
certo senso, mi ero inventata quella scusa per poterti baciare, eh eh!”
Anche Takuya sorrise, contento che ormai tutta quella storia
fosse finita.
“Allora posso provare a farmi perdonare?”
“E come? Non credere di riuscirci tanto facilmente, sai? Ce
ne vorrà, di tem…”
Zoe non poté finire la frase. Le sue labbra erano serrate da
quelle di Takuya, che sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarla andare.
La ragazza chiuse gli occhi e, cingendo il collo del giovane, ricambiò il
bacio. Quando si furono separati, lui le sorrise dolcemente.
“Credi che possa bastare?”
“Uhm…No, temo di no…Ce ne vorranno molti, molti altri…”
Allora si presero per mano e s’incamminarono, finalmente
insieme.
FINE