Un'altra piccola shot su questo manga fantastico (sul serio, mi ha
fatto piangere più di una volta per la commozione...),
questa volta su Sattsu e Varry.
Cosa sarebbe successo
se...?: Sattsu non volesse soltanto sfregiarsi, ma
uccidersi.
E con questo apriamo la sezione! ♥
-
C’era
una volta un burattino senza
burattinaio
Io
non volevo questo viso.
Chi mai potrebbe desiderare un volto che non smette
mai di ridere?
Non ho mai chiesto una faccia diversa da quella
degli altri, volevo soltanto esistere. AAA mi portava sempre con lui
e Cal, quando dovevano andare a curare o a riscuotere: allora
osservavo ciò che gli esseri umani erano disposti a fare per
i loro
cari, ciò che un padre o una madre si spingeva a fare per i
propri
figli.
AAA non ha mai fatto nulla di simile per me.
Sebbene mi avesse creato, non mi guardava mai in
viso e, se lo faceva, non c’era traccia
dell’espressione
amorevole di un genitore; mi fissava come fossi un burattino, una
bambola nelle sue mani. Come poi ero, è vero, ma mi sarebbe
piaciuto
che lui mi volesse bene.
Ma, me ne rendo conto, è impossibile amare uno come
me.
Nelle disgrazie, io sorriderò. Davanti a un
cadavere, io sorriderò. Con le mani sporche di sangue, io
potrò
sempre e solo sorridere.
È per questo che Varry mi odia, che non può
neppure sopportare la mia vista, malgrado io abbia contribuito a
salvarlo durante l’attacco alla sua famiglia. Mi odia
perché mi ha
guardato combattere e ha visto il mio sorriso, e adesso non mi
permette neppure di spiegargli come stanno realmente le cose. Che io
non posso fare a meno di questo sciocco sorriso. In fondo, tuttavia,
so che il nostro rapporto non migliorerebbe nemmeno se lui sapesse
tutto di me.
Mi ha visto sorridere dinanzi i corpi morti dei suoi
figli e mi odierà in eterno.
La verità è che davanti a quello scempio avrei
voluto piangere, ma il mio corpo non conosce le lacrime, la mia
faccia non conosce altra espressione che il sorriso.
A me piace Varry. Vorrei che mi permettesse di
chiamarlo “papà”, che mi coccolasse, che
mi dicesse che mi vuole
bene e che va tutto bene. A Varry, però, io non
piacerò mai, non
con questo sorriso costantemente dipinto in volto.
Devo distruggerlo.
Per Varry.
Afferro il pugnale che giace a terra innanzi a me,
ma poi esito. Naturalmente, non dovrei provare dolore,
però… Io
non sono mai stato ferito, non posso essere sicuro che sia davvero
così. Ho visto gli esseri umani venire feriti, li ho visti
soffrire
– perché non dovrei poter soffrire
anch’io?
Poi mi ricordo lo sguardo di Varry quando mi ha
detto di andarmene e affondo il coltello senza più pensarci.
Fa male, fa così male che vorrei poter gridare,
tuttavia mi trattengo perché so che uscirebbe una risata: la
lama
spezza la corazza di metallo che mi ricopre e taglia qualche filo
elettrico all’interno della mia testa, che prende a girare.
Barcollo, sebbene sia seduto, e appoggio la schiena contro la parete
per sostenermi. Senza estrarre il pugnale, lo sposto in orizzontale
sulla fronte, praticando un taglio sottile e profondo.
Un filo elettrico dopo l’altro, mi sento sempre
peggio.
Probabilmente mi sto spegnendo. Se la lama mi
sfondasse il cranio e distruggesse il nucleo, morirei e Varry sarebbe
più contento. Almeno non dovrebbe vedere ancora la mia
faccia
orribile.
Nessuno sarà triste per la fine di una marionetta.
Ho spezzato i fili che mi tenevano legato ad AAA, spezzerò
anche
quelli che mi tengono legato a questa terra. Anche se un po’
mi
dispiace, devo ammetterlo; malgrado tutta la sofferenza, vivere mi
piace. Vedere i sorrisi degli altri, stare con Varry, combattere per
sconfiggere Alice sono cose che mi mancheranno molto, laddove
andrò,
dovunque vengano mandati i toy morti.
Forse mi sarà concesso di rimanere accanto a Varry
sotto forma di spirito, forse ciò che
c’è dall’altra parte è
solo il nulla.
«Ehi, che cosa stai facendo?»
L’apparato uditivo e quello adibito a consentirmi
la parola non funzionano più bene: non posso rispondere a
quella
voce fievole, tuttavia batto le palpebre per indicare che ho
riconosciuto Varry, inginocchiato dinanzi a me.
«Smettila, si può sapere che cosa diavolo vuoi
ottenere così?»
Con quello che resta del mio cervello in parte
sfondato, mi chiedo che cosa sia venuto a fare e perché la
sua
espressione dica tutto fuorché che è felice di
vedermi morire.
Non capisco.
Ero convinto che morendo avrei liberato Varry di un
peso, eppure nemmeno adesso lui sembra contento. Che cosa devo fare
perché tu mi sia almeno un po’ grato, Varry?
«Sattsu!»
Mi scuote, mentre per la prima volta invoca il mio
nome. Sembra disperato e la stretta delle sue mani nodose è
debole,
come fosse gravemente malato; al contrario, io mi sento così
felice.
Finalmente ho un motivo per sorridere sul serio. Mi ha chiamato per
nome. Varry mi ha riconosciuto come una persona degna di rispetto.
Improvvisamente, il mondo si apre davanti a me,
rovesciandomi addosso i ricordi come fossero acqua gelata: AAA che mi
dà la vita, che mi presenta la doll che dovrò
proteggere e, a suo
tempo, ricondurre da lui, che mi sottrae i ricordi perché
tornino a
me nel momento opportuno; Cal che accetta di fuggire via con me, che
prende per mano Shirahime e la porta con noi, che mi guarda,
sorpreso, quando per l’ennesima volta lo proteggo senza
neppure
comprenderne la ragione.
Ecco qual è lo scopo della mia esistenza. Qual era,
ormai, perché non ho mai smesso di aprire nuovi tagli nel
mio
cranio, sebbene ancora esiti vicino al nucleo.
«Finiscila, Sattsu, non è così che
risolverai le
cose!»
Varry non sa più che cosa fare. Tenta di togliermi
di mano il coltello, ma si muove un istante troppo tardi: la lama
trova il nucleo e lo riduce in pezzi; lui se ne accorge, si
irrigidisce e mi guarda, spalancando gli occhi per l’orrore.
«No!»
Forse Zenri gli ha raccontato perché non posso
cambiare espressione. In ogni caso, non so se sarei stato in grado di
vivere al suo fianco senza poter mai mostrargli la mia tristezza per
la sua perdita o la mia autentica gioia perché sarei stato
con lui,
oppure se avrei avuto il coraggio di guardare in faccia Cal con la
consapevolezza che sarei stato io a ucciderlo.
Varry ha ragione, neppure io credo che in questo
modo risolverò qualcosa. Molto probabilmente AAA
costruirà un mio
sostituto e il circolo vizioso ricomincerà.
Varry mi stringe una mano, con l’altro braccio mi
cinge le spalle e mi trae a sé per abbracciarmi, mentre gli
ultimi
residui di coscienza e calore abbandonano il mio corpo di metallo.
Non sono stato un bravo burattino, non ho dato modo al mio
burattinaio di condurre i miei movimenti, come avrebbe dovuto essere.
Perlomeno non sarò io a tradire Cal e gli altri e a
disgustare Varry.
Forse, laddove vanno i toy morti, c’è un modo per
tornare indietro. Forse un giorno rinascerò come un essere
umano; in
realtà, mi andrebbe bene anche essere creato nuovamente da
AAA,
purché la prossima volta io abbia un viso come tutti gli
altri.
Voglio poter sorridere quando ne ho voglia, non in
eterno.
Voglio anche poter riabbracciare Varry.
Forse sono più capriccioso di Shirahime, ma
d’altra
parte sto per morire e nessuno può ascoltare i miei
capricci, se non
una qualche divinità che veglia sui toy.
Addio, Varry.
Perdonami se non posso piangere, adesso che devo
abbandonarti.
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