Autore:
Simphony
Fandom:
Yamada Taro Monogatari
Titolo della storia: Hug
Rating:
Giallo
Genere: Sentimentale; Introspettivo.
Personaggi:
Sugiura Keichi; Yamada Taro
Tipologia scelta: One
Shot
Avvertimenti: Slash (Canon)
Introduzione: Un
abbraccio. Ecco da dove è nato tutto quanto.
*°*
Hug
*°*
Un
abbraccio.
Ecco
da dove è nato tutto quanto.
Un
semplice abbraccio e per me nulla è stato più lo
stesso.
Sono
stato crudele nei suoi confronti.
Prima
il bento, poi le mie accuse sulla carta igienica. Il mio odio
ingiustificato nei suoi confronti, forse geloso della sua
popolarità,
della sua bravura in tutto quello che faceva, del suo fascino.
Mi
ha colpito fin dal primo istante.
Ma
è stato con quell'abbraccio, che qualcosa si è
mosso
definitivamente.
Come
una tempesta ha scombussolato tutta la mia esistenza. Ero convinto di
essere normale. Di avere una vita normale.
Pensavo
davvero che forse io e Nakai avremmo potuto formare una coppia.
È
simpatica, allegra, disponibile, premurosa. A volte un po'
chiacchierona e pettegola, ma sempre animata da buone intenzioni.
Mi
piace stare con lei.
Ma
inconsciamente il mio pensiero va sempre verso Yamada. Il suo
sorriso, sempre così spontaneo. La sua gentilezza, sempre
così
ingenua e disinteressata.
Davvero.
Credevo che Nakai potesse risolvere tutti i miei problemi e i miei
dubbi.
Invece
non ha fatto altro che accrescergli.
Provo
dispiacere per lei. Per quello che gli sto facendo. La sfrutto per
capire che cosa voglio io dalla mia vita, che cosa voglia il mio
corpo.
E
poi è successo tutto.
Il
suo abbraccio. Sincero, forte, ingenuo.
Il
suo sorriso. Splendente e pieno di vita.
E'
stato là che ho capito che cosa voglio.
Che
cosa vuole Sogiura Keichi dalla vita. Che cosa mi fa battere il
cuore. Che cosa è veramente importante per me.
E'
Yamada.
E
purtroppo Nakai ha fallito là dove invece Yamada ha colpito
il
centro del bersaglio con una sola freccia nella sua faretra.
*°*
Quando
so che alla giornata di studio al tempio parteciperà anche
Yamada,
decido che devo assolutamente essere presente anche io.
E'
la mia occasione per avere la completa certezza di quello che provo,
anche se ormai è palese, per lo meno nella mia testa.
Nel
pomeriggio nella stanza rimaniamo solo io, Yamada e Ikegami. Mimura e
Nakai ci hanno lasciati da soli ormai da parecchi minuti, quindi ho
tutte le occasioni per parlare con Yamada.
Sfoglio
il libro di matematica. Non dovrebbe essere difficile.
Non
capisco davvero nulla di quello che c'è
scritto.
«
Eh... Yamada. » chiamo a mezza voce.
Lui
alza la testa dal libro.
Mi
sorride. Realmente. Perché mi fa questo maledetto effetto
vederlo
sorridere?
«
Dimmi. » mi dice affabile come sempre.
«
Non capisco questo esercizio. Tu sai risolverlo? »
Yamada
si alza e si siede accanto a me.
Troppo
vicino a me. Sento l'odore della sua pelle, l'odore dei suoi capelli,
il profumo di bucato che emanano i suoi vestiti.
Sento
il cuore accelerare i miei battiti e gocce di sudore, causate
dall'agitazione, scivolare lungo le mie tempie.
Il
mio corpo vorrebbe muoversi da solo. Sfiorargli le braccia nude con
le mie dita. Abbracciarlo. Stringerlo a me, cercando quella
tranquillità che solo quando sono con lui riesco a trovare.
Eppure
la mia mente mi blocca.
Fortunatamente.
Proprio
quando stavo per cedere, torna Nakai, che mi trascina poco
gentilmente fuori dalla stanza, allontanandomi da lui.
Eppure
non posso odiarla, anche se dovrei.
Lei
non sa nulla. Non ancora. Ma fra poco tutto diventerà
così palese,
che dovrò dire la verità.
Ammettere
la verità.
Che sono innamorato di Yamada.
Non
m'interessa se questo può essere o meno un sentimento a
senso unico,
se soffrirò, se sarò felice.
Perché
vorrei cercare di essere onesto, il più possibile.
Mentre
mi parla e mentre la ignoro, Nakai s'interrompe.
Mi
scruta, con quegli occhi che mi hanno quasi sempre messo in
soggezione. Continua a guardarmi, in silenzio, senza dire nulla.
La
pressione si fa sempre più alta e non posso fare altro che
spostare
lo sguardo, imbarazzato.
«
Cosa hai da fissare così tanto? » chiedo
bruscamente.
Vorrei
che la smettesse di guardarmi con quegli occhi.
Vorrei
che la smettesse di leggermi dentro.
«
Nulla, nulla. » risponde lei velocemente, abbozzando un
sorriso.
Mi
prende il polso, iniziando a trascinarmi verso l'uscita.
«
Andiamo a prendere i fuochi d'artificio. » ordina solo.
*°*
Questo
sarà uno degli ultimi ricordi estivi che avrò di
Yamada.
Lui
che ride, sereno mentre facciamo i fuochi d'artificio nel giardino
del tempio.
Mi
rende felice solo vederlo così. Ammirarlo da lontano, a
distanza di
sicurezza.
Perché
so già che tutto questo non potrà mai avverarsi.
E
perciò lo guardo, silenziosamente.
Ingoio
bocconi amari, ma va bene così. Perché sono
felice se lui è
felice.
E'
uno stupido cliché, lo so.
Ma
è così.
Yamada
mi piace anche per questa sua semplicità nel vivere.
Ti
amo Yamada.
E
questo non lo cambierà nessuno. Né tu,
né io, né le strade del
nostro futuro, che forse ci porteranno inesorabilmente lontani l'uno
dall'altro.
Sorrido,
cercando di sentirmi meno in colpa nei confronti di Nakai.
Non
ci riesco. So che sto sbagliando.
Ma
quando guardo Yamada, le mie emozioni si rigirano nel mio stomaco,
quasi stordendomi.
Ma
va bene così.
Mi
va bene così.
In
silenzio. Da lontano. In solitudine.
Perché
tu mi piaci veramente Yamada e per questo ti lascio vivere la tua
vita con serenità, sperando che forse un giorno tu ti possa
accorgere di me.
Fine
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