Ti vada o no.
Era un soleggiato mattino di Agosto e Rose Weasley correva su e giù per le scale imprecando – Perché non imparo mai? Perché, sono un'ingenua! – In sala da pranzo, la parte femminile della famiglia osservava la scena - Secondo voi cosa succede a Rosie? – chiese ingenuamente Lily alla madre e alla zia. Fu però, Dominique a rispondere – Il solito Lilian, Rose pensa troppo – la giovane Potter evitò per un soffio di sbattere la testa sul tavolo. Non che ci fossero dubbi, ma Lily sperava che giunta al settimo anno Rose avesse smesso con le solite cavolate. Ginny Weasley, s’intromise, rivolta alla figlia – Cosa intendeva, Lily? – lei si esibì in uno dei suoi soliti sorrisi di finta innocenza. Hermione però s’intromise – A scuola c’è qualcosa che non va? Non credo… Sempre che il problema non sia un ragazzo. – a quel punto Rose si bloccò sul terzo scalino e fissò le cugine, sibilando – Non osate. – poi riprese quell’assurda corsa. Roxenne entrò in sala da pranzo sudata dopo la partita a Quidditch con i cugini. Aveva sentito solo in parte il contenuto della conversazione – Sta ancora parlando di Malfoy? – dall’espressione inorridita delle cugine e da quello sorpresa delle zie capì di aver combinato un gran pasticcio, ciò le venne confermato da un urlo ultraterreno che rischiò di perforarle i timpani – Roxenne Weasley, tu e la tua maledetta boccaccia me la pagherete cara! – Hermione e Ginny si guardarono ancora più stravolte, certo Rose era sempre stata un tantino fuori dagli schemi. La madre però non l’aveva mai vista di un colorito così simile a quello del padre quando s’imbarazzava. Roxenne, però, rincarò la dose – Secondo me dovresti diglielo, insomma è amico di Albus e anche mio, se ti facesse stare male sarebbe morto. – la cugina roteò gli occhi – No! Roxenne, avrei dovuto ignorare questa cosa. Troppe delusioni, troppe ragazze alte e bionde, con tutto il rispetto Dominique. – Lily allora intervenne – Oh, sono loro il problema. Rose, Malfoy sta con un rossa questa volta! – lei e la sua capacità di peggiorare le situazioni in modo così terribilmente carino. Certamente aveva preso dal padre, in quello. Dominique raccolse i biondi capelli in una coda, lo faceva sempre per non avere distrazioni mentre pensava – Non puoi far finta di nulla, Rose. – disse e la cugina rispose – Dominique, passerà presto è solo una stupida cotta. – lei sbuffò sonoramente, certamente quella testa calda non l’aveva convinta. A quel punto intervenne Roxenne – Oh, non è romantico? Ti piace da sempre, cioè da quando l’hai notato. Prima partita di Quidditch di Serpeverde, secondo anno. Eri così buffa. Le cozze sono arrivate dopo e nessuno lo conosce bene come te. – Rose scosse la massa di ricci ramati, disordinati e annodati – Non ci ho mai parlato seriamente, Roxenne! Come puoi dire una stupidaggine del genere? – Hermione rise e ciò stupì la figlia. La cugina interpellata le rispose – Oh, certo, certo e dimmi, davvero non sai qual è il suo colore preferito? – Rose rise e rispose – Quello è troppo semplice, lo sanno tutti che adora il verde. Come la casata a cui appartiene. – allora intervenne Lily con il suo tono dolce e lo sguardo sognatore – E’ anche il colore delle tue iridi Rosie. – la ragazza rise e rispose – Non vuol dire nulla, rimaneva una cosa troppo semplice. Tutti sanno che adora il verde e che odia le lezioni di Slughorn, tutti sanno che ama trasfigurazioni. Tutti quelli del settimo anno sanno che il suo Patronus è un furetto, per quanto la cosa sia ridicola. Tutti sanno che soffre a sentir parlare male di suo padre. Tutti sanno che quando pensa si tortura i capelli più biondi di quelli di Dominique, tutti sanno che esiste un muro tra i suoi occhi verde-grigio e gli altri, tutti tranne Albus, Roxenne e James e quel suo amico Zabini che piace tanto a Roxenne. – questa sputò il succo di zucca che aveva preso dal frigo e sbraitò – Io odio quella viscida serpe, capito Rose? – lei rise sollevata da quel cambio di argomento. Dominique però tornò all’attacco – Ti posso assicurare che non sapevo un bel nulla di tutto ciò cara cugina. Rose, hai mai preso in considerazione che il suo Patronus non fosse un furetto? – Rose allora sputò – Non lo ammetterò mai! Io, mi passerà. Ora finitela. – Allora intervenne la madre – Rose, cara, tu lo ami, ammettilo. – lei annuì e sussurrò – Ma non glie lo dirò. Finirebbe malissimo. Solo il pensiero mi fa venire voglia di nascondermi. Insomma, smettetela tutti, ora sta con quella rossa da strapazzo! – Ginny allora chiese – E perché ti arrabbi così tanto se non è come sosteniamo noi? – la nipote ammutolì. Lei sospirò – Non lo so, è più forte di me, pensarla così è più facile che affrontare un rifiuto. – Lily s’intromise – Se solo riuscissi ad ammetterlo apertamente forse saresti felice. – Roxenne annuì con un sorriso malandrino stampato in volto e Dominique non represse un’espressione incoraggiante. Gli occhi della ragazza si inumidirono. Non si era innamorata di Scorpius per andare contro a suo padre o per sfida. Non si era innamorata di Malfoy, ma di Scorpius. Del ragazzo intelligente ed arguto con la battuta pronta, il ragazzo ostinato che fingeva di non curarsi delle malelingue. Di quello che ingannava le compagne di corso per scroccare un aiutino durante pozioni. Affascinante era il suo modo di alludere a cose fantastiche senza mai promettere nulla. Libero come il vento, acido come un limone. Posato. Freddo. Distaccato. Diverso. Costruito. Perennemente in lotta con il suo vero io che si mostrava solo su una scopa ben lontano da sguardi indiscreti. Rose però non lo vedeva volare, lo guardava, lo osservava, lo analizzava. Si era innamorata come s’innamorano tutti, ogni giorno, lentamente, guardando oltre. Non aveva mai negato la sua bellezza, ma l’aveva notata davvero solo dopo aver ammesso a se stessa di essersi presa una bella sbandata per lui. Lui che non stava con una ragazza per più di una settima e mezza – No, scusatemi, ma non glie lo dirò. – la sua furia si era gradualmente calmata e ora la sua voce era velata da una sorta di triste rassegnazione. Le presenti la guardarono con aria di rimprovero. Roxenne invece, disse – Tanto lo farai. – lei scosse la testa in un cenno di diniego e insistette – Lasciatemi in pace. – a quel punto però Lily esclamò– Ti vada o no, l’ami e glie lo dirai!(*).- Rose la guardò, sconsolata – No, non lo farò, non sono una coraggiosa Grifondoro. Sono finita tra Corvonero, ricordate? Non oserò, anche se lo amo! – tutte le ragazze presenti sorriso e per un momento la ragazza ebbe l’assurda impressione di trovarsi in una di quelle situazioni in cui la persona di cui stai spettegolando si trova, accidentalmente, dietro di te. Poi la sua razionalità le suggerì che quel genere di cose accadevano solo in film babbani in cui la protagonista era una bella gnocca stile Dominique o una bella gnocca travestita da brutto anatroccolo. Lei era assolutamente anonima, così normale e poco originale. Il tempo di formulare quel pensiero e una sferzata di vento proveniente da dietro di lei le fece ispirare aroma di agrumi. Non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che una voce le sussurrò all’orecchio – Certo, Weasley, che pensavo sapessi distinguere un furetto da una donnola. –
* * *
(*) Palese riferimento (altrimenti detta, citazione spudorata) della canzone che ha ispirato la storia e che da il titolo alla One-Shot
Piccolo, minuscolo delirio causato dalla canzone cantata da Meg nel film animato della Disney “Hercules”. Potete dire che fa schifo o cosa ne pensate. Insomma, vi prego di lasciare un segno del vostro passaggio.
|