Era una piacevole notte. Le stelle illuminavano il loco silenzioso. La
villa si stagliava gigante su una collina splendida. I fiori delicati e
compagni silenziosi di una notte senza sogni profumavano
l’aria con il loro squisito ondeggiare nel vento della sera.
Tutto era silenzio, ovunque gli uomini si godevano la pace e la
tranquillità della notte, mentre Morfeo cingeva ogni essere
vivente nella sua placida morsa. Vi era un’anima
all’interno della mastodontica villa che non trovava riposo.
Pensava. Pensava alla precedente guerra, alle morti che aveva causato,
al dolore che aveva arrecato al cuore di molti, compreso al
già provato cuore di Hyoga di Cygnus. Shun di Andromeda non
poteva credere di aver ospitato seco il cuore di Hades, di averlo
nutrito e di aver causato dolore. Ancora non riusciva a credere di aver
visto quel singolo occhio ceruleo sbigottito. Lo ricordava. Come Hades,
aveva visto la sorpresa e il dolore che aveva causato nel cuore del
Cigno d’Argento, quando gli era stato detto chi fosse Hades.
Shun rifletteva anche riguardo alla forza che aveva dimostrato di
avere, una forza di cui nessuno lo aveva mai sentito capace. Chi
avrebbe potuto ospitare lo spirito di Hades e non rimanerne intaccato
in purezza? Solo qualcuno di molto potente, il cui gentile e forte
cuore poteva sopravvivere a cotanta sofferenza. Shun era convinto che
solo lui tra i fratelli guerrieri poteva portare simil fardello senza
subire alcuna conseguenza. Si alzò dal letto e a piedi
scalzi, con indosso solo una camicia candida si recò nelle
stanze ad osservare i volti dormienti degli amici. La prima stanza
nella quale entrò fu quella di Seiya. Il letto vuoto gli
fece venire una grande confusione. Ancora andava a controllare quella
camera, nonostante dentro di essa non vi fosse alcun esser umano. Tra
loro l’unico a morire per mano di Hades fu proprio Seiya. Una
leggera lacrima uscì dai suoi puri occhi.
*Perdonami, Seiya. Fratello caro ed amato. Non avrei voluto che fossi
tu a morire.*
Sussurrò, carezzando il guanciale, sul quale poco tempo
prima Seiya aveva riposato. Gli sembrava quasi di poterlo vedere: il
corpo abbandonato nella posa del sonno più profondo, il
respiro pesante, le coperte disordinate e nel guardare una lacrima
salì dai suoi occhi. Quella camera portava ancora
l’odore di Seiya. Uscì dalla stanza e si
recò in quella di Shiryu. Il cinese riposava supino nel
letto, le coperte tirate su fino al mento. Era in una posa talmente
rigida che sembrava assolutamente sveglio. Unico segno del sonno era la
bocca socchiusa di Shiryu di Dragoon: socchiusa e dal quale si
percepiva uscire il caldo fiato. Shun uscì persino da quella
stanza, leggiadro come se fosse stato un ectoplasma. Entrò
nella stanza del fratello maggiore e come sempre la trovò
deserta. Ikki non dormiva mai in loro compagnia. Solitamente lo si
poteva trovare al Palazzo della Vergine, immerso nella meditazione o
all’isola di Kanon a prendersi cura di una ragazzina rimasta
orfana tristemente. L’ultima stanza nella quale
entrò fu quella di Hyoga. Subito ai suoi apparve chiara una
cosa: Hyoga non era nel letto. Hyoga era alla finestra e stava
osservando il giardino fiocamente illuminato dalla luce della Luna.
Shun sorrise e si avvicinò.
*Cosa guardi, Hyo-Kun?*
Domandò con un gradevole sorriso sull’infantile
viso. Hyoga indicò un fiore candido che veniva portato
dolcemente nel vento.
*Ogni notte è lì. Non si muove mai. Candido come
solo la neve sa essere, è lì ogni notte.*
Disse enigmatico. Shun sapeva. Sapeva che a Hyoga la cosa che
più mancava era la sua terra. Luxor era una bella
città, ma forse per il giovane cigno era troppo calda. Shun
sapeva anche che, benché nessuno lo dicesse, nessuno andava
più via dalla casa per non lasciarlo solo. Seiya era
deceduto per colpa sua, Saori era infelice e non vi erano
più Gold Saint per proteggere Athena. Facevano il possibile
per rimanere e farsi forza a vicenda. Shun si avvicinò
nuovamente a Hyoga ed osservò il suo bel viso, illuminato da
quella luce perfetta…dalla luce della Luna. Sorrise e
passò una mano su quelle guancie scure e bellissime, lisce e
splendide. Erano prive di qualsiasi imperfezione dovuta alla crescita:
né un filo di barba e neppure un foruncolo. Hyoga aveva la
pelle di un principe. Shun la carezzò a lungo, fino al
momento in cui non sentì Hyoga completamente perso in quel
momento di tenerezze tra loro. Non era la prima volta che si
coccolavano. Fra loro vi era un legame assolutamente speciale.
Tuttavia, era la prima volta che era Shun a prendere
l’iniziativa. Era la prima volta che era Shun a voler
compiere qualcosa. Hyoga si stava già dirigendo verso il
letto, afferrando per una mano Shun, ma il giovane dalla chioma ramata
gli sorrise. Gli occhi azzurri si posarono su quel viso dolce.
*No. Stasera non avverrà come sempre. Ti prego.*
Disse il giovane Shun con un sorriso sincero. Hyoga comprese. Da sempre
erano gli altri a trascinare Shun, ma era giusto per una volta
concedere a lui il potere di compiere qualcosa. Di Shun si fidava
ciecamente e non vedeva come potesse non accontentarlo in quello che
non era un capriccio, ma un bisogno. Si sdraiò sul letto e
lasciò che per una volta fosse Shun a mettersi sopra il suo
corpo. Le mani delicate e leggiadre, come delicate ali di farfalla,
passeggiarono sul suo corpo, esplorandolo, facendolo gemere e
facendogli sentire ogni singolo singulto, stuzzicando i suoi punti
più sensibili e facendo sentire tutta la dolcezza di quella
passione. Shun arrivò con le mani a carezzare
l’intimità del ragazzo biondo, che lo
lasciò condurre quel gioco. Sentiva le mani del suo cucciolo
passare in ogni angolo, stuzzicare ogni singolo passaggio. Era
così bella quella sensazione. Dava così piacere
essere abbandonati tra quelle affettuose mani. Fu Shun per la prima
volta ad entrare in lui e lo fece con la delicatezza di un passerotto
che compie per la prima volta il volo dal nido. Shun stava crescendo ed
era giusto che fosse con lui che facesse tali esperienze. Non
sentì dolore. Come sentirlo con Shun? Sentì solo
il piacere di quel dolce attacco. Il seme di Hyoga si
riversò tra il suo stomaco e quello di Shun, mentre
avvertiva quello di Shun all’interno del suo corpo. Era stata
una prima volta per entrambi. Si strinsero in un morbido abbraccio e si
addormentarono. Il fiore candido venne staccato dal vento e portato in
una terra lontana, disperso dal vento della notte.
Note
dell’Autrice:
Salve a tutti! Lo
so…è una storia strana..scritta in un momento di
ispirazione. Ora mi rendo conto che uno Shun seme sia una cosa
totalmente inconcepibile, ma io sentivo il bisogno di scriverlo. Per
carità pure io vedo Shun come uke..chi potrebbe non vederlo
come uke? Ma avevo il bisogno di scrivere qualcosa che ancora nessuno
ha scritto. Uno Shun fragile ed al contempo forte. Che dire? Questo
è stato un primo tentativo ed io mi auguro che solo
perché è cambiata la prospettiva non vi disgusti
questa storia. Credo di aver rispettato tutti i caratteri dei
personaggi. Come si è capito è una storia
post-Hades. Buonanotte a tutti quanti! Kiss!
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