Di vento e di
fuoco ~
prompt: #026, windy
nights
Sul far della sera era sceso il freddo. Il vento aveva cominciato a
piegare i tronchi possenti della foresta fin sul ciglio della strada di mattoni
gialli, e la bambina si era stretta tra le braccia dello Spaventapasseri,
tremando come una foglia. Il Boscaiolo quasi non ricordava più come
fosse avere la pelle, avvertire il
tocco del tempo sulle guance e sulle membra scoperte; ma un fuoco lo sapeva
ancora accendere.
Dorothy
gli si era accoccolata davanti con le mani tese, il cestino in grembo,
trattenendo ogni tanto Totò perché non si avvicinasse troppo alle
braci con quel suo musetto curioso.
Da
tempo il Boscaiolo di latta non si muoveva da lì e non riusciva a
distogliere lo sguardo da lei.
Aveva
incontrato la ragazzina, il cane e il fantoccio soltanto quel mattino. Lo avevano
salvato dalla ruggine e [forse] l’avrebbero salvato anche da se stesso. Gli
avevano detto che, alla fine di quella lunga strada dorata, c’era un uomo
in grado di dargli l’unica cosa al mondo che lui desiderasse – e,
oh, nessun altro avrebbe mai fatto nulla di simile per lui. I Mastichini avevano paura
di quell’inumana creatura che marciva nei boschi. Da quando aveva perso
ciò che un tempo lo aveva reso uguale a loro, nessuno l’aveva mai più
guardato come lo guardava Dorothy.
E
forse questo era ben poco, ma era bello poterle dare qualcosa in cambio –
vedere i suoi occhi così buoni accesi del riflesso delle fiamme.
«Boscaiolo,
tu non hai freddo?»
In qualche
modo, il Boscaiolo di latta riuscì a sorridere. Fu un cigolio mesto ad
accompagnare la sua voce.
«No,
certo che no, Dorothy. Io sono fatto di metallo. Il vento non può farmi
nulla, a differenza della pioggia o della neve.»
La bambina
lo guardava impensierita, una mano aperta verso il fuoco, l’altra nella
fulva pelliccia di Totò. Lo Spaventapasseri stava immobile alle sue
spalle, ben lontano dalle scintille. Il Boscaiolo si chiese se fossero
dispiaciuti per lui. Loro, in fondo,
un cuore per soffrire ce l’avevano.
Poi Dorothy
tese quella mano verso di lui, e piano piano gli
sfiorò un braccio.
«Però
sei freddo» disse, quasi
accusandolo d’averle detto una bugia.
«Sì,
ma non per via del vento. È perché non ho un cuore che mi scaldi.»
Allora
accadde una cosa molto strana.
La ragazzina
si alzò, sollevò il cagnolino da terra e andò a posarlo
delicatamente in braccio allo Spaventapasseri; quindi si volse e raggiunse di
nuovo il Boscaiolo, e si rannicchiò tra le sue gambe incrociate e lo
circondò di qualcosa che lui non poteva sentire, ma che senza
dubbio sentì, inspiegabilmente.
«Forse
posso scaldarti io.»
Gli sorrise
di sotto in su. Il Boscaiolo non si mosse, confuso, ma quella sensazione
indefinita s’intensificò quando lei gli sfiorò il viso con
le labbra. E seppe che erano morbide,
le sue labbra, e profumate e calde. Lo sentiva, lo sentiva davvero, con una
parte mancante di sé di cui gelosamente serbava [sempre] il ricordo.
«Buonanotte,
Boscaiolo di latta.»
«Buonanotte,
Dorothy.»
Il suo
piccolo cuore di bambina batteva contro il guscio vuoto che era il suo petto; e
di colpo c’era vento che
soffiava e fuoco che scaldava e –
soprattutto – la voglia di piangere e di arrugginirsi, per poter restare
per sempre così, per continuare a sentirsi vivo.
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Nota: La spiegazione è molto
semplice. Il pairing per eccellenza ne Il meraviglioso Mago di Oz
è lo Spaventapasseri/Dorothy, non per niente il mio OTP in assoluto. Ma
ciò non toglie che il Boscaiolo sia una figura così dolce ed
emblematica che persino io – follemente innamorata come sono dello
Spaventapasseri – ho dovuto scrivere per lui. Per lui e per
Dorothy. Perché prima di Dorothy anche il Boscaiolo, come lo
Spaventapasseri, era solo e vuoto.
Scritta in omaggio a twisted-wind; perché le sue deviation
sono amore. <3