Does this darkness have a name? (Stefan/Caroline)
Does this darkness have a name?
« Perchè sei qui?». La sua voce non era arrabbiata,
era più un sussurro disperato. Si voleva aggrappare a me, ma non
sapeva come fare. Eera come se fosse sul ciglio di un burrone e l'unica
persona che potesse salvarlo fossi io. E io non potevo salvarlo, non
volevo. E quindi mi toccava lasciarlo lì, in mezzo
all'oscurità che teneva nascosta dentro.
« Ero preoccupata per te». La mia voce era un mormorio
sommesso. Sperava che non l'avesse sentita. E invece alzò lo
sguardo e mi fissò. Fu solo quando mi specchiai nei suoi che mi
accorsi di star piangendo. Portai una mano sulla guancia e asciugai
velocemente gli occhi, quasi come se provassi vergogna a farmi vedere
in quello stato. Mi venne vicino e mi abbracciò. Poggiai la
testa tra il collo e la spalla e chiusi lentamente gli occhi. «
Non voglio che tu sia solo». Pronunciai quelle parole con un
lieve imbarazzo. Sapevo che mi avrebbe capito. In un momento in cui
anche io ero da sola, mi aveva aiutato. Forse era stato l'unico a
volermi aiutare davvero. In risposta alle mie parole, le sue mani si
strinsero ancora di più sulla mia schiena e sentii il tocco
leggero delle sue labbra sul capo.
« Grazie».
La sua risposta mi sorprese. Era lui che ringraziava me? Per cosa? Ma
non ci pensai per molto, l'unica cosa che feci fu guardarlo negli
occhi, sorridere e baciarlo.
This cruelty, this hatred, how did it find us?
« Perchè sei ancora
qui?!». Era fuori di sé. Mi faceva paura quando era fuori
di sé. Non era semplicemente da lui. « Ti avevo detto
esplicitamente di andartene, o no?!». I suoi occhi brillavano di
pura ira. Odio, crudeltà.. qualche altra cosa di
irriconoscibile. Ma era comunque cattiva.
Strinsi forte i pugni e contrassi la mascella. « E io ti avevo
esplicitamente detto di non volermene andare!». Un ringhio fu
tutto quello che mi uscì dalla bocca, insieme ad un ricambiato
sentimento di odio. Ma il mio odio era misto alla paura. Paura che
potesse farmi del male, paura che potesse andare via per sempre. Paura
di tutto. « Sei davvero tanto ottuso? Non ci arrivi da solo? Solo
perchè mi hai visto con--».
Un forte rumore di vetro che andava in frantumi rimbombò per
tutta la casa e mi interruppe. « Credi davvero che è per
questo che io voglio che tu te ne vada?». Sgranò gli occhi
e gli intimai di continuare, perchè non capivo davvero cosa
volesse dire. « Voglio che tu te ne vada perchè ti
odio». Quelle parole mi ferirono più di una lama che si
infilza su una ferita aperta. « Ti odio perchè mi hai
trasformato in quello che io non voglio essere. Ti odio perchè
mi hai fatto credere di amarti. E invece non è così. Non
è mai stato così».
« Addio, allora».
Presi il mio cappotto e uscii da casa sua. Un lacrima mi sfuggì
leggera mentre premevo l'accelleratore e il contachilometri salì
a più di duecento all'ora.
Did it steal into our lives or did we seek it out and embrace it?
Il sole rendeva i miei capelli ancora
più dorati. Era bello stare alla luce del sole, ma non era bello
se non c'era lui. Guardavo il ruscello che creava una pace innaturale.
All'improvviso sentii dei passi dietro di me. « Esci fuori, ti
sento». La mia foce più secca e dura di quanto volessi. Ma
se lo meritava.
Comparì al mio fianco in un secondo. « Volevo parlarti».
« Non mi sembra ci sia qualche altra cosa da dire. Hai già
rovinato tutto e mi pare di averti detto addio». Mi sentivo arida
come il deserto del Sahara. Probabilmente il deserto era anche
più simpatico e dolce di me.
« Lo so. Ma volevo parlarti lo stesso». Mi fissò con
sguardo serio, poi tornò a guardare il ruscello -dritto davanti
a sé- e strappò qualche filo d'erba. « Come siamo
arrivati a questo punto, huh? Come abbiamo fatto a farci abbracciare
dall'oscurità?». Le domande non erano rivolte a me,
ovviamente. Era come se stesse riflettendo da solo. « Ci siamo
fatti rubare le nostre vite e voglio che torniamo a quello stato di
serenità di prima».
Scattai come una molla in piedi e lo fissai con rabbia pura. «
Ah. Tu vorresti tornare alla normalità?! Ti rendi conto che lo
stai dicendo come se fossi io
quella che ha combinato tutto il casino?!». Era tempo di
rinfacciargli tutto quello che aveva fatto e sbagliato. Mi pentivo di
non averglielo detto prima. Svuotai tutta la mia rabbia su di
lui, che nel frattempo si era alzato e cercava di fermare i pugni che
gli stavo dando sul petto e dovunque riuscissi a raggiungerlo. «
Davvero?! Non ci arrivi?! Io TI AMO e tu non fai altro che rinfacciarmi
tutto!». Gridai con tutta la forza che avevo, ma probabilmente
non bastava.
Fermò le mie mani e riuscì a catturarmi in un abbraccio
fortissimo. Probabilmente con la forza che ci stava mettendo, avrebbe
potuto fare a brandelli un albero. Ma non me importava e lo sapeva. Mi lasciai cullare dalle sue braccia, mentre io rimanevo passiva, con le braccia penzolanti e la testa vuota. Non riuscivo più a pensare a
niente.
« Per quanto conti, ti amo anche io».
E rimasi lì, vuota come un guscio, sperando che tutto sarebbe tornato alla normalità. Ovviamente, mi sbagliavo.
What happened to us that we now send our children into the world
like we send young men to war hoping for their safe return
but knowing that some would be lost along the way?
« Me vado! Mi sono scocciata! Me
ne frego di te e di tutto il resto del mondo!». Esclamai
esasperata, disperata, arrabbiata, cattiva. La valigia era appoggiata
sul letto, i vestiti erano sparsi per tutta la stanza. Avevano cercato
tutti di fermarmi ma ormai ero convinta. E niente avrebbe potuto
fermarmi, nemmeno lui -che in quel momento era vicino a me che
sistemava i vestiti.
« Non andare, per favore, non saprò come fare senza di
te». Le sue parole erano sincere e la sua voce era seria. Mi
stava sistemando la valigia, il che significava che voleva che io me ne andassi. Anche se stava dicendo tutte quelle sdolcinatezze. Stavolta non mi avrebbe fregata.
« Non mi interessa! Sto preparando la valigia e ti sarei grata se
te andassi e non tornassi più, grazie». Tutto il mio
sarcasmo sgorgava come un fiume in piena quando ero arrabbiata.
Purtroppo era un difetto e non potevo farci niente.
« Ti scongiuro, non fa--».
« VA' VIA!!». Gli lanciai la lampada contro (e ovviamente
lui riuscì scansarsi) ed essa si andò a sfracellare
contro il muro, lasciando qualche pezzo di vetro incastrato nella
parete. Era la lampada di cristallo a cui teneva tanto la mamma. Certo
mi dispiaceva, ma non tanto da disperarmi fino a quel punto. Lo fissai
e mi riavviai i capelli. Ferma immobile, attendevo un suo movimento.
Non disse neanche una parola. Si voltò ed andò via.
Ma ero certa di aver visto una lacrima scolcargli il viso, prima che se andasse.
When did we lose our way?
Consumed by the shadows...Swallowed whole by the darkness...
Does this darkness have a name?
Is it your name?
« E fu così che il figliol
prodigo ritornò a casa..». Non c'era scarcasmo nella sua
voce, solo amarezza e sollievo. In un certo senso, contorto più
che altro, c'era amore.
Mi girai e lo guardai con gli occhi socchiusi. « Sì, sono
tornata ma non per te». La verità era la verità. Se
lo avevo ferito non era colpa mia.
Si avvicinò cautamente e stavolta un sorriso apparve sul suo viso. « Ne sei proprio sicura?».
Annuii con forza, per dare più enfasi. « Sicurissima e forse dovresti dirlo anche a lei,
visto che non ha ancora capito a chi appartieni». Gli lanciai uno
sguardo di sfida e lui, invece, mi strinse tra le sue braccia e
appoggiò il mento sulla mia testa.
« Mi sei mancata. Tanto. Troppo». Furono le parole che mi
fecero sciogliere. Di solito non ero così malleabile,
però era il mio solo e unico amore. Come potevo denigrarlo
così?
« Ti devo lanciare un'altra lampada contro per farti capire che
non sono qui per te?». Ribadii con sarcasmo. Però non mi
staccai dal suo abbraccio, anzi, gli avvolsi le braccia intorno al
collo.
« E io devo firmare un patto di sangue per farti capire che ti amo e che appartengo solo a te?».
« Sai che sembri folle quando pronunci queste parole? Sembri tuo fratello, giuro».
Lui fece un sorriso sghembo e la somiglianza con il fratello si
accentuò. « Non gli somiglio affatto. Perchè a
differenza sua io so come tenermi stretto una bellezza come te».
Gli tirai un pugno e sorrisi. « Ah è coì, eh?».
« Sì». Sussurrò e mi passò una mano
tra i capelli, poi sulla guancia. « Ti amo, Caroline».
« Ti amo anch'io, Stefan».
Ed un bacio sigillò la nostra promessa di amore.
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Author's Note:
*Si schiarisce la voce* Hello everyone! :D
Molti di voi mi conosceranno come la traduttrice della storia Delena "A
Goodly One", bè.. non traduco solamente, ma diletto anche a
scrivere. Bene e questo e quello che esce dalla mia mente contorta
quando ho l'ispirazione. Una One-Shot con come protagonisti Stefan e
Caroline. L'ispirazione è presa da una bellissima frase presa
dal telefilm "One Tree Hill"... Stupenda, davvero.
Ed ecco qui.. una storia travagliata tra i nostri vampirozzi che
cercano di tenere lontana l'oscurità: Stefan e Caroline. Li amo
insieme e perciò ecco qua quello che ne è uscito.
Spero vi sia piaciuto! :DD
Moma.
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